Cotarella Day, il magnifico 2001

Racconti dalle delegazioni
09 febbraio 2012

Cotarella Day, il magnifico 2001

Evento speciale con un banco di degustazione pomeridiano preso d’assalto da circa 700 appassionati, per degustare i vini proposti da più di 50 aziende seguite dal winemaker che tutto il mondo ci invidia.

Susi Bonomi

Cotarella DayTratto da www.aismilano.it

Una festa fra produttori, ristoratori, sommelier e soci, “una delle giornate professionalmente più belle” per Riccardo Cotarella, che culmina con una degustazione orizzontale di 12 vini dell’annata 2001 - la più amata dall’enologo - più un extra. 

A raccontare i vini, insieme a Cotarella e ai produttori presenti in sala, si alternano Antonello Maietta, presidente Nazionale AIS, Sandro Camilli, presidente di AIS Umbria e i degustatori di Milano Maurizio Corrarati, Sebastiano Baldinu, Carlo Cecotti e Francesco Albertini.


1. Five Roses Anniversario, Leone de Castris (Salice Salentino, LE)

Unica eccezione, annata 2011, è il primo vino rosato a essere imbottigliato e commercializzato in Italia nel 1943. Deve il suo nome alla contrada del feudo chiamata “Cinque Rose” da cui provengono le uve, così chiamata perché per intere generazioni i Leone de Castris avevano avuto costantemente cinque figli.
Da uve negroamaro e malvasia nera di Lecce. Rosa cerasuolo brillante, al naso svela profumi di rosa, peonia, lampone e oleandro. Media complessità per questo vino che è simbolo di gioventù e freschezza. In bocca perfetta corrispondenza gusto-olfattiva, buona struttura ed eleganza.

2. Don Antonio, Morgante (Grotte, AG)

La famiglia Morgante ha scelto di scommettere sul nero d’Avola, nel profondo sud della Sicilia, dove la terra è arsa dal sole e la vite chiede immensi sacrifici, riuscendo a imporsi sul mercato con risultati strepitosi.
Nero d’Avola in purezza. Granato pieno con lievi sfumature aranciate. Il naso è ricchissimo e complesso, con note floreali di violetta appassita che diventa candita e una bellissima speziatura: chiodi di garofano, cannella, pepe nero, polvere di caffè, fava di cacao e liquirizia. In bocca è avvolgente, con un tannino che fa percepire le prerogative d’invecchiamento di questo vino. Elegante e di grande piacevolezza.

Cotarella Day3. Montiano, Falesco (Montecchio, TR)

Azienda vinicola di proprietà dei fratelli Cotarella, si trova in un territorio che per secoli ha goduto di una fama straordinaria, ma che da decenni versava in uno stato di abbandono. Alla fine degli anni ’70, con l’arrivo dei due enologi, il recupero degli antichi vitigni della zona e l’identificazione delle migliori aree viticole hanno consentito di ritornare all’antico lustro. Proprio dalla vocazione alla qualità di queste terre è nato il Montiano, ottenuto da merlot, vitigno internazionale che qui ha saputo esprimersi al meglio.
Rubino di grandissima concentrazione con riflessi granato, al naso è intenso e complesso con note fruttate di mora, ciliegia, ribes. Alloro, noce moscata, vaniglia, cioccolato completano la trama olfattiva che termina con sensazioni balsamiche di alloro, eucalipto e soprattutto menta, tipica dei merlot di ottima fattura. In bocca entra avvolgente, fresco, con un tannino appena accennato, delicato e fine, che fa da cornice alla struttura del vino. Ottimo equilibrio con una chiusura di bocca lunga, su una scia fruttata e balsamica.

4. La Maze, Château de Frausseilles (Gaillac, Francia)

Nel castello francese di proprietà del Conte Ferdinand di Thun si respira aria italiana, con l’enologo Orlando Caporro, alla guida dell’azienda. Un tempo la tendenza della zona era di produrre vini dolci da uve anche un po’ appassite, ma cambiando le condizioni climatiche che agevolano la maturazione dei polifenoli, la produzione si è spostata verso vini rossi di struttura.
Da merlot in purezza, vino dal colore rubino compatto non molto profondo, luminoso. L’impatto al naso è fine ed elegante con un approccio giocato su spezie e toni fruttati, con lievi accenni floreali di viola. Vaniglia, pepe, liquirizia, ma anche marasca e ciliegia con una sensazione balsamica di bacche di ginepro. In bocca morbido, con acidità e tannini ben integrati e una chiusura di bocca sapida e minerale, non lunghissima.

Cotarella Day5. Haut Condissas, Rolland De By (Haut-Médoc, Francia)

Bellissima azienda di proprietà di un noto decoratore che ha deciso di investire nel mondo del vino. Sita nel cuore del bordolese, a pochi metri dall’oceano, produce vini spesso presenti sulle linee aeree di diverse compagnie.
Da uve merlot, cabernet sauvignon, cabernet franc, petit verdot. Veste granato molto profonda con lievi sfumature aranciate, al naso le note fruttate di piccoli frutti rossi si fondono con sfumature raffinate di erbe aromatiche come timo e alloro. Le note di élevage lasciano ricordi di cigar box, legno di sandalo e un tocco di eucalipto. Vino di grande complessità e freschezza, minerale, con un tannino ineccepibile che rende la beva piacevolissima. Chiude lungo con note fruttate cui si unisce la liquirizia dolce.

6. Pomorosso, Coppo (Canelli, AT)

Azienda famigliare, che festeggia il 120° anno dalla fondazione, è da sempre impegnata nella produzione della barbera nonostante la zona sia più conosciuta per il moscato.
Grande complessità per questa barbera, che apre al naso con un fruttato giocato sui frutti rossi come l’amarena, anche sciroppata, e le more di rovo e gelso. Sentori di cacao, cioccolato e caffè completano il quadro olfattivo che termina con una nota iodata ed erbe aromatiche. In bocca è fresco, caldo, di grande struttura, quasi masticabile, con un tannino solo percepibile. Chiude lasciando una scia di lampone e menta. Sfatato il mito che vede la barbera vino da bere giovane.

7. Montevetrano, Montevetrano (San Cipriano Picentino, SA)

“Il vino che ha acceso la mia luce professionale e la luce della Campania. Prima di questo vino c’era il buio o il semibuio”. Per Riccardo Cotarella un incontro fortunato quello con Silvia Imparato, la tenace e passionale proprietaria della tenuta, che lo convinse a investire energia in un territorio non certo vocato. Una storia che si sviluppa in una ex proprietà dei Borboni acquistata dai nonni di Silvia negli anni ’40, che oggi dà occupazione ai figli dei contadini rimasti a lavorare le terre. Robert Parker lo degustò nel 1994 definendolo uno dei più grandi vini rossi mai assaggiati nella sua vita.
Da cabernet sauvignon, merlot, aglianico. Granato pieno, brillante, dà l’impressione di un vino estremamente giovane e fresco. All’olfatto colpisce per la semplicità dei profumi, la fragranza della frutta rossa, ciliegia e marasca, che vira verso note di confettura, con una netta percezione di mentuccia e un tocco di finocchietto selvatico. In bocca un tannino chiaramente presente, morbido e vellutato, risulta smorzato da un’acidità importante. Finale lungo e piacevolissimo con note di cacao dolce, per questo vino di estrema eleganza.

Cotarella Day8. Coltassala, Castello di Volpaia (Radda in Chianti, SI)

Volpaia è un’azienda antica, certificata biologica, che si trova sulla via francigena, nel mezzo del Chianti Classico, a un’altitudine di oltre 600 m. Nonostante l’etichetta, non è un castello bensì un villaggio fortificato, un paesino di 20 anime con ben 4 chiese.
Da sangiovese in purezza. Granato, di buona trasparenza, con lievi riflessi aranciati. All’olfatto la frutta in confettura (prugna, lampone e ciliegia) lascia spazio alla frutta secca: noci e delicate note di carruba. Molto eleganti le spezie: bastoncino di liquirizia, un pizzico di pepe bianco, cuoio, tabacco e una nota tostata di caffè. In bocca il vino risponde vigorosamente con dei tannini ben presenti, ma ben integrati nella struttura. Vino entusiasmante con un finale interminabile.

9. Camarato, Villa Matilde (Cellole, CE)

Azienda famigliare della zona del Falerno, vino già narrato da Plinio e Catone, si trova in una conformazione naturale molto favorevole, protetta da catene montuose e affacciata sul Golfo di Gaeta.
Da uve aglianico e piedirosso. Granato incisivo, senza alcun riflesso che tradisca l’evoluzione nel tempo. Al naso frutta matura e confettura di gelso, con una nota floreale di viola e blande sensazioni di tostatura. In bocca la maestosità dell’aglianico si sprigiona, con la sua potenza e la sua struttura, senza essere invadente. Un tannino deciso, marcato ma ben integrato, rende il vino avvolgente ed equilibrato.

10. Avi, San Patrignano (Coriano, RN)

Cotarella ha un legame speciale con la comunità di San Patrignano. Invitato da Andrea Muccioli per visitare la proprietà in vista di una possibile collaborazione, rimane stregato dall’atmosfera del posto, con l’influenza del mare, le splendide colline e i terreni argillosi. Intuisce che, forse, è possibile ottenere un sangiovese diverso “dal vino dalle caratteristiche indecifrabili per la pochezza che aveva”, prodotto fino a qualche anno fa. Avi, dedicato al fondatore della comunità Vincenzo Muccioli, ha dimostrato che la Romagna ha un grande patrimonio di potenzialità per il suo vitigno storico, aprendo la strada ai tanti sangiovese che sono seguiti.
Granato fortemente marcato da note aranciate, svela l’evoluzione nel tempo che si coglie nitida anche al naso: chiodi di garofano e legno di cedro, sensazioni balsamiche e addirittura iodate, lasciano intravedere solo lievi sfumature floreali di violetta e petali di rosa appassiti. In bocca il passo cambia: ricchissimo, equilibrato, con un tannino vivo, presente, palpitante. Elegante, fine e piacevole.

11. Adrano, Villa Medoro (Atri, TE)

Azienda condotta da Federica Morricone, giovane e dinamica imprenditrice, punta alla valorizzazione dei vitigni autoctoni abruzzesi. Negli ultimi anni l’attenzione dell’azienda è volta alla spumantizzazione metodo classico da vitigni quali la passerina e il montonico.
Da montepulciano in purezza. Colore granato fittissimo e brillante. All’olfatto esprime una fragranza di frutti neri (mora, prugna e bacca di mirto), con note floreali di rosa che subito aprono ai profumi terziari di cuoio, tabacco dolce, bonbon di cioccolato ripieni di mousse al liquore. In bocca esplode potente, con un tannino che accompagna tutta la degustazione e un ritorno di tutte le sensazioni percepite al naso, con un finale lunghissimo in cui fa capolino il cioccolato.

12. Terra di Lavoro, Galardi (Sessa Aurunca, CE)

Azienda situata sulle pendici del vulcano di Roccamonfina, nasce nel 1991 con la passione per la terra e la decisione di produrre un vino di qualità dai vitigni nobili campani. Vino amato o odiato, il Terra di Lavoro mostra un profilo olfattivo ben riconoscibile, figlio del terreno vulcanico, che marca forte il suo carattere.
Da uve aglianico e piedirosso. Bellissimo colore rubino di grande compattezza, vira leggermente al granato. Al naso è sfaccettato, con toni fruttati di cassis, mora di gelso, amarena e una punta di tamarindo. Belle sfumature di viola e glicine veicolano verso note balsamiche di eucalipto e bacche di ginepro, ma ciò che più colpisce al naso è la mineralità che riconduce alla grafite e alla pietra lavica. In bocca è quasi masticabile, con un tannino ancora in divenire e un finale straordinario in cui ritorna la mineralità, intrecciata a note di cacao e cioccolato fondente. Lunghissimo.

13. Vin Santo, La Palazzola (Vascigliano di Stroncone, TR)

Terminiamo in dolcezza con un vino “studiato a tavolino” da Cotarella, come riferisce Stefano Grilli, proprietario dell’azienda. “Forse un winemaker, ma quando i sogni diventano vino, Riccardo è un dream-winemaker: fa vini da solo, li inventa e li concretizza”.
Da uve trebbiano e malvasia. Ambrato, quasi ramato, con un ventaglio olfattivo straordinariamente ampio. Uva passa, albicocca candita, fichi secchi, datteri, cotognata e lievi sensazioni balsamiche, cuoio e un tocco di china. In bocca dolcezza e morbidezza sono ben bilanciati dalla freschezza e dalla sapidità di fondo. Grandissima corrispondenza gusto-olfattiva, con ritorni fruttati e una leggera ossidazione.

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