International Summer School Mediterraneo

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22 maggio 2010

International Summer School Mediterraneo

Si è appena conclusa la quarta edizione della International Summer School “Mediterraneo”che quest’anno ha avuto come tema “L’archeologia e la civiltà del vino; Produzione, scambi, barche e traffici”...

Camilla Guiggi

Le conferenze sono state itineranti e hanno toccato sei comuni: due sul mare, Cattolica e Gabicce Mare, e quattro nell’entroterra, San Giovanni in Marignano, San Clemente, Gemmano e Gradara.
Il convegno è stato aperto dalla Prof.ssa Maria Lucia De Nicolò, dell’Università degli Studi di Bologna, il cuore della Summer School Mediterraneo, attiva organizzatrice che ogni anno cerca di trovare un trai d'union tra le varie civiltà che si affacciano, o si sono affacciate, su questo Mare. Quest’anno è toccato al Vino, prodotto simbolo del Mediterraneo.
A relazioni di specialisti sull’archeologia della vite e del vino, sugli antichi vitigni, sulle produzioni e specializzazioni locali, sulle rotte del vino, si sono affiancati interventi sui traffici marittimi, sulle tipologie navali in uso nelle diverse epoche storiche, sugli scambi commerciali e culturali utili anche ad individuare i caratteri originali dei territori.

Tanti i relatori presenti, tra cui Giuseppe Lepore, dell’Università di Bologna, che ha parlato di Dioniso, il cui nome vuol dire "nato due volte”, un dio che muore e rinasce come il grappolo che muore e rinasce sottoforma di vino. Una divinità itinerante che al suo passaggio, portando la vite, porta anche la civiltà.
Andrea Ciacci, dell’Università di Siena, che ha presentato il progetto “Vinum” e così racconta: “Insieme ai resti archeologici, anche l’ambiente può aver mantenuto nell’assetto odierno alcuni tratti sviluppati e migliorati durante la frequentazione antica del sito.
Per le popolazioni della vite, questi tratti vanno cercati nelle forme di domesticazione della vite selvatica (Vitis vinifera ssp. sylvestris) oppure, al contrario, nel carattere selvatico delle viti attuali, discendenti da antichi vitigni coltivati nell’antichità. Il campionamento e le successive analisi genetiche delle viti silvestri, poste in prossimità dei siti archeologici, consentono il confronto con i campioni di popolazioni naturali e di vitigni coltivati ed hanno lo scopo di definire forme di similarità genetica con i vitigni autoctoni.”E ancora: “Uno dei maggiori risultati del Progetto è l’identificazione di possibili vigneti fossili di età etrusca o romana, ancora viventi in aree ad elevatissimo profilo ambientale. Si tratta di piante maritate ad aceri, olmi e querce, che ne hanno garantito la sopravvivenza. La connessione tra queste piante ed il sito archeologico è assicurata dalla presenza di presse vinarie, di solito riconoscibili nei supporti in pietra locale dell’albero della pressa”.
Guadalupe López Monteagudo, Consejo Superior de Investigaciones Científicas (Spagna), ha parlato della vite, dell’uva e del vino nei mosaici romani, fra mito e realtà. Si è potuto notare come il vino, Bacco, l’ebbrezza dionisiaca ed i lavori agrari, in rapporto alla vendemmia ed all’ottenimento di vino, erano un soggetto privilegiato nelle raffigurazioni dei mosaici romani.
Importante anche il contributo di alcune Professoresse dell’Università di Dubrovnik, che hanno parlato del trasporto storico del vino nella penisola di Peljesac/Sabbioncello e “a tavola con gli antichi ragusei”.
La Prof.ssa Lucilla Gregori, Università di Perugia, ha parlato dei “Paesaggi del vino”, ovvero della stretta relazione che esiste tra questo prodotto della vite e il terroir che la circonda. Il vino racconta, a chi lo sa ascoltare, la storia passata e recente del suo territorio. La relazione “geomorfo-enologica” è una nuova procedura che mette in relazione il prodotto non solo con il suolo, ma anche con gli eventi tettonici e morfologici che hanno realizzato, attraverso il tempo, un modello superficiale oggi divenuto il “terroir”.
Relatore d’eccezione è stata Maria Grazia Marchetti Lungarotti della Fondazione Lungarotti,di Torgiano, una delle prime donne che ha dato importanza all’archeologia del vino, creando appunto il Museo del Vino.
Molti altri relatori si sono succeduti, con ritmo incalzante, durante i sei giorni di questa Summer School, impossibile dare ora uno spazio a tutti, quindi aspettiamo l’uscita degli atti che potranno dare un quadro più completo delle varie relazioni.

Non ci resta che concludere dandoci appuntamento al prossimo anno con il tema “I Mediterranei:il Mediterraneo classico e il Mediterraneo dei mari settentrionali.”
Santè

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