Lo spumante in veste rosé
Degustatori AIS Lombardia
12 marzo 2025

Se il tema era di grande interesse, l’approccio adottato nella giornata di studio si è rivelato altrettanto convincente. Sabato 8 marzo, un nutrito gruppo di degustatori AIS Lombardia ha affollato la sede di AIS Lecco per approfondire il vasto mondo degli spumanti Metodo Classico, con particolare attenzione alla tipologia rosé proveniente da Cava, Champagne, Franciacorta e Oltrepò Pavese.
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I degustatori di AIS Lombardia hanno approfondito il metodo classico nella sua declinazione rosé. Un percorso strutturato in quattro batterie omogenee, più una conclusiva di riepilogo, finalizzato all’esplorazione delle eccellenze lombarde di Oltrepò Pavese e Franciacorta, messe a confronto con referenze dell’affermata Champagne e della spagnola Cava, denominazione in forte crescita nella sua variante rosa.
Di fronte alla commissione – composta per l’occasione dal Presidente di AIS Lombardia, Hosam Eldin Abou Eleyoun, dalla Delegata di AIS Lecco, Rossella Ronzoni, e da Artur Vaso, Luisito Perazzo, Luigi Bortolotti, Simone Bevilacqua e Vittorio Fontana – i partecipanti hanno messo alla prova mente e sensi in un’esperienza di degustazione articolata e stimolante.
Attraverso quattro batterie di tre vini ciascuna, i degustatori si sono soffermati sull’assaggio di etichette che, per terroir, vitigni utilizzati e tecniche produttive, offrivano un’ampia variabilità stilistica. Proprio questa diversità è stata sottolineata da Artur Vaso, neo-curatore della guida Viniplus di Lombardia e referente regionale della guida Vitae, il quale ha evidenziato come «il mondo spumantistico sia strettamente legato alle peculiarità della zona di coltivazione», ma anche che si tratti «del settore vitivinicolo in cui l’uomo gioca il ruolo più centrale, diventando interprete del proprio territorio e della propria visione stilistica».
Per un degustatore che desideri svolgere al meglio il proprio compito, diventa quindi essenziale saper riconoscere l’identità di ogni vino, con la consapevolezza che «gli strumenti a disposizione del produttore sono molteplici, dalle tecniche di cantina a quelle agronomiche, e più o meno legati alle tradizioni del territorio».
L’obiettivo dell’incontro è rimasto quello di sempre, come ha ricordato Luigi Bortolotti, responsabile del gruppo degustatori: da un lato, la crescita individuale di ogni partecipante nel proprio percorso di degustazione, che è un cammino senza fine; dall’altro, il consolidamento dell’intero gruppo, il quale – soprattutto in vista delle intense sessioni di degustazione per le guide Viniplus e Vitae – deve operare con coesione e sintonia per conoscere, riconoscere e valutare al meglio i vini in esame.
Artur Vaso ha fornito qualche “regola di ingaggio”, prima di cominciare, consigliando di «dare il giusto peso alla tonalità di rosa e alla qualità del perlage di ciascuna referenza», perché troppo legate a variabili esogene, legate agli stili produttivi e, più banalmente, allo stato di pulizia dei calici di ciascuno. Piuttosto, ha proseguito Vaso, sono importanti «la saturazione del colore, per ciò che riguarda l’aspetto, poi la qualità dei profumi e, infine, il gusto, che segna e distingue ogni territorio».
Di seguito, riportiamo gli appunti della giornata.
Prima batteria – Oltrepò Pavese Metodo Classico DOCG Rosé
La peculiare conformazione morfologica dell’Oltrepò Pavese è, insieme, causa ed effetto delle macro-distinzioni percepibili nei suoi spumanti. Innanzitutto, trattandosi di uno spumante interamente ottenuto da uve di pinot nero, il quadro olfattivo sarà sulla cifra dei piccoli frutti rossi, della mora, del lampone e del melograno. «La vera differenza», dice Artur Vaso, «sta nell’apertura in bocca, che discosta il pinot nero dell’Oltrepò da quelli della Champagne e, ancor più, della DO Cava» Rispetto al Franciacorta, poi, «l’assaggio sarà generalmente meno sapido e più fresco».
- Cruasé brut - Tenuta Isimbarda
Al naso mostra un approccio estroverso, su note agrumate. L’assaggio è «arzillo», con un’ottima acidità e un grande e succoso spring gustativo. Inizialmente la parte vinosa è preponderante, ma poi si allarga e si armonizza.
- Cruasé brut 2020 - Torre degli alberi
Assaggio particolarmente diverso dal vino precedente. Se il naso è compiuto, con un’affascinante nota di erbe secche, la bocca è meno verticale, più distesa ed evoluta. E questo, a dispetto della provenienza quasi appenninica del vino, da una zona particolarmente fredda che, invece, farebbe presupporre ben altra verticalità. Anche per questo, interviene Simone Bevilacqua, è fondamentale degustare alla cieca, sì da evitare influenze tanto in meglio, quanto in peggio.
- Cruasé 2020 - Tenuta Mazzolino
Il naso, dolce e garbato, con profumi di piccoli frutti rossi e lampone, è scostato dalla bocca, che invece si mostra vibrante e diritta. «È più maturo al naso rispetto alla bocca», chiosa Artur Vaso, e questo, in definitiva, spiega un voto appena inferiore alla prima referenza.
Seconda batteria - Cava DO Rosé
Luisito Perazzo dà qualche coordinata per inquadrare la Denominazione spagnola Cava. Si tratta di una zona molto ampia, che interessa dieci province, ma con la parte preponderante della produzione – di circa 240 milioni di bottiglie annue - compresa tra Barcellona e Terragona. Il 70% del prodotto è bianco, il resto è un rosé in forte ascesa. Il Cava deve sostare per almeno 9 mesi sui lieviti.
Dal punto di vista ampelografico, la varietà più usata è la garnacha tinta, «vitigno molto trasversale che si presta sia a vini della quotidianità che a vini di peso e qualità maggiori»; altro vitigno è il trepat, la cui acidità compensa ciò che manca alla garnacha; pinot nero e monastrell sono le altre due varietà diffuse, con quest’ultimo che «può dare vini corposi e strutturati, anche se a volte può mancare di finezza».
- Cava Rosé brut nature 2022 - Martinez
Luisito ricorda alla platea l’importanza del concetto di “modello”. Degustando questi vini, che giocoforza conosciamo meno rispetto ai metodi classici di Lombardia, non possiamo soffermarci soltanto sulla tipologia – di spumante metodo classico, appunto. È necessario contestualizzare la denominazione spagnola e, oltre alla base ampelografica (qui 60% pinot nero e 40% garnacha tinta), va valutata anche la sosta sui lieviti, che nel caso in esame è di 12 mesi. Ciò detto, il naso moderato, soltanto appena articolato, unito all’assaggio di ottima freschezza basale, porta la commissione a valutare il vino come “buono”.
- Cava Trepat Rosat brut 2022 - Josep Foraster
Trepat in purezza, ha un naso più intenso, di scorze di agrumi ed erbe aromatiche. L’assaggio ha buon grip e apprezzabile struttura.
- Cava brut rosé - Perelada
70% garnacha tinta con saldo di pinot nero e trepat, per Luisito Perazzo questo Cava «si colloca a metà tra i primi due vini». Ha il naso più espressivo della batteria, con note di panificazione e pasticceria; la bocca, però, ha meno persistenza del secondo campione.
Terza batteria - Franciacorta Rosé DOCG
L’introduzione della terza batteria è appannaggio di Artur Vaso, che rimarca la nota complessità di un territorio di 200 km2 e 3200 ettari vitati, per riflettere la quale è in corso il lavoro di definizione delle UGA e che, in questi giorni, festeggia il trentacinquesimo anniversario della costituzione del Consorzio di Tutela. In assaggio abbiamo tre blanc de noirs ottenuti interamente da pinot nero.
- Franciacorta rosé DOCG 2020 - Barone Pizzini
Calice che, da subito, si mostra intenso al naso e armonico all’assaggio, con massa colorante incisiva, di un bellissimo salmone luminoso e brillante. Si apre sul frutto, è garbato, poi piccoli frutti rossi. Al palato è salino, succoso, complesso. Tra un anno probabilmente raggiungerà il suo apogeo, con la piena integrazione del legno entro cui è stato affinato: «è un vino che ha stoffa», chiosa Luisito Perazzo.
- Franciacorta extra brut rosé DOCG - Muratori
Naso che, di primo impatto, è meno comunicativo del vino precedente. L’assaggio evidenzia un accenno di scorza di agrume e, seppur con pari dosaggio rispetto al Barone Pizzini (4 g/l), pare svolgersi più in larghezza che in verticalità.
- Franciacorta rosé DOCG 2020 - Ferghettina
Quadro olfattivo importante che, pur provenendo da una zona diversa, ricorda quello del primo vino. La differenza, rispetto ad esso, sta in un’effervescenza incisiva e accattivante e, in generale, nella diversa volumetria dell’assaggio, anche se leggermente meno persistente. Per Luisito Perazzo, è un vino molto territoriale, con uno stile che è tipicamente franciacortino.
Quarta batteria - Champagne AOP Rosé
Luisito Perazzo ci informa che i tre Champagne in degustazione provengono tutti dalla Montagne de Reims e, più in particolare, dal Grand Cru di Bouzy. «Struttura, potenza e al contempo finezza; se, in alcuni casi (dipende dal lieu-dit), potrebbe mancare di un po’ di acidità, ciò che non manca mai è la sapidità, data dalla craie che, qui, raggiunge profondità vertiginose».
Sono tutti Champagne con base 2019 e 48-60 mesi sui lieviti, con sboccature eseguite tra i 12 e i 18 mesi fa.
- Champagne Bouzy Grand Cru brut rosé - Gaston Collard
Naso dal frutto croccante, bocca molto verticale e con un finale leggermente amaricante, non troppo territoriale. Rispetto al modello, si deve annotare una leggera mancanza complessiva.
- Champagne Bouzy Grand Cru Authentique rosé brut - Barnaut
Vino «un po’ particolare», dal colore corallo molto acceso e con un naso «smaltato, di ceralacca, un po’ stanco». La bocca, di buona sapidità, riabilita la degustazione, a dispetto comunque di una persistenza non particolarmente accentuata.
- Champagne Bouzy Grand Cru Cuvée rosé - Camille Savès
«È un vino di Bouzy, tipico ed espressivo del territorio», annota Luisito Perazzo. Naso elegante, di spezia, scorza di agrume e piccoli frutti rossi, a cui segue una bocca convincente, che non lascia spazio a interpretazioni. Si allunga in modo performante e simmetrico. «Vino tutto d’un pezzo nelle tre fasi di degustazione».
Quinta batteria mista con un “intruso”
- Cava Reserva Guarda Superior 2018 - Rosae
L’intera degustazione della referenza è marcata da un forte odore di affumicato, netto e potente tanto al naso quanto all’assaggio. Simone Bevilacqua spiega che una possibile ragione di un tale marcatore così deciso è la provenienza delle uve cresciute in zone soggette a incendi: il fumo viene, infatti, assorbito dalle foglie della vite e, sottoposto a glicosilazione, diventa a tutti gli effetti un precursore aromatico che diventa percepibile con la vinificazione.
- Franciacorta DOCG Rosé Essence 2019 - Antica Fratta
«Naso da Franciacorta» e in effetti è un Franciacorta da chardonnay e pinot nero. Apertura piacevole e fruttata, assaggio largo, orizzontale e sapido. Buccia d’arancia e sapidità che ampliano le percezioni.
- Cruasé extra brut Roccapietra 2018 - Cantina Scuropasso
Inizialmente timido, si fa via via più espressivo. Si distingue per eleganza, finezza e perfetta pulizia palatale. Per Luisito Perazzo è il vino «più coerente tra visivo, olfattivo e gusto-olfattivo» dell’intera batteria, rivelandosi una bella espressione di spumante e, soprattutto, di spumante dell’Oltrepò.
- Brut rosé - Pojer & Sandri
Eccolo, l’“intruso”, vino trentino che non rivendica in etichetta la denominazione Trento DOC. Diverso per fisionomia di naso e di assaggio, questo vino per la commissione merita il medesimo punteggio del Franciacorta.
- Champagne Bouzy Grand Cru “Clin d’Oeil” brut rosé - Fernand Hutasse & Fils
88% chardonnay 12% pinot nero, è una base 2016 che ha sostato 48 mesi sui lieviti. Il naso è un po’ maturo ma l’assaggio è ancora snello e verticale. Ha struttura e potenza.