Mauro Carosso presenta Sua Maestà il nebbiolo

«Non c'è nulla di più soggettivo della valutazione di un vino». Esordisce così Mauro Carosso, Delegato AIS Torino e Responsabile Nazionale per la Didattica, relatore d'eccezione per la sessione dei Degustatori AIS Lombardia sul vitigno nebbiolo, che si è tenuta al Westin Palace Hotel di Milano lo scorso 30 aprile

Davide Gilioli

Mauro CarossoIn effetti, spiega Carosso, è solamente con l'esperienza che il degustatore può costruirsi una propria scala di valori, un benchmark di riferimento per fornire una valutazione utile a trasmettere le reali potenzialità di ciò che si ha nel bicchiere.

I Responsabili dei Degustatori AIS Lombardia, Luigi Bortolotti e Sebastiano Baldinu, hanno quindi organizzato un’interessante giornata di degustazione per consentire a un’ampia platea di Degustatori di approfondire e familiarizzare con le varie declinazioni di uno dei vitigni più rappresentativi del panorama enologico nazionale.

Si parte dall'analisi delle DOCG regine fra quelle fondate sul nebbiolo - Barolo e Barbaresco - per evidenziare come la neutralità del vitigno riesca a trovare espressioni variegate e diversissime fra loro in funzione del terroir: quel mix di fattori cosi difficile da sintetizzare, formato dalle caratteristiche dei terreni, dalle condizioni climatiche, dalle tecniche di vinificazione impiegate che si verificano in aree geografiche ben delimitate e che non sono ripetibili altrove.

All’interno di queste denominazioni tale concetto trova infatti il suo massimo riscontro, tanto che per prime, in Italia, queste zone hanno mutuato l’uso francese del lieu-dit (altrimenti definita come Menzione Geografica Aggiuntiva, “MGA”) ovvero l’indicazione in etichetta del luogo o della vigna in cui il vino viene prodotto e che ne “marca” inconfondibilmente le caratteristiche espressive.

Degustatori AIS Lombardia durante la lezione di Mauro Carosso

La particolarità del terroir è inoltre confermata e rafforzata dall'esempio fornito con la terza e ultima batteria di vini, che ha preso in considerazione i vini dell’ampia regione che prende il nome di Alto Piemonte: una zona prevalentemente collocata lungo le sponde del fiume Sesia, tra le province di Biella, Vercelli e Novara, dove trovano dimora non solo le DOCG Ghemme e Gattinara, ma anche piccole e interessanti DOC come Bramaterra, Lessona, Boca, Fara e Sizzano. Qui la composizione geologica del terreno varia completamente nel raggio di poche decine di km e il nebbiolo, talvolta vinificato con piccole quantità di vespolina e uva rara, assume sfumature gusto-olfattive che ci riconducono a sentori salini e crudi, apportati talvolta da sedimenti marini, altre volte da porfidi, o ancora da sedimenti ferrosi o da formazioni di origine vulcanica.

Risulta quindi improbabile e - probabilmente - poco corretto paragonare fra loro queste molteplici espressioni di nebbiolo, ma si tratta di un’importante esperienza per il bagaglio formativo di ogni degustatore, poiché la capacità di riconoscere i tratti distintivi della zona di produzione - del nebbiolo, ma non solo - è la via per poterne valutare e apprezzare al meglio le caratteristiche del vino e di chi lo ha prodotto.

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