Incontro con Federico Curtaz

Un ritorno gradito a Milano di Federico Curtaz, enologo ed agronomo di fama internazionale.

Giovanni Bordin

Nato in Valle d’Aosta, Curtaz iniziò la sua attività professionale da Angelo Gaja nei primi anni Ottanta. Le terre del Barolo e del Barbaresco lo temprarono e lo formarono; nel 1997 una nuova sfida lo portò a collaborare con varie aziende, iniziando così un confronto quotidiano sia in vigna che in cantina. Federico Curtaz ha voluto al suo fianco, per questo evento, tre aziende diverse per territorio e prodotti, tre realtà che ben rappresentano la sua ricerca dell’essenza.

Montepepe

Siamo a Montignoso in provincia di Massa, a pochi chilometri dal mare, nella zona DOC Candia dei Colli Apuani. I vigneti e gli uliveti sono disposti su terrazze costituite da muretti a secco di inizio Ottocento; la tenuta comprende anche una villa borbonica a testimonianza della passata proprietà. La vicinanza del mare e delle Alpi crea un microclima particolare, fatto di estati ventilate e inverni miti. Interpretazione di un territorio fatto di rocce profonde, riemerse e attaccate dalla vegetazione, terreni ciottolosi, rossi e calcarei. Un anfiteatro ad alta densità, dove ora si coltiva la vite ad alberello a tre speroni. Vini che sfruttano l’ambiente, donando sentori acidi che in evoluzione virano verso gli idrocarburi, quasi con uno sguardo alla zona del Rodano. Si esegue una raccolta precoce delle uve per mantenere la freschezza e la fragranza. Vini non banali con un naso speziato  che non si spegne nell’alcolico.


Montepepe Bianco 2009, primo vino in degustazione: vermentino 70% e viognier 30%, vinificazione e affinamento in acciaio.

Montepepe Degeres 2009, una maggiore percentuale di viognier e il passaggio in legno di rovere francese caratterizzano questo prodotto.

Montepepe Degeres 2008, questo terzo vino ci viene proposto in bottiglie magnum, corpo potente sia al naso che in bocca.


La degustazione di questi tre vini è da definirsi un’esperienza vera, alle spalle ci sono delle persone che hanno creduto nel potenziale del loro territorio, senza cambiarlo, anzi facendone una ricerca positiva. Si sono ottenuti così dei vini a carattere mediterraneo, abbiamo una verticalità del vino quasi gotica.


Altavia

Azienda sita a Dolceacqua in provincia di Imperia; i vigneti si estendono su una superficie di circa 5 ettari arroccati a 400 mt. sul livello del mare, a ridosso delle Alpi Marittime. Per questa azienda l’incontro con Federico Curtaz è stato positivamente destabilizzante; ma ora è diventato sistema, anche per le aziende confinanti. Un sogno seguito da esperimenti, per inserirsi in un contesto antico. Un paesaggio ricco di pietra, terre che scivolano, suoli oceanici con stratificazioni emerse. Il rossese, unico vino rosso prodotto in questa fascia di territorio, è tannico, dal colore flebile, aspetto vegetale leggero e alcol non eccessivo. Matura a settembre con un clima già fresco, dà vini longevi, puliti dai vizi, vigorosi.


Altavia Dolceacqua 2007, colore rosso rubino con riflessi granati, sapido e fresco. Maturazione delle uve forzata da un’annata calda. Travasi a metà della fermentazione malolattica, un vino pulito.

Altavia Dolceacqua 2009, vendemmia che si è protratta nel tempo, vinificazione in acciaio con svinature a secco, passa un anno in botti di legno.

Altavia Grai 2007, vino rosso da tavola, equilibrato, speziato, dal colore rosso intenso, elegante e rotondo, vitigno carignano che dona toni setosi.

Altavia Thend 2005, questo vino è un piccolo esperimento; ottenuto 100% da touriga nacional, vitigno portoghese che ben si è adattato in questi terreni asciutti con argille piccolissime.


Poggio ai Chiari

Ritorniamo in Toscana, a Chiusi, provincia di Siena; la cantina è ricavata in una tomba etrusca. Questi sono vini sottili che si evolvono con una classe assoluta, 28 sono i cloni di sangiovese impiantati; la zona è appenninica, con terreni molto stratificati. Si presta un’attenzione maniacale alla vigna, poi si vinifica con lunghe macerazioni e grandi estrazioni, affiancate da una selezione e scelta della materia prima.


Colle Santa Mustiola Poggio ai Chiari 2003, colore rubino carico, naso maturo di piccola frutta rossa, spezie dolci e vaniglia. In bocca il tannino è dolce con un finale speziato.

Colle Santa Mustiola Poggio ai Chiari 2001 riserva del decennale, vino con carattere soave, un grande risultato in stile francese.

Colle Santa Mustiola Poggio ai Chiari 2000, annata di transizione, dolcezza e tessuto tannico, grandi sentori di frutta al naso.


Federico Curtaz ha voluto interpretare il territorio, con persone che cercano di ottenere il meglio dai vitigni e dai loro terreni. Una libertà per andare avanti senza integralismi, un grande sforzo fatto da artigiani del vino. Non si può che rimanere affascinati da serate come questa, dove ci si porta a casa una grande consapevolezza dell’esistenza di persone che stanno dedicando tutta la loro vita al vino.

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I commenti dei lettori

GABRIELLA GRASSULLO
22 marzo 2013 - 10 40
GABRIELLA GRASSULLO

la terra conserva dei segreti che l'uomo non puo' scoprire fino in fondo, ma è preziosa la tua presentazione di persone che lavorano nella ricerca come dici dell'essenza.