La riduzione del tasso alcolemico non risolve i problemi sociali e comportamentali

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23 gennaio 2009

La riduzione del tasso alcolemico non risolve i problemi sociali e comportamentali

Il dibattito si è riaperto e i pro e i contro si sprecano. La proposta di ulteriore abbattimento del tasso alcolemico portandolo a 0,2 è a mio parere una autentica follia...

Natale Contini

Articolo apparso il 10 Gennaio in prima pagina sul settimanale "La Provincia di Sondrio" dal titolo "Vogliono farci diventare tutti astemi" a firma Natale Contini, Delegato Ais di Sondrio e Vicepresidente di Ais Lombardia.



Il dibattito si è riaperto e i pro e i contro si sprecano. La proposta di ulteriore abbattimento del tasso alcol emico portandolo a 0,2 è a mio parere una autentica follia. Perché allora non portare tale limite a zero? Tanto chi beve smodatamente e sconsideratamente continuerà a farlo in barba a tutti i divieti e al salutismo imposto per legge. Mi pare invece che il legislatore non abbia ancora riflettuto sul fatto che la guida sicura o meno di un veicolo dipende anche e prima di tutto dal tipo di mezzo e dalle sue condizioni? Chi guida abitualmente con tassi di gran lunga superiori ai limite previsto non resterà a casa o si iscriverà al club degli alcolisti anonimi soltanto perché impaurito da un ulteriore abbassamento dei limiti. E poi perché penalizzare milioni di persone e mettere a repentaglio un importante settore economico (quello della filiera del vino di qualità) a causa di alcuni irresponsabili. Se il legislatore vuol essere onesto e sincero invece di rincorrere le mode e le ondate emotive tanto per scaricarsi la coscienza (e continuare ad eludere i veri problemi e i disagi sociali vissuti purtroppo da numerosi giovani ) si preoccupi invece di far si che le leggi attualmente in vigore vengano rigorosamente applicate, che i controlli siano tali, in tutt’Italia, dalle Alpi alla Sicilia e che finalmente ci sia la certezza della pena, che i delinquenti al volante siano puniti come meritino. Come mai in Gran Bretagna dove il limite è di 0,8 ma i controlli sono efficaci e non si scherza sulla pena il livello di incidenti è molto più basso che da noi? Non si confonda inoltre (come spesso avviene ora) la convivialità, la buona tavola, il vino di qualità bevuto moderatamente quale complemento di un buon pasto, la cultura enogastronomica vanto del nostro Bel Paese, con l’ubriachezza. Siamo infatti i primi al mondo per storia, tradizione, e cultura enogastronomica, strettamente connesse alla produzione, diffusione e consumo di tante eccellenze enologiche. Oggi in nome di un maldestro senso del salutismo e di una sicurezza tout court si stanno minando le basi di questo patrimonio rischiando di distruggerlo con danni incalcolabili. Per non parlare di centinaia di migliaia di professionisti del vino, in primis i viticoltori, enologi, ristoratori, esercenti, rappresentanti di commercio, giornalisti enogastronomi e sommelier, cosa facciamo li mandiamo anch’essi in cassa integrazione? Ha ragione Gualtiero Marchesi quando afferma: “C’è un clima di mortificazione attorno alle abitudini alimentari degli italiani e il legislatore farebbe bene a distinguere tra chi beve poco e bene da chi beve tanto, smodatamente e male”. E invece parrebbe che il legislatore (o meglio i giganti del pensiero che hanno avuto la bella pensata dello 0,2% di tasso alcolemico) non si renda conto che un modico consumo di vino a pasto è una cosa assolutamente diversa dal consumo (o abuso) smodato di beveroni superalcolici assunti soltanto perché si è alla ricerca dello sballo. Per non parlare di droghe. C’è poi un altro problema che continua ad essere bellamente ignorato: quello dei test tramite apparecchi omologati simili a quelli in uso alle forze dell’ordine che in commercio non ci sono. Diffidate da quelli che vengono venduti attualmente poiché sono tutti non affidabili. Ossia, il consumatore deve finalmente poter trovare sul mercato degli etilometri per uso personale omologati e precisi che diano gli stessi valori di quelli utilizzati nei controlli sulla strada. Che oggi non ci sono. Cosa si aspetta a produrli? E il legislatore a questo riguardo che fa? E poi perché – oltre alla misura del tasso di alcol nel sangue - non si adotta anche un sistema basato su un test mediante il quale misurare veramente le reali capacità di guida dell’autista e solo in relazione a questi risultati scientificamente precisi si proceda severamente alla applicazione delle sanzioni? In conclusione non è con il proibizionismo (la storia lo insegna) o con il salutismo dettato per legge che si risolvono i problemi sociali e comportamentali dei delinquenti che guidano irresponsabilmente provocando stragi e allarme sociale.

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