Nebbiolo a confronto per i Degustatori di Lombardia

Degustatori AIS Lombardia
12 dicembre 2022

Nebbiolo a confronto per i Degustatori di Lombardia

Alla ricerca delle diverse espressività di Valtellina, Langhe e Nord Piemonte attraverso il loro comune, straordinario interprete: il nebbiolo

Anita Croci

Il secondo incontro della stagione formativa 2022-2023 riservata ai Degustatori lombardi si è tenuto sabato 5 novembre a Cernobbio, ospiti della Delegazione di AIS Como e ha registrato come sempre il tutto esaurito. L’argomento era di quelli irrinunciabili: il nebbiolo. 

Il nebbiolo è un vitigno esigente, intimamente connesso al suo ristretto bacino di elezione, compreso tra la bassa Valle d’Aosta, il Piemonte e la Lombardia. Tra i primi a germogliare e ultimo a lasciar cadere le foglie, è molto esposto alle condizioni ambientali e di conseguenza molto selettivo in termini di posizionamento del vigneto, necessariamente collinare e ben irraggiato. Questi fattori di rischio ne determinano anche la grandezza, perché la maturazione tardiva, e quindi lenta, contribuisce a definire le sue eccezionali qualità espressive, che trasferiscono nei vini l’essenza dei territori dai quali provengono. 

L’obiettivo del nostro incontro è stato quindi quello di provare a individuare nei vini i tratti comuni del vitigno e le espressività peculiari determinate dai suoi principali territori eletti - Valtellina, Langhe e Nord Piemonte – con il supporto di due grandi campioni: Nicola Bonera e Stefano Berzi. 

Anche prendendo come riferimento uno stesso millesimo, il compito non è dei più semplici, perché le variabili che concorrono a definire il profilo organolettico dei vini in degustazione sono molteplici. Tra le principali: le tecniche di vinificazione e la gestione del vigneto, e anche -per alcune denominazioni- l’eventuale saldo di altri vitigni, ma conoscere le caratteristiche pedologiche e climatiche dei singoli territori può rivelarsi un’ottima base di partenza, con l’accortezza che, per individuare la provenienza di un vino, il primo “segreto” è di assaggiarlo nei suoi primi anni di bottiglia, essendo l’ossigeno un fattore omologante.

L'introduzione alla degustazione

L’esame visivo tendenzialmente rivela colori più garbati e lucenti nei Valtellina, meno vividi e talvolta opalescenti gli Alto Piemonte, rubino intenso per le Langhe, con meno tendenza a virare al granato. Determinante comunque è l’uso del legno, che anticipa l’evoluzione del colore, fissandolo al contempo.

L’esame olfattivo tradisce in genere negli Alto Piemonte una maggiore impronta di frutto rosso e un carattere affumicato, spesso dovuto ai legni più tostati; mentre l’agrume, fino a cenni di pesca o di albicocca, ci porta in Valtellina. Qui la differenza dalle Langhe emerge anche nelle speziature, che evolvono più dolci nell’una, più austere nelle altre.

È però l’esame gustativo a mettere in luce il marcatore più evidente di una batteria a base nebbiolo: il tannino. Le Langhe generalmente si distinguono per potenza, per quanto la significativa variabilità dei suoli, dalle argille alle sabbie, faccia emergere differenze importanti. L’Alto Piemonte invece ha un tannino meno mordace, che non frena quindi la salivazione e permette all’acidità di esprimersi in modo più evidente, anche per effetto di una dotazione alcolica mai troppo elevata. La Valtellina si caratterizza per un equilibrio dei due fattori, per quanto diversi tra le sottozone. Tra Inferno e Sassella per esempio: una zona calda, piccola e omogenea il primo, conferisce ai vini maggiore rotondità e note di frutta lavorata e più evolute; più grande ed eterogenea la seconda, rivela in genere maggiore croccantezza e succosità.

Le batterie in degustazione

19 vini degustati divisi in 5 batterie, ben due dedicate alla consueta taratura. La prima ha comparato campioni didattici, giovani e vinificati in acciaio -un Rosso di Valtellina, un Colline Novaresi e un Langhe Nebbiolo- evidenziando come le premesse non fossero teoriche ma effettive. La seconda ha visto serviti vini più complessi e maturati in legno del millesimo 2019, eccezion fatta per il primo campione solo acciaio 2021, che ha meritato di essere qui posizionato per profondità e definizione; anche in questo caso è emersa la vivace austerità del Langhe Nebbiolo, i sentori più freschi e la minor evidenza tannica del Sassella, la frutta scura e la maturità dell’Inferno e le note ferrose e affumicate del Gattinara.

Qualche doveroso sbandamento lo abbiamo affrontato nelle batterie alla cieca. Più composta la terza, ha combinato Inferno e Sassella 2019 del medesimo produttore, fedeli ai propri territori; più complicato stavolta l’approccio al Langhe Nebbiolo 2020, mentre i ricordi di grafite ci hanno indirizzato sul Gattinara 2018.

Nonostante la variabile dei millesimi, significativa aderenza alle premesse anche per la quarta batteria: i due Sassella – uno 2019 e un Riserva 2018 – del medesimo produttore hanno messo in evidenza il ruolo della maturazione; Langhe e Gattinara, pur con le personalità proprie dei vini, hanno nuovamente trovato nel tannino e nella grafite il loro distinguo.

L’ultima batteria ha coinvolto un luminoso Langhe Nebbiolo 2020 di grande bevibilità, un Inferno Riserva 2015 in apparenza più fresco del Sassella 2016 e un Gattinara Riserva 2017 di nobile austerità. Complici la grande variabilità dei millesimi, delle maturazioni e degli affinamenti, è stata quella che più ha stravolto le carte, giocando a invertire i ruoli e mettendo in luce la consueta verità: che se il territorio distribuisce il mazzo, a giocare la partita sono i produttori, ciascuno con la propria visione, insieme a quel fattore imprevedibile che è l’andamento delle stagioni.

Crediti foto: Giuseppe Vallone