Alta Langa, passione e vocazione di una terra antropizzata con educazione

Racconti dalle delegazioni
28 settembre 2020

Alta Langa, passione e vocazione di una terra antropizzata con educazione

Denominazione moderna, l’Alta Langa nasce dalla ricerca e dalla sperimentazione nella terra che diede alla luce il Metodo Classico italiano.

Marco Agnelli

Now here comes the river 
Coming on strong
And you can't keep your head above these troubled waters

Sulle note evocative di Here Comes the River del cantautore canadese Patrick Watson, Armando Castagno introduce l’argomento della Masterclass destinata a chiudere la giornata del 55° compleanno dell’Associazione Italiana Sommelier: l’Alta Langa.

«Il più austero dei Metodo Classico italiani», afferma senza indugio Castagno, «caratterizzato da una definizione sfumata del frutto che trova il suo contraltare nella imponente sapidità».

Il relatore

Visitare i vigneti dell’Alta Langa non è tuttavia semplice. Qui la vite si colloca in radure da cercare in un territorio incredibilmente vasto, per un totale di 310 ettari di vigneto disseminati qua e là. Denominazione estesa su tre province del Piemonte meridionale (Cuneo, Asti e Alessandria), l’istituzione della DOC prima e della DOCG successivamente ha seguito un iter di presa di coscienza molto moderno e – a suo modo - sperimentale. Sebbene il nome “Alta Langa” sia stato scelto solo nel 1998 (battendo ai voti l’ipotesi alternativa “Alba”), l’impianto legislativo assomma a un’indiscutibile modernità la consapevolezza della profondità storica, visto che proprio qui nacque il Metodo Classico italiano, nel 1865, con Carlo Gancia.

La particolarità è che in questa ampia regione spumantistica convivono aziende di dimensione quasi puntiforme che si sono emancipate dalla vendita dell’uva e giganti - in senso storico e dimensionale - del vino italiano. Per questi ultimi, e ne avremo riprova durante la degustazione, la produzione di un Metodo Classico rappresenta una sorta di sala hobby giocosa e sperimentale che, essendo giocoforza vincolata a piccoli numeri e a lavorazioni esclusivamente manuali, ci regala risultati a dir poco sorprendenti.

Lo spirito dell’Alta Langa, quello che di «una terra antropizzata con educazione» come suggerisce Castagno, può essere spiegato attraverso due fondamentali chiavi interpretative: la continuità, con la tradizione del Metodo Classico che qui è nato e ha avuto il suo fulcro tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, e la sperimentazione, che parte dagli anni ’90 con l’individuazione delle aree più vocate per chardonnay e pinot nero. Un preciso evento può essere considerato fondamentale nella storia moderna dell’Alta Langa. Nel 1989 rappresentanti istituzionali di quattro regioni spumantistiche italiane (Oltrepò Pavese, Trentino, Alto Adige e Franciacorta) stilarono una sorta di carta circoscrivendo le zone di migliore ispirazione per il Metodo Classico ed escludendo, deliberatamente, il Piemonte. 

Il “Progetto Spumante Metodo Classico in Piemonte”, che nacque all’inizio del 1990, fu la reazione alla ghettizzazione forzosa operata l’anno precedente. Il lavoro partì con sette aziende di primissimo rilievo - Cinzano, Gancia, Contratto, Martini e Rossi, Fontanafredda, Banfi e Riccadonna - che decisero di avviare uno studio sperimentale sui vigneti. Tra il 1992 e il 1993 ebbe dunque luogo una ricerca senza precedenti in Italia, analizzando i campioni di vini provenienti da piante di pinot nero e chardonnay coltivati su terreni di varia natura. Il disciplinare ebbe il riconoscimento della DOC nel 2002 e della DOCG nel 2011, e ha due elementi che lo caratterizzano: la base ampelografica di chardonnay e pinot nero – min. 90% - e l’altitudine minima di 250 m s.l.m..

La matrice geologica in Alta Langa è gran parte rappresentata da marna calcarea che, scendendo verso sud in direzione del confine con la Liguria, si trasforma lentamente in matrice appenninica. In funzione dell’altitudine, invece, più la quota si abbassa e più aumenta il calcare, mentre alzandosi aumenta la frazione di componente sabbiosa.

Il relatore

Forniteci dunque le coordinate generali per inquadrare il territorio, andiamo

a verificare tutti questi elementi attraverso la degustazione di ben dieci cuvée.

Alta Langa Rosé Dosaggio Zero 2016 - Roberto Garbarino

100% pinot nero

Da Neviglie, paese al margine della Langa di Alba, è caratterizzato da vigne molto alte. Produttore nel genere “saranno famosi”, è l’unico rosé della degustazione. 36 mesi di presa di spuma. Naso molto composto e al tempo stesso tutt’altro che lineare, con note cha vanno dall’agrume all’henné. Iodio, salsedine e petalo di rosa. Declina nel colore rosa il gusto un po’ retrò e i profumi garbati del Piemonte ottocentesco.

Alta Langa Pas Dosé 2016 - Rizzi

85% chardonnay, 15% pinot nero

Dal comune di Treiso, Metodo Classico di un produttore tra i più brillanti del Barbaresco. 37 mesi di presa di spuma. Finezza ed eleganza tattile. Di chiarezza abbagliante, è un vino di pura luce. Nota di agrume riconducibile al limone, e ancora fiori bianchi e chiusura sapida di notevole finezza.

Alta Langa Cuvée Valentina Nature 2016 - Bel Colle

90% pinot nero, 10% chardonnay

Vigne a Vesime, a 300 metri di altitudine. Marcato dal carattere del pinot nero, rimanda a un frutto di colore scuro che ricorda la prugna. In cucina lo possiamo immaginare abbinato a carni bianche o risotto con funghi. Freschezza masticabile da frutto turgido.

I vini

Alta Langa Extra Brut 2016 - Ettore Germano

80% pinot nero, 20% chardonnay

Metodo Classico prodotto da un grandissimo barolista. Vigna a Cigliè, su terra sassosa calcarea bianchissima, posta tra i 530 e i 560 m s.l.m., battuta dal vento e con grandi escursioni termiche. 32 mesi di presa di spuma. Naso di eccezionale finezza e rara compostezza.  Avvolgente in bocca, con un finale salmastro di rimarchevole persistenza.

Alta Langa Pianbè Brut 2015 - Pianbello

80% pinot nero, 20% chardonnay

Da due parcelle nel comune di Loazzolo, una collocata a 430 m s.l.m. e l’altra 600, con terreni caratterizzati da evidenti vene ferruginose rossastre su base marnoso-calcarea. Parte del vin clair fermentata in barrique. 38 mesi di presa di spuma. Equilibratissimo, con 6 g/L di zucchero a compensare perfettamente una freschezza importante. Struttura e morbidezza possono permetterci di accostarlo anche a un piatto importante piemontese come la bagna càuda.

Alta Langa Tenute Rade Pas Dosé 2014 - Poderi Cusmano

70% chardonnay, 30% pinot nero

Vigneti in Castel Boglione, un borgo arroccato nella Langa astigiana orientale. Vigna fredda e di matrice fortemente calcarea. Annata poco soleggiata. Non dosato e con lunghissima presa di spuma di 50 mesi. Un classico chardonnay in cui percepiamo nettamente burro chiarificato e fiore bianco. All’assaggio piacevolissimo il contraltare tra la freschezza e le note di opulenza. Il prolungato effetto dei lieviti nel tempo dona notevole finezza.

Alta Langa Bera Brut 2013 – Bera

85% chardonnay, 15% pinot nero

Un grande produttore di Moscato che ci sorprende con un austero Metodo Classico aiutato da un millesimo meraviglioso che ha enfatizzato l’incisività delle durezze. Versante olfattivo complesso, con un’apertura minerale nettissima. Da vigne nei comuni di Neviglie, Rocchetta Palafea e Trezzo Tinella, 77 mesi di presa di spuma. L’assaggio conferma la sensazione di rigore, di purezza assoluta adamantina. Grande presenza in bocca e finale che porta a suggestioni di salamoia. Da abbinare alla grande cucina di mare.

Alta Langa Vigna Gatinera Brut Nature 2011 – Fontanafredda

100% pinot nero

Annata monumentale in Alta Langa, da un’azienda che rappresenta la leggenda del Barolo. Vigna storica di Serralunga d’Alba, a 320 m s.l.m.. 84 mesi di presa di spuma. Apertura olfattiva che rimanda a farina, tartufo, tarassaco e pan di Spagna, per chiudere con una netta nota metallica. All’assaggio la tensione è ancora notevole, con sensazioni citrine ancora nette nonostante il lungo tempo trascorso sui lieviti. Da osare in abbinamento con cucina etnica.

Alta Langa Pas Dosé Brut Nature 2011 – Cocchi

100% pinot nero

Da un vigneto di Castel Rocchero a 400 m s.l.m., rappresenta l'ipotesi più difficile da realizzare in Alta Langa: un blanc de noirs in solo acciaio che riesce a dribblare con eleganza tutti i rischi di spigolosità insita in questa scelta grazie a una lunga presa di spuma e alla scelta, saggia, di non dosare. Azienda storicamente nota per altri tipi di produzioni (Barolo Chinato e Vermouth), ha sviluppato una linea molto interessante in Alta Langa. Questo assaggio declina l’immagine della solarità del millesimo in modo diverso rispetto al vino precedente. Austero, ficcante e incisivo, con una parte aromatica affidata a cereali e olio di girasole. Di notevole robustezza strutturale, può benissimo reggere secondi piatti di carne rossa anche con funghi e tartufi.

Alta Langa Riserva Cuveé 60 mesi Brut 2011 - Gancia

80% pinot nero, 20% chardonnay

Dalla rete di vigne controllate da Gancia, una delle più antiche aziende italiane. Uve provenienti dai comuni di Vesime, Perletto, Loazzolo, Cassinasco, Cessole e Castel Boglione. 89 mesi di presa di spuma. Versante olfattivo di compostezza sabauda, riservato e al tempo stesso di incredibile complessità. All’assaggio troviamo nel calice una grande vibrazione acida. Un vino sorprendente, da un’azienda in piena fase di restyling spinta dalla nuova proprietà russa che ha scelto uno staff tecnico di prim’ordine.