Alcol 0,2? No, grazie!

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26 gennaio 2009

Alcol 0,2? No, grazie!

E anche per l’alcol siamo alla moda demagogica di cavalcare l’onda senza sapere dove siano gli scogli. Portare il tasso allo 0,2 significa non aver capito che il problema della guida sicura dipende prima di tutto dalla qualità del mezzo e del conducente.

Luigi Bortolotti

Gente che gira con tasso di 3, 4 volte superiore a quello attualmente previsto non si fermerà certo per un ulteriore abbassamento dei limiti.

E d’altra parte perché penalizzare milioni di automobilisti a causa di alcuni irresponsabili? A chi verrebbe in mente di portare i limiti di velocità a 20 km/h perché alcuni passano per il centro abitato a 80 o 90 km/h e magari provocano pure l’incidente? Oggi il principale problema non è abbassare il tasso per tutti ma punire i delinquenti

ed offrire delle certezze di comportamento all’automobilista serio. Questo significa prima di tutto fargli trovare sul mercato un etilometro omologato che misuri in modo preciso il suo tasso prima di iniziare il viaggio con la garanzia che anche quello usato dagli agenti per i controlli sia uguale e dia gli stessi valori. Si individuino poi le categorie di guidatori a rischio e si pongano dei limiti specifici per questi. E si smetta di confondere la convivialità, figlia della nostra cultura alimentare, con l’ebbrezza o addirittura con l’ubriachezza.

L’Italia è il primo paese al mondo per quanto attiene alla storia, alle tradizioni ed agli aspetti materiali della cultura enogastronomica. Una storia che è sempre stata strettamente connessa alla cultura del vino come testimoniano le diverse nicchie produttive esistenti nel nostro paese. Perché si vogliono creare le basi per distruggere questo patrimonio che tra l’altro è parte indissolubile dell’immagine dell’Italia nel mondo?

Come faranno, tra l’altro, a svolgere la loro professione gli enologi, i giornalisti, i sommelier, gli stessi ristoratori? Andranno in giro sempre con il terrore di vedersi ritirata la patente o se ne staranno a casa in “cassa integrazione”?

Nei giorni scorsi, (Consegna del Premio Rigoletto d’Argento 2008), anche Gualtiero Marchesi ha sottolineato come si stia un esagerando nella criminalizzazione del vino. “C’é un clima di mortificazione attorno alle abitudini alimentari degli Italiani, e il legislatore farebbe bene a distinguere tra chi beve poco e bene da chi beve tanto, smodatamente e male”.

Dello stesso parere anche Alberto Schieppati di Food & Beverage che ha sottolineato

come “..sia sbagliato mettere tutto sullo stesso piano, la tequila che comprano i ragazzi per lo sballo del fine settimana non è da paragonare al vino di qualità, è una assurdità culturale e storica incredibile, bisogna distinguere da chi beve bene e chi beve male. Bisogna dare valore positivo al vino ed in futuro evitare criminalizzazioni inutili e mortificanti. Non possiamo correre il rischio di perdere la cultura che la produzione del vino rappresenta solo per atteggiamenti acritici o peggio irrazionali.” Anche Beppe Giuliano direttore di EUPOSIA ha sottolineato “…gli aspetti negativi del clima di eccessiva criminalizzazione del consumo del vino, come se non ci si rendesse conto che un modico

consumo fa parte della qualità della vita individuale e che questo è assolutamente diverso dal consumo smodato di superalcolici che quasi sempre ha il solo obiettivo dello sballo.” Se poi si vuole essere veramente rigorosi e non cadere in un proibizionismo

di facciata che alla fine non risolve comunque i problemi, si metta in essere un test efficace per misurare veramente le reali capacità di guida di ogni singolo autista e solo sulla base dei risultati “scientificamente precisi” si proceda poi con le sanzioni previste.

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