Il Valtellina Superiore e lo Sforzato protagonisti con i Degustatori lombardi

Degustatori AIS Lombardia
04 febbraio 2016

Il Valtellina Superiore e lo Sforzato protagonisti con i Degustatori lombardi

La Valtellina e i suoi vini sono stati i protagonisti del primo incontro dei Degustatori lombardi dello scorso anno. L’obiettivo della trasferta è stato il confronto tra vini di diverse annate, provenienti da diverse sottozone, nonché la loro evoluzione nel tempo. Un arricchimento del bagaglio di esperienza dei degustatori impreziosito anche dalla presenza di molti produttori in sala.

Matteo Galiano

La viticoltura in Valtellina ha attraversato anni di gloria e di oblio nel corso degli ultimi due secoli. Nel 1800 la superficie vitata copriva 5000 ettari, scesi a 3200 nei primi anni ’70 per poi ridursi ai 1000 attuali. Nella prima metà del secolo scorso i nebbioli valtellinesi rappresentavano il riferimento per i vini di importazione statunitensi. Una gestione non sempre oculata dei vigneti e una produzione spesso basata sulla quantità rispetto alla qualità hanno influito negativamente sulle vendite e sull’interesse dei paesi stranieri. I costi elevati per una viticoltura quasi totalmente manuale hanno spinto molti produttori ad abbandonare i vigneti per dedicarsi ad altre attività. I terrazzamenti valtellinesi, realizzati dal lavoro dell’uomo, sono composti da terreno di riporto, legname e materiale organico. Questo spiega le differenze delle sottozone, come ad esempio Sassella e Inferno, che hanno terreni meno profondi di altre zone e sono dotate di poco scheletro; Grumello e Valgella, invece, sono caratterizzate da terreni più profondi con maggiore scheletro. In generale, tutte le sottozone hanno esposizione a sud e, a parte la zona di Grumello, le altre si estendono fino a 600 metri di altitudine.

Il riconoscimento della DOCG nel 1998 ha rilanciato la viticultura della zona, ridotto l’uva prodotta per ettaro fino a 65 quintali, consentendo di ottenere uve più mature e di conseguenza vini pronti più velocemente.

Degustatori Ais Lombardia in Valtellina - I relatori

La degustazione - Balgera

[È doveroso segnalare che la selezione delle aziende presenti è stata inevitabilmente dettata dalla disponibilità di annate storiche da utilizzare nel panel]

Luca Balgera, dell’omonima azienda ci introduce alla loro filosofia produttiva nella sottozona Valgella: valorizzazione della potenzialità dell’uva in vigna e interventi minimi in cantina; una filtrazione molto larga per non snaturare il vino, infine un passaggio graduale negli anni alle di botti di rovere di Slavonia rispetto a quelle di castagno, come da tradizione, ancora presenti in azienda.

Alla domanda su come sia stata l’annata 2015, Balgera risponde che le premesse sono ottime, grazie a una buona escursione termica tra la notte e il giorno oltre ad un’estate molto asciutta che ha ridotto le malattie sulle quali intervenire. La vendemmia è anticipata rispetto agli anni scorsi per meglio mantenere l’acidità. 

I vini
  • Valgella 2001: ci colpiscono la buona sapidità e il tannino morbido. Piacevole beva e facilmente abbinabile al cibo. 
  • Valgella Riserva 2000: un tannino più marcato del precedente, media acidità e buona sapidità. 
  • Valgella 1997: la resa per ettaro più alta (circa 90 q/h) ha fornito un’uva non al top della maturazione. L’annata fu problematica, con estate siccitosa e settembre piovoso. Naso di goudron legato alle botti in castagno. In bocca il tannino risulta un po’ aggressivo e l’acidità sostenuta. Nota ossidativa accentuata. Sicuramente il più maturo della batteria.
  • Valgella Riserva 1983: naso con note di evoluzione, di tabacco, cacao, carnoso, iodato, fiori secchi, acqua di rose. Buona la freschezza e i tannini. Molto lungo. Sorprendente per come abbia retto per oltre 30 anni.
La degustazione - Ar.Pe.Pe

Emanuele Pelizzatti rappresenta, insieme ai suoi fratelli, la quinta generazione dell’azienda Ar.Pe.Pe. Tredici ettari distribuiti tra Sassella, Grumello e Inferno. Il Rocce Rosse è il loro vino di punta ed è prodotto solo nelle migliori annate da vigneti posti tra i 400 e i 480 metri di altezza, dove ottengono l’ottimale maturazione fenologica e tecnologica.

Per quanto riguarda l’utilizzo delle botti, la filosofia aziendale è quella di far corrispondere un tempo di riposo in bottiglia pari al quello di affinamento in botte. Negli anni l’azienda ha acquistato prima botti di rovere di Slavonia, in seguito botti di rovere francese per poi realizzare botti composte da un mix di rovere, castagno e acacia ottenendo buoni risultati.

Oltre al legno Emanuele insiste sull’influenza del tappo sul vino. Ar.pe.pe. si rifornisce da quattro differenti fornitori dopo aver effettuato diverse prove sul prodotto. Negli ultimi mesi è stata promotrice della richiesta di modifica del disciplinare Valtellina per consentire la liberalizzazione della scelta del tipo di tappo. 

Degustatori Ais Lombardia in Valtellina - I relatori

I vini
  • Sassella Rocce Rosse riserva 2005: non proprio equilibrato sia nell’olfatto sia in bocca. Tannino più aggressivo. 
  • Sassella Rocce Rosse 2001: annata tardiva. Il vino risulta complesso e austero. 
  • Sassella Rocce Rosse 1996: annata tardiva e molto fresca. Sentori di frutti rossi (mora, prugna sotto spirito) insieme a note mentolate.
  • Sassella Rocce Rosse 1990: una bella annata, che si mantiene costante nel tempo. Notevole la bella sapidità.
La degustazione - Rainoldi

Un improvviso impegno ha impedito ad Aldo Rainoldi di presiedere alla mattinata di degustazione, brillantemente sostituito però dal collega Giorgio Rinaldi che ci ha presentato l’azienda. Nel corso degli ultimi anni il produttore si sta spostando dal legno piccolo al legno grande sia per il cambio di temperatura avvenuto in questi anni, sia per le richieste del mercato.

I vini
  • Inferno 2011: fiori e frutta seguito da nota di incenso. In bocca equilibrato e persistente.
  • Inferno Riserva 2005: naso salmastro, speziato. I tannini risultano arrotondati. Buona la persistenza.
  • Inferno Riserva 1999: Colpisce la nota balsamica. Probabilmente il migliore come espressione della batteria. Longevo. 
  • Inferno Riserva 1986: l’annata non fu tra le migliori. Il vino è molto vivo nel colore; profumi di confettura, note di tabacco.
Degustatori Ais Lombardia in Valtellina - i bicchieriLa degustazione - Nino Negri

L’ultima batteria di Valtellina Superiore riguarda l’azienda Negri, presentata da Claudio Alongi. I vini provengono dallo stesso terreno, ma differiscono nel tipo di legno usato per l’affinamento. In genere i loro vini presentano un tannino evidente supportato da corpo e acidità non spiccata. La zona di Grumello poggia su 30-50 cm di terra riportati sulla roccia madre. L’affinamento avviene in modo misto utilizzando barrique e botte. Tutti i vini presentano una tonalità “granato scarico brillante” per motivi legati a tre fattori: luce, estrazione e ossidazione. I vini sono secchi e dotati di buona trama tannica.

I vini
  • Grumello Sassorosso 2010: annata con produzione più piccola delle precedenti.
  • Grumello Sassorosso 2005: annata che si sta esprimendo meglio.
  • Grumello Vigna Sassorosso 1995: annata calda con pioggia. Frutta molto matura, terroso. Tannino morbido; giunto alla sua maturità.
  • Grumello Vigna Sassorosso 1990: acquisita negli anni ’90. Naso evoluto e molto fresco.
  • Vigna Castel Grumello 1984: imbottigliato da Negri ma vinificato dal precedente proprietario del vigneto. Resilienza incredibile. Tutte le note percepite sono da manuale del nebbiolo: china, corteccia, frutta matura, tabacco, polvere di caffè, resina. Manca un po’ la lunghezza ma è un vino di 30 anni e non li dimostra.
La degustazione  - Prevostini

Il Presidente del Consorzio per la tutela dei Vini di Valtellina, Mamete Prevostini, introduce, infine, l’ultima batteria composta dallo Sforzato Albareda della propria azienda. La tecnica dell’appassimento dell’uva in Valtellina esiste da prima che si coniasse il termine Sforzato e venisse venduto e conosciuto; prima di allora i vini venivano prodotti con un sistema più simile a un rigoverno alla toscana. Dal 1950 vengono commercializzati i primi Sforzato prodotti da uve completamente passite e dal 1967 il disciplinare ha previsto un appassimento minimo di 3 mesi. Freschezza ed eleganza contraddistinguono questi vini nonostante l’appassimento; la nota alcolica è maggiore rispetto al Valtellina Superiore ma non prevale grazie ad una buona acidità e al tannino presente.

Quello che caratterizzerà i prodotti futuri sarà il giusto compromesso tra la sovramaturazione dell’uva e l’ossidazione. Il nebbiolo è un'uva molto delicata e soggetta all’ossidazione soprattutto se non raccolta perfettamente sana. I grappoli perfetti sono quelli più spargoli e maturi. L’ottimale poi è riuscire a ottenere dall’appassimento, oltre alle caratteristiche note floreali e fruttate, anche l’eleganza olfattiva.

Le note di appassimento sono riconoscibili in tutti i vini degustati.

I vini
  • Sforzato Albereda 2011: in bottiglia da 10 mesi. Il naso si presenta complesso dai fiori alla frutta fino alle spezie. In bocca si trova conferma dei sentori; buona la persistenza.
  • Sforzato Albereda 2001: il più significativo della batteria. Elegante, dotato di buon tannino arrotondato dagli anni di affinamento. 
  • Sforzato Albereda 1996: il primo Sforzato prodotto. Molto differente dagli altri. Al naso presenta profumi eterei, salmastri con una nota balsamica. In bocca un buon equilibrio e una buona persistenza. Longevo.

Commenta la notizia

Per commentare gli articoli è necessaria la registrazione.
Se ancora non l'hai fatto puoi registrati cliccando qui oppure accedi al tuo account cliccando qui

I commenti dei lettori