Verticale Brunello Di Montalcino Col d’Orcia

Degustatori AIS Lombardia
20 dicembre 2018

Verticale Brunello Di Montalcino Col d’Orcia

Un’emozionante verticale di 11 annate del Brunello di Montalcino di Col d’Orcia ha chiuso un anno di lavoro del gruppo dei Degustatori AIS Lombardia

Anna Basile

Un susseguirsi armonioso di docili colline e una mano che punta verso l’alto a indicare sicura la luminosa stella della qualità, l’unica via da seguire: il simbolo di Col d’Orcia, storica cantina a Montalcino, racchiude tutti gli ideali di un’azienda che da oltre cinquant’anni produce uno dei simboli della viticoltura italica. 

Le vigne per Col d’Orcia sono un valore prezioso, inscindibilmente legato alla ricerca della qualità e all’amore per il territorio di Montalcino e la sua peculiare biodiversità. “Mi sento un coltivatore di uve, non un produttore di vino”, racconta il conte Francesco Marone Cinzano, proprietario di Col d’Orcia, ospite dell’ultima giornata di lavori del 2018 della squadra dei Degustatori di AIS Lombardia. 

“Il conte Marone Cinzano è sicuramente uno di quegli uomini che grazie al suo lavoro ha reso più luminosa la strada del vino, non solo per Montalcino ma per l’Italia intera”, spiega Luigi Bortolotti che, insieme al conte, ha guidato il gruppo di circa cento degustatori lombardi in una verticale di undici annate di Brunello di Montalcino Col d’Orcia, una maratona di emozioni che sarà difficile dimenticare. 

Rosso di Montalcino 2016

Giovane e scalpitante, aspetto luminoso e vivace, il naso è caldo, terroso, la leggera speziatura si fonde con una nota di ciliegia ancora molto croccante. In bocca è tagliente e deciso, fresco e piacevolmente sapido. Alla fine il naso si ingentilisce arricchendosi con una nota floreale, rosa per l’esattezza, che dona al vino un carattere elegante e sottile.

Rosso di Montalcino 2013

I profumi di questo Rosso di Montalcino si schiudono discreti e pacati ed effondono sentori mentolati e balsamici molto piacevoli per un bouquet soffuso e fine. L’assaggio è deciso, il tannino, seppur garbato, non esita a mostrare il suo bel carattere smorzato un po’ dalla freschezza che risulta vivace ed esuberante.

Brunello di Montalcino 2013

Frutto nero carnoso, una vigorosa freschezza e un bel potere tannico per la prima annata in biologico di Col d‘Orcia. Questo campione, il più giovane in commercio, ha un gusto pieno e avvolgente che racchiude una innata eleganza e una piacevole bevibilità.

Brunello di Montalcino 2012

Aspetto smagliante e inconfondibile, un rubino vivace con poca materia colorante, brioso e vivo, al naso rivela il carattere tipico del sangiovese – una nota ematica leggera e soffusa che si accompagna a sentori di fiori rigogliosi e frutti succosi. Il sorso lascia la bocca fresca, ricca del ricordo del vino che permane a lungo.

Brunello di Montalcino 2010

Bouquet variegato, si alternano note di macchia mediterranea e goudron, spezie e tabacco, una reminescenza di frutti rossi, debole ad una prima olfazione, si delinea poi in una netta percezione di agrumi, arancia rossa in particolare. Il sorso è potente e vigoroso, l’ingresso in bocca dapprima elegante diventa esplosivo. Qui il carattere grintoso del sangiovese abbraccia l’eleganza sottile di Montalcino.

Brunello di Montalcino 2006

Sentori tostati, di caffè e tabacco, sposano note di spezie e sottobosco e compongono il cangiante spettro odoroso dell’annata 2006. La trama tannica importante si integra perfettamente con l’alcol per un vino di grande persistenza, considerato un millesimo storico per la straordinaria qualità.

Brunello di Montalcino 2001

Ecco l’annata che segna il cambio di rotta in materia di stile: Col d’Orcia sceglie di dare ai propri vini un’impronta moderna e all’eleganza di sempre si affianca una struttura più snella e agile. Al naso torna il carattere fumé e la speziatura – curcuma e pepe in primis –, accenni di goudron e resina di pino. Il sorso è meno grintoso, ma sontuoso, ricco e avvolgente.

Brunello di Montalcino 1995

Parola d’ordine: evoluzione. Sentori balsamici, iodati, una lieve nota di cera ci svelano il volto di un vino che sta cambiando nel tempo e che conserva ancora un frutto nero tonico e vigoroso. Figlio di una lunga macerazione, tipica delle vinificazioni tradizionali, il 1995 all’assaggio è potente, saporito, ancora florido grazie all’acidità vivace e al tannino.  

Brunello di Montalcino 1990

Un altro figlio della tradizione, probabilmente una delle espressioni più rappresentative del Brunello di Montalcino nella sua classicità. Robusto, quasi denso nella struttura, sprigiona subito note di china e rabarbaro, frutti neri e una piacevole balsamicità. In bocca è “quasi masticabile”, evoluto nei tannini e rinvigorito dalla piacevole freschezza.

Brunello di Montalcino 1988

“Questo è senza dubbio un grande esempio di vino della tradizione”. Luigi Bortolotti sottolinea quanto sia chiara la differenza nelle lavorazioni, immediatamente riconoscibili in una degustazione. Le sensazioni odorose sono complesse e in trasformazione: accanto ai sentori terrosi, di sottobosco e foglie, si sprigionano note di agrumi. L’assaggio è pieno, carnoso, molto gustoso.

Brunello di Montalcino 1983

Il ventaglio odoroso è sempre più sfaccettato: agrume, un potpourri di petali e oli, un mix di spezie mediterranee che ci portano in nord Africa, caffè e sentori balsamici preludio di odori terziari che non tardano ad arrivare. Il palato è slanciato e in gran forma, in equilibrio tra freschezza e morbidezza, carezzevole e al tempo stesso energico e vigoroso. 

Brunello di Montalcino 1978

Vino riservato, quasi misterioso, che si rivela a fatica, ma solo a chi sa aspettare. Il naso, all’inizio chiuso, si apre poi in note lievemente polverose, tostate, di caffè e spezie dolci. In bocca la sorpresa: elegante e vivo, piacevole nella calibrata freschezza, un campione che negli anni ha conservato il potere del frutto, tenendolo in serbo per quarant’anni.

Brunello di Montalcino 1968

“… e m’illumino d’immenso”, esordisce il conte all’assaggio dell’annata 68. Per il commento al vino rimandiamo alle parole della Sommelier e Degustatrice Anita Croci, che vi ha dedicato un articolo ad hoc: clicca qui.

Moscadello di Montalcino

Si chiude con il Moscadello di Montalcino, un vino storico della zona, “il vino più antico di Montalcino”, dice il conte Marone Cinzano, un balsamo dall’aspetto luminoso e brillante. Bouquet complesso di fiori gialli e frutta secca – mandorle, albicocche e fichi – camomilla e miele di eucalipto, l’assaggio è morbido e suadente, bilanciato e corposo, persistente nella sua dolcezza. La bocca alla fine resta pulita, pacificata, la quiete dopo la tempesta.

Credit foto: Sara Missaglia, Giovanni Bordin, Marco Agnelli.