Essere sommelier, non fenomeni da baraccone

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30 agosto 2012

Essere sommelier, non fenomeni da baraccone

La programmazione delle attività di Ais Lombardia è ripartita con la stessa intensità con la quale era terminata prima della pausa estiva. Oltre 300 futuri nuovi sommelier si apprestano a sostenere il corso e l'esame di 3 livello in autunno, punto di partenza e non di arrivo.

Fiorenzo Detti

Essere sommelier, non fenomeni da baracconeCari Soci,

sono terminate le vacanze e siamo ormai in piena ripresa con tutte le nostre attività. Un caloroso augurio di buon lavoro lo rivolgo in particolare ai relatori che sono il valore aggiunto della nostra associazione, ai miei delegati e al loro gruppo di lavoro, impegnatissimi durante questo autunno nella programmazione e gestione dei corsi di formazione e degli eventi a favore dei soci. Questi ultimi mesi del 2012 vedranno oltre 300 futuri nuovi sommelier sostenere il corso e l'esame di 3 livello in autunno in tutta la Lombardia: permetteranno a diversi nostri soci di ottenere il meritato “diploma”, certi di non creare, come qualcuno sostiene, dei “fenomeni da baraccone”.

Nel leggere, infatti, ai primi di agosto l’articolo pubblicato sul magazine on line Italia a Tavola, scritto sicuramente anche con spirito provocatorio, e successivamente la sua risposta nei commenti, l’articolista dice di amare il vino e di amare chi fa il vino, ma sicuramente (anche se non lo dice) non ama i sommelier. Siamo dispiaciuti per lui se ha avuto la sfortuna di imbattersi solo in sommelier “da baraccone” e non ha avuto invece la possibilità di conoscere e, senza presunzione, anche di apprendere qualche cosa da professionisti veri che si dedicano quotidianamente e con grande impegno a un’attività dove non si finisce mai di imparare.

Il sommelier oggi è sempre di più un comunicatore, un vero professionista a 360 gradi che fa cultura. Certo, qualche “fenomeno da baraccone” ci sarà sicuramente. Le eccezioni, d’altronde, con qualcuno che esce dalla regola ci sono sempre in tutte le categorie!

Ai nostri corsi predichiamo, costantemente, che l’attestato di sommelier è solo l’inizio di una lunga scala conoscitiva di argomenti che ruotano intorno al food & beverage, un importante primo passo verso una sempre maggior professionalità per la conoscenza del vino e del suo servizio. Senza pontificare e senza presunzione. Una professionalità che si acquisirà nel tempo, con impegno e costanza nell’approfondire i vari contenuti, visitando aziende e partecipando alla vita associativa che ci coinvolge durante l’anno anche con iniziative e degustazioni. La nostra formazione credo sia molto importante per tutti coloro che vogliono conoscere meglio il mondo del vino per passione o interesse personale, pur facendo come lavoro tutt’altro nella vita. Una formazione determinante, anche per gli “addetti ai lavori”, che potranno avere conferme, imparando anche molte cose nuove.

Con tanta umiltà non dobbiamo dimenticarci che nessuno ci regalerà nulla! Tutto quello che uniremo al nostro bagaglio conoscitivo sarà solo frutto del nostro impegno e della nostra passione. Con i nostri corsi non riusciamo certamente a risolvere i problemi della disoccupazione in Italia; l’attestato di sommelier non significa lavoro assicurato. Ci aiuta, però, molto spesso nel proporci nel mondo del lavoro con qualche referenza in più. Quanti sono stati negli ultimi anni i nostri sommelier assunti, non solo nell’alta ristorazione ma anche, ad esempio, nella grande distribuzione? Sicuramente molti e abbiamo, sempre, richieste in tal senso.

Vogliamo continuare cosi, senza avere la pretesa di “sfornare” dei fenomeni, ma certi di poter contribuire con il nostro impegno ad una maggior cultura enogastronomica.

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