Continuano gli incontri dei Degustatori AIS Lombardia

Degustatori AIS Lombardia
04 novembre 2021

Continuano gli incontri dei Degustatori AIS Lombardia

Proseguono gli incontri della nuova stagione e in questa sessione i Degustatori sono stati coinvolti in una degustazione alla cieca di venti campioni provenienti dalla nostra regione e da altre zone d’Italia, con una punta di estero.

Giuseppe Vallone

Il confronto, lo scambio di opinioni e di idee, è senza dubbio il sale della cultura, quel brio che rende la conoscenza più vera, profonda e radicata. Di certo non ne siamo esenti noi Degustatori e, personalmente, posso dire che proprio la voglia di mettermi costantemente in gioco e ascoltare e imparare da chi ha più esperienza di me, è ciò che mi ha spinto qualche tempo fa ad affrontare il delicato esame abilitativo.

È sabato mattina, siamo ospiti della delegazione lecchese in quel di Garbagnate Monastero, alla chetichella arriviamo tutti e all’ora del ritrovo siamo pronti e attenti per un nuovo incontro. Questa volta Luigi Bortolotti e Sebastiano Baldinu hanno pensato fosse opportuno sospendere, per una volta, i nostri focus territoriali dedicati alle diverse realtà lombarde, per dedicarci, per bene e con calma, ad una sorta di “taratura” di gruppo. L’adozione della nuova scheda a punti, infatti, che nel prossimo futuro sarà introdotta nella didattica associativa, se da un lato è più rispondente alle esigenze di valorizzazione delle caratteristiche e delle particolarità di ciascun vino, dall’altra esige una maggior presa di confidenza, specie per chi da molti anni è abituato a utilizzare uno strumento diverso.

Il delicato e onorevole compito che ci è dato di anno in anno – valutare i vini del nostro territorio sia per la guida Viniplus che Vitae – richiede in primis misura, attenzione, competenza e umiltà. Ma non può negarsi l’indispensabile conoscenza del mezzo attraverso cui arrivare al fine. E se il fine è riconoscere il valore di chi del vino fa la sua vita e il suo lavoro, il mezzo – per noi Degustatori AIS – è la nostra scheda punti.

Ecco dunque un incontro che i nostri responsabili hanno voluto informale, “tra noi”, che consentisse uno scambio di idee, vedute, e perché no anche dubbi o disaccordi tesi tutti all’arricchimento collettivo del gruppo. L’incontro si dipana lungo la degustazione di venti campioni, divisi in cinque batterie.

Prima Batteria: il Metodo Classico

La prima batteria è composta da quattro spumanti Metodo Classico, i primi due affini per origine e vitigno, gli ultimi due invece provenienti da aree differenti. Degustati i vini, compilate le schede e ritirate le stesse dai sommelier in servizio, si apre il dibattito: un breve sondaggio rileva qualche dubbio interpretativo sul terzo campione. 

Il tavolo della commissione - composto per questo incontro dai nostri responsabili Luigi Bortolotti e Sebastiano Baldinu, oltre che dal nostro Presidente Hosam Eldin Abou Eleyoun, dalla Delegata di Lecco Rossella Ronzoni e dal collega, nonché miglior sommelier di Lombardia 2019, Fabio Scaglione - ha valutato questo terzo campione con l’eccellenza assoluta, assegnandogli tra i 92 e i 94 punti, poiché caratterizzato, come spiega Luigi, da «complessità olfattiva con profumi di mela, bergamotto e una cipria sfumata, accompagnata da una bocca aristocratica e potente, con freschezza e abbondante sapidità, e con una persistenza gusto-olfattiva davvero infinita». Pochi dubbi sulla matrice geografica e pedologica del vino, si tratta di un Franciacorta ottenuto dalla vinificazione di chardonnay in purezza.

Fabio ha voluto invece concentrarsi sulle prime due referenze, due pinot noir dell’Oltrepò Pavese, ai quali ha assegnato 90,5 punti: se il primo l’ha conquistato particolarmente all’assaggio, il secondo l’ha trovato convincente e invitante soprattutto al naso.

Il quarto vino ha persuaso all’unanimità la platea: l’algidità e la freschezza dei profumi, la bocca equilibrata eppure scorrevole ci ha indirizzati, e a ragione, verso la Champagne.

Seconda Batteria: Lugana e Oltrepò Pavese

La seconda batteria è composta da quattro vini bianchi, che tra loro condividono la tipologia ma che sono stati volutamente accoppiati per provenienza. La degustazione dei campioni mette in risalto sia la gioventù che la zona geografica di riferimento. 

I primi due vini, entrambi di un paglierino lucente, sono caratterizzati da profumi inequivocabili di frutta bianca, a tratti agrumata, erbe aromatiche e note vegetali. Freschi, eleganti, sottili, hanno dalla loro una freschezza connaturata nel vitigno e accentuata dall’annata. Si tratta di due Lugana 2020, ai quali abbiamo attribuito, in larga parte, valutazioni comprese tra gli 85 e gli 88 punti.

Il terzo e il quarto vino sono immediatamente diversi, sin dalla prima olfazione. Il richiamo nitido all’idrocarburo ci fa pensare al riesling renano, e in effetti è così, si tratta di due referenze provenienti ancora una volta dall’Oltrepò Pavese. Proprio la nota evolutiva sancisce però il diverso apprezzamento dei due campioni. Si tratta di due campioni dell’annata 2019 e se il quarto ha accenni idrocarburici appena sfumati, il terzo mostra dei caratteri forse un po’ precoci di evoluzione, accompagnati da un residuo zuccherino che rende l’assaggio meno snello del suo compagno di strada. Si tratta in ogni caso di due eccellenze del territorio, alle quali la commissione ha attribuito 88-90 punti (per il terzo) e l’eccellenza assoluta (il quarto).

Terza Batteria: il pinot nero

È la volta dei vini rossi: la terza batteria è esclusivo appannaggio del pinot noir, di diverse provenienze e annate. Luigi e Sebastiano, per agevolarci una corretta valutazione dei campioni, ci rivelano che si tratta, nell’ordine, di un 2018, due 2015 e un 2013.

Al termine della degustazione, il confronto tra noi fa emergere qualche perplessità sul terzo campione, che pare aver subìto l’annata non del tutto favorevole. La commissione, che si sbilancia soltanto nel dirci che è un vino valdostano, è cartina di tornasole di questa variabilità di giudizi, compresi in una fascia tra gli 80 dei “giovani” e gli 88,5 punti dei “decani”.

Particolarmente apprezzato è il primo, un Borgogna al quale Fabio ha attribuito 88,5 punti apprezzandone eleganza e purezza. Il secondo campione, invece, è un rappresentante fiero e validissimo dell’Emilia, che si esprime particolarmente bene a una temperatura di servizio appena sotto il consueto. Il quarto vino è stato il più apprezzato, specie considerando la capacità evolutiva che ha saputo sfoggiare. Ancora una volta, l’Oltrepò gioca un ruolo da primattore, meritando con questo pinot noir delle valutazioni superiori ai 90 punti.

Quarta Batteria: la Puglia

Scollinata la metà del nostro incontro, è la volta di un’immaginaria trasferta oltre regione. Quarta batteria, quattro campioni di vini che colore, profumi e gusto ci proiettano senza tema di smentita in Puglia.

Il rubino compatto e fitto dei primi tre ci porta verso il primitivo. Se qualche differenza c’è, può ricercarsi nell’annata, 2017 per i primi due campioni e 2016 per il terzo vino. La potenza gusto-olfattiva è superlativa, la frutta scura esuberante, il tannino morbido e rotondo. Per Luigi Bortolotti si intravede, forse, una certa qual attenzione alle richieste del mercato, sussumibile nella percepibilità al naso e in bocca dell’uso in vinificazione di legno piccolo semi-nuovo. Carattere che trascura in parte la territorialità e che si ritrova anche nel quarto vino, un nero di troia 2014 caratterizzato da profumi balsamici, dolci, di violetta e di cipria, a cui si bilancia un assaggio deciso, compatto e di personalità. Il tavolo dei nostri referenti si esprime su valutazioni comprese tra gli 84 e gli 88 punti.

Quinta Batteria: il nebbiolo

Torniamo al nord per l’ultima batteria, che vede protagonista il nebbiolo nelle sue zone di maggiore vocazione. I quattro campioni ci vengono serviti dal più risalente nel tempo al più giovane, si tratta di un 2013, un 2014, un 2015 e infine un 2018.

Il carattere e i tratti distintivi del nobilissimo vitigno si sentono in tutti i vini, vere e proprie eccellenze ognuno del proprio territorio. Ed è proprio l’origine pedoclimatica che coniuga queste referenze in modi diversi e sfaccettati. 

Il primo, il cui carattere minerale ma al contempo affilato e sfinato porta all’Alto Piemonte, convince particolarmente commissione e astanti. Le valutazioni d’eccellenza si moltiplicano, i 93 punti non sono un’eccezione. Si tratta di un Ghemme che porta i suoi otto anni sulle spalle con grande agio.

Secondo e terzo vino condividono la provenienza, la Valtellina, ma ne sono esemplificazioni differenti. Mora, prugna, viola e legno di cedro sono l’ossatura olfattiva del secondo campione, con una bevibilità grandiosa, fine, elegante, fresca; per la commissione non si può stare al di sotto di 87-89 punti. Il terzo campione è profondamente diverso dal precedente, è più caldo, e questo ci porta a una riflessione sull’incidenza dell’altimetria nel prodotto finito e sulla possibilità che le uve abbiano conosciuto un breve periodo di appassimento prima della vinificazione. Voti compresi tra gli 86 e gli 88 punti.

Per il quarto vino, ultimo della giornata, la zona di provenienza cambia ancora. Non si rinviene il volo alto della Valtellina né il carattere roccioso dell’Alto Piemonte. Certo è innegabile l’eleganza, la cura, il cesello della superba fattura di questo vino. A parere unanime si è tornati in Piemonte, diremmo in Langa. È così, Barbaresco è la casa di quest’ultima perla, meritevole di numerose valutazioni oltre i 92 punti.

Un incontro formativo quanto mai utile e importante per il gruppo dei Degustatori di AIS Lombardia. Soffermarsi a riflettere sul peso di ogni valutazione, sulle singole voci che compongono la nostra scheda a punti, significa prepararci oggi per un lavoro più completo, attento e qualificato domani. Perché l’orgoglio della nostra Associazione, e ancor più del nostro gruppo, è quello di poter camminare accanto ai tantissimi interpreti dell’eccezionale ricchezza vinicola del nostro Paese. E appuntamenti come questo ci aiutano a farlo nel migliore dei modi.