I Degustatori AIS Lombardia incontrano il Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese

Degustatori AIS Lombardia
14 ottobre 2021

I Degustatori AIS Lombardia incontrano il Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese

La prima giornata di approfondimento della stagione 2021-22 vede il gruppo guidato da Luigi Bortolotti e Sebastiano Baldinu ospite del Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese, per una interessante tornata di degustazioni dedicate al pinot nero

Marco Agnelli

Una sottile nebbiolina pervade il cielo di Montalto Pavese. È sabato mattina, e dopo un lungo periodo di stop forzato, il gruppo Degustatori AIS Lombardia riscopre finalmente il piacere di alzarsi presto, prendere un caffè al volo (ma rigorosamente lontano dal momento della degustazione!) e mettersi in viaggio. «Peccato per questa giornata non soleggiata» è stato il primo pensiero di chi vi scrive. Subito seguito da «Però queste colline con questa nebbia sottile hanno ancora più fascino». Proprio così. La via che da Casteggio porta a Montalto è una salita di circa 10 chilometri tutta a curve. Se si riesce, ogni tanto e con attenzione, a distogliere lo sguardo dalla strada si scopre un paesaggio lirico, affascinante e persino struggente.
Ci troviamo presso la Tenuta “La Colombina” a Montalto Pavese, per una giornata interamente dedicata alle differenti espressioni di uno dei vitigni simbolo del territorio: il pinot nero. Il numeroso gruppo dei Degustatori AIS è ospite del Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese, rappresentato dalla presidente Gilda Fugazza e dal direttore Carlo Veronese. L’idea è quella di andare ad indagare in profondità il pinot nero, di cui l’Oltrepò rappresenta il primo territorio italiano per superficie vitata e in assoluto uno dei primissimi al mondo. 

«La tradizionale versione del pinot nero sul territorio era quella frizzante vinificata in bianco», ci dice il Direttore Veronese. Questo era il tipico vino da mescita al bar di tutta la Lombardia e non solo. Questa tipologia rientra nella DOC Oltrepò Pavese. La diffusione crescente di prodotti di elevata qualità vinificati in rosso hanno portato nel 2010 all’istituzione della DOC Pinot Nero dell’Oltrepò Pavese, che prevede esclusivamente vinificazione in rosso e tipologia frema. Nella versione spumante, invece, il pinot nero rappresenta l’unica DOCG della provincia di Pavia. Per illustrarci i criteri con cui sono stati selezionati i vini della giornata, Veronese premette che sul territorio esistono aziende importanti che non rivendicano la denominazione. La scelta odierna, trattandosi di una giornata istituzionale in collaborazione tra AIS e Consorzio, è stata quella di presentare esclusivamente vini DOCG per quanto riguarda il metodo classico e vini DOC per le versioni vinificate in rosso.

Il pinot nero in Oltrepò Pavese: un po’ di storia

È Mario Maffi, voce storica del territorio e decano degli enologi oltrepadani, a riassumerci la storia del pinot nero in Oltrepò. Si ipotizza che il nobile vitigno sia stato portato qui dalle legioni Romane che dalla Pannonia e dall’Armenia si spostavano verso la Gallia. Il pinot nero fin da subito si rivelò ostico, poiché rispetto ad altre uve locali maturava troppo presto. Riapparve con certezza insieme ad altri vitigni francesi intorno al 1600, per poi stabilirsi definitivamente sul territorio a partire dal 1850, quando il conte Vistarino lo piantò a Rocca de Giorgi con il sistema di allevamento del Guyot. La storia ci dice che Carlo Gancia aveva avviato una collaborazione con il conte Vistarino per lavorare sulla messa a punto del Metodo Classico. Vistarino non era convinto fino in fondo delle potenzialità del progetto, per cui fece un accordo per cedere tutto il materiale a Gancia, che portò poi a compimento i lavori a Canelli. 

Il terroir oltrepadano

I terreni dell’Oltrepò sono piuttosto eterogenei: sulla prima fascia collinare abbiamo una prevalenza di matrice argillosa, mentre salendo ad altitudini maggiori l’argilla cede il posto alla componente gessosa. Le differenti formazioni geologiche risultano un aspetto fondamentale e discriminante per capire le modalità con cui il pinot nero si esprime, e sarà una delle chiavi di lettura della sessione di lavori odierna. Le degustazioni come sempre sono avvenute alla cieca, con punteggio in centesimi espresso mediante utilizzo della nuova scheda AIS. Comprensivo di nuove voci e di nuovi coefficienti di correzione, il nuovo strumento di valutazione ha fatto il suo debutto ufficiale nelle sessioni di degustazione estive per le guide Vitae e Viniplus 2022.

La degustazione

La prima batteria era dedicata all’Oltrepò Pavese Metodo Classico DOCG. In questo caso gli elementi che hanno contribuito a differenziare maggiormente i campioni degustati sono stati i terreni (tre vini su quattro venivano da terreni gessosi, uno dalla prima collina con prevalenza argillosa) e il tempo di affinamento sui lieviti (36, 40, 50 e 60 mesi). 

Anche la seconda batteria era dedicata al Metodo Classico, ma questa volta rosé. Quello che ha attirato l’attenzione di un po’ tutti in questa batteria è stata la presenza di una certa eterogeneità cromatica, figlia di differenti approcci sia nella pressatura, sia nella tempistica di contatto delle bucce con la massa liquida. La batteria ci ha offerto una bella fotografia, pur nella diversità dei campioni degustati, di quello che è il Metodo Classico rosé in Oltrepò e di come si esprime il pinot nero in questa tipologia. 60, 60, e 18 mesi i tempi di affinamento sui lieviti dei vini degustati (per uno dei quattro campioni il dato non risulta dichiarato).

La terza e la quarta batteria sono in realtà da considerare un tutt’uno. Spostandoci sul pinot nero vinificato in rosso, abbiamo avuto il piacere di degustare otto campioni di Pinot Nero DOC, i primi quattro provenienti dalla prima fascia collinare, i secondi quattro da terreni collocati a maggiore altitudine. Nel primo quartetto abbiamo degustato un 2019 con leggero passaggio in botte, a seguire un campione del 2018 e due del 2017.  Tutti questi vini presentavano colore abbastanza carico (tranne il campione del 2018, dove il colore più tenue, ha spiegato Maffi, è una caratteristica dell’annata), avevano fatto legno (sebbene il primo per un periodo piuttosto breve) e provenivano da altitudini comprese tra i 180 e i 250 metri. Il secondo quartetto era invece caratterizzato da un colore leggermente più trasparente, e da componenti balsamiche più marcate. Tre campioni erano riferiti all’annata 2017, uno alla 2016. Il primo presentava già un grande naso, mentre il palato era ancora in divenire e i tannini prevaricavano il resto. Il secondo vino era più equilibrato, meno intenso ma con una continuità naso bocca già più definita e quindi in questo momento più pronto. Maffi, confrontando i primi due campioni, ha aggiunto alcuni dettagli che hanno aiutato a comprenderne meglio le caratteristiche in degustazione. Il primo vino veniva da vigne a circa 200 metri sul livello del mare, il secondo da una zona oltre i 300 metri. Considerate le caratteristiche dell’annata 2017, nel complesso siccitosa, si può concludere che in questo momento sono più equilibrati i vini da zone in cui si è avuta qualche pioggia in più e maggiore escursione termica. Si sottolinea infine che il quarto vino, unico 2016 del roster, presentava una componente balsamica già preponderante, laddove nei primi tre campioni questa era invece appena accennata.

Terminata la giornata di lavori, abbiamo con molto piacere avuto la possibilità di rilassarci con un aperitivo e un ottimo pranzo preparato dalla tenuta “La Colombina”. Il pensiero che si è fatto largo presso i numerosi Degustatori presenti alla giornata di formazione è stata la consapevolezza delle grandissime potenzialità del pinot nero in uno dei più storici e affascinanti territori vinicoli italiani.