L'espressione del territorio siciliano e una perla enologica lombarda

Secondo incontro del 2013 dei Degustatori AIS Lombardia nella sede dei panel della guida Viniplus: Ristorante il Chiodo presso Usmate (MB).

Davide Sacchi

 

Vino SiciliaLe bizze di questa primavera che tarda ad arrivare e il cielo che anche in questa occasione si è ostinato ad esibire tinte fosche e bagliori pallidi, non hanno attutito la voglia dei Degustatori lombardi di incontrarsi per un nuovo appuntamento di studio e approfondimento. 

Il percorso degli assaggi previsto prevedeva la degustazione alla cieca – ça va sans dire -  di diciannove vini suddivisi in cinque batterie, con i campioni di ogni batteria omogenei per tipologia. Denominatore comune delle prime quattro batterie la Sicilia, con particolare attenzione al confronto fra tradizione e innovazione, per cercare di comprendere l’evoluzione della vitivinicoltura dell’isola, che sta facendo parlare molto di sé anche al di fuori dei confini nazionali. 

Ultima batteria, anche in questa occasione, dedicata al vino dolce con un prodotto d’eccezione in termini di qualità e rarità: il Moscato di Scanzo.

Accanto alla conduzione di Luigi Bortolotti e alla regia di Sebastiano Baldinu, ancora due professionisti del mondo enologico: Michèle Shah, giornalista inglese e consulente di marketing per diverse aziende di settore, che ha dato valore aggiunto alla discussione proponendoci spunti da una prospettiva esterna ai nostri orizzonti, ed Emanuele Biava, produttore di Moscato di Scanzo e persona  nota ai degustatori lombardi.

La prima batteria di vini bianchi era costituita da due Chardonnay, un Etna Bianco da uve Carricante e un’insolita quanto curiosa versione di Nero d’Avola vinificato in bianco. 

Michele ShahLa scelta di affiancare due vini da vitigni autoctoni a due vini di respiro internazionale ha avuto lo scopo di far comprendere ai presenti in sala quello che è lo spirito del rinnovamento enologico Siciliano. Spiega Michelle Shah che i vitigni internazionali hanno consentito di portare la regione alla ribalta fuori dai confini italiani, stimolando i produttori all’imprescindibile innalzamento qualitativo.

I cinque vini rossi della seconda batteria ci hanno portato sulle pendici dell’Etna, la montagna di fuoco, territorio fra i più suggestivi in termini di paesaggio e prodotti enologici. Etna Rosso dunque. Qui il vitigno principe è il Nerello Mascalese e i vini degustati hanno espresso in pieno la loro personalità legata alla geografia e alla geologia. Stiamo parlando infatti di vigneti che giungono fino a 1200m di altitudine e fortemente influenzati dal terreno vulcanico su cui si sviluppano. Vini di indubbio appagamento, che al naso hanno regalato una complessità a volte un po’ criptica ma di sicuro fascino, dove alcuni campioni pagavano forse la giovane età. Una considerazione di Bortolotti è stata particolarmente esplicativa nella sua sintesi: Vini un po’ chiusi in gioventù e che richiedono particolare attenzione per coglierne la complessità delle caratteristiche gusto-olfattive.

Terza e quarta batteria composte da tre vini rossi ciascuna: Nero d’Avola e Syrah. Anche in questo passaggio ci si è soffermati sull’altalenante rapporto tradizione-innovazione. Qui abbiamo parlato di vini ad ampia diffusione territoriale, dove le interpretazioni produttive hanno mostrato evidente eterogeneità. Non a caso i campioni assaggiati spaziavano da vinificazioni che mostravano piacevolezza e facilità di beva, a concentrazioni più impegnative e “muscolari”. Va detto che tutti i vini di queste due batterie hanno mostrato uno standard qualitativo piuttosto elevato, ampiamente condiviso nel giudizio dai degustatori ai tavoli.

L’ultima batteria, come sempre la più impegnativa e faticosa in termini di concentrazione, è stata probabilmente la più emozionante e suggestiva. Quattro campioni di Moscato di Scanzo. L’introduzione di Emanuele Biava sul microcosmo enologico del Monte Tre Croci – si tratta della più piccola DOCG d’Italia - che con poche ma precise parole ci ha parlato della filosofia produttiva e delle caratteristiche che fanno grande questo prodotto tanto raro quanto nobile, si è sviluppata via via nelle fasi dei quattro assaggi. Abbiamo valutato le differenze nella complessità dei profumi, le numerose sfumature olfattive che vanno dalla delicata florealità della rosa, alla complessità delle note balsamiche e d’incenso. Bortolotti si è soffermato su un aspetto curioso: la percettibilità di sfumate note di legno esotico in alcuni dei campioni assaggiati - pur essendo il Moscato di Scanzo per disciplinare un vino che affina esclusivamente in acciaio. Forza ed eleganza costituiscono indubbiamente  lo spirito di questo grande vino.

Finale certo entusiasmante, sfociato in un applauso ai due relatori ospiti che hanno impreziosito la giornata con le loro osservazioni acute e puntuali. Un arrivederci a tutti i colleghi al prossimo appuntamento sulla strada dell’approfondimento, con uno sguardo verso l’obbiettivo comune della  Viniplus 2014.

 

Credits foto: www.vinoveritas.it, micheleshah.com

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