Alla scoperta dello Champagne Blanc de Blancs

Una serata speciale per gli amanti dello Champagne, nella versione Blanc de Blancs. A guidare il ricco tour tra vitigni, storia e calici è stato Luisito Perazzo che ha saputo coinvolgere il pubblico con una narrazione a dir poco spumeggiante.

Stefano Diegoni

Champagne non è solo una denominazione tra le più famose del panorama vitivinicolo planetario, ma è un’espressione culturale, un equilibrio delicato tra natura in continua evoluzione e intervento umano. Le condizioni climatiche (continentali - oceaniche) della regione sono difficili, a tratti estreme, a causa dei frequenti rischi di gelate tardive e richiedono maniacale attenzione. In un prodotto che fa della freschezza e bevibilità i caratteri dominanti, è bene ricordare che il concetto di maturazione non coincide con la maturazione tecnologica delle uve (ossia la ricerca dell'equilibrio ottimale tra la concentrazione di zuccheri e la quantità di acidi nell'uva) poiché l’obiettivo primario che si vuole ottenere è conservare l’acidità e mantenere la finezza, prediligendo una raccolta anticipata delle uve. Il vino, infatti, potrà successivamente acquisire maggior rotondità e precise caratteristiche organolettiche grazie alla rifermentazione in bottiglia e all’addizione (in prodotti dosati) della liqueur d’expedition.

La narrazione del “Maestro” Luisito Perazzo si è concentrata sulla tipologia degli Champagne Blanc de Blancs (spesso abbreviati anche BdB) cioè spumanti bianchi ottenuti da sole uve a bacca bianca, approfondendo la storia, il legame con il territorio e le caratteristiche dei singoli vitigni.

Sin dal I sec. d.C. Plinio il Vecchio, nella sua Naturalis Historia, lodava per l’appunto i vini della “Rivière”, ovvero dell’attuale Vallée de la Marne (la parte centrale della Champagne). Fu, poi, l’arcivescovo San Remigio di Reims, tra il IV e V secolo d.C., a intuire per primo la potenziale vocazione dello chardonnay all’invecchiamento e a favorirne la coltivazione. In seguito, il celeberrimo monaco Dom Pierre Pérignon diede la svolta epocale alla Champagne e ai suoi prodotti: eliminò le uve inadatte alla produzione concentrandosi sulle varietà più promettenti, definì l’attuale uvaggio della denominazione (chardonnay, pinot noir e meunier) e aumentò la qualità attraverso una selezione più rigida dei ceppi e favorendo rese più basse.

Tra fine Ottocento e inizio Novecento si consolidò tecnicamente e commercialmente il prodotto “Champagne” inteso come spumante brioso e di carattere; da qui nacquero le grandi Maison e le prime associazioni in difesa della nascente denominazione. Attualmente le cosiddette “Grandi Marche” producono l’80% del vino pur controllando solo il 25% del territorio. Tale disparità, presente anche un secolo fa, creò un’asimmetria generatrice di grandi tensioni, come storicamente dimostrano i moti del 1911, ad Aube, quando i vignerons vennero boicottati per la loro vicinanza culturale alla Borgogna e accusati di produrre Champagne con uve provenienti da altre regioni.

Da quel lontano 1911 sino ad oggi, in Champagne è presente la cd. “classificazione dei cru” – termine topo-geografico che in Champagne corrisponde a “villaggio” – che distingue tra Grand Cru (con uve dalle proprietà organolettiche straordinarie), Premier Cru (con uve di ottima qualità) e Outrés Cru (uve provenienti da tutti i rimanenti villaggi). Un tempo il valore delle uve era stabilito solo in base al prezzo di vendita più che sulla qualità intrinseca delle stesse – in poche parole era il commercio che guidava il giudizio –, mentre in epoche recenti la classificazione (pur non essendo mai variata) si basa, invece, sulla qualità reale delle uve.

Le condizioni climatiche della Champagne favoriscono l’espressione dell’acidità negli acini: latitudine nordica, venti freschi, piogge primaverili e autunnali; per evitare le gelate, viene spruzzata persino dell’acqua direttamente sui germogli, così da proteggerli dal danno del gelo. Questa tecnica, chiamata irrigazione antibrina o antigelo, è efficace perché il congelamento dell'acqua rilascia calore latente consentendo di mantenere la temperatura dei germogli vicina allo zero. Lo strato di ghiaccio che si forma protegge la pianta dall'aria fredda, isolandola e prevenendo la rottura dei tessuti vegetali per le basse temperature.

In Champagne la viticoltura viene definita "en ligne”: lo sviluppo di filari ordinati, con spazi regolari tra ceppo e ceppo, garantiscono la massima esposizione alla luce solare e favoriscono la sanità delle piante. Un altro ingrediente fondamentale per l’espressione dello Champagne è la craie (il gesso) che si trova nel sottosuolo – ricco di belemnite quadrata, un fossile friabile – che spesso contribuisce a conferire mineralità e acidità alle uve e che si ritrova piacevolmente declinato in degustazione con sentori sapidi e iodati.

Lo chardonnay si dimostra varietà versatile, capace di mantenere elevata qualità anche con rese molto abbondanti. Questo nobile vitigno è particolarmente resistente (meno soggetto a soffrire di attacchi di botrite e funghi) e di facile attecchimento, così che nella maggior parte delle annate può regalare abbondanza e qualità. Ma i BdB si compongono anche di vitigni meno conosciuti, come arbanne e petit meslier, due uve bianche con caratteristiche di spiccata acidità, che vengono considerate il futuro della Champagne in un contesto di urgente cambiamento climatico. Accanto a questi, possono concorrere all’uvaggio anche il pinot blanc, dalle caratteristiche note floreali e fragranti, ed il fromenteau, biotipo di pinot grigio dall’apporto organolettico di spezie e frutta secca, varietà entrambe storicamente presenti nella regione, riscoperte e impiegate sempre maggiormente negli ultimi anni dai produttori più illuminati.

La zona maggiormente vocata per la produzione dei cepages bianchi è certamente la Côte des Blancs, oggi patria indiscussa dello chardonnay (che qui è coltivato quasi per il 95%) e si compone prevalentemente di colline, con pendii e rare alture, estesa dalla parte centro-est a sud-ovest della regione della Champagne. Buona concentrazione, dolcezza del frutto, grande acidità e mineralità sono le caratteristiche su cui si basa l'estrema raffinatezza degli Chardonnay di questa zona ed i villaggi più famosi, blasonati con l’appellazione di Grand Cru sono: Avize, Chouilly, Cramant, Le Mesnil-sur-Oger, Oger, Oiry.

La degustazione

Champagne AOC Premier Cru Brut Èternel Optimisme 2018 - Vincent Bliard
chardonnay 100%

Paglierino luminoso di media fittezza, sottili le bollicine. Al naso è intenso, spicca la dolcezza del frutto (ananas, pesca gialla), cui seguono sentori di pasticceria, miele, arancia candita e una nota caramellata sul finale. Sorso morbido, avvolgente e acido, che chiude sull’agrume candito.

Champagne AOC Grand Cru Avize BdB Non Dosè - Chardonnet et Fils
chardonnay 100%

Paglierino brillante dalla bollicina sottile. Intenso al naso con sfaccettati sentori di agrumi: limone, pompelmo, cui seguono note di cipria e iodio. Secco, verticale, acido, con rimandi di pompelmo anche in bocca. La bollicina è gradevole, il corpo medio e chiude con una buona persistenza agrumata fresca.

Champagne AOC Grand Cru Chouilly Blanc de Blancs Brut Coste Beert - Pierre Legras
chardonnay 100%

Giallo paglierino vivace, bollicine fini. Naso mediamente intenso; i riconoscimenti si indirizzano su sentori fragranti di plum cake e brioche, cracker, mela fresca, gelsomino, che indicano gioventù e freschezza. Ingresso di bocca presente, avvolgente e acida, di medio corpo, vino delicato e gentile, solo all’inizio della sua evoluzione.

Champagne AOC Blanc de Blancs Brut – Petit-Camusat
pinot bianco 100%

Paglierino intenso, perlage fine e mediamente persistente, moderata intensità olfattiva di gelsomino e mela fresca. Sorso lievemente dolce, asciutto in bocca, bolla più aggressiva, grossolana, con ritorni fruttati.

Champagne AOC Grand Cru Blanc de Blancs Extra Brut Eloquence - Jean Louis Vergnon
chardonnay 100%

Paglierino luminoso, perlage delicato e persistente. Naso intenso di nocciola, mandorla tostata, tiglio; tutti sentori immediatamente disponibili e che confermano una intrigante complessità olfattiva. Ricchezza materica di beva con lunga salinità e ottima acidità, fine, persistente e lungo.

Champagne AOC Blanc de Blancs Extra Brut Derriere La Cabane - Helene Beaugrand
chardonnay 100%

Paglierino luminoso, delicate le bollicine e olfatto seducente che vira su miele millefiori, agrume candito, ginestra, zenzero candito, frutta tropicale, tra cui mango e ananas. Sorso disteso, pieno, avvolgente, di buona acidità e sapidità, con struttura media. Assai gradevole la persistenza aromatica fruttata nel finale.

Champagne AOC BdB Extra Brut Sélection Parcellaire Les Amoureuses 2018 - Villa Bon Accueil
chardonnay 100%

Paglierino brillante. Naso dai riconoscimenti di pietra focaia, note fumé, rimandi di polvere da sparo, brioche alla crema, scorza d’arancia, mandorla tostata. Bocca inizialmente timida che poi si apre voluttuosa, piena, avvolgente. Acidità e sapidità spiccate con ottima corrispondenza naso-bocca e lunghissima scia salina. Sorso di grande armonia ed espressività.

Champagne AOC Grand Cru Bdb Extra Brut Lydien n. 99 2019 - Stephane Regnault
chardonnay 100%

Paglierino brillante, intenso. Al naso squaderna frutta candita, ghiottoneria, crema brioche, pan di Spagna tostato, frutta, marmellata di agrume, dolcezza che rimanda all’evoluzione del vino con sbuffi di tabacco biondo che chiudono il quadro. Bocca materica, di gran stoffa e sostanza, lunghissima persistenza e potente struttura. Grande ricchezza e potenza, molto gessoso e lungo il finale.

Champagne AOC Extra Brut Petit Meslier - Laherte Frères
petit meslier 100%

Dorato tenue, bolla medio-fine. Bouquet intenso, agrume candito, ammandorlato, albicocca disidratata, cera d'api, frutta tropicale: all’olfatto molto intenso e articolato. All’assaggio è salato, piena e avvolgente l’acidità, di una verticalità estrema che taglia il sorso. Persistenza salina intensa.

Champagne AOC BdB Brut Nature Hommage Parcellaire Les Vignes Blanches 2015 - André Heucq
chardonnay 100%

Paglierino intenso, bollicine fini. Naso ricco di frutta gialla, miele millefiori, camomilla. Definibile “craieuse” (mineral-gessoso). Corpo medio, saporito e meno aromatico in retrolfazione. Ritorni agrumati gessosi sul finale di bocca.

Questa serata ha dimostrato che lo Champagne Blanc de Blancs non è solo una categoria tecnica produttiva, ma un vero e proprio linguaggio espressivo. Ogni vino degustato ha parlato una lingua diversa: quella del suolo, dell’annata, del lavoro umano e della scelta stilistica dei suoi creatori. Grazie a Luisito e alla sua guida generosa, abbiamo potuto ascoltare queste voci, diverse ma tutte straordinariamente coerenti con il loro inconfondibile e benedetto territorio d’origine.

Santé, avec Champagne Blanc de Blancs!