Un film per Dogliani

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13 luglio 2017

Un film per Dogliani

Può un film rappresentare un territorio? Guardando la pellicola di Massimo Zanichelli la risposta è facile: certamente sì nel momento in cui riesce a trasmettere allo spettatore emozioni e passioni.

Paolo Valente

Il documentario “Nel nome di Dogliani” è stato presentato recentemente a Milano in una partecipata proiezione che ha visto la presenza del regista, Massimo Zanichelli, e degli interpreti, non attori professionisti bensì produttori che nella pellicola interpretano loro stessi. Con il contributo della Regione Piemonte, il film è stato prodotto dalla Bottega del Vino di Dogliani, il consorzio tra produttori della Denominazione Dogliani DOCG che ha come scopo principale la tutela e la promozione del vino.

Le immagini, realizzate in 4k anche con l’utilizzo di droni, spaziano sui vigneti spesso coltivati a picco sui calanchi; un susseguirsi di pianura e collina, di borghi medioevali arroccati sulle alture dell’Alta Langa e di boschi, di campi seminati e di noccioleti: una natura rigogliosa e poco antropizzata.

Le musiche del compositore Ludovico Einaudi, nativo di questi luoghi e da lui interpretate al pianoforte, in una sorta di cornice che apre e chiude il documentario, riescono mirabilmente a raccontare il territorio, la sua fisionomia, la fatica degli interventi in vigna, la gioia del lavoro concluso e ben riuscito.

 

I fotogrammi scorrono e le fasi della vendemmia si alternano ai racconti dei produttori, alle loro storie, al loro senso di appartenenza e alla loro consapevolezza di essere custodi del territorio per la presente generazione e per quelle a venire.

Le parole di alcuni di loro ne danno, tangibilmente il senso: «Io voglio, come mio nonno, tutti gli anni vedere una primavera fiorita e un autunno dove poter cogliere i frutti di un anno di lavoro. È questa la nostra vita. Quello che siamo» dice Fabrizio Porro, giovane produttore biologico di Dogliani, che così esprime il suo legame con il territorio. Legame ribadito anche da Anna Maria Abbona: «Non ho sentito il richiamo della terra fino a quando mio padre non mi disse che voleva vendere i vigneti. Allora mi è parso tutto chiaro. Era impossibile venderli perché erano stati faticosamente impiantati da mio nonno e coltivati da mio padre. Mi sono ribellata a questa idea e ho cominciato a fare vino». 

Tutto questo è Dogliani, un paese, una storia, una terra, un vino, una denominazione. Tutto questo si percepisce dalle immagini di Massimo Zanichelli e dalle musiche di Ludovico Einaudi.

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