I “Vini del Mediterraneo”, aggiornamento tra Spagna, Sardegna e Grecia
Degustatori AIS Lombardia
25 giugno 2025

Focus di approfondimento sul tema della mediterraneità per il gruppo degustatori di AIS Lombardia, ospiti dell’azienda Antica Fratta in Franciacorta. Nei bicchieri Metodo Classico e vini rossi, da quelle greci a quelli spagnoli, passando per il Cannonau di Sardegna
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È stata Monticelli Brusati, in Franciacorta, ospiti dell’azienda Antica Fratta della famiglia Ziliani, la location scelta lo scorso aprile per affrontare un nuovo tema certamente affascinante e molto utile all’interno del percorso di formazione dei Degustatori di AIS Lombardia e che poi porta alle degustazioni finali per la guida ViniPlus di Lombardia e Vitae di AIS Italia: i vini del Mediterraneo.
Introduzione all’allenamento
La giornata prevede cinque batterie: una prima di Metodo Classico spaziando tra Franciacorta, Grecia e Cava spagnolo, a seguire 4 batterie di vini rossi. Le prime tre sono monotematiche, rispettivamente sui rossi greci, sul cannonau di Sardegna e i rossi della Spagna; infine l’ultima batteria prevede il servizio alla cieca di queste ultime tipologie.
Prima batteria. Il Metodo Classico
Spetta ad Artur Vaso, neo curatore della Guida ViniPlus di Lombardia, commentare i vini e i risultati dei degustatori presenti in sala.
Il primo calice si presenta inizialmente molto aromatico per essere un Metodo Classico, per poi virare in una sensazione salmastra leggera.
Con il secondo vino invece cambia tutto; la struttura, la potenza, la parte olfattiva e gusto olfattiva. In questo caso troviamo sensazioni che ricordano le erbe aromatiche, come salvia e rosmarino, una parte di frutta esotica, mela fuji: in bocca ha una persistenza importante e la parte salina è immediata, ben intrecciata con l’acidità. Certamente la lunghezza del vino fa salire la fascia di punteggio, come ben individuato da parte di tutta la sala.
Con il terzo assaggio si cambia ancora zona e la struttura del vino. Come fossero due vini in uno, troviamo al naso un racconto che al palato però cambia. Il vino ha più struttura rispetto al primo campione, ma meno persistenza aromatica del secondo, al palato risulta di maggior freschezza rispetto alla sua sapidità.
Il primo vino, come rivela Artur, ha un’aromaticità che deriva da uve macabeo, xarel-lo, parellada, una struttura abbastanza esile: il vino, un Cava Brut Nature “Azimut” del millesimo 2023, è prodotto dall’azienda biodinamica Suriol.
Il secondo vino viene sostanzialmente riconosciuto dalla grande maggioranza del gruppo che identifica il territorio franciacortino grazie all’ottima espressività al naso ma soprattutto alle peculiarità del palato, contraddistinto da una parte di sapidità evidente e una lunga persistenza. Il vino è il Franciacorta Essence Noir 2019 dell’azienda Antica Fratta.
Lo spumante greco, infine, risulta di conseguenza l’ultimo campione della batteria: si tratta della Cuvée Speciale Extra Brut 2022 dell’azienda Karanika. Ha dimostrato una bellissima espressività e ha tratto in inganno molti in sala. È ottenuto dai vitigni xinomavro e asyrtiko.
Seconda Batteria: Grecia
Iniziano le batterie dei vini rossi partendo con tre campioni di vini greci. Artur spiega brevemente le caratteristiche di questo territorio e le sue diversità, molto importanti da tenere in considerazione. I territori interni della Grecia sono contraddistinti da escursioni termiche più accentuate e un clima continentale/sub-continentale. Oltre ad altre differenze, questo aspetto è certamente il più evidente rispetto al clima presente nelle isole, tra cui le più importanti sono Cefalonia, Santorini, Somos e molte altre, ciascuna a sua volta con proprie e specifiche caratteristiche.
«Un altro fattore importante è la distribuzione dei vitigni – continua Artur Vaso –. Il vitigno a bacca bianca assyrtiko, ad esempio, è maggiormente diffuso a Santorini, ma risulta presente anche nell’entroterra seppur appare negli uvaggi in percentuali minori». La varietà a bacca rossa mavrodaphne, la cui traduzione letterale parrebbe essere “alloro nero”, è invece maggiormente presente nell’entroterra. Quest’uva dà vini importanti, soprattutto per la parte tannica e spesso l’approccio produttivo è simile a quello francese. A riprova di questo, in diverse zone si trovano cantine con la dicitura “Château” nella composizione del loro nome.
Questo vitigno ha un’intensità colorante non eccessiva e si riconosce per i profumi di frutta che ricordano la confettura di piccoli frutti rossi, la ciliegia, una nota associabile alla “vernice scura” e al palato la presenza di un tannino importante e che ha bisogno di tempo per essere “addomesticato".
La degustazione ha messo in evidenza giudizi simili nei punteggi per i primi due campioni, mentre le valutazioni dell’ultimo vedono una forbice di voti più ampia.
I vini
All’esame visivo il primo vino risulta porpora-amaranto, indica quindi la presenza di un vino relativamente giovane, con una media intensità colorante. Al naso si avvertono note di piccoli frutti rossi, con una parte alcolica non eccessivamente incisiva, per poi virare su una nota erbacea legata alla foglia di pomodoro.
Ci troviamo nel Peloponneso, con escursioni termiche evidenti: un vino diretto, che racconta la tipologia di vinificazione in acciaio a partire dal colore. Il vino non è filtrato. Ha un aspetto visivo premiante ma una PAI leggermente sotto le aspettative. Si tratta del Laurier Noir Nature 2023 dell’azienda Tetramythos.
Il secondo vino, invece, si presenta con un impatto non così disponibile e aperto, con iniziali sentori animali; un po' cupo al naso e con una chiusura leggermente amaricante al palato. Non mostra la croccantezza del primo vino e la piacevolezza di bocca risulta più contenuta. Questo mavrodaphne proviene da Cefalonia e si percepisce chiaramente uno stile francese nella vinificazione, ad esempio per l’uso della barrique. Il vino si chiama Orgeion 2021 ed è prodotto dall’azienda Sclavos
L’ultimo vino della batteria lascia intendere sin da subito un cambiamento, al naso potrebbe confondersi con un taglio bordolese. All’olfatto ha una nota alcolica evidente, ma al palato mostra una gustosità molto piacevole e ricca. Buona la persistenza su note che ricordano la china, il rabarbaro e i piccoli frutti rossi. È un calice che si lascia bere volentieri e che arriva un paio di punti sotto i novanta centesimi. La zona di produzione è quella centrale, nel Peloponneso occidentale: è il Daphne Nera 2017 dell'azienda Mercouri.
Simone Bevilacqua, Vice Responsabile del gruppo Degustatori, puntualizza come, in questa batteria, la difficoltà per la sala siano state la presenza di una mancanza nei vini di un tratto comune evidente e tale variabilità può essere imputata anche alle scelte delle aziende produttrici, poiché tutte biodinamiche.
Terza batteria: Sardegna
La Sardegna è un’isola che presenta al suo interno molte sfaccettature che danno origine a vini anche molto differenti tra loro. Sebbene tutti i campioni appartengano alla denominazione Cannonau di Sardegna DOC, provengono da differenti zone di produzione: Jerzu, oggi considerato una sorta di “Grand Cru” del cannonau, Seridania e Dolianova.
Come per molti vitigni, anche il cannonau raccoglie testimonianze discordanti circa la sua origine. Alcune sostengono la provenienza spagnola, altre quella orientale da parte dei Fenici durante le guerre puniche. Grenache, tai Veneto, gamay del Trasimeno, vernaccia nera di Serrapetrona, sono alcuni dei vitigni con cui condivide la propria origine genetica, risultando sostanzialmente lo stesso vitigno. Dal punto di vista organolettico il cannonau non è famoso per un’acidità particolarmente spiccata e, dal punto di vista olfattivo, sono tipiche le note di confettura di ciliegia e le note speziate.
I vini
Il primo vino ha un’apertura al naso molto semplice, che racconta una gamma ristretta di famiglie odorose; al palato il tannino risulta leggermente presente e la beva, seppur piuttosto scorrevole, risulta equilibrata e piacevole. Proprio sul primo vino di questa batteria, nasce un’interessante riflessione da parte della commissione: «tante volte non si tratta semplicemente di arrivare allo stesso punteggio, quanto di capire la progressione della scheda che utilizziamo». Ci si potrebbe infatti trovare tutti d’accordo nell’assegnazione dello stesso punteggio, ma se ognuno premia aspetti diversi arrivando allo stesso risultato, significa che mentalmente sono stati degustati vini differenti. L’obiettivo di questi incontri, quindi, è quello di arrivare insieme alle stesse motivazioni e valutazioni che poi portano all’assegnazione di un determinato punteggio.
Questo primo vino – il Cannonau di Sardegna DOC 2023 dell’azienda Cantina sociale di Dolianova – viene premiato per l’aspetto e l’intensità olfattiva, mentre al palato per il piacevolissimo equilibrio.
Il cannonau successivo, che inizialmente si mostra particolarmente chiuso al naso, lascia poi spazio a una parte olfattiva più piena e complessa, con note di ciliegia, prugna e sentori balsamici. Molto interessante anche al palato per intensità, struttura e aderenza piena alla tipologia. Si tratta del Cannonau di Sardegna Doc Riserva Chuerra 2021 dell’azienda Antichi poderi di Jerzu.
Il terzo e ultimo vino della batteria – il Cannonau di Sardegna Doc Riserva “Senes” 2021 dell’azienda Argiolas –, è quello più garbato e che si avvicina alla fascia dell’ottimo. L’espressività del tannino in bocca è esattamente quello che ci si aspetta da questo vitigno.
La commissione sottolinea come sia fondamentale che l’espressione della qualità olfattiva emerga in modo immediato; alcuni vini lasciano emergere più profumo con il passare del tempo, ma un livello di giudizio superiore spetta a quei vini che esprimono complessità e gradevolezza con immediatezza.
Quarta batteria: Spagna
Il tempranillo è una varietà molto diffusa in Spagna e prende sinonimi diversi a seconda della zona di produzione: tinto fino, tinta del Pais, ull de Llebre (in Catalogna) giusto per citarne alcuni. La giornata prevede due zone differenti in degustazione: la Rioja e la Ribera del Duero.
Le due denominazioni sono vicine geograficamente ma hanno caratteristiche diverse. La Ribera del Duero, posizionata centralmente a 150 km da Madrid, risulta essere molto più calda mentre la Rioja, che sta vivendo un periodo di rinascita, si trova in una posizione che consente escursioni termiche maggiori.
Dopo aver brevemente ripercorso la classificazione di riferimento dei vini spagnoli – Joven, Crianza, Reserva e Gran Reserva – e sottolineato come in Rioja sia più comune propendere per vini monovarietali, diversamente dalla Ribera del Duero dove invece l’assemblaggio è più diffuso, la deguatazione ha messo in evidenza la maggior continuità e omogeneità dei vini; in questo caso il vitigno si è fatto sentire nei calici con maggior riconoscibilità rispetto alle altre zone.
I vini
Il secondo vino, ad esempio, è stato identificato un po' da tutti come appartenente alla DO Ribera del Duero, territorio nel quale il clima caldo lascia esprimere sentori fruttati molto maturi. Tutti i tempranillo si sono mostrati con un naso intenso ma piuttosto semplice nella complessità, muscolari e di buona piacevolezza gustolfattiva.
Il primo vino – Rioja Autor 2021 dell’azienda Vina Ane – si esprime con un tannino ancora leggermente acerbo e una moderata persistenza, al naso una buona maturità del frutto a differenza del palato che gioca più sulle durezze e la tensione.
Il secondo campione – Ribera del Duero DOC Tempranillo Crianza 2020 dell’azienda Tinto Pesquera – proviene dalla Ribera del Duero: naso caldo e maturo con un’eleganza più contenuta, un vino più maturo del dovuto.
L’ultimo vino della batteria – Rioja Gran Reserva 2010 dell’azienda Bodegas Loli Casado – è quello più completo e che raggiunge il punteggio più alto da parte dei degustatori. È un vino ricco, complesso, equilibrato e con una piacevole tensione al palato che regala una beva gradevole. La sala è stupita dell’anno in degustazione del vino: è un campione molto ben conservato che ha mostrato la metà dei suoi anni alla cieca.
Quinta batteria: rossi del mediterraneo alla cieca
L’ultima batteria della giornata è composta da 4 vini rossi, di cui non vengono indicate le denominazioni, così da potersi concentrare sulle differenze e sulle peculiarità di ogni calice ed eventualmente ricercare quanto carpito nelle batterie precedenti.
Una volta terminata la degustazione del gruppo è stata rivelata la particolarità di quest’ultima sessione: i campioni appena assaggiati sono stati quattro vini già bevuti nelle batterie precedenti.
Il primo vino è greco e corrisponde al terzo vino della rispettiva batteria precedente. La media della sala è rimasta pochi punti al di sotto del valore di riferimento della giuria e rispetto ai punteggi dati in precedenza.
Il secondo vino è un cannonau e, in questo caso, il gruppo è rimasto più coerente con il giudizio del vino rispetto alla batteria di riferimento precedentemente assaggiata.
La commissione precisa che in quest’ultima batteria i vini si sono espressi leggermente meglio rispetto a prima portando di uno o due punti più in alto le loro medie.
Il penultimo degli assaggi ci fa rimanere ancora in Sardegna con il cannonau di Argiolas che, con il tempo, si è espresso ancora meglio andando a toccare o a superare leggermente i novanta punti.
Infine, si chiude con un Rioja, il primo vino assaggiato nella quarta batteria.
I vini
Daphne nera 2017 - Mercouri
Cannonau di Sardegna Doc 2023 - Cantina sociale di Dolianova
Cannonau di Sardegna Doc Riserva “Senes” 2021 - Argiolas
Rioja “Autor” 2021 - Vina Ane
Una giornata importante, un’esperienza di grande valore, da conservare con cura e in grado di donare spunti di riflessione che consentono un continuo miglioramento.