Dentro il territorio. Approfondimento sulle piccole denominazioni bresciane

Degustatori AIS Lombardia
19 febbraio 2020

Dentro il territorio. Approfondimento  sulle piccole denominazioni bresciane

Ritornano gli incontri di studio e approfondimento del gruppo di Degustatori di AIS Lombardia, con un prezioso focus sui territori meno conosciuti della regione. Lo scorso 18 gennaio, presso la sede di AIS Brescia, l'analisi di cinque particolari DOC bresciane.

Davide Gilioli

Luigi Bortolotti e Sebastiano Baldinu, responsabili dei Degustatori di AIS Lombardia, hanno curato il rientro dalla festività natalizie del team di Degustatori lombardi con una proposta curiosa e dalla grande valenza didattica: l’assaggio di venti vini suddivisi in cinque batterie da quattro campioni ciascuna, rappresentative di altrettante denominazioni non così semplici da incontrare. 

Si parte in maniera spumeggiante, con quattro calici di bollicine: la prima batteria è, infatti, dedicata al Lugana DOC Spumante, che – al di là dell’esiguità delle quantità prodotte – rappresenta un prodotto storico della denominazione, presente nel disciplinare fin dal 1975. Vengono quindi serviti quattro spumanti Metodo Classico da uve turbiana in purezza, che si contraddistinguono per la decisa vena fresco-sapida, ammorbidita in queste versioni da un perlage avvolgente e cremoso che offre all’olfatto – oltre ai sentori delicatamente floreali e fruttati tipici del vitigno – una piacevole fragranza con ricordi di panificazione.

La seconda batteria è dedicata alla DOC San Martino della Battaglia, una piccola area situata a sud del Lago di Garda, a cavallo tra le province di Brescia e Verona. Qui, dato il posizionamento geografico e il grande successo commerciale riscontrato dalla vicinissima DOC Lugana dalla fine degli anni Novanta in poi, il rischio di essere fagocitati è sempre stato piuttosto elevato. Ma grazie alla tenacia di alcuni produttori e alla lungimiranza del relativo disciplinare di produzione, che ha voluto espressamente tutelare la tradizione storica della coltivazione dell’uva tocai friulano (localmente chiamata tuchì, la cui presenza è prevista per almeno l’80% nei vini della DOC), questa “nicchia” si sta ritagliando sempre più spazio negli ultimi anni. La batteria è composta da quattro vini bianchi, tutti afferenti al millesimo 2018, nei quali è possibile riscontrare le note olfattive di frutta gialla matura accompagnate al palato da una buona struttura e, ancora una volta, una decisa ma piacevole sapidità. Marchio di fabbrica del tuchì, che lo rende facilmente riconoscibile in degustazione, è poi il finale tipicamente ammandorlato.

Il giro di boa è segnato da una batteria mista, composta da un bianco e tre rossi, ma tutti appartenenti alla DOC Capriano del Colle. Ci troviamo a sud della città di Brescia, sul piccolo altopiano calcareo-argilloso del Monte Netto, unica altura che interrompe la strada pianeggiante che porta verso Cremona. Qui si producono bianchi a base turbiana (min. 60%) dalle caratteristiche generalmente più morbide e rotonde rispetto alle versioni gardesane, a causa di una diversa composizione dei terreni e l’assenza dell’effetto climatico delle brezze lacustri. 

Per quanto attiene i rossi, il vitigno più rappresentativo è il marzemino (di cui è prevista dal disciplinare anche una tipologia specifica in purezza, con menzione in etichetta) che gioca su sfumature di frutti rossi fragranti e speziate, mentre il Capriano del Colle Rosso – presente anche nella versione Riserva, con affinamento di almeno 24 mesi, spesso in legno – prevede un blend di marzemino, merlot e sangiovese, cui possono essere aggiunti in minima parte anche vitigni complementari, è più orientato a vini di struttura da accompagnare alle carni rosse e ai formaggi tipici locali. 

La quarta batteria è dedicata alla DOC Cellatica, piccola area che insiste sulle colline rocciose (argille rosse frammiste a marne) poco ad ovest di Brescia. Qui vengono prodotti vini rossi da un blend di quattro vitigni, che devono essere necessariamente presenti: marzemino, barbera, schiava gentile e incrocio Terzi (barbera X cabernet franc), cui è possibile aggiungere altri vitigni rossi autorizzati nella regione Lombardia per un massimo del 10%. La produzione è molto limitata, poiché la zona, che si sovrappone parzialmente alla parte orientale del territorio della Franciacorta DOCG, è stata oggetto di riconversione verso la produzione di vini spumanti. La presenza di note ferrose, unitamente alla marcata acidità e un discreto apporto tannico dei vitigni impiegati li rende vini piuttosto asciutti e decisi, con un caratteristico finale amaricante e pertanto particolarmente adatti in accompagnamento a piatti della tradizione, a base di carni e formaggi.

L’ultima batteria è dedicata alla minuscola DOC Botticino, area famosa nel mondo per i suoi pregiatissimi marmi. Similmente a quanto visto per la DOC Cellatica, anche qui si producono solo vini rossi, da un blend di quattro vitigni (obbligatori): barbera, marzemino, schiava gentile e sangiovese. Si tratta di vini contraddistinti da intensi profumi di ciliegia rossa matura, cui si aggiungono note speziate e balsamiche già in gioventù, ma che con l’affinamento possono arrivare a terziari di apprezzabile complessità aromatica. In bocca si è guidati dalla vibrante acidità della barbera, che viene però ottimamente smorzata dall’effetto degli altri vitigni complementari, donando piacevolezza ed eleganza che non mancano nemmeno nelle versioni più strutturate.

Al termine di questa cavalcata didattica rimane ai Degustatori lombardi la consapevolezza di come l’ampelografia di Lombardia possa regalare infinite sfaccettature nell’ambito delle proprie diversità territoriali: approcciare correttamente tutto ciò richiede l’umiltà di ascoltare, la curiosità di conoscere, la passione di approfondire. E fra qualche mese, durante i panel di degustazione per la guida Viniplus di Lombardia, a diversi di loro torneranno in mente queste particolari sensazioni incontrate oggi.