Alsace Riesling

Cosa succede quando si unisce uno dei grandi vitigni bianchi del mondo con un territorio di confine come l’Alsace? Lo scopriamo con Samuel Cogliati Gorlier in una serata di degustazione e di approfondimento sui Riesling di Alsazia.

Valeria Mulas

L’Alsazia, terra di confine a nord-est tra Francia e Germania, è oggi tra le regioni più sottovalutate del panorama vitivinicolo francese, pagando ancora il dazio di scelte che hanno puntato in passato sulla quantità, anche a fronte di prezzi di vendita molto bassi e stagnanti. Eppure, negli ultimi anni, la regione ha visto un veloce sviluppo - grazie anche alle nuove generazioni - di una viticoltura di qualità, sostenibile e di grande personalità.

Siamo in una fascia di territorio che è una piccola striscia di vigneti longilinea, parallela al fiume Reno, lunga 96 km e larga meno di 5 km, in una terra contesa tra Stati fino alla fine della Prima Guerra Mondiale. Con un clima semi-continentale, a tratti mediterraneo, mite e asciutto, grazie anche all’azione di schermo dei monti Vosgi, l’Alsazia, pur con le sue modeste ore di sole (circa 1800 ore/anno), risulta un territorio fortunato per la viticoltura. Qui si coltivano una decina di vitigni, ad eccezione del pinot nero, tutti a bacca bianca (riesling, gewurztraminer, pinot gris, muscat, pinot blanc, sylvaner, auxerrois, chasselas, savagnin rose e chardonnay). Un puzzle multi-varietale specchio, in prima analisi, della complessità geologica dei terreni. Siamo, infatti, nella regione francese più variegata e articolata con ben 13 classi geologiche che vanno dai graniti alle rocce vulcaniche, dalle arenarie ai calcari, passando per le varie tipologie di marne, dagli scisti fino ai suoli alluvionali, sabbiosi e loess, con risultati differenti sui vini.

«(…) L’eterogeneità talora imprevedibile del dato ambientale sembra essersi rivelata decisiva nel preservare un ampio spettro di vitigni, in modo da offrire una o più soluzioni per ogni situazione» così sintetizza Samuel Cogliati Gorlier - scrittore, editore, giornalista e divulgatore indipendente – nel libro, scritto con Jean-Marc Gatteron, Alsazia. Il territorio, i vignaioli, i vini, edito da Possibilia, la casa editrice di cui è fondatore. A questo elemento vanno aggiunte le altre variabili, dai dati ambientali alle scelte del vignaiolo, fino alle caratteristiche del vitigno stesso, che compongono l’unicum del terroir.

A dispetto della complessità di questi elementi, l’Alsace, dal punto di vista della denominazione di origine, si identifica sostanzialmente nel nome della regione cui è possibile affiancare il nome di un vitigno, il lieu-dit o il comune o la tipologia (Edelzwicker e Gentil, per esempio, indicano vini bianchi da assemblaggio, rispettivamente senza o con la presenza di vitigni nobili). Interessante notare come, al di là del residuo zuccherino presente nel vino, gli alsaziani abbiano convenuto di indicare in retro-etichetta, attraverso una scala, la dolcezza o meno del vino in termini gustativi. Una scelta, questa, che supera la pura analisi numerica per dare maggior visibilità alla percezione, in un’ottica che facilita il consumatore finale.

Riesling (renano)

Il riesling vede la maggioranza dei suoi ettari vitati (24.000 circa) in Germania, seguono la Romania e gli USA con rispettivamente 6100 e 4600 ettari. La Francia si assesta al quarto posto con 3500 ettari, di cui più di 3300 proprio in Alsace!

Ha origine, verosimilmente, nella regione tedesca del Rheingau dove, dal 1400 circa, se ne ha notizia certa, come discendente del gouais bianco (varietà oggi sparita) e di un secondo genitore ancora sconosciuto che potrebbe essere ipoteticamente il traminer o il savagnin blanc. Oggi in Francia esistono 8 cloni selezionati, tutti di derivazione alsaziana, a fronte dei circa 190 coltivati in un vivaio sperimentale che aumentano il potenziale di biodiversità della cultivar e ci permettono di sperare in un aumento delle varietà commercializzabili in futuro. Dotato di grappoli e acini piccoli, con buccia spessa di colore tra il verde e il giallo dorato, spesso puntinato di bruno, il riesling ha germogliamento e maturazione tardivi. Con una buona resistenza alle gelate e al freddo, seppur con una certa sensibilità al marciume, è in grado di regalare, grazie alla sua spiccata acidità e la sua capacità di affrontare lunghissimi invecchiamenti, vini dalla forte personalità e con una notevole versatilità che si declina in vini secchi, abboccati, dolci, segnati da Botrytis, da vendemmie tardive oppure spumantizzati. Predilige suoli calcarei-scistosi e granitici, ma ha una buona adattabilità anche su altri terreni. Altamente peculiare per la sua potenzialità aromatica, grazie ai terpeni contenuti nelle bucce e nella polpa, può sviluppare, nel tempo, sentori odorosi di idrocarburi e cherosene che ne hanno segnato la riconoscibilità e la sua fortuna.

Normativamente l’AOC Alsace (o Vin d’Alsace) si declina in:

  • secco, con residuo zuccherino inferiore a 6 g/L, ma che può arrivare a 12 g/L se l’acidità totale è superiore a 6 g/L espresso come acido tartarico;
  • dolce (detto anche moelleux o liquoreux). È una tipologia inserita in disciplinare dal 1984 e che prevede due menzioni aggiuntive (valide anche per l’Alsace Grand Cru):
    • Vendanges Tardives (VT) con almeno 235 g/L di zucchero nel mosto. Si tratta di un’indicazione del puro tenore zuccherino e quindi non identifica una data posticipata di vendemmia;
    • Sélection de Grains Nobles (SGN) con almeno 276 g/L di zucchero nel mosto. Anche in questo caso l’indicazione è legata solo alla quantità di zucchero e non, come vorrebbe la prassi, a uve attaccate da Botrytis cinerea.

Esistono in aggiunta le denominazioni Alsace Grand Cru (dal 1975), legata a uno dei 51 (di cui ben 46 includono il riesling) lieux-dits classificati appunto Grand cru, e Crémant d’Alsace (dal 1976) per gli spumanti Metodo Classico vinificati in bianco o rosato e sosta minima sui lieviti di 9 mesi.

Per Samuel Cogliati è possibile individuare dei caratteri comuni nel Riesling Alsaziano, che sono:

  • grande ricchezza varietale, che muove da alcune note facilmente ritrovabili in molti vini: la pesca e il suo nocciolo, la frutta esotica, una spiccata florealità e sentori di idrocarburi;
  • tensione gustativa: non semplice acidità, ma misurata commistione tra freschezza e mineralità;
  • una forma di opulenza data in parte dal residuo zuccherino, se presente, e in parte dalla ricchezza glicerica;
  • una gradualità nell’esprimere il proprio residuo zuccherino, al di là della reale quantità presente nel vino, grazie alla complessità di tutti gli elementi che contribuiscono alle sensazioni gustative.

Con l’insieme di queste caratteristiche saremo di fronte a un vino di grande complessità, profondità gusto-olfattiva e con una notevole capacità evolutiva.

Tutti i vini, riesling in purezza, sono stati serviti rigorosamente alla cieca per permettere un approccio al vino scevro da pregiudizi di qualunque tipo.

La degustazione

Alsace Riesling Lieu-dit Harth Tradition 2017 – Domaine Schoffit
Naso austero, compresso e severo per questo primo calice che gioca su suggestioni amare, come la cicoria e il tarassaco, e nello stesso tempo su un’idea di grassezza, di untuosità. La frutta, soprattutto l’uva spina e il nocciolo di pesca, rimane nascosta sullo sfondo di sensazioni comunque coriacee, che lasciano via via spazio a una penetrante speziatura e a predominanti note di miele di acacia. Bocca untuosa, di impatto cremoso e sodo, con la parte acida che diventa protagonista nella coda gustativa del vino, insieme a contrappunti amari e asciutti, quasi di assenzio. Lungo, seppur contratto, e quasi tannico, questo calice si lascia solo in parte scoprire facendo pensare a una giovinezza in fiore, che merita ancora qualche anno di attesa.
 
Alsace Grand Cru Muenchberg Riesling Nature 2019 - Julien Meyer
Un vino in cui la frutta succosa e carnosa è la protagonista insieme a note fumose, animali, speziate: dalla mela gialla grattugiata fresca, alla pesca, passando per il mango e l’albicocca. Si avvertono, poi, anche lo zenzero, il pepe bianco, i chiodi di garofano e punte di anice e coriandolo. Un’espressività aperta e diretta, in continua evoluzione, che non disdegna accenni di caramello salato, di scorza di agrumi e di gelsomino. La declinazione degli amari qui è al servizio della frutta, più puntinato ed etereo. E il palato? L’acidità elettrica, cristallina, pura e inflessibile accompagna un’untuosità in rilievo, quasi masticabile: un vino che unisce in modo equilibrato freschezza elettrica e sapidità, con un finale delicatissimo e insieme potente, che vira su rilievi gustativi di chinotto, di gelée di agrumi e pesca, di polpa d’uva. Dissetante e fluido, eppure così complesso, profondo, ritmato, lunghissimo e godibile oggi, come tra qualche anno.
 
Alsace Grand Cru Wiebelsberg Riesling La Dame 2019 - Marc Kreydenweiss
Un’immagine di tenerezza ci colpisce subito: fiocchi d’avena e cereali danno il senso di un naso soave, ponderato, lento, in cui la frutta si sposta in secondo piano, lasciando spazio alla dolcezza della liquirizia, al latte condensato, a un fieno all’inizio dell’essiccatura. Poi arrivano le sfumature agrumate di pompelmo, il curry, lo zafferano in stimmi. Tratti finissimi tra amaro e balsamico, e di dolcezza, colpiscono le papille gustative in un’espressività che rimane giovane, citrina, salina, con accenni caramellati, di cannella e di tabacco dolce. Evidente il potenziale evolutivo ancora inespresso.
 
Alsace Grand Cru Sommerberg Riesling 2019 - Zind-Humbrecht
Note cremose e dolci per il nostro quarto calice che non nasconde, seppur in una chiusura iniziale, la sua vena fatta di zabaione e di amido di riso, di pasticceria, biscotti e confetteria. Segue un pizzico di tostatura, una florealità di iris e calla e un accenno alcolico, che ricorda l’Armagnac. In bocca è fluido, cremosissimo e secco. Potente, opulento e con una grande precisione esecutiva, sul finale lascia incontrare la dolcezza biscottata con l’amarezza della buccia degli agrumi e dell’arancia amara, in un allungo ancora in parte spezzettato nelle sue componenti.
 
Alsace Grand Cru Vorbourg Riesling Macération 2020 - Pierre Frick
Un calice nettamente velato, di un dorato molto sostenuto, rivela immediatamente la sua potenza al naso: è una molotov di spezie dallo zenzero alla cannella, dalla menta al tiglio. Accenni di pane tostato, tamarindo, verbena, tabasco. Un naso originale, esuberante e disorientante, tutto giocato sulla freschezza linfatica che al palato non smentisce questa sua natura con un’acidità croccante e continua, associata a un’importante sapidità e a richiami di erbe amaricanti, il tutto perfettamente gestito. Un vino senza compromessi, di forte personalità, franco, dalla superficie gustativa granulosa in rilievo, e con un finale leggermente maltato.
 
Alsace Grand Cru Kanzlerberg Riesling 2015 – Sylvie Spielmann
L’ultimo calice vira su note di grafite, di frutta candita, con un tocco di anice e finocchietto selvatico e con una sfumatura iodata, di battigia di mare. Ha note carnose e succose di frutto, come il dattero, e di cioccolato bianco. Al palato è poetico grazie alla capacità di incapsulare lo zucchero attraverso un amaro finissimo, quasi salato, che ricorda l’assenzio. L’acidità, straordinaria, fa da volano al gusto del vino, dando solidità senza togliere movimento. Forse il vino più varietale tra i sei in degustazione che ha la capacità di rivelare senza esitazione la matrice del vitigno, pur in un mosaico sfaccettato di diverse sfumature che si affacciano ai nostri sensi.
 

Sorpresi e stupiti dalla grande varietà di questa degustazione brindiamo all’Alsazia, ai suoi Riesling di carattere e a Samuel Cogliati che ci ha mostrato come l’unione di un grande vitigno con un grande terroir può dar vita a vini dalla personalità spiccata, con innate capacità evolutive e in cui le eventuali note varietali possono passare in secondo piano rispetto alla poetica complessità gusto-olfattiva.