AIS Monza e Brianza incontra i protagonisti del vino: Alessandro Morichetti
AIS Monza e Brianza inaugura il nuovo format dedicato ai protagonisti del vino. Il primo ospite è Alessandro Morichetti, fondatore del blog Intravino, che assieme a un’interessante conversazione ci ha presentato i vini che, a suo dire, meglio lo descrivono.
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Origini marchigiane, residente ad Alba, Alessandro Morichetti è il primo ospite del nuovo format ideato da AIS Monza e Brianza dedicato ad alcuni protagonisti del mondo del vino.
Laureato in Scienze della Comunicazione all’Università di Bologna con una tesi sui ristoranti - per i quali non nasconde di nutrire «una grande passione» - svela di essersi «orgogliosamente» diplomato Sommelier AIS. Con fare loquace e coinvolgente, Morichetti racconta del «magma che dentro di sé iniziava a ribollire», e delle esperienze prima in un’azienda vitivinicola - «dove compresi quanto zappare la terra fosse bello e faticoso» - e poi nell’osteria di un amico dove poteva prendersi cura del cliente a tavola.
Risale al 2009 la fondazione del blog Intravino, assieme a un gruppo di appassionati di scrittura, e dopo aver visitato, in lungo e in largo, il Piemonte del vino, ha deciso di insediarsi nelle Langhe, dove ha avviato una collaborazione con la famiglia Ceretto, con cui ha sviluppato il concetto e-commerce dei vini, diventando poi titolare dell’enoteca online doyouwine.com “Il vino a casa tua”.
Grande utilizzatore e frequentatore dei canali social, discute con noi circa l'efficacia di uno storico strumento di comunicazione come la newsletter. Serve ancora? Sì, secondo Morichetti, se redatta in modo intelligente, lui la utilizza per proporre ghiottonerie come olio, aceto e panettoni.
Botta e risposta con Alessandro Morichetti
Spetta al nostro delegato, Antonio Erba, conversare con Alessandro Morichetti e mettere sul piatto diversi argomenti su cui riflettere, a partire da quelle che considera false convinzioni da smitizzare, alimentando così il dibattito con il pubblico.
Si parte dunque da Piemonte e Toscana, punti di riferimento della vitivinicoltura italiana, a cui le altre regioni italiane, per Morichetti, devono guardare per acquisire maggiore consapevolezza del terroir, allo scopo di far crescere la viticoltura e, in definitiva, l’intero movimento del vino, il cui «fine è puramente edonistico» (corollario di questo scopo, data la presenza nel vino di una percentuale non risibile di alcol, è il concetto del bere consapevole).
Siamo pur sempre in una Delegazione AIS, e dunque una domanda di Antonio Erba è d’obbligo, nonché pungente: «a cosa serve la scheda di degustazione AIS?». Morichetti, però, ne esce benissimo, considerandola un primo passo, utile, per schematizzare il vino e prendere dimestichezza coi termini. Una sorta di «grammatica», insomma, che consenta di formulare le «frasi» adatte a descrivere il gusto e il valore del vino, con il giusto apporto di sensibilità e personalità di chi degusta.
Parlando delle visite che – come tutti gli appassionati – si fanno in cantina, Morichetti suggerisce di non impuntarsi in questioni tecniche, ma di porre domande diverse, che aiutino a comprendere realmente lo stile del produttore e la ricchezza del territorio in cui vive. Ne suggerisce due: «che vino bevi, ti piace o mi consiglieresti di bere in zona?» e «quanto valgono le uve?».
Antonio Erba butta sul tavolo un tema oggi piuttosto d’attualità, chiedendo «cosa vuol dire vino naturale, biologico, biodinamico?».
Morichetti risponde senza un attimo di esitazione, con fermezza: «il vino non si fa in vigna, in vigna si fa l’uva che è l’elemento essenziale per fare il vino. Poi servono capacità e ogni produttore decide quanto possa essere grande la propria “valigetta degli attrezzi”. Talvolta voglio sapere il meno possibile di come viene fatto un vino per non essere influenzato. Conosco bevietichette di ogni sorta, che siano big brands o minimarchi sconosciuti importa poco. Tanto arriverà sempre qualcuno a dire che il vino naturale non esiste e qualcun altro a ricordare che il Domaine de la Romanée-Conti lavora in biodinamica. Nel dubbio, meglio diffidare sempre un po’ di entrambi».
In sostanza, per fare il vino buono non bastano i principi. Alessandro Morichetti trova affascinante il produttore che abbia studiato e provi a fare un vino calibrato che contenga il suo messaggio, a noi il compito di scoprirlo, interpretarlo, giudicarlo ed apprezzarlo, senza influenze di racconti romantici o suggestioni alchemiche.
I vini selezionati da Alessandro Morichetti
Valdobbiadene DOCG “Mariarosa” 2022 – Cà dei Zago
Glera 80%, bianchetta trevigiana, verdiso, perera 20%.
Morichetti ci racconta che Eric Asimov, rinomato critico enogastronomico del New York Times ha inserito questo vino nell’elenco 2023 dei vini memorabili, dopo averlo assaggiato in una trattoria romana. È un bianco frizzante che «proviene dall’area del Prosecco, ma non ha alcuna somiglianza con il normale Prosecco» e secondo il critico del New York Times al palato è «vivace, sapido e delizioso».
I fratelli enologi, Christian e Marika Zanatta, hanno recuperato la tradizionale tecnica della rifermentazione in bottiglia e, per realizzare questo “Prosecco col fondo” utilizzano le uve da un vigneto posto su un terreno calcareo-argilloso rubato alla roccia sedimentaria “molasse”. Fa macerazione di 2-3 giorni sulle bucce, presenta lieviti e sedimento, il classico colore paglierino torbido non filtrato, non stabilizzato e non sboccato che rappresenta la vera espressione della terra.
Secondo Alessandro Morichetti si tratta del «prototipo del vino quotidiano, da sete e da reintegro, con uve mature senza contenere troppi zuccheri e alcol». Dalla struttura semplice, ma per nulla banale: una leggera chiusura e riduzione iniziale presto si fa da parte e cede il passo all’agrume, in bocca la bollicina è appena percettibile, mentre emergono succose note di frutta a polpa bianca, ottima struttura e un sorso fresco e saporito appagante.
Franciacorta Riserva DOCG “Annamaria Clementi” 2008 – Ca' del Bosco
Chardonnay 55%, pinot bianco 25%, pinot nero 20%.
La straordinaria eleganza di questo vino è nota a tutti, è il frutto della ricerca dell’eccellenza, sia in vigna che in cantina condotta dal pioniere Maurizio Zanella e dal suo fidato enologo Stefano Capelli.
Abbiamo la fortuna di assaggiare l’annata 2008, che fra l’altro è l’anno in cui Cà del Bosco ha introdotto il lavaggio delle uve nella cosiddetta “Spa del grappolo”. Fermentazione alcolica in piccole botti di rovere e un lunghissimo affinamento sui lieviti con sboccatura nella primavera del 2018 in assenza di ossigeno.
È «un vino in antitesi col precedente», ci fa notare Morichetti, che ha deciso di metterlo in sequenza al Prosecco, perché negli anni si è abituato a scoprire il talento specifico di ogni bottiglia. Se il primo vino, frizzante, rinfresca senza essere impegnativo, il secondo è impattante per corpo e complessità, un vino per i giorni speciali.
Ha profumi deliziosamente tostati, con quella marcia grintosa senza superare il limite di velocità, bilanciato al punto giusto. E rimettendoci il naso, un’ora dopo a calice vuoto, ci ricorda il pane tirolese Schüttelbrot a base di segale, nulla da aggiungere se non “wow!”.
Verdicchio dei Castelli di Jesi Riserva DOCG Classico “Selva di Sotto” 2019 – La Staffa
Verdicchio 100%.
Fuori dai denti, da buon campanilista, è il vino preferito di Morichetti.
L’idea di questa riserva nasce nella primavera del 2015, grazie all’incontro casuale tra un grande saggio del verdicchio e il giovane produttore Riccardo Baldi, che stava coltivando la vigna di Selva di Sotto dalla quale provenivano le migliori uve del “Cuprese storico”, un vino che ha scritto la storia del grande Verdicchio.
Figlio della vigna più alta del comune di Staffolo (500 m s.l.m.), questo vino nasce con la tecnica della iper ossidazione dei mosti, utilizzata nei vecchi Cuprese, affina per 48 mesi (12 di cemento e 36 in bottiglia) prima di essere commercializzato.
Ancora verde nel colore, presenta profumi fini di talco, agrume, erbe aromatiche. Alessandro Morichetti lo descrive come «accattivante e surreale per profondità gustativa, finitura stilistica ed equilibrio, garantito da un'acidità succosa e dal nitore sapido, che rendono brillante un sorso di grande caratura».
Straordinario oggi, con una prospettiva di invecchiamento fenomenale!
Cerasuolo d’Abruzzo DOC “Tauma” 2022 – Giuliano Pettinella
Montepulciano 100%
Alessandro Morichetti esordisce dicendoci che, questo, è il Rosato dell’Anno per la Guida Vini d’Italia 2024 del Gambero Rosso, un’ottima interpretazione di un’annata calda e siccitosa come la 2022.
Il nome Tauma, scritto in etichetta, significa in aramaico “gemello”, come i figli dei proprietari coniugi Francesca e Giuliano Pettinella, entrambi ex avvocati, oggi viticoltori artigiani con produzioni limitatissime.
È un vino che differisce dai rosé provenzali - i cui colori sono tenui ed appena accennati -, perché è e vuole essere «verace e identitario come gli abruzzesi»: vinificato in bianco, fermenta e matura in barrique prima di passare in acciaio.
Il colore è ammaliante, un corallo con sfumature ramate, ma difficilmente identificabile, o per meglio dire “cerasa” brillante, si apre con profumi intensi che ricordano il melograno, la cenere, la scorza di agrumi carbonizzata, il tamarindo e il chinotto. In bocca è dinamico, succoso e di grande bevibilità, pur rimarcando la sua struttura e complessità, sottilmente tannico e dal finale quasi affumicato. Entusiasmante!
Toscana IGT “Il Guercio” 2021 – Tenuta di Carleone
Sangiovese 100%.
Questo vino nasce da un vecchio vigneto terrazzato appena fuori a Lamole, a 650 m. s.l.m., fermenta in cemento col 30% dei grappoli interi, con una macerazione lunga di 4-5 mesi che lo differenzia dal Chianti Classico, denominazione che infatti non rivendica.
L’etichetta è semplice, caratteri neri su sfondo bianco, dedicata all’enologo Sean O’ Callaghan dello Sri Lanka, detto appunto “il guercio” per il suo occhio destro cieco. Alessandro ci tiene a leggerci il retro della bottiglia, perché concentra la sapienza di quest’uomo capace, la bellezza del vino: «I was born blind in one eye. That’s why all my life I have had a different perspective on things, sometimes an advantage, sometimes not. … The wines ara unusual … Every vintage defines itself; I just push the wine in the right direction, urging it to find its own character. … While drinking close an eye and contemplate life from a different angle. Cheers, IL GUERCIO».
Il naso è intrigante, la finezza del floreale strizza l’occhio alla caparbietà del vegetale, note mentolate e speziate senza un domani. Alessandro ci invita a non finirlo, perché scaldandosi il vino muta continuamente i profumi. Non avendo alcuna influenza del legno, la bocca è rilassata e non pastosa, il tannino piacevole, un vino quasi dissetante.
Complesso e leggero, la sintesi perfetta nel calice, complimenti Mr. Il Guercio.
Cortona DOC “Sirah” 2020 – Stefano Amerighi
Syrah 100%.
Leggiamo, sul retro etichetta, una frase firmata dal produttore Stefano Amerighi che sintetizza la fattura del vino: «Ho fatto questo Sirah in purezza da uve maturate nella vigna della mia azienda biodinamica a Farneta di Cortona. L’etica aziendale, la totale assenza di correttivi, la pigiatura alla maniera antica, con i piedi, rendono questo vino un vero specchio della mia uva in questa annata».
Un anno difficile il 2020, dettato da scelte drastiche come l’abbandono dell’uso del legno a favore del cemento.
Puntiglioso in campagna, in vigna e cantina, lo sguardo rivolto alla sostenibilità agricola per produrre ogni anno un vino che sfidi i precedenti. E l’accortezza, non ultima, di chi sa muoversi sul mercato.
Scuro e impenetrabile, il naso è intenso e ricco di frutta rossa e spezie, raffinato ed elegante, la bocca è pulitissima, sciolta e leggera, l’equilibrio in vetta a tutte le sue encomiabili qualità.
Un fuoriclasse a lunga gittata, capace di durare e migliorare nel tempo.
Barbaresco DOCG Riserva “Ovello” 2019 – Produttori del Barbaresco
Nebbiolo 100%.
Entriamo nel prestigioso territorio del Barbaresco, noto per le sue colline meravigliose disegnate da filari di vite, dove Alessandro Morichetti ha vissuto cinque anni.
Racconta brevemente la vicenda di Don Fiorino Marengo, sconosciuto ai più, ma figura fondamentale per risollevare il Barbaresco dalla miseria di 60 anni fa, quando tutti scapparono dalle campagne per andare a vivere in città e lavorare in fabbrica alla Fiat di Torino. Ne ha scritto su Intravino qui.
Siamo di fronte al vino di cooperativa, grazie al lungimirante Don, i cui proprietari conferitori del vigneto più grande, il Cru Ovello, contribuiscono con le proprie uve al vino di riserva, se l’annata buona lo consente e sono 12 Contadini con la C maiuscola, elencati sul retro etichetta: Audasso, Casetta, Cavallo, Cravanzola, Gonella, Grasso, Maffei, Odore, Rocca, Sarotto, Vacca, Varaldo.
La riserva prevede almeno 36 mesi di botti di rovere da 25-50 hl., la materia e il tannino danno peso e potenza al Barbaresco.
Il naso è eccezionale, profumi degni dei migliori Barbaresco, all’assaggio è austero, il tannino così robusto e scalpitante richiede l’accompagnamento di piatti forti, conveniamo tutti che va lasciato riposare in cantina e allora il tempo gli donerà il lustro che si merita.
Vino Cotto Stravecchio 2008 – Tiberi David
Uve autoctone bianche e rosse, bottiglia da 0,50 l.
Chiudiamo la serata accarezzandoci i sensi, perché Alessandro Morichetti ha portato un vino introvabile, il vino della sua infanzia, intriso di tradizione e allegria, prodotto a Loro Piceno in provincia di Macerata.
Ottenuto da mosto di uve autoctone bianche e rosse della specie Vitis Vinifera, cotto lentamente a fuoco diretto, fermenta naturalmente e viene lasciato invecchiare in botti di legno per 10 anni, imbottigliato senza alcuna filtrazione e privo di solforosa.
Definito come il vino da meditazione, ha il colore dell’“occhio di gallo”, lo spettro olfattivo è sorprendente e sfaccettato: prugna secca, caramello, liquerizia, toffee, cannella, caffè alla vaniglia, erbe officinali e quella punta balsamica che chiude magistralmente il naso e la bocca... una sinfonia di dolcezza e freschezza!
Grazie Alessandro Morichetti.