Vini rossi in viaggio: alla scoperta di quattro espressioni tra Oltrepò Pavese, Scansano ed Elba
Una giornata di studio e approfondimento tutta declinata in rosso. A Como i Degustatori di AIS Lombardia hanno approfondito quattro espressioni di vini da tre territori diversi, cercando di cogliere peculiarità, differenze ed eventuali punti di contatto.
RUBRICHE
Tema ricco di spunti nell’incontro di sabato 14 ottobre presso la Delegazione di AIS Como, per il gruppo dei Degustatori lombardi. Riflettori puntati su quattro espressioni in rosso per la dinamica squadra guidata da Luigi Bortolotti e Sebastiano Baldinu, chiamata per l’occasione ad approfondire, nello specifico: Bonarda dell’Oltrepò Pavese, Oltrepò Pavese Rosso, Morellino di Scansano ed Elba Rosso.
Obiettivi, come sempre in queste giornate di formazione, la scoperta, la ricerca, la comprensione, l’approfondimento. A coadiuvare il gruppo, alcuni esperti conoscitori dei territori, professionisti del mondo del vino, come Emilio Defilippi, produttore in Oltrepò Pavese, Antonio Arrighi e la figlia Giulia, produttori all’isola d’Elba.
Le batterie in degustazione
Il razionale delle quattro batterie in degustazione - da quattro vini ciascuna - è definito in modo semplice, diretto, didattico. Le prime due batterie raccontano Bonarda dell’Oltrepò Pavese e Oltrepò Pavese Rosso; le due seguenti Morellino di Scansano ed Elba Rosso. Il viaggio che ci attende, dunque, si esprime su tre territori: l’Oltrepò Pavese, l’areale toscano meridionale del Morellino di Scansano e l’isola d’Elba.
Prima e Seconda batteria
Siamo in Lombardia, nella zona dell’Oltrepò Pavese, storica e vocata a molteplici declinazioni di vini diversi. La Bonarda dell’Oltrepò Pavese è una tipologia di vino a base di croatina. Varietà d’uva che si può considerare autoctona, è piuttosto difficile da coltivare, dalla fertilità solo apicale, con grappolo abbastanza grande, alato e acino sferico, necessita di molta cura in campagna come in cantina. Dalla maturazione tardiva, dona in genere ai vini buona intensità colorante e tannini importanti, a volte difficili da domare.
Spesso viene prodotta frizzante e con residui zuccherini ben presenti, che vanno a bilanciare ed equilibrare la rimarchevole presenza dei tannini. I sentori generalmente percepiti sono quelli legati ai frutti rossi come la marasca, la ciliegia rossa, la ciliegia nera, l’amarena. L’Oltrepò Pavese Rosso rappresenta una tipicità di un territorio che storicamente contemplava la presenza, nelle stesse vigne, di diverse varietà d’uva, tra cui vespolina, barbera, pinot nero ed altre autoctone, alcune delle quali oggi scomparse. La denominazione ha avuto storicamente difficoltà ad affermarsi, anche per il requisito in disciplinare, presente in passato e oggi tolto, di una vinificazione congiunta delle diverse uve – che hanno però periodi di maturazione ottimale differenti.
Difficile rilevare caratteristiche organolettiche omogenee dal momento che le percentuali delle diverse varietà d’uva permesse dal disciplinare sono variabili. Sicuramente va considerato l’impatto della barbera, in questo vino dominante insieme con la croatina. La barbera ha tra i suoi marcatori i frutti rossi come la ciliegia rossa e sa donare acidità e vivacità al gusto quando le sue percentuali si alzano. In questa denominazione poi ci si può aspettare una certa complessità data anche da eventuali maturazioni in legno, mentre per la Bonarda ci si attende tendenzialmente una minore evoluzione e un tannino più pronunciato dato dalla croatina.
I primi due campioni della prima batteria sono Bonarda dell’Oltrepò Pavese e mentre nel primo si rilevano le note attese dalla tipologia, con un colore intenso con tipiche sfumature violacee, il secondo campione rivela sentori meno tipici, è di più difficile valutazione e mostra qualche difficoltà a reggere lo scorrere del tempo: una delle caratteristiche della Bonarda dell’Oltrepò Pavese è la sua predisposizione ad essere bevuta giovane.
Ci troviamo davanti invece, con i due Oltrepò Pavese Rosso, alla coerenza con le caratteristiche attese e i due campioni si rivelano, in termini di punteggio, in una fascia che li abbraccia entrambi, anche se con qualche gradino di differenza in favore dell’ultimo.
Il primo e il terzo campione della seconda batteria sono Bonarda dell’Oltrepò Pavese, ma mentre il primo è dotato di buona freschezza olfattiva, si caratterizza per piacevolezza di beva, tannino presente seppur delicato e ricordi di cioccolato, ciliegia nera e marasca, offrendo un buon risultato complessivo, l’altro, con due anni in più sulle spalle, manifesta qualche segno di affaticamento olfattivo, confermando quanto rilevato nella prima batteria: la Bonarda dell’Oltrepò Pavese, se consumata giovane, riesce a esprimere più nitidamente la sua espressività fruttata e la freschezza delle sue caratteristiche.
Il secondo e il quarto campione, Oltrepò Pavese Rosso, sono in grado di elevarsi a livelli qualitativi di eccellenza e mostrano prospettiva ed un lungo e interessante potenziale di invecchiamento.
Terza e Quarta batteria
Giungiamo nel sud della Toscana, in provincia di Grosseto, quasi al confine con il Lazio, nel territorio del Morellino di Scansano.
La tendenza di quest’area di circa 1500 ettari a sud del capoluogo è oggi quella di produrre espressioni di sangiovese giovane, puntando su vini di pronta beva, facili, semplici, che contemplano anche l’assemblaggio con altri vitigni, spesso internazionali, come syrah, merlot, cabernet, più che vini ottenuti dal solo sangiovese e destinati a lunghe evoluzioni.
La vicinanza al mare ha sicuramente un’influenza che risulta marcata all’isola d’Elba, dove la complessità mineralogica dei suoli e la loro differenziazione capillare è un fattore determinante nelle caratteristiche dei vini; basalto, ematite, ferro nei terreni, per citare solo alcuni componenti, possono influenzare i vini che ne derivano in modo distinto.
Dei tre campioni “di taratura” iniziali, che devono introdurre adeguatamente le caratteristiche che andremo a trovare nelle due batterie dedicate e che sono accomunati da una notevole piacevolezza di beva, il Morellino di Scansano si esprime su note giovani di lampone, mentre le due espressioni di Elba Rosso – anche questa denominazione è a base sangiovese - sono declinate l’una su un frutto rosso croccante che richiama la ciliegia, l’altra anche su sentori evoluti dati pure da una maturazione in legno.
Come nel Morellino di Scansano, l’assemblaggio con altri vitigni è consentito anche nell’Elba Rosso e va qui ricordata la presenza, in diversi casi, dell’alicante – localmente tintilia, che può dare segno di sé attraverso la tonalità di colore caratteristica.
La nota di ginepro tipica del sangiovese elbano (storicamente sangioveto) è altresì un marcatore importante che ci possiamo attendere in questi vini.
La prima batteria vede un Morellino di Scansano giovane, piacevole, di buona qualità ed uno, in versione Riserva, che sfiora l’eccellenza per la sua completezza. I due Elba Rosso sono della stessa annata, ma mentre il primo raggiunge livelli qualitativi solo discreti, in cui una nota non propriamente composta va quasi a coprire i sentori tipici rendendolo poco performante, il secondo risulta di grande interesse, esprime la complessa tipicità elbana di un sangiovese perfettamente integrato, avvicinandosi all’eccellenza.
Questa batteria consente anche qualche considerazione sull’uso del cemento in vinificazione, distinguendo quello poroso, non vetrificato, da quello vetrificato, che determina un ambiente riduttivo, analogamente all’acciaio.
La seconda batteria propone due espressioni piuttosto diverse di Morellino di Scansano, entrambe sangiovese in purezza. Il primo è semplice e di buona qualità, mentre il secondo, caratterizzato al naso da note balsamiche e speziate e da un attento uso della barrique, riesce a raggiungere l’eccellenza. I due Elba Rosso in versione Riserva sono di alto livello qualitativo, vi si ritrovano le tipiche note attese e nelle loro complessità e differenze palesano le grandi prospettive di questa tipologia. Un campione, oltre alle tipicità, evidenzia anche note di pepe, mostra un tannino compatto e sfiora l’eccellenza. L’altro è espressione di sangiovese in purezza e si caratterizza anche per un uso sapiente del legno, note speziate, balsamiche e agrumate di arancia sanguinella in un quadro di ammaliante evoluzione e oltrepassa agevolmente e in modo brillante la barriera dell’eccellenza.
Termina così una giornata di approfondimento che ci ha permesso di viaggiare attraverso un’Italia “in rosso”, con la stella polare sempre ben luminosa della scoperta e del tentativo incessante di comprendere le espressioni presenti nel calice, in un quadro costante di confronto e condivisione.
Un sentito e caloroso ringraziamento va agli ospiti intervenuti: Antonio Arrighi, Giulia Arrighi, Emilio Defilippi e al Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese, che con il loro prezioso contributo hanno concorso in modo determinante alla piena e completa realizzazione della giornata di formazione.