Colpire l’abuso o il consumo di alcol?

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01 settembre 2007

Colpire l’abuso o il consumo di alcol?

Nell’estate appena trascorsa 45 persone sono morte a causa di persone ubriache al volante. L’Istat sostiene che circa il 75% degli italiani consuma alcol e che un decesso su quattro dei ragazzi tra 15 e 29 anni è legato al suo abuso.

Alessandro Franceschini

A leggere poi i dati del Piano Sanitario Nazionale non c’è indubbiamente da stare troppo allegri: “L’alcol è causa di circa la metà degli 8.000 decessi conseguenti ad incidenti stradali, che rappresentano la prima causa di morte per gli uomini al disotto dei 40 anni, e l’alcol è anche causa del 50% delle conseguenze non fatali”.

Pare, per altro, che gli italiani, secondo un ultimo rapporto dell’Eurobarometro (è lo strumento di cui si è dotata la Commissione Europea per realizzare sondaggi mirati a conoscere e comprendere gli atteggiamenti dei cittadini europei.ndr.) circa le opinioni degli europei sull’alcol, siano anche i meno consapevoli dei limiti di alcolemia consentiti per la guida: il 77% afferma di non conoscerli.

Il limite alcolemico, come i medici ribadiscono ogni volta che vengono interpellati a riguardo non sarebbe dettato da logiche proibizioniste, ma da limiti psicofisici, è di 0,5 mg/l di alcol nel sangue. Sotto questo limite, abbiamo, per la legge, ancora quelle capacità psicofisiche sufficienti che ci permettono di guidare un veicolo. Oltre, no. Per stabilire questo, si usa uno strumento: l’etilometro.

Esattamente a cosa equivale il dato di 0,5 mg/l di alcol nel sangue? In poche parole, come mi devo regolare se vado a casa di amici in macchina ad una cena ed ho deciso di portarmi un’ottima bottiglia da condividere con loro? Oppure, se voglio cenare in un bel ristorante che prevede un menù degustazione di 4 portate con altrettanti calici di vino per ogni piatto? E se andiamo ad un banco di assaggio organizzato da un consorzio o magari dall’Ais stessa? 12 grammi di alcol, che equivalgono ad una concentrazione di 0,2 grammi di alcol nel sangue in una persona di circa 60 chili di peso a stomaco pieno, corrispondono in linea di massima ad una di queste possibilità: 1 bicchiere da 125 ml di vino o 1 lattina da 330 cc di birra o1 bicchierino da 40 ml di superalcolico o 1 bicchiere da 80 ml di aperitivo.

Quindi? Con tre bicchieri di vino (o se volete due bicchieri di vino ed una birra, che è poi l’esempio adottato dal sito internet della Polizia di Stato) siamo già al limite, anzi, probabilmente lo abbiamo già superato. Bisogna, infatti, considerare che il peso, il sesso e l’età influenzano notevolmente il metabolismo dell’alcol nel nostro sangue, sicché stabilire con certezza quanti bicchieri esattamente ognuno di noi può bere è impossibile.

Che fare? Un parola regna sovrana, la si legge sui giornali, la si ascolta al telegiornale ogni volta che si affronta questo argomento o quando la cronaca, purtroppo e solitamente alla fine di ogni weekend, ci illustra il bollettino delle vittime dovute a guida in stato di ebbrezza: tolleranza zero. Ma verso cosa? L’abuso di alcol o il suo consumo tout court? Parrebbe, perché indubbiamente più comodo o perché il detto “a mali estremi, estremi rimedi” sembra la soluzione più veloce ed inevitabile, che la via intrapresa sia la seconda. Un esempio? In Veneto il parlamento regionale ha appena approvato (settembre 2007) una legge che vieta la vendita di alcolici dall’una alle sei del mattino. Quindi, niente vino, birra, cocktail in bar, ristoranti, discoteche o chioschi ambulanti. E sino alle 23.59? Sino a quel momento non c’è nessun problema: volendo uno può anche fare scorta e poi diluire il tutto durante la notte. Per evitare migrazioni tra un confine e l’altro del Veneto e per far si che il nuovo dispositivo entri in vigore, pare che tutto il nord, entro sei mesi, debba approvare questa legge: Friuli Venenzia-Giulia, ma anche Lombardia, Trentino Alto-Adige ed Emilia-Romagna.

Impossibile far finta di nulla, specie se si è deciso di dedicare parte del proprio tempo libero o addirittura del proprio lavoro, come capita a molti sommelier, alla divulgazione delle caratteristiche, della storia e della cultura che sta dietro un semplice bicchiere di vino o grappa, per esempio. Il problema esiste ed è grave. Ovvio che il problema dell’abuso di alcol e dei pericoli che questo può apportare a se stessi ed al prossimo, specie se si ha la malaugurata (diciamo tranquillamente idiota) idea di mettersi alla guida, non dovrebbe toccare più di tanto chi beve, vino o superalcolici, con criterio, giudizio e moderazione, ma soprattutto considera il liquido alcolico che ha nel bicchiere non come una moda o un semplice mezzo per “sballarsi”, ma come il prodotto di un’affascinante cultura millenaria, che appartiene a molti popoli europei ed all’Italia in modo particolare. Le nuove norme di accertamento, apportate dal D.L. 117 del 4 agosto 2007, necessarie per stabilire la sanzione, che sarà diversificata a seconda del tasso alcolemico rilevato nel nostro sangue, dovrebbero scoraggiare molti: ammenda da € 500 a € 2000 e sospensione della patente da 3 a 6 mesi appena si raggiunge il limite di 0,5 mg/l e sino a 0,8 mg/l sino ad arrivare alla sospensione per due anni, un’ammenda di tra i € 1500 a € 6000 e l’arresto sino a 6 mesi per chi fosse colto con limiti oltre 1,5 mg/l. Sarà che in Italia la certezza della pena è spesso una chimera, che i controlli si intensificano solo in certi periodi o in concomitanza con una certa attenzione da parte della stampa, ma si ha la sensazione che il continuo inasprimento di queste leggi, che colpiscono giustamente chi abusa di alcol, ma anche chi semplicemente ne consuma, anche moderatamente, non stia portando reali benefici pratici.

L’inasprimento delle leggi sino a sfiorare livelli quasi di proibizionismo non ha mai giovato, e la storia è lì a dimostrarcelo. Un lento lavoro di prevenzione, ma soprattutto di cultura circa il bere, avrà probabilmente effetti a medio lungo termine, ma potrebbe forse essere la migliore soluzione per combattere gli idioti, occorre ribadirlo, che si mettono alla guida completamente ubriachi, non confondendoli con chi semplicemente ama bere un buon bicchiere di vino (magari anche due), a cena. Cultura, formazione, educazione al bere poco, ma meglio, e questo potrebbe valere, ovviamente, anche per il cibo in generale. Nadia Zenato, della omonima cantina di Peschiera del Garda, recentemente ha a affermato sul Corriere della Sera: “Il vino si consuma a cena, è un momento conviviale, non certo una fuga dalla realtà. Piuttosto bisognerebbe puntare sull’educazione alimentare”.

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