Degustatori AIS Lombardia. Al via la stagione 2022/2023

Degustatori AIS Lombardia
11 ottobre 2022

Degustatori AIS Lombardia. Al via la stagione 2022/2023

Dopo la pausa estiva i Degustatori di AIS Lombardia si sono riuniti a Garbagnate Monastero, ospiti della Delegazione di AIS Lecco, per cominciare una nuova stagione di appuntamenti formativi.

Giuseppe Vallone

Dopo la consueta e impegnativa sessione estiva dedicata alle guide Vitae e Viniplus 2023, e la successiva pausa agostana, il gruppo guidato da Luigi Bortolotti e Sebastiano Baldinu riprende le proprie attività con una mattina di approfondimento e allenamento che ha visto la presenza di Artur Vaso, Miglior sommelier della Lombardia 2017. Obiettivo: «stimolare non solo la valutazione di un vino in senso assoluto, ma anche la capacità di riconoscere vini e vitigni differenti», spiega Luigi Bortolotti.
Cinque batterie di vini servite alla cieca, la prima delle quali di “taratura” e le altre con la finalità, come detto, di allenare la capacità di riconoscere determinati caratteri propri dei vitigni di volta in volta proposti.

Prima Batteria di taratura

I primi due vini sono spumanti, un Metodo Classico e un Metodo Martinotti, serviti con le bottiglie coperte ad occultarne tipologia e provenienza.

«C’è una differenza immediata tra i primi due vini, a partire dal colore e poi da come si comportano nel calice – commenta Artur Vaso –. Il primo, giallo paglierino, ha un’esuberanza iniziale che però non dura a lungo; il secondo vino, invece, ha nuance più cariche e un perlage più persistente». Diversi sono anche i profili olfattivo e gusto-olfattivo: più sui profumi primari il primo vino, più sfaccettato e complesso il secondo calice. Ad accomunare entrambi gli spumanti è la precisione stilistica e una spiccata eleganza di beva.

La batteria si completa con due vini rossi. Per consentire un parziale orientamento, vengono date le seguenti coordinate: zona di provenienza Oltrepò Pavese; primo vino blend di barbera (al 60%) e croatina, il secondo calice croatina in purezza.

I due vini evidenziano una differenza basale: la diversa annata, riconoscibile in degustazione, si esprime in una maggiore piacevolezza e prontezza del terzo calice rispetto al quarto. «Il colore porpora, la croccantezza del frutto e una maggiore freschezza alla beva differenziano il terzo vino dal successivo – annota ancora Artur Vaso –, caratterizzato da tonalità più marcatamente aranciate, da pronunciati profumi terziari e da un accenno di residuo zuccherino, e dunque maggiore morbidezza, in bocca». 

Seconda Batteria: turbiana, verdicchio e pecorino

I quattro vini della seconda batteria sono serviti in ordine sparso e rigorosamente alla cieca. Le indicazioni per poter orientare i presenti le dona sempre Artur Vaso: «la turbiana ha un’impronta floreale, erbacea e balsamica, con note di spezie dolci e una bocca spiccatamente sapida, complice anche il terreno di matrice argillosa». Il verdicchio, invece, «ha più frutto al naso, maggiore struttura rispetto alla turbiana e una più riconoscibile impronta calorica all’assaggio». Ad accomunare i due vitigni «sta la tendenza amaricante in chiusura di bocca, più in evidenza nel vitigno marchigiano rispetto a quello lombardo, e la capacità di evolvere nel tempo». Da ultimo, il pecorino «si esprime con una decisa alcolicità, una buona struttura e profumi di frutta matura».

La degustazione dei vini, con queste indicazioni, si svolge con abbastanza agio: il primo e il quarto calice mostrano una somiglianza «data da mineralità, eleganza e sapidità, oltre che dalle erbe aromatiche e dal sottofondo che ricorda la salvia». In bocca, il primo vino si distanzia però per un naso più importante e sfaccettato e una bocca armonica e pienamente soddisfacente; in generale, i due vini, probabilmente accomunati dalla tipologia e dunque dal vitigno, differiscono per capacità espressiva e per rispondenza con il territorio.

Il secondo calice evidenzia, a parere di Luigi Bortolotti, «profumi nitidi di mela e di pera, di frutta più tradizionale, di fiori bianchi e gelsomino». È un vino più pacato, bella espressione di un terroir evidentemente diverso dai due calici precedenti. Da ultimo, il terzo vino «è nella sua piena maturità ed è probabilmente il meno espressivo della batteria».

Terza Batteria: teroldego e marzemino

Una batteria di quattro vini dedicata a due vitigni tipici del Trentino e della Lombardia orientale. «Il teroldego è un’uva concentrata e generalmente molto colorante, ricorda quasi una croatina giovane – spiega Artur Vaso –. Rispetto alla croatina, però, ha più alcol e struttura, con un tannino ricamato, e solitamente è più morbida». I sentori al naso si caratterizzano «su note di prugna e ciliegia». Il marzemino, prosegue sempre Vaso, ha invece «nei richiami di spezie, come pepe nero e cardamomo, e nei piccoli frutti rossi, i suoi tratti distintivi». Le differenze tra i due vitigni sono percepibili, secondo Bortotti, oltre che al naso soprattutto al palato e nel retrogusto.

La degustazione alla cieca si è idealmente divisa in due parti: i primi tre vini della batteria da un lato, il quarto, le cui uve sono sottoposte a un appassimento di alcuni mesi, dall’altro. Il primo vino, analizza Bortolotti, «è giocato sul frutto, sulle erbe aromatiche e sottobosco, con una bella freschezza; racconta tipicità, attraenza e pulizia, è sottile nel frutto e nella florealità e merita di essere premiato per la freschezza palatale». Il secondo vino, secondo Vaso, è accomunato con il calice precedente «dalla capacità di esprimere la tipicità del vitigno», che in questo caso è senza dubbio marzemino date le chiare note di spezie scure. «Ha però meno attraenza rispetto al primo vino, per cui darei un punto in meno». Il terzo calice è sulla linea del secondo ma è più snello e con meno persistenza. L’ultimo vino, invece, «gioca una partita a sé, è concentrato e una struttura che vira sulla parte alcolica e sulla ricchezza di frutto».

Quarta Batteria: Valtellina

La penultima batteria di vini ci porta interamente in Lombardia, con la degustazione alla cieca di Valtellina Superiore e Sforzato di Valtellina.

La commissione, ancora una volta, fornisce alcune note: «l’appassimento delle uve, proprio dello Sforzato, si presenterà nei vini con una consistenza percepibile già all’esame visivo, complice la maggiore alcolicità». Al naso i profumi saranno di frutta macerata, in confettura e sotto spirito, con marcate note eteree. Per contro, il Valtellina Superiore gioca su spiccati sentori di frutta scura. La differenza rispetto allo Sforzato sarà, di regola, un minore titolo alcolometrico e una struttura meno imponente e più scorrevole. «Attenzione, però» avverte Artur Vaso, «perché alcuni vini possono confondere».

Dopo la degustazione, un veloce sondaggio riporta che la maggior parte dei presenti in sala ha indicato l’ultimo vino della batteria come un Valtellina Superiore. Si tratta, invece, di uno Sforzato di Valtellina ma l’aver confuso le due Denominazioni è normale «perché questo campione è esempio di uno Sforzato tradizionale che esprime benissimo la concentrazione di un Valtellina Superiore, con un frutto ancora in evidenza» commenta Luigi Bortolotti.

Le uve del primo vino vengono lasciate appassire per tre mesi e il vino viene fatto maturare in barrique nuove per 24 mesi. Non può però rivendicare la denominazione Sforzato di Valtellina perché non segue completamente il disciplinare, e dunque viene commercializzato come Alpi Retiche.

Quinta batteria: barbera, ughetta e moltepulciano

Batteria non facile ma molto didattica. Fondamentali sono le consuete coordinate degustative di Artur Vaso. « In purezza l’ughetta si esprime solitamente al naso con profumi speziati di pepe, fruttati di marasca e amarena, e poi erbe officinali, note speziate, di tabacco e liquirizia; in bocca i tannini sono sontuosi e levigati, l’acidità fine». Il montepulciano, in Abruzzo spesso vinificato da solo, «è caratterizzato da note di prugna, accenni speziati e terrosi e soprattutto da un colore molto carico». Diversa, invece, la barbera dell’Oltrepò Pavese, «dal colore meno compatto ma in bocca riconoscibile per la spiccata acidità».

Dopo la degustazione alla cieca, segue il confronto in sala. Viene svelato il terzo vino, particolarmente apprezzato, un blend di barbera (65%), croatina (25%), con un saldo di pinot nero (15%), non svelato in precedenza. Il Montepulciano d’Abruzzo conquista i degustatori per l’ottima corrispondenza gusto-olfattiva e la vivacità che sa esprimere nonostante i 14 anni sulle spalle. 

Al termine dei lavori, durati tre ore, la sala è soddisfatta: il primo incontro stagionale è stato senz’altro utile e particolarmente formativo. Il gruppo dei Degustatori di AIS Lombardia ha iniziato con il piede giusto l’incessante attività di formazione, studio e approfondimento dei vini lombardi e italiani.