A tu per tu con Mattia Vezzola

La Delegazione di Monza e Brianza ospita una delle figure di riferimento dell’enologia italiana: Mattia Vezzola. In dialogo con la sommelier Giorgia Roncarati, un incontro di grande approfondimento.

Tiziana Girasella

È stata una serata importante quella che si è tenuta a Monza a fine febbraio, all’interno del ciclo di incontri della rassegna “A tu per tu col produttore”. Protagonista: Mattia Vezzola. Insignito più volte del titolo di miglior enologo italiano, quarant’anni di esperienza e produttore dalle due anime, una legata al Metodo Classico e l’altra ai Rosé.  

Il brusio di entusiasmo che accompagna l’attesa dell’inizio della serata si placa all’improvviso, non appena Vezzola entra in sala; da subito emergono sia la sua passione che la voglia di raccontare e condividere la propria conoscenza, che si protraggono invariati durante tutta la serata: ogni domanda posta da Giorgia diventa lo spunto per un racconto fatto di aneddoti, cenni tecnici, riflessioni, battute, tutti elementi che testimoniano una capacità di non limitarsi a “fare il vino”, ma di provare a comprenderlo a trecentosessanta gradi.

Uno sguardo al passato e alle peculiarità della Valtènesi

La prima riflessione riguarda in generale l’enologia e, di conseguenza, la cucina italiana, che, racconta Mattia, 50 anni fa si trovavano a un livello qualitativo molto basso, soprattutto se messe a confronto con i cugini d’Oltralpe; oggi il profilo della nostra enologia è cresciuto tantissimo, ma manca ancora la consapevolezza e la fierezza di ciò che rappresentiamo: i viticoltori che amano e sono fieri del proprio territorio, sostiene Vezzola, devono avere il coraggio di portare avanti le proprie idee senza spirito di emulazione.

«Non voglio parlare di me, ma dei concetti che valgono per tutti» risponde Mattia Vezzola alla domanda di raccontarci della sua azienda, Costaripa. Entriamo così nel racconto specifico della viticoltura della Valtènesi, la cui nascita è legata al Senatore veneziano Pompeo Gherardo Molmenti. Avendo sposato una ricca donna di Salò che portava in dote una villa con 15 ettari di terreni e avendo intuito le potenzialità del luogo, si rivolse a due enologi di Bordeaux per visionare e studiare il suolo; scoprirono così un territorio perfetto per la viticoltura, con un microclima lacustre particolare e soprattutto con la presenza di varietà e diversità di suoli e sottosuoli. Ciò determinò un progressivo sviluppo vitivinicolo della zona che portò al raggiungimento di circa 1500 ha vitati; a questo periodo seguì però prima una fase di declino, quindi, a partire dagli inizi del 2000, una ripartenza, fino ai circa 900 ha vitati di oggi.

Il groppello è uno dei 15 vitigni più antichi d’Italia, il più vicino al pinot nero, ma, avendo il rachide corto e la buccia molto sottile, è soggetto a marciume: le alte rese, cui storicamente veniva sottoposto, mal si conciliavano con le sue caratteristiche e generavano maturazioni incomplete, con parti di uva ancora acerba e parti già attaccate da marciume; lo studio e le progressive conoscenze enologiche e agronomiche legate a una drastica riduzione delle rese, nel tempo hanno fatto emergere tutte le peculiarità e le qualità di questo vitigno: eleganza, suadenza e leggiadria. 

Il rosé? «Va pensato come uno champagne»

Vezzola racconta anche l’importanza dell’incontro con Patrick Leon, enologo di Mouton Rothschild, e del consiglio che questo gli diede per fare un grande rosé, cambiando per sempre i suoi punti di riferimento: «va pensato, mi disse, come uno champagne», ossia creando un vino dal profilo di alta qualità, costante nel tempo e che rappresenti lo stile dell’azienda. Ciò si ottiene attraverso una vinificazione per singole parcelle in modo da creare una cuvée costante e riconoscibile. Affinché un rosé, inoltre, possa definirsi grande, è necessario che abbia un forte legame con il territorio: insieme alla genetica, ossia alla selezione massale, è necessaria quindi anche la valorizzazione dell’epigenetica, ossia delle caratteristiche legate a sottosuolo e sovrasuolo, quello che solitamente viene definito terroir.

Ma è possibile fare un confronto tra i nostri rosé e quelli della Provenza?«A prima vista sembrerebbe non esserci – risponde Vezzola –: le uve sono diverse, così come la tipologia del terreno e del clima; a ben vedere però, abbiamo tre elementi che ci accomunano: siamo le uniche due aree geografiche al mondo che piantano uve a bacca rossa per fare rosé; entrambe le aree hanno tanto da raccontare; infine, l’eleganza e la raffinatezza di questi vini rappresentano la bellezza dei paesaggi».

40 anni in Franciacorta

Durante la degustazione non può mancare una domanda sulla Franciacorta, vista  l’esperienza di Vezzola in Bellavista per 40 anni. «È un territorio magico che ha bisogno di lavorare tanto: la prima cosa da fare è allontanarsi dai francesi: non bisogna, cioè, cercare di adeguarsi a ciò che fanno loro, di competere con loro, ma prendere le idee rafforzando la propria identità. In Italia i vini sono caratterizzati da grande armonia, rotondità, morbidezza e digeribilità, non abbiamo le caratteristiche delle uve prodotte in Francia, per cui non ha senso copiarli».

E a proposito del cambiamento climatico, Vezzola afferma come non siano motivi per lamentarsi: ciò che bisogna fare è accettare di coltivare la propria vigna nel miglior modo possibile, per permetterle di adattarsi; nel caso della produzione del Metodo Classico, inoltre, la creazione della cuvée permette di uniformare le varie annate tramite l’utilizzo dei vini di riserva.

Mai considerarsi secondi ai francesi

Non manca, In chiusura, una domanda del Delegato Antonio Erba su quale sia lo stato dell’arte del vino italiano oggi: è lo spunto, per Mattia Vezzola, per ribadire la necessità per i viticoltori italiani di non considerarsi mai secondi ai francesi, ma di imparare ad amare, valorizzare e difendere ciò che abbiamo, preservando anche la bellezza del territorio in cui ci troviamo.

Una serata da ricordare, durante la quale tutta la sala percepisce il privilegio di potersi interfacciare con una figura di grande autorevolezza; le domande continuano a fioccare e Vezzola non si tira indietro: tiene una piccola lezione sulla potatura, poi spiega le diverse tipologie di acidità del vino, cosa sia l’iperossigenazione dei vini e il metodo Solouva.

Un gigante, non solo in termini fisici, ma soprattutto per competenza e passione.

La Degustazione

Valtènesi Riviera del Garda Classico DOC RosaMara 2023 - Costaripa
Groppello gentile 50% marzemino 30%, sangiovese 10% barbera 10%. Assemblaggio di circa 25 vigne di oltre 25 anni, allevamento a doppio guyot.

Quella in degustazione è l’annata più recente: il Valtènesi Rosé, infatti, può essere immesso in commercio a partire dal 14 febbraio dell’anno successivo alla vendemmia. Il 50% del mosto fa fermentazione ed evoluzione in vecchie pièce che consentono una stabilizzazione di colore e profumi, donano grande finezza e creano armonia tra parte olfattiva e gusto olfattiva, pur nella leggerezza del sorso.

È elegante sin dal colore, che ricorda un rosa perlaceo; all’olfatto rivela un invitante susseguirsi di piccoli frutti rossi, melograno e frutta esotica, poi speziatura di pepe nero; è fresco e delicato e preannuncia le sensazioni gustative. Il palato ripropone la grande freschezza percepita all’olfatto, accompagnata e sostenuta da buona sapidità e da una delicata avvolgenza, con una lunga scia con ricordi di mandorla.

Valtènesi Riviera del Garda Classico Molmenti 2018 - Costaripa
Groppello gentile 60% marzemino 20%, sangiovese 10% barbera 10%

Prodotto da un’unica vigna di 45 anni, fa 2 anni di botte da 4 hl esauste e tre anni di bottiglia. La raccolta è manuale, l’uva viene raffreddata subito dopo la vendemmia in modo che la buccia ceda meno colore e si possano, di conseguenza, fare macerazioni più lunghe.

Colore rosa tenue con riflessi ramati, ricorda l’oro antico. Il naso evidenzia maggior maturità rispetto al precedente, ma il frutto che emerge è ancora croccante e ricorda lampone e ribes; seguono fiori bianchi, agrumi e frutti tropicali, salvia e delicata speziatura; già all’olfatto emerge la maggior complessità rispetto al precedente. L’ingresso al palato è pieno, con un sorso avvolgente; è sensuale e perfettamente corrispondente all’olfatto; si ritrova la sapidità che, unita alla struttura, rende il vino elegante e raffinato, ma al tempo stesso potente. Finale leggermente agrumato e ammandorlato.

Valtènesi Riviera del Garda Classico Maim 2018 - Costaripa

Groppello gentile 100% 

L’etichetta rappresenta la rottura del pregiudizio che considera il groppello gentile come un vitigno minore; è stato vinificato come un pinot nero borgognone. Vezzola condivide con la platea quella che, secondo lui, è stata la definizione non tecnica più bella di questo vino: «è come quando ti metti un maglione di cachemire dopo aver fatto una doccia: ti tiene caldo senza appesantirti».

Rosso carminio con riflessi granato; ha profumi intensi di viola, piccoli frutti rossi, ribes e lampone, maturi; poi pepe nero, pietra focaia, una nota di liquirizia e un accenno vegetale. Al palato entra verticale e poi si allarga; si ritrova la stessa sapidità dei vini precedenti accompagnata a una bella freschezza, che richiama la beva; il tannino è suadente e setoso, perfettamente integrato; la persistenza è lunga, con una chiusura agrumata e di liquirizia. A proposito del tannino, Vezzola li definisce flessibili ma corti, che quindi non aggrediscono il palato, ma danno una sensazione vellutata.

Mattia Vezzola Créant SA - Costaripa

Prodotto la prima volta nel 1984, è 100% chardonnay di alta collina, con esposizione a sud; il 50% fermenta in vecchie botti, ha circa 4 g di residuo e un’atmosfera in meno di pressione; è una dedica alla femminilità: Mattia lo immagina come svincolato dagli abbinamenti, come un momento di puro piacere.

Giallo paglierino con riflessi verdolini e bollicine fini e persistenti. All’olfatto vira su frutta a polpa bianca, pera, mela Granny Smith, e fiori bianchi; al sorso entra largo e avvolgente, accogliente, pur mantenendo freschezza e sapidità; il finale evoca ricordi agrumati di pompelmo.

Mattia evidenzia due caratteristiche di questo vino: le bollicine risultano perfettamente integrate nella materia del vino, anche per i tre anni necessari a produrlo; inoltre la dolcezza non è legata all’aggiunta di zucchero, ma alla maturità del frutto.

Mattia Vezzola Brut Rosé - Costaripa

80 % chardonnay 20% pinot nero

Ritroviamo la raffinatezza di colore, rosa tenue con sfumature ramate, con bollicine estremamente fini e più numerose del precedente. Sentori di piccoli frutti rossi croccanti, fragolina e lampone, pepe nero e un lieve sentore di miele di tiglio caratterizzano l’olfatto; al sorso è morbido, non tagliente, ha un centro bocca pieno; il sorso è sapido e fresco e lascia emergere la perfetta corrispondenza naso-bocca; è succoso con una chiusa che torna sui toni fruttati. 

Mattia Vezzola Grande Annata Rosé 2017 - Costaripa

80% chardonnay 20%pinot nero

Da vigne di oltre 35 anni con esposizione ad est e maggior altitudine rispetto ai precedenti; vuol raccontare la longevità: a tal fine il 50% del mosto fa fermentazione e affinamento in botte, che consente di allungare la vita del vino, in quanto la micro ossigenazione porta a una stabilizzazione di colore, profumo e sapore. 

Ramato dalle catenelle finissime; al naso ha sentori di evoluzione, con un frutto meno croccante: fragolina di bosco e agrume, sentori di spezie dolci; al palato la struttura e la freschezza si combinano perfettamente; è sapido e quasi masticabile; sul finale si ritrovano i sentori agrumati, delicati, ma molto persistenti.