Degustatori di Lombardia: il nebbiolo e il terroir
Valtellina e Piemonte a confronto. AIS Sondrio ospita i Degustatori di Lombardia per un confronto con uno dei vitigni più nobili al mondo: il nebbiolo. Presenti anche Mauro Carosso, presidente di AIS Piemonte e responsabile della didattica a livello nazionale, e Paolo Balgera, produttore e vicepresidente di Assenologi di Lombardia.
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Se è vero che, con i diversi cultivar, gli antenati del nebbiolo sono rintracciabili nell’areale colturale alpino nord occidentale, è chiaro che esiste un fil rouge (e il colore non è naturalmente casuale) che lega indissolubilmente Valtellina e Piemonte. La sua diffusione limitata in Italia e nel mondo lo rendono non solo un vitigno nobile, ma di difficile allevamento: in ambienti con clima prealpino o alpino settentrionale il nebbiolo riesce ad esprimere il meglio di sé, e a trovare i corretti parametri per poter essere più espressivo, vitale, longevo e produttivo. Il nebbiolo ha la capacità tuttavia di essere, per certi versi, una varietà distinta e nativa, in grado di comunicare caratteristiche diverse a seconda degli areali in cui viene allevato: testimonianza sono da un lato il suo patrimonio genetico (le indagini molecolari sul DNA hanno rilevato l’esistenza di stretti rapporti tra il vitigno e decine di varietà di antica coltivazione nei diversi areali), e dall’altro la sua coltivazione locale che ha radici nel passato, con zone che, dal punto di vista storico e tradizionale, presentano coltivazioni differenti per condizioni ambientali e pedoclimatiche. Nebbiolo del Piemonte e nebbiolo delle Alpi manifestano infatti caratteri degustativi distinguibili.
L’incontro
La delegazione di AIS Sondrio con la Delegata Elia Bolandrini ha organizzato un incontro-confronto tra le sottozone Valgella e Sassella della Valtellina e una selezione di Barbaresco: la presenza di Paolo Balgera per la Valtellina e di Mauro Carosso, profondo esperto ed estimatore del nebbiolo non solo piemontese, ha consentito la condivisione di contributi importanti per definire a inizio giornata le caratteristiche distintive dei diversi areali, fornendo così ai Degustatori le chiavi di lettura per poter decifrare i calici, soprattutto nelle ultime due batterie di degustazione, che si sono svolte alla cieca. I saluti della delegata Elia Bolandrini, del Presidente di Ais Lombardia Hosam Eldin Abou Eleyoun e del Responsabile dei Degustatori Luigi Bortolotti hanno aperto i lavori, seguiti da preziose indicazioni di Mauro Carosso sull’approccio alla degustazione e al vino stesso, passando anche da alcune considerazioni e aggiornamenti sulla nuova scheda analitico-descrittiva.
«Oggi parliamo di un fattore culturale che ha cambiato profondamente l’approccio al vino, dove l’incidenza del territorio ha assunto un valore fondamentale, spostando di fatto le classifiche dei vini. L’approccio al vino», sottolinea Mauro Carosso, «diventa un fattore di intelligenza unita ad umiltà, che tiene conto di competenze, conoscenza del territorio e di allenamento continuo attraverso assaggi in degustazione». AIS, ci ricorda sempre Carosso, non si sovrappone ad una comunità scientifica, ma la affianca portando valore aggiunto al vino, sempre con fare di rispetto e prudenza, mettendo al centro la qualità, in cui equilibrio e armonia collaborano. Proprio sull’equilibrio Carosso sottolinea quanto si tratti di una piacevolezza generata da una serie di sensazioni che tra loro creano sinergie, contrasto talvolta, dominanza. La contrapposizione tra verticalità e rotondità al palato deve tradursi in piacevolezza e sinergia: si tratta di un concetto dinamico applicato alla tipologia.
La Valtellina: le sottozone Valgella e Sassella
È Paolo Balgera a prendere la parola e a raccontarci che sono due zone completamente diverse: la Sassella è caratterizzata da terreni poco profondi, al di sotto dei quali si trova la roccia. Terreni dove non esiste riserva idrica, e dove, nei mesi più caldi tra luglio e agosto, la situazione può assumere aspetti di assoluta criticità: la mancanza di acqua può comportare il blocco della maturazione fenolica e tecnologica dell’uva, fenomeno amplificato anche per effetto del cambiamento climatico. La Sassella è inoltre una zona soggetta a grandine, per via della Valmalenco che immette aria fredda lateralmente: nel 2023 è stata purtroppo colpita da alcune grandinate che hanno compromesso la resa e la qualità delle uve. Nella Sassella, quando il ciclo vegetativo è corretto, il Valtellina Superiore assume caratteristiche più strutturate e rotonde: si tratta infatti di una delle zone più vocate e conosciute dell’intera Valtellina, unitamente all’Inferno. La Valgella è invece una zona meno nota, tuttavia aiutata dai cambiamenti climatici in corso. Qui i terreni sono profondi, i vigneti non vanno mai in stress idrico e la maturazione dell’uva, per effetto del surriscaldamento globale, si avvicina oggi a quella della Sassella. I vini della Valgella sono meno alcolici, più strutturati e più vinosi. Tra l’altro le due sottozone si sovrappongono in termini di superficie, entrambe intorno ai 160 ettari vitati. Un altro aspetto da tenere presente per quanto attiene alle sfumature espressive è rappresentato dalla differenza tra vigne nuove e vigne storiche. Nelle vigne storiche si registra l’influenza di altri vitigni nativi presenti in Valtellina, come la pignola, la rossola e la brugnola (ammessi in uvaggio del Valtellina Superiore sino a un massimo del 10%), mentre nelle vigne nuove troviamo nebbiolo in purezza. Rispetto al passato, sottolinea Paolo Balgera, i vini valtellinesi possono risultare meno verticali, con una tendenza più “langaroleggiante”, per utilizzare un neologismo: vini più rotondi e più morbidi. Il climate change sembra avvicinare zone in passato profondamente lontane. Un altro fattore che non può essere sottaciuto è quello legato all’altimetria, che proprio in questi periodi di cambiamento climatico sta sostanzialmente modoficando i canoni valtellinesi. Dal punto di vista dei descrittori nei vini della Sassella sono presenti sentori di nocciola tostata, mentre nei vini della Valgella liquirizia e marasca sotto spirito, che sono nel DNA della sottozona.
Il Barbaresco
È Mauro Carosso a definire sinteticamente il territorio: si tratta di terreni caratterizzati dalla presenza di marne e calcare, terreni tortoniani, come vengono definiti. Rispetto ai vini di Valtellina Mauro precisa che il calice è caratterizzato da una maggiore struttura. Il nebbiolo è una varietà nobile complessa che ha necessità di una interpretazione e valorizzazione sinergica tra territorio, vitigno, lavoro dell’uomo e immagine dell’ambiente circostante.
Prima batteria
- Valtellina Superiore Valgella Sant’Eufemia 2020 - Maria Luisa Marchetti
- Valtellina Superiore Cà Morei 2020 - Sandro Fay
- Valtellina Superiore Vigna La Cornella 2019 - Fratelli Bettini
Sono vini che nel complesso descrivono precisamente la sottozona di provenienza: vini piacevoli, corretti, molto vivi. Hanno nel calice una bellissima intensità luminosa. Il primo vino ha una tonalità cromatica quasi ammaliante: rosso rubino, di rara vivacità. Il secondo e terzo vino sembrano essere dotati di maggiore complessità, mentre il primo ha una immediatezza di beva legata anche a sentori di ciliegia e di gelatina di frutta piacevolmente freschi. Il vino della cantina Sandro Fay al naso si presenta con intensità e consistenza maggiori, di ottima florealità, giocato sulla tonalità del carminio e su sentori al naso di vaniglia, violetta e liquirizia da caramella gommosa, con sbuffi balsamici. Il 2019 di Fratelli Bettini ha un colore più filigranato, con tendenza al granato e note olfattive che virano verso lo speziato e sentori più agrumati. Il primo vino è giocato sulla freschezza mentre il secondo esprime maggiore sinergia tannica, e il terzo regala, nonostante l’anno in più, un’acidità quasi superiore.
Seconda batteria
- Valtellina Superiore Sassella I Ciaz 2020 - Cooperativa Triasso e Sassella
- Valtellina Superiore Sassella Riserva 2020 - Aldo Rainoldi
- Valtellina Superiore Sassella RedEdition 2019 - Plozza
Le tonalità dei tre vini tendono al granato, con sensazioni trasparenti di grande raffinatezza. Tutti i vini sono coerenti nell’essere molto sottili ai profumi, con piena coerenza naso-bocca e con note giocate su fiori ed erbe aromatiche. Il primo vino si presenta al naso quasi succoso, con ricordi di melograno e di ribes e una parte vegetale legata alla nocciola spellata e alla mandorla. I terreni ossuti ed essenziali della Sassella regalano un vino realizzato quasi per sottrazione, ma di grande fascino ed eleganza. L’interpretazione di Aldo Rainoldi si presenta con un incipit balsamico, con erbe officinali e speziature preziose e con un frutto più in confettura. Il terzo vino ha invece un naso più dolce, da distillato di frutta, con miele rosato e una componente tannica più accentuata, che sembra testimoniare un utilizzo del legno più marcato. Molto piacevoli nei tre vini le sensazioni tanniche, che risultano ben integrate.
Terza batteria
- Barbaresco DOCG Vicenziana 2021 - La Licenziana
- Barbaresco DOCG Vigneto Manera 2020 - Rizzi
- Barbaresco DOCG 2020 - Cerrino
I descrittori sono perfettamente coerenti con il vitigno, in particolare la florealità da viola e da rosa. Nonostante la gioventù dei vini, la speziatura emerge in modo evidente, con ricordi di liquirizia dolce e note empireumatiche. La tonalità dei vini vira verso il granato e, rispetto ai vini di Valtellina, l’apporto glicerico è più evidente. Nel primo vino il naso ha ricordi più balsamici e mentolati, con note di radice e di confettura di frutta. È giocato comunque sulla freschezza e sulla tannicità. Il secondo vino esprime maggiori tostature, con sbuffi di caffè e di cacao e un sentore leggermente ossidativo, con una importante morbidezza e piacevolezza di beva. Il terzo vino, presenta delle note lattiche iniziali, per poi aprirsi alla florealità. Sembra essere il vino al naso più profondo e complesso, con un ottimo corpo al palato. Sono tutti vini di grande gioventù, a conferma del fatto che il nebbiolo è un vino di tenuta, un vino che sfida il tempo.
Due batterie alla cieca
Si è trattato di sei vini su due batterie, due Valgella, due Sassella e due Barbaresco tra loro mescolati. Un test dove i Degustatori sono messi alla prova non solo nel tentativo di individuare la corretta provenienza, ma di riconoscere i marcatori dei vini in degustazione. I vini della Sassella puntano più sulla concentrazione olfattiva di frutta matura, mentre quelli della Valgella hanno una sensazione di ciliegia evidente. I Barbaresco si rivelano con una parte tannica più marcata e fissa rispetto agli altri vini.
- Valtellina Superiore Sassella Riserva La Priora 2016 - Caven
- Barbaresco DOCG 2020 - Azienda Agricola Ronchi
- Valtellina Superiore Valgella Francia 2019 - Nino Negri
- Barbaresco DOCG 2020 - Quazzolo
- Valtellina Superiore Valgella 2015 - Balgera
- Valtellina Superiore Sassella MR 72 2018 - La Spia
Molto sfidante l’individuazione della provenienza dei sei vini e alcuni driver degustativi sono risultati evidenti: i vini valtellinesi si rivelano più sottili al palato, mentre il Barbaresco piemontese ha corpo e struttura diverse, senza tuttavia risultare sontuoso o imbrigliato. L’agilità dei vini valtellinesi anche nelle annate più arretrate è un aspetto importante. I tratti legati all’eleganza e alla perfezione di un tannino che, a tratti e in alcune referenze, risulta particolarmente ricamato, sono gli aspetti vincenti di una degustazione interessante e formativa.
Una giornata che ha avuto il sapore di un’indagine e che, attraverso il format che ha previsto prima la narrazione dei territori e poi i test di degustazione, è risultata vincente per comprendere in profondità le caratteristiche degli areali.
L’incontro si è concluso con un pranzo presso il Ristorante La Brace che ha ospitato la sessione con un menù del territorio: dall’antipasto valtellinese con salumi e taroz alle crespelle sul letto fondente di Bitto DOP e risotto con bresaola al Sassella.
Un modo piacevolissimo e conviviale di concludere l’incontro di formazione.