A tu per tu con un grande vigneron: Jean-Baptiste Geoffroy

Alberto Lupetti ci accompagna nella masterclass dedicata a un grande vigneron, Jean-Baptiste Geoffroy. In degustazione sette magnifici champagne e, come fuori programma, un pinot noir fermo della Champagne.

Francesca Borghi

La prima vendemmia di Jean-Baptiste e il padre Renè risale al 1987: al tempo si trovavano ancora nel villaggio di Cumières, nella Grande Vallée de la Marne, noto per i suoi vini rossi. Il vigneto di proprietà, a forma di un anfiteatro, è posto a metà pendio, esposto a sud e si estende su 14,9 ettari e 45 parcelle.

Nel 2008 la famiglia decide di trasferire la cantina ad Aÿ, nell’antica sede della Coopérative Générale des Vignerons de la Champagne. Due anni prima, infatti, si erano resi conto di avere uno stock di bottiglie importante e della necessità di avere un unico ambiente per vinificare. Nella nuova sede trovarono i tini murati in cemento, perfetti per la conservazione della réserve perpétuelle. Per ottenere una maggior qualità le uve non sono conservate in frigorifero: «non ci si ferma finché tutte le uve della giornata non sono state pressate». Tendenzialmente non si fa la malolattica, scelta che porta diversi vantaggi: i vini possono viaggiare senza inconvenienti, sono dotati di longevità e maggior freschezza.

I suoli

La zona è caratterizzata da una ricchezza e varietà di suoli formatisi durante la glaciazione: nella parte più alta si trovano terreni sabbiosi per la coltivazione del meunier; terreni friabili sono adatti per lo chardonnay; il pinot noir trova invece il suo spazio in suoli ricchi di argilla e limo. Jean-Baptiste non fa uso di fertilizzanti, lascia l’inerbimento e ha piantato alberi da frutta per migliorare la vita del suolo e tornare alla coltura promiscua dei tempi del dopoguerra. In questo modo le radici degli alberi aiutano la vigna per l’approvvigionamento idrico: rispetto ad altre zone della Francia e dell’Italia, la Champagne, al momento, soffre meno gli impatti legati al Climate Change ma è opportuno lavorare fin da ora per prevenirli. Pur non essendo certificato, gestisce in modo biodinamico 4 ettari.

Vendemmia 2023

Come spiega il vigneron: «è stata una vendemmia molto abbondante: abbiamo iniziato a vendemmiare il 7 settembre; in Champagne è stata un’annata di picchi termici irregolari e di precipitazioni», per cui hanno sofferto soprattutto le uve nere, il meunier in particolare, che è stato colpito dalla botrite e ha costretto alla massima selezione delle uve in vigna. Questa annata ha dato dei grappoli più grandi del solito, che nemmeno il padre aveva mai visto prima (si è passati dai 130-150 grammi a 250-300 grammi per grappolo). Questo ha causato, specialmente per meunier e pinot noir che hanno grappoli molto pieni, la formazione di botrite all’interno.

È stato dunque fondamentale capire come muoversi in vigna per non compromettere la vendemmia: «la parola chiave di questa vendemmia per le uve nere è stata senza dubbio: selezione» e quando si assaggiano bottiglie di champagne del 2023 alcune sono buone ma altre possono riservare spiacevoli sorprese: delle vere “catastrofi”. Jean-Baptiste quest’anno ha scelto di pagare i vendemmiatori a ore per incentivare al massimo la selezione delle uve perché «per fare qualità bisogna pagare all’ora; c’è stato chi ha pagato al kg sottovalutandone le conseguenze».

La réserve perpétuelle e Expression, il “brut sans année”

La réserve perpétuelle di Geoffroy fu iniziata da René a metà degli anni ’70 (quindi tra i primissimi in assoluto in Champagne, se non proprio il primo) e ora la porta avanti Jean-Baptiste, con proporzioni diverse essendo cambiato l’assemblaggio del sans année. Il tino migliore per la sua conservazione è in cemento e il vigneron utilizza tini murati da 400 ettolitri.

Il brut sans année di casa Geoffroy, biglietto da visita di ciascun produttore, si chiama Expression: già il nonno, poi il papà e oggi Jean-Baptiste utilizza il 50% di vino d’annata e il 50% di réserve perpétuelle che regala grande complessità al vino.

La degustazione

Pureté 2021
35% pinot noir, 35% meunier, 30% chardonnay; base vendemmia 2017, 50% di réserve perpétuelle; 48 mesi di maturazione sui lieviti (tiraggio luglio 2018, dégorgement ottobre 2022); non dosato.

Si tratta dell’Expression tenuto un anno in più sui lieviti, passaggio che conferisce un carattere più arrotondato, maggior struttura, profondità ed equilibrio che altrimenti un non dosato non potrebbe avere. Non si percepiscono eccessi di acidità o note amare e si beve con facilità. Freschezza, pulizia e sorprendente precisione al naso, sentori di frutta, mineralità; l’uva nera, pur rappresentando il 70%, non si percepisce. In bocca regala una ricchezza atipica per un non dosato, mineralità, erbe aromatiche. Lascia sapidità in chiusura di bocca, freschezza e una bella salivazione, caratteristica fondamentale che invoglia la beva e all’abbinamento gastronomico. Il carattere leggermente austero all’ingresso in bocca può far riconoscere il non dosato, poi arriva il frutto che arrotonda.

Les Houtrans
pinot noir, meunier, chardonnay, petit meslier e arbane; oltre 72 mesi di maturazione sui lieviti (tiraggio luglio 2017, dégorgement settembre 2022); non dosato.

Prima vinificazione nel 2008, cinque varietà con maturazioni diverse, assemblaggio tra il 70% di vini del 2014 e 30% delle annate precedenti (dal 2008 al 2013) conservate in magnum, Les Houtrans è pertanto un autentico “multimillésime”. Solo 1079 bottiglie. Dal 2018 la parcella è biodinamica. Le proporzioni delle 5 uve non sono note, l’obiettivo è svelare il territorio nel suo complesso; fermentazione con lieviti naturali in acciaio per mantenere la purezza. Al naso è pulito, preciso, minerale, non ha una tendenza spiccata per una delle cinque uve, carattere elegante, si percepisce una netta verticalità (e il territorio si sente). In bocca la pulizia è straordinaria, carattere agrumato, forse per lo chardonnay, sapidità travolgente, pieno di energia.

Empreinte Millésime 2016
100% pinot noir; 60 mesi di maturazione sui lieviti (tiraggio luglio 2017, dégorgement novembre 2022); dosage: 3 g/L.

Blanc de noirs, fermentato in barrique e demi-muid. Per Jean-Baptiste «l’assemblaggio è sempre frutto della degustazione, non c’è nulla di scritto» e il legno non deve mai sovrastare il vino. Naso elegante che regala energia e freschezza; il pinot noir è più incline alla nota floreale, la viola, piccoli frutti di bosco, mineralità da polvere da sparo. In bocca si sente invece il frutto giallo, la pesca; verticalità, carattere asciutto, mineralità gessosa e asciugante, tipica di questo champagne da godere a tavola.

Volupté Millésime 2016
100% chardonnay, uve di Cumières; 60 mesi di maturazione sui lieviti (tiraggio luglio 2017, dégorgement dicembre 2022); dosage: 4 g/L.

Blanc de blancs, millesimato 2016, è il reciproco dello champagne precedente. È un vino voluttuoso, da cui il nome, e setoso: le tipiche caratteristiche dello chardonnay di questa zona. «Il dosaggio di Jean-Baptiste è dettato dalla degustazione e dalle ricerca dell’equilibrio», spiega Lupetti. Al naso ha le tipiche caratteristiche dello chardonnay: agrumato, floreale, sensazione di vinosità, ricchezza. In bocca regala una bella percezione di materia, eleganza, precisione e verticalità. Chiude con una bella asciuttezza, frutta a pasta bianca, questo chardonnay è più ricco che fine, è più generoso dei precedenti, cremoso.

Terre Millésime 2012
74% chardonnay, 17% meunier, 9% pinot noir; 10 anni di maturazione sui lieviti (tiraggio luglio 2013, dégorgement marzo 2023); dosage: 4 g/L.

Il vigneron vinifica in legno le uve più vecchie, assaggia periodicamente il vino dalle barrique e marca con una “X” le migliori, poi fa l’assemblaggio. Al naso ha un meraviglioso accenno di burrosità, una netta mineralità, densità e verticalità, bellissimo dinamismo, agrume quasi di crema al limone data dallo chardonnay. In bocca ha una spinta acida e minerale tipiche di un gran bianco; persistenza infinita dopo la deglutizione.

Terre Millésime 2005
53% chardonnay, 30% pinot noir, 17% meunier; 15 anni di maturazione sui lieviti (tiraggio luglio 2006, dégorgement aprile 2021); dosage: 3 g/L.

Proporzioni molto diverse rispetto al 2012: è un vino che merita tempo, va scoperto lentamente. Ha una nota amara sul finale di bocca tipica dell’annata 2005. Al naso rivela una nota tra il vegetale e le erbe aromatiche, freschezza che sorprende per l’età dello champagne. Andrebbe assaggiato in un calice più ampio di quello in degustazione e fatto riposare; tostatura che va dalla nocciola al legno, mineralità. In bocca risulta molto particolare con una bella freschezza. Rivela note autunnali con sensazione asciugante sul finale che riporta alla noce e al sottobosco. Ha un carattere leggero, si può bere da solo oppure è ottimo in abbinamento a un risotto. Si sente il fungo, il tartufo, il carattere asciugante - come spiega Jean-Baptiste - tipico del tabacco biondo: tutti aromi terziari.

Rosé de Saignée
100% pinot noir; oltre 36 mesi di maturazione sui lieviti (tiraggio luglio 2019, dégorgement gennaio 2023); dosage: 4 g/L.

Assemblaggio che avviene nel tino di macerazione. Il colore è dato dalla bacca rossa, 40 ore di macerazione per la formula del millesimato (2018) non rivendicato. Al naso emerge il frutto - si percepisce l’incontro tra un vino rosso e lo champagne - ribes, freschezza e mineralità tipiche dello champagne, un accenno di tostatura. In bocca è meno dolce di quanto sembri al naso, è teso, preciso, gioca sulla mineralità e finisce quasi asciutto con una leggera nota tannica. Si abbina bene con salumi, tartare di manzo e tonno, salmone affumicato, cucina asiatica. Senza dubbio è un vino di carattere.

Cumières Rouge
100% pinot noir

Ferrea selezione dei grappoli, è un assemblaggio da diverse parcelle. Esiste in versione millesimato e non (la bottiglia in degustazione non è millesimato), 6 annate (2019, 2018, 2015, 2014, 2013 e 2011) mentre dalla prossima produzione ne assemblerà solo 3.  È difficile trovare la maturazione perfetta con le uve rosse, leggero al naso, dal carattere acidulo, frutto e floreale tipici del pinot nero. In bocca si sente l’acidità che ricorda che siamo in Champagne, leggero. Non ha la struttura della Borgogna e non deve esserne paragonato, si abbina bene al pesce, di facile beva, nota acidula predominante, prodotto con il legno vecchio.

Un grazie ad Alberto Lupetti per la sua preziosa competenza e a Jean-Baptiste per averci regalato una serata davvero indimenticabile!