Degustatori AIS Lombardia. Approfondimento Metodo Classico Rosé

Lo scorso 19 febbraio il gruppo degustatori di AIS Lombardia si è riunito per un nuovo momento di formazione con un focus importante sui vini a Metodo Classico Rosé. Special guest: Mattia Vezzola


Alessandro Di Venosa

“Il lavoro di squadra divide il lavoro e moltiplica i successi”: è questa la frase scritta da un anonimo, evidentemente molto illuminato, che campeggia sugli schermi che costellano la moderna aula del Quality Hotel San Martino di Garbagnate Monastero, sede di AIS Lecco, in cui il gruppo degustatori di AIS Lombardia si è ritrovato in un soleggiato sabato di febbraio.Un’espressione che descrive perfettamente lo spirito di questi importanti incontri di allenamento del gruppo che si avvicina a rapidi passi alla compilazione delle prossime guide Viniplus e Vitae.



I degustatori in questa giornata sono stati chiamati a confrontarsi su una specifica tipologia, ovvero vini a Metodo Classico Rosé, prodotti negli areali di Franciacorta, Oltrepò Pavese, Garda e Alto Adige.
Una bella sfida che ha messo ampiamente in gioco tutte le capacità analitiche del gruppo che ha avuto la straordinaria fortuna di essere guidato da uno dei più importati enologi del nostro Paese, noto a livello internazionale: Mattia Vezzola. Profondo conoscitore di questa tipologia, Mattia Vezzola ha tenuto una vera e propria masterclass che ha, naturalmente, coinvolto tutta la platea.

Che cos’è un “grande vino”? Riflessioni insieme a Mattia Vezzola

È il 1973 l’anno in cui Vezzola produce il primo Metodo Classico del Lago di Garda e da allora ha preso piede una incredibile storia di successi che si sono susseguiti nel corso degli ultimi 50 anni.
Grazie al suo contributo abbiamo toccato punti che, sia dal punto di vista tecnico che di quello relativo alla degustazione, hanno condotto il gruppo a fare importanti riflessioni.
Uno spunto particolarmente interessante ha riguardato la definizione di “grande vino: quali sono le condizioni e le prerogative per poterlo definire tale?


Innanzitutto parliamo di valore: il valore che viene riconosciuto a una determinata bottiglia deve essere duraturo nel corso dei decenni; e questa considerazione le viene attribuita da una platea di persone, professionisti e appassionati, particolarmente ampia. Ma come si arriva a questo risultato? Attraverso una eccezionale conduzione viticola (coadiuvata, evidentemente, da un terroir di altissimo livello) che si ottiene nel tempo, con impegno e studio, attraverso almeno tre selezioni genetiche e, pertanto, tre generazioni di lavoro; la conseguenza di questo è che devono essere trascorsi mediamente più di 100 anni per avere un vigneto che ha potuto beneficiare di costanti miglioramenti.
Infine, se le prime due condizioni sono soddisfatte, l’ultimo elemento – che in parte è conseguenza di quanto sopra – è che un vino, per essere definito “grande”, deve essere longevo: la longevità è la condizione ultima che pone un netto distinguo tra un vino di ottima fattura e un “grande vino”.

La degustazione in parole chiave

La degustazione si è quindi concentrata in quattro batterie da quattro vini ciascuna.
I degustatori, per ogni batteria, hanno valutato tutti i vini con una stima numerica e con la descrizione di uno dei quattro.

Ogni batteria aveva al suo interno un vino per ogni areale.
Tra le bottiglie, sempre servite alla cieca, i degustatori si sono confrontati con:

  • 6 etichette di pinot nero in purezza
  • 1 etichetta di groppello in purezza
  • 4 etichette con uvaggio di pinot nero e chardonnay
  • 1 etichetta con uvaggio di pinot nero, chardonnay e pinot bianco
  • 1 etichetta con uvaggio di pinot nero e pinot bianco
  • 1 etichetta con uvaggio di pinot nero, pinot bianco e wildbacher
  • 1 etichetta con uvaggio di groppello, sangiovese, barbera e marzemino
  • 1 etichetta con uvaggio di groppello, sangiovese, barbera, marzemino e pinot nero

Prima di iniziare la degustazione, sono state date al gruppo delle linee guida che potessero supportarlo durante la fase di assaggio. Con il contributo di Luigi Bortolotti e Sebastiano Baldinu, i degustatori hanno cercato nei diversi calici dei tratti che potessero ricondurre all’uvaggio e alla zona di provenienza.

Al netto dei diversi stili produttivi e degli uvaggi utilizzati per le diverse bottiglie degustate, il gruppo si è trovato allineato alle premesse esposte, potendo effettivamente individuare, nei vini accomunati dallo stesso areale di produzione, dei tratti distintivi in comune.


Alto Adige

Come indicato in un messaggio di Alberto Ugolini, Brand Ambassador del Gruppo Santa Margherita, che non ha potuto presenziare durante la giornata, è importante porre una distinzione tra vino di montagna e vino alpino. Ci sono delle condizioni, soprattutto altimetriche, che potrebbero apparentemente assimilare la viticoltura di quest’area a quella di altre aree come Oltrepò e Alta Langa che, in effetti, possono raggiungere altimetrie simili. Ciò che però pone una netta differenza sono alcune importanti condizioni; tra le altre, la latitudine, l’insolazione, la ventilazione e l’escursione termica rendono l’allevamento della vite in questo territorio chiaramente diverso dagli altri areali citati. Per questa ragione per i vini provenienti da questo territorio è più corretto parlare di vini alpini piuttosto che di vini di montagna.
Parole chiave del profilo sensoriale: trama leggera, freschezza, sapidità.
 

Franciacorta

La magia del territorio franciacortino è tutta riassunta nei calici che il gruppo ha potuto degustare.
Un’incredibile zona di produzione, prevalentemente di origine morenica, con un sottosuolo talmente variopinto (si contano quasi 70 tipi di terreno diversi) da offrire una biodiversità unica al mondo.

Un ulteriore elemento fondamentale per leggere la viticoltura locale riguarda un’importante condizione “strutturale” della zona: il Montorfano. Lungo 6km, alto circa 250 metri, rappresenta un vero e proprio diaframma naturale che pone una chiara separazione tra il clima sub-alpino che c’è a nord di questo lungo sperone rispetto a una climatologia più assimilabile al Mediterraneo individuabile sul versante opposto.
Parole chiave del profilo sensoriale: corpo, finezza, armonia.

Oltrepò Pavese

È uno dei territori più importanti del mondo con i suoi oltre 14.000 ettari di meravigliose colline e un importante focus sulla coltivazione del pinot nero che lo ha reso, attualmente, la terza area europea, in termini quantitativi, per l’allevamento di questo vitigno.
Nel corso degli ultimi anni stanno emergendo tutte le grandi potenzialità di questo terroir, sia dal punto di vista della struttura che dell’espressività gusto-olfattiva; risultati che stanno giungendo grazie al lavoro lungimirante di tanti produttori che hanno trovato il piglio per compiere scelte coraggiose e hanno iniziato importanti studi volti alla individuazione di pochi vitigni selezionati sulla base dei terreni  a disposizione.
Parole chiave del profilo sensoriale: fragranza, struttura, bevibilità.

Lago di Garda

La vinificazione in queste zone era inizialmente molto legata ad aspetti commerciali. L’influenza turistica dal nord Europa aveva orientato il lavoro di molti viticoltori verso aspetti più ordinari che qualitativi.
Negli anni è cresciuta la consapevolezza e lo stesso Mattia Vezzola, con il suo lavoro, è divenuto un faro e un baluardo di produzioni altamente qualificate che offrano prodotti sinceri e vero specchio del territorio.

Nonostante una distanza ragionevolmente breve rispetto all’Alto Adige, non si potrebbe (e non si dovrebbe) mai cercare nei vini provenienti da questo areale spalla acida e freschezza spinta; al contrario, come li definisce lo stesso Vezzola, i vini di quest’area sono dei veri e propri “foulard di seta”.
Parole chiave del profilo sensoriale: piacevolezza, morbidezza, avvolgenza.

Dedizione e talento

Ci piace chiudere tornando proprio sulla figura di Mattia Vezzola: un uomo che è un esempio chiaro di dedizione e di straordinario talento. La fortuna di poter godere delle parole di un professionista di tale spessore non è cosa di tutti i giorni, tanto quanto poter far parte di un gruppo di degustatori così ben guidato che, di volta in volta, offre eccezionali opportunità di apprendimento e di crescita umana e professionale.
Ecco quindi un estratto della nostra guida Vitae 2022, poche righe che ben riassumono tutti i valori espressi in questa importante giornata formativa.
Il valore e la qualità delle produzioni si raggiungono attraverso una profonda conoscenza del luogo, lo studio, la sperimentazione e, naturalmente, tanta passione. Queste sono solo alcune delle virtù che fanno di Mattia Vezzola, enologo e conduttore dell’azienda, un professionista tra i più stimati a livello internazionale. La grande cura per il frutto in vigna e la meticolosità nel compiere ogni gesto, dalla raccolta del grappolo, sempre manuale, alla vinificazione, hanno portato i suoi vini a descrivere con innata sincerità un terroir ricco di fascino e storia”.