Le UGA del Chianti Classico

Il 14 gennaio, grazie al toscanissimo Valentino Tesi, miglior sommelier d’Italia 2019, accompagnati dalla suadente cadenza di quella lingua che di tutte le nostre è madre, i degustatori di AIS Lombardia hanno potuto letteralmente immergersi nella “nouvelle vague” che ha travolto il Chianti Classico.

Alessandra Marras

Il percorso di formazione degustatori non può esimersi dal prendere puntualmente in considerazione gli accadimenti più rilevanti che interessano il dinamico mondo del vino. In tale ottica l’esordio della stagione di incontri 2023 non poteva che aprirsi con una giornata di approfondimento dedicata alla nascita delle Unità Geografiche Aggiuntive del Chianti Classico. 

Una svolta epocale che, fortemente voluta dallo storico Consorzio Vino Chianti Classico, assume toni di ancora più grande straordinarietà soprattutto se si considera che ha dovuto affrontare le innegabili difficoltà di riunire sotto un unico pensiero le teste di almeno 480 produttori e superare, non senza travaglio, una forma mentis tendenzialmente conservativa e restia alle modifiche.

11 Unità Geografiche Aggiuntive - UGA

A dispetto dell’acronimo UGA, forse non proprio felice e soggetto a facile ironia, derivato di necessità dalla dicitura adempiente alle normative europee, il progetto è estremamente serio e prevede la suddivisione del territorio della denominazione in 11 “zone più ristrette e dotate di maggiore omogeneità”. 

San Casciano, San Donato in Poggio, Greve, Panzano, Castellina, Radda, Gaiole e Castelnuovo Berardenga, Unità già riconosciute, entreranno in vigore subito mentre Lamole, Montefioralle (comune di Greve) e Vagliagli (comune di Castelnuovo Berardenga) saranno attive solo a partire dalla terza vendemmia dall’entrata in vigore del nuovo disciplinare; a tale scadenza le aziende con i vigneti in queste tre ultime UGA saranno chiamate a scegliere se appartenere alla relativa Uga o se rivendicare la rispettiva Unità del comune di appartenenza.

Il territorio fa la differenza

Se è vero che, come dice Giovanni Manetti presidente del Consorzio, “il territorio fa la differenza”, le 11 Unità individuate rappresentano il primo passo per riconoscere e rendere giusto merito alla straordinaria composita unicità del Chianti Classico. Un mosaico di sottosuoli, suoli, altitudini, temperature, microclimi ed esposizioni in cui il sangiovese, “camaleontico” e fedele interprete ambientale, riesce a trasformarsi dando origine, nei pochi km che dividono Firenze da Siena, a espressioni di Gallo nero di sfaccettata e affascinante diversità.

Sebbene in una prima fase la possibilità di rivendicare le UGA di appartenenza sarà riservata alla Gran Selezione, vertice della piramide qualitativa del Chianti Classico, la puntuale e minuziosa degustazione guidata da Valentino, alla scoperta e comprensione delle singole peculiarità di ciascuna UGA, ha intenzionalmente preso in considerazione tutte le tipologie contemplate dalla denominazione.  

Quattro batterie, composte da quattro vini ciascuna e ogni volta con quattro UGA diverse. 

Prima batteria – Chianti Classico Annata

1

UGA GAIOLE – frazione di Monti in Chianti

Chianti Classico 2021 - Rocca di Montegrossi 

90% sangiovese 10% canaiolo e colorino - botti e tini di rovere 12/14 mesi 

Già con il primo vino è necessario fare una precisazione. La suddivisione in 11 UGA rappresenta solo un preludio, perché in realtà all’interno delle singole Unità è possibile individuare, in maniera piuttosto evidente, diversità che implicheranno la necessità di ulteriori ripartizioni.  

Qui, ad esempio, siamo a Gaiole ma nella frazione di Monti in Chianti, dove c’è Brolio. Una zona molto a sud della denominazione che l’espressione “sasso, sole e vento” ben sintetizza. Il sasso, ampiamente presente, è l’alberese una pietra calcarea che sembra contribuire al profilo dei vini donando freschezza, ma soprattutto struttura e spessore gustativo; un grande fruttato molto preciso e un grande equilibrio nel tannino. 

L’annata è la 2021, un vino giovanissimo. La gioventù si coglie nei riflessi ancora violacei e nel colore pimpante di grande lucentezza. Un bouquet invitante, dal fruttato esuberante che rimane fedele alla ciliegia, all’amarena, alla marasca, leggermente selvatica, acidula; poi la violetta. Seguono tocchi di pepe di Sichuan, l’agrume del sangiovese e una nota tostata di sigaro toscano. La bocca, in accordo con il naso, regala una bella acidità dall’effetto dissetante, gradevole nell’immediato. Il tannino, fresco, completa un profilo di coerente, semplice e lineare gradevolezza.

Valentino Tesi2

UGA RADDA – Versante sud

Chianti Classico 2021 - Monteraponi

95% sangiovese 5% canaiolo - botti grandi 16 mesi 

Siamo nel versante sud di Radda, i suoli qui sono ricchi di alberese; importante l’incidenza del bosco. L’altitudine dei vigneti arriva fino a 600m s.l.m.

Sebbene il colore non si differenzi particolarmente dal campione precedente, il naso si rivela subito diverso. Le botti di rovere hanno dato l’imprinting, una nota tostata tende a coprire l’immediatezza della ciliegia, già più matura, quasi a ricordare un boero. Si intuisce che con il tempo una migliore integrazione del legno declinerà il profilo in gradevolezza. La bocca invece è pienamente e inequivocabilmente raddese, affilata e di grande acidità. Il tannino più incisivo dà l’idea di muscolarità, ancora nervoso scalpitante ma di maggiore persistenza. Si intuisce il grande potenziale evolutivo e l’agrume presente già ora si impreziosirà.

A Radda la maturazione del sangiovese è lunga. La complessità esordisce talvolta con espressioni più “scontrose”, in cui legno può divenire strumento utile per smussare. Vini forse più lunghi da aspettare ma che promettono grande longevità. 

3

UGA GREVE – frazione di Lucolena

Chianti Classico "Dannata" 2020 – CasaRossa

95% sangiovese 5% canaiolo - tonneau e barrique usate 6/9 mesi

Dudda e Lucolena sono due frazioni, pochissimo antropizzate, del comune di Greve in Chianti; si affacciano sul versante che guarda il Valdarno, per raggiungerle è necessario “scavalcare” il crinale dei Monti del Chianti. I suoli sono tendenzialmente sabbiosi, da Macigno, con incursioni di galestro, uno scisto argilloso che conferisce finezza ed eleganza. 

L’aspetto perde il violaceo ma mostra grande luminosità e trasparenza. Al naso un frutto rosso maturo (da non sottovalutare l’anno in più di questo campione), gelatina di ribes rosso, la viola mammola che sottolinea la grande florealità del bouquet, quasi predominante una tipicità che spesso il Macigno tira fuori. A seguire spezie dolci, cioccolato al latte e tabacco biondo; un naso semplice ma espressivo. Al gusto si nota l’equilibrio, un bel bilanciamento tra alcol e tannino dalla grana fine; un vino già fatto, di piacevole armonia, che se perdesse l’acidità forse diventerebbe stancante. La persistenza è media. 

L’eleganza, il gusto sottile e l’equilibrio caratterizzano spesso i vini nati dai suoli sabbiosi da Macigno.

4

UGA SAN CASCIANO – frazione di 

Mercatale

Chianti Classico “Cavaliere d’oro” 2019 - Castello di Gabbiano

90% sangiovese 5% calorino 5% altri vitigni - botti di varie dimensioni e cemento 10 mesi

San Casciano è situata a nord est della denominazione. Le quote più basse, ma soprattutto la vicinanza al bacino di Firenze e di Prato, la identificano come la zona più calda. Qui, nello specifico, siamo a Mercatale, zona di macigno intercalato da Formazione di Sillano i cui suoli si caratterizzano per la presenza di una roccia calcarea più sottile dell’Alberese, meno incisiva, in rapporto allo stesso, per quel che riguarda la struttura. 

Il sangiovese qui assume dei toni più scuri, la vendemmia arriva a essere anticipata a settembre. Il primo impatto fruttato è di prugna secca, poi frutti sotto spirito su uno sfondo di pout-pourri di fiori; segue una lieve speziatura di noce moscata, una tostatura non invadente, con note vegetali di foglia secca e cenni di lauro. Al gusto si riconosce San Casciano, un vino di morbidezza, vellutato, caldo; si sente meno l’acidità affilata del sangiovese, a favore di un insieme più disteso Il finale, di ciliegia sotto spirito, sente l’alcol che finisce per inficiarne, in parte, la persistenza.

Seconda batteria – maturazione in legno/maturazione in recipienti diversi

5

UGA RADDA – Versante sud

Chianti Classico 2021 – Brancaia

100% sangiovese - acciaio e cemento

Brillante, con una trasparenza di attenuata fittezza cromatica tipicamente del varietale. Il naso è agrumato, sa di arancia rossa in modo schietto. Non siamo lontani da Monteraponi, anche qui abbiamo l’altitudine, il bosco ma senza l’utilizzo del legno. Ben percettibile la mineralità di ruggine, ardesia, grafite e note di ginepro. Anche qui la presenza importante dell’alberese disegna il profilo. Al gusto l’acidità è viva, sottolineata da una intensa salivazione; il chinotto e una lievissima vena amaricante accompagnano il gradevolissimo, rinfrescante, dissetante, grintoso carattere di Radda. Invita alla beva anche per l’accattivante retrogusto di agrume che torna.

6

UGA PANZANO 

Siamo a Nord Est della Conca d’Oro, noto riferimento della realtà panzanese, ma non bisogna dimenticare che a Panzano esistono anche le zone più fresche: il versante che si affaccia verso la valle della Greve, e quella parte di vigneti al confine con Radda.

Chianti Classico 2020 - Panzanello

100% sangiovese – acciaio 12 mesi

Di immediata evidenza la differenza del colore; qui troviamo la Pietraforte, una roccia arenaria calcarea a grana fine, color ocra che, oltre a dare un tannino di robusta importanza, incide sulla densità di materia colorante. Un bel rubino pieno e “carnoso”. Stupisce al naso dove la maturità del frutto con un tocco di dolcezza sul finale avrebbero potuto far pensare al contributo di tostatura da botte grande. Sulla Pietraforte nascono i sangiovese dai toni più scuri di tutti. Il frutto si declina sulla mora, prugna, mirtillo; poi cacao, caffè macinato, liquirizia, rabarbaro. Il tannino di Panzano è “duro” a grana fitta, ma attenzione alla qualità, bisogna farlo sciogliere in bocca per comprenderne l’espressività; un vino materico da masticare. Il tannino rimanda gradevolmente alla radice di liquirizia percepita al naso. La mineralità della Pietraforte si rivela in un retrogusto fumé e di oliva nera al forno. 

7

UGA GAIOLE – frazione di San Giusto a Rentennano

Chianti Classico 2020 – San Giusto a Rentennano

95% sangiovese 5% canaiolo - botti, tonneau di rovere da 500 lt 10-12 mesi

Torniamo a Gaiole ma questa volta ci troviamo nella punta estrema che letteralmente si incunea tra le “due ali di farfalla” di Vagliagli a Est e Castelnuovo Berardenga a Ovest. Qui le sabbie marine plioceniche predominano, dando origine a terreni sciolti e drenanti. Zona di luce e di calore.

Luminosissimo il colore, il naso è mediterraneo, origano, rosmarino; un fruttato di grande eleganza, l’agrume candito, la ciliegia e poi il floreale che inizia a farsi secco. Sbuffi di cannella, cardamomo, tabacco biondo, legno di cedro e la bacca di ginepro, poi il tocco fresco dell’ago di pino. Una raffinata complessità olfattiva che piano piano le famiglie se le prende quasi tutte. La bocca regala grande misura, il tannino, saporito e perfettamente cesellato, dialoga con una rinfrescante acidità e una gustosa sapidità. Lunghissimo il finale sulle note di tamarindo, carcadè e agrumi canditi.

Mirabile qui l’utilizzo del legno, che aiuta a portare a compimento l’espressione ma senza mai prevaricare.

8

UGA SAN DONATO IN POGGIO 

San Donato in Poggio è l’UGA più a Est della denominazione, si apre verso il mare di cui, seppur nella distanza, risente l’influenza. Oltre al comune di riferimento, comprende una piccolissima porzione di Poggibonsi. Ritorna la Pietraforte ma in un contesto di argille e sabbie marine. 

Chianti Classico 2019 – Fattoria di Cinciano

100% sangiovese – botti di rovere di Slavonia da 25-50 ettolitri 8/10 mesi

Il colore vira sui toni del granato. Il naso è sfaccettato, la fragola, il lampone ma anche la susina; un frutto maturo ma non di più. La speziatura si esprime su delicate note di chiodo di garofano e pepe nero. Ricordi vegetali, da bustina di tè, ma anche nocino, liquore alle erbe. Un vino perfettamente al confine tra componenti intatte e indizi di evoluzione. Al gusto torna il contributo della Pietraforte, il tannino saporito, salamoia, oliva nera, liquirizia, chinotto, cola. La dinamica tra tannino, freschezza e alcol non è ancora di perfetta compiutezza, risultando ancora un po’ slegata. 

 

Terza batteria- Chianti Classico Riserva

Con la tipologia Riserva saliamo di livello nella piramide qualitativa del Chianti Classico.  Diviene indispensabile comprendere a fondo le sfumature che fanno la differenza, individuare quei dettagli che fanno da discriminante nel conseguimento dell’eccellenza. 

UGA CASTELNUOVO BERARDENGA – frazione di San Gusmè

Siamo a Castelnuovo Berardenga al confine più a sud della denominazione. La zona è calda, luminosa, diminuisce la presenza del bosco e le colline, più basse, addolciscono il profilo.

Chianti Classico Riserva 2019 – Tenuta di Arceno

90% Sangiovese, 10% Cabernet Sauvignon - barriques di rovere francese di

secondo passaggio 10 mesi

La presenza del cabernet sauvignon non influisce più di tanto sulla fittezza della materia colorante che mantiene una luminosa trasparenza. Il naso parla di zona calda, con una sensazione di alcol appena percettibile, frutta sotto spirito, fiori macerati nell’alcol; la speziatura è evidente, tabacco biondo, legno di sandalo, affumicatura, con lievi cenni vegetali, poi origano e macchia mediterranea. Il gusto è disteso, di ottimo equilibrio, è una riserva ma in questa zona la luce e il sole portano prima al conseguimento di un profilo compiuto.  La sensazione pseudocalorica è tenuta a bada da un tannino setoso e dalla struttura di morbida avvolgenza. Un retrogusto di agrume e liquirizia allunga la persistenza.  

10

UGA SAN DONATO IN POGGIO – frazione di Poggibonsi

Chianti Classico Riserva “Borro del Diavolo” 2019 – Ormanni

100% Sangiovese - barrique nuove e usate 22 mesi

Un bel rubino con riflessi granato. Evidente al naso lo stacco dal campione precedente. Un profilo olfattivo complesso, subito mirto e ginepro e poi frutta rossa nitida e croccante, non ha indizi di evoluzione; la violetta appena colta, iris, lavanda. Minerale, affumicatura di legna arsa, terra bagnata, humus, ora il fruttato non è più solo rosso avanza il ribes nero. Cannella, cacao, una grande profondità che merita la concessione dell’attesa per schiudersi completamente. Ecco la Pietraforte al gusto, tannino incisivo, non prontezza immediata, è un vino che deve dare ancora molto, carnoso materico con una lieve nota amaricante da rotellina di liquirizia. Sapidità, una freschezza che si allinea in secondo piano, perché è il tannino che si affaccia per primo, un tannino di impatto a grana fitta, di qualità. Un finale che, sul ricordo di olive nere al forno, chiude saporito e persistente. Facilmente intuibile l’ottimo potenziale di longevità.

11

UGA GREVE – frazione di Ruffoli 

Come anticipato, la suddivisione in 11 Uga richiederà, per coerenza, la necessità di ulteriori frazionamenti. A Ruffoli siamo vicino a Lamole, vigneti in quota e terreni sabbiosi da Macigno.

Chianti Classico Riserva 2018 - Querciabella

100% sangiovese - barrique circa 16/20 mesi 20% nuove

Ritroviamo il tocco delle sabbie da macigno già dalla luminosissima trasparenza di un rubino ancora acceso. Anche il naso è giovanile, frutta rossa e croccante di fragolina e amarena; fresco il respiro floreale, iris, peonia. Poi la spezia dolce, cannella, macis, legno di sandalo, cioccolato al latte e un lievissimo richiamo di sottobosco. Ancora ben percettibile un’impronta di tostatura, rinvigorita da un balsamico sfondo di eucalipto. Al gusto, la zona alta con sabbia, mette in risalto la freschezza gustativa, snello il fisico con una piacevolezza giocata sul felice dinamismo tra tannino e acidità. Tutto parla di ciliegia rossa, lampone, ancora lontani i segni di evoluzione. Gustoso persistente, ha ancora bisogno di tempo, ma promette grande longevità.

12

UGA VAGLIAGLI

Forse la UGA più difficile da raccontare perché particolarmente multiforme. A partire dal confine con Castellina, zona Fonterutoli, con altitudini che si attestano tra i 500 e 600 m s.l.m., grandi escursioni giorno/notte e terreni ricchi di calcare da alberese. A seguire, la parte che guarda la valle dell’Arbia, montana, dove torna il Macigno con terreni sabbiosi frammisti a un po’ di calcare sottile da Formazione di Sillano. Fino ad arrivare a sud, più simile a Castelnuovo Berardenga, dove ritornano le sabbie marine di origine pliocenica e inserzioni di argilliti scistose, galestro in prevalenza. 

Il nostro campione affonda le radici in suoli da Macigno e Formazione di Sillano.

 

Chianti Classico Riserva 2018 – Vallepicciola 

100% sangiovese - legni varie dimensioni 18 mesi

Il colore è leggermente tendente al granato, con luminosa trasparenza. Il naso parla un’altra lingua, maturità del frutto, si inizia a sentire la confettura di lampone e la gelatina di fragola in composta. I fiori, appassiti, si esprimono su note di dolcezza. Anche la speziatura è dolce con un richiamo di tabacco biondo da sigaro cubano. La bocca regala equilibrio, con la parte calda e vellutata tenuta in bilanciamento da un tannino che ha una tessitura diversa, granulosa ma serica. Nel retrogusto torna la confettura di frutta rossa, un vino pensato per essere disteso fin da subito. Nota calorica nel finale.

Quarta batteria – Chianti Classico Gran Selezione

La Gran Selezione si pone al vertice della piramide qualitativa del Chianti Classico, le uve devono derivare da un singolo cru o dalla selezione delle migliori uve aziendali.  L’invecchiamento previsto è di minimo 30 mesi. Con l’approvazione del nuovo disciplinare per l’introduzione delle UGA, ci sono novità anche per la Gran Selezione. La base ampelografica passa dall’attuale 80% al 90% di sangiovese minimo; l’eventuale saldo del restante 10% prevede l’impiego esclusivo dei vitigni autoctoni a bacca rossa tradizionalmente presenti nel territorio chiantigiano. Sono definitivamente esclusi i vitigni internazionali, che rimangono ammessi per le altre tipologie. Per le GS che sin qui hanno utilizzato piccole percentuali di vitigni internazionali (poco meno del 10%) il Consorzio “propone di assegnare un termine di cinque vendemmie successive alla data di entrata in vigore della proposta” per adeguarsi al nuovo standard approvato.

Cosa aspettarsi da una Gran Selezione? Tutto portato più in alto, espressività, raffinatezza, intensità. Profili olfattivi più facilmente percettibili ma “sebbene si pongano al vertice della denominazione e prevedano un più lungo periodo di maturazione, le Gran Selezioni non sono mai vini muscolari, mai possenti, potenti gonfi che stancano dopo un sorso. Nella complessità riescono a rimanere in punta di piedi, sottili ed eleganti. Di corpo, di buon estratto, grande complessità ma sempre eleganza.” Precisa Valentino.

13

UGA GREVE – frazione di Lucolena

Torniamo a scavallare i Monti del Chianti per affacciarci sul Valdarno con suoli sabbiosi da Macigno e inserzioni di galestro.

Chianti Classico Gran Selezione “La Corte” 2019 – Castello di Querceto

100% sangiovese - barrique e tonneau 12 mesi

Rosso rubino brillante. Si avverte nitida la componente di ciliegia, marasca, visciola, arancia sanguinella e un tocco di viola; grande complessità con l’agrume protagonista. Emergono poi pepe nero, chiodi di garofano e un tabacco che torna scuro. Il bouquet olfattivo non si declina su note ammalianti, disegna piuttosto un respiro da atmosfera autunnale in cui sembra percepirsi una sorta di piccantezza quasi di peperoncino, poi afflati di ardesia, grafite, con richiami di fungo e foglia secca. Elegante il profilo segue un percorso coerente che coinvolge quasi tutte le famiglie. Al gusto si avverte l’eccellenza della materia prima, l’uva che dà più sostanza, lo si sente nella eccelsa concentrazione delle sostanze. “È vero che siamo nelle montagne, Macigno, arenaria, ma sentite la concentrazione del frutto, il tannino quasi insolito per la zona. Ma la Gran Selezione non è pensata per essere consumata subito, deve avere la stoffa per durare nel tempo.” Continua Valentino. L’acidità si sente nei ritorni di pompelmo, agrume candito, chinotto, ma anche la componente tannica che dà l’idea che la qualità si possa allungare nel tempo. E ancora gusto, persistenza, sapore. 

14

UGA GAIOLE – frazione di Lecchi in Chianti

Qui siamo in una delle zone più scenografiche del Chianti, in piena zona calcarea.

Chianti Classico Gran Selezione “San Lorenzo” 2019 – Castello di Ama

80% sangiovese 13% merlot 7% malvasia nera

Rubino di bella luminosità ricco di materia colorante. Intenso il profilo olfattivo che rivela immediata complessità ma che meriterebbe più tempo per parlarne in modo compiuto e non raccontare soltanto le primissime percezioni. Giovanile al naso, con la componente fruttata matura ma ancora integra, gradevolissime le sfumature balsamiche di mentolo, eucalipto, quasi resina o liquore alle erbe con sbuffi di eleganti erbette di alta montagna. Una lievissima tostatura rivela un uso mirabile del legno. Minerale di ruggine, limatura di ferro, terra bagnata, ampia la complessità. Al gusto il tannino gli dà sapore, l’acidità gradevolezza. Sono larghe le spalle ma senza peso.  Un sorso fresco, prontissimo per il calice successivo, caratteristica che rappresenta la vera forza della denominazione dove il sangiovese si esprime in maniera autentica. Il retrogusto è coerente al naso, torna l’agrume e “quel sentore particolare che si trova nei grandi Chianti Classico, la pasta di acciughe, un mix di salsedine che sfuma sull’umami e la salsa di soia.”

15

UGA VAGLIAGLI 

Chianti Classico Gran Selezione “Vigna Sessina” 2018 – Dievole

100% sangiovese - botti da 41 hl legno 17 mesi

Siamo tornati a Vagliagli nella parte alta, quasi tutto Macigno, come ben evidenzia la trasparenza brillante del colore. Naso sottilissimo di amarena. Si esprime il giaggiolo, poi ancora fiori con profumi nitidi, di grande pulizia; una facilità di percezione che è segno di qualità. Bella anche la stratificazione, prima il fruttato, poi il legno di cedro, la foglia di tè, l’agrume e ancora l’alloro e il ginepro, per un dialogo continuo di aromi. Con l’aumento della temperatura racconta ancora dell’altro, After Eight, tostatura, balsamicità, frutto rosso per un gusto pimpante in cui l’acidità è protagonista. Una splendida freschezza gustativa che promette longevità ma che già oggi seduce con estrema piacevolezza. 

UGA RADDA – settore Nord 500/600 m s.l.m.

Torniamo a Radda ma nel settore nord, qui sopra i 500m s.l.m. si trova il macigno ma anche calcare da Formazione di Sillano

Chianti Classico Gran Selezione “Il Solatìo” 2018 – Castello di Albola

100% sangiovese - barrique 14 mesi

Rosso rubino intenso. Qui i grappoli di sangiovese sembrano trovare l’espressione perfetta delle proprie potenzialità e caratteristiche. La quadratura del cerchio. Meriterebbe concessione di tempo nel bicchiere per cogliere appieno la preziosa trama dei profumi, un tripudio fragrante di frutta e fiori sullo sfondo di eleganti sfumature speziate, rese lievi da soffi di incenso. Concentrazione del frutto rosso e dell’agrume si uniscono qui a un tannino di grande qualità che è già garanzia di eccellenza per il futuro. La struttura è percepita come notevole, corroborata da un sorso vibrante, gustoso, scalpitante che invoglia alla beva. Plateale emerge la prospettiva di vita davvero lunga. 

C’è brusio in sala, il viaggio è giunto a conclusione, il nostro Virgilio ci ha mirabilmente guidato tra valli, boschi, colline, vigneti, attraverso una serie di scenari diversificati che in comune hanno l’aver preservato un’incantevole integrità. Con la sapienza di chi realmente vive e respira quelle atmosfere, ha donato la parola ai vini facendoci assaporare il gusto dei luoghi. Una parola che racconta di un territorio che, pur orgogliosamente conservando e rivendicando un’unica radice identitaria sotto l’insegna del Gallo Nero, ha finalmente saputo riconoscere il valore della molteplicità trasformandola in forza. L’inizio di un percorso, con ampio margine di sviluppo, che necessariamente vedrà coinvolti i viticoltori “costretti” a fare i conti con un rinnovato e stimolante spirito di appartanenza.

Foto crediti: Giuseppe Vallone