Arneis, il “nebbiolo bianco”

Racconti dalle delegazioni
18 settembre 2023

Arneis, il “nebbiolo bianco”

Per la rassegna “Piemonte in bianco”, Francesco Ferrari racconta l’Arneis, icona di un vino fuori dai canoni, rappresentante supremo della «rive gauche» del Tanaro.

Paola Lapertosa

Grande terra di rossi, il Piemonte è conosciuto e apprezzato in tutto il mondo per il Barolo e per tutti gli altri grandissimi vini ricavati dal nobile nebbiolo, per le sue eclettiche Barbere dalle mille sfaccettature, per l’austero Grignolino e per il Dolcetto ricco di storia e di potenzialità. Ma il Piemonte non è solo rosso: i vitigni a bacca bianca coprono circa 1/3 del vigneto piemontese e sono fortemente territoriali.

Francesco Ferrari, sommelier e Degustatore AIS, autoctono piemontese e grande amante di questo splendido territorio, presenta l’arneis (con la “s” sonora - contrariamente alla pronuncia a cui siamo solitamente abituati), dopo aver già approfondito altri vitigni a bacca bianca della regione come il timorasso, il cortese e l’erbaluce nella rassegna Piemonte in bianco.

Coltivato e conosciuto fin dal 1400 nel Roero, se ne ha traccia fin dal 1478 quando viene menzionato nel testamento di Domenico Roero come toponimo (vinea ad Reneysium). Lo stesso toponimo è attestato nel 1528 come «vinea muscatelli et renexii» e nel 1572 come località «ad Reneysium», anche se, secondo la vulgata, rimanda al concetto del «et sai ‘n bel arneis» perché difficile da coltivare.

Gli anni però passano e questo vitigno vive secoli di oblio, tanto che bisognerà aspettare il 1965 per la sua prima definizione ufficiale: «vitigno tipicamente cuneese, l’attuale coltivazione dell’arneis si estende sulla sinistra del Tanaro, negli ex circondarii di Canale-Alba e interessa soprattutto la cosiddetta zona dei Roeri: Santo Stefano Roero, Monteu Roero, Montaldo Roero, Baldossero, spingendosi fino a Corneliano, Monticelli e Piobesi d’Alba» (G. Dell'Olio e R. Macaluso in Principali vitigni da vino coltivati in Italia). Ma è solo con gli anni ’70 del secolo scorso che avviene la sua riscoperta, grazie a un territorio che ha creduto fortemente nel vitigno e all’azione di alcuni produttori lungimiranti come Giovanni Negro, Bruno Giacosa, Mario Soldati e Italo Stupino.

Oggi l’arneis non è più «introvabile» come diceva Mario Soldati - se ne producono oltre 7 milioni e mezzo di bottiglie l’anno -, ma è ancora “prezioso” se si riesce a domare il suo animo “birichino” e la sua cultivar “scapigliata”.

Questo bianco autoctono piemontese è diffuso solo nella sua zona di origine - il Piemonte meridionale -, e si è adattato splendidamente nel Roero, su terreni più giovani rispetto alle Langhe, con alte percentuali di sabbia che favoriscono lo sviluppo di una maggiore acidità, e importante presenza di boschi. Le colline sono ripide (per la forte erosione) e in alcuni settori addirittura non coltivabili. Inoltre, la zona è semiarida, con pochi millimetri di pioggia l’anno. Si tratta di una varietà precoce sia per germogliamento (prima settimana di aprile) sia per vendemmia (entro metà settembre), con un grappolo medio-piccolo e compatto, acini piccoli e buccia di medio-spessore, ma un carattere vigoroso.

In degustazione ci aspettiamo vini bianchi freschi con una tonalità giallo-verde, profumati, di grande sapidità nelle zone di elezione e di moderata freschezza. Il corredo aromatico comprende il floreale, importante, spesso di acacia, zagara, fiori d’arancio, rosa, violetta, geranio; il fruttato con agrumi, cedro e limone canditi, sentori di mela, pera, albicocca e pesca; la frutta secca come nocciola, noce e mandorla.

La degustazione

Francesco Ferrari ha scelto 6 vini realizzati con il nebbiolo bianco in purezza e 1 erbaluce 100%: i primi 6 mostrano il volto di questo bianco di classe e l’ultimo racconta un vitigno intrigante, difficile da paragonare ad altri bianchi autoctoni. 7 vini in totale che in ogni calice svelano l’anima elegante delle colline del Roero.

Roero Arneis Bricco delle Ciliegie 2022 - Giovanni Almondo
La Famiglia Almondo è censita nei registri comunali di Montà a partire dal XIV secolo e oggi continua a essere a conduzione familiare seguendo tutte le operazioni, sia in vigna sia in cantina.

Nato su terreni sabbiosi con vene argillose e calcaree (60% sabbia, 25% argilla e 15% limo), questo vino affina per 7 mesi al 95% in acciaio e 5% in barrique di rovere francese non tostata. Fiori e frutta sono evidenti: l’acacia è protagonista e sullo sfondo si ritrova la frutta gialla come l’albicocca. Il sorso riempie la bocca, con una nota di mandorla fresca e una chiusura sapida e leggermente agrumata.

Roero Arneis 2021 - Bruno Giacosa
La storia di Bruno Giacosa affonda le radici nel 1900, quando il nonno Carlo fonda la prima cantina in Piemonte, in cui lui inizierà a lavorare durante la Seconda Guerra Mondiale ad appena 15 anni. Sacrifici e sudore, passione ed entusiasmo lo portano prima a vinificare uve acquistate dai conferitori delle Langhe e poi, con il tempo, ad acquistare vigneti e produrre grandi vini con la sua meticolosa ricerca della perfezione che non ammette deroghe. «Qualità per me ha sempre voluto dire fare il meglio possibile con le uve tipiche della nostra zona» diceva Giacosa in un suo scritto. Ed effettivamente anche questo vino è tipico e di altissimo livello qualitativo. Nasce su un terreno prevalentemente sabbioso, a seguito di una fermentazione spontanea e un affinamento di 6 mesi in vasche di acciaio. Il colore è vivo e cristallino, i profumi sono di fiori di arancio e frutta meno matura rispetto al precedente. Si sentono la mela, la pera, la susina e l’albicocca e sullo sfondo leggere note di erbe aromatiche.
 
Roero Arneis Riserva Vigna Saglietto 2020 - Malvirà
Vero e proprio punto di riferimento vinicolo del Roero, l’azienda è cresciuta di pari passo con il successo del territorio: la famiglia valorizza ogni singolo cru, che gode di, radicato su terreni collinari argillosi e calcarei tra i 200 e i 300 metri di altitudine con ottime esposizioni.

Questo vino esemplifica perfettamente l’approccio enologico rigoroso dell’azienda che valorizza con misura e consapevolezza tutte le massime qualità del comprensorio: intensità, eleganza e sapidità. L’Arneis di Malvirà è un vino fresco e delicato, espressione giovane e immediata delle colline del Roero, in cui si sentono aromi floreali di fiori di campo e fruttati di agrumi. Il sorso è equilibrato e rinfrescante e il vino ha grande sapidità e buona persistenza.

Roero Arneis Riserva DOCG Perdaudin 2019 - Angelo Negro
Si tratta del simbolo del legame storico della famiglia Negro con questi territori. Etichetta bandiera dell’azienda, il Perdaudin è prodotto nei vigneti dell’antico Podere di Audino: l’origine marina dei suoli dà vita a un nettare ricco di sentori minerali, tipici dei vini del Roero.
 
Roero Arneis Riserva DOCG 2019 - Giacomo Vico
Proveniente dai vigneti di proprietà dell’azienda, nel comune di Vezza d’Alba, su un terreno marnoso-arenario con buona presenza di limo. La macerazione avviene a freddo per 18 ore, mentre la fermentazione e l’affinamento in vasche di acciaio per 6 mesi, con ulteriori 6 mesi in botte e un periodo in bottiglia. Balsamico è il termine che racconta questo vino: il naso ne è dominato e anche in bocca si sente molto bene. Si tratta di un vino corposo, potente e persistente.
 
Roero Arneis DOCG 2013 - Giovanni Rosso
L’azienda si trova a Serralunga d’Alba e questo vino proviene da vigneti che insistono nel comune di Castellinaldo, su un terreno sabbioso-calcareo. La macerazione è a freddo per 12 ore, la decantazione è statica, la fermentazione avviene a bassa temperatura e l'affinamento in vasche di acciaio per 4 mesi con batonnage. Non si tratta di un vino fatto per sfidare il tempo, ma è vivo: il colore è paglierino e luminoso, il profumo è pulito e fresco. L'ananas, la rosa bianca, il gelsomino, la zagara e le erbe aromatiche, come la maggiorana, raccontano un vino di 10 anni, con uno sfondo balsamico che fa presagire una buona acidità in bocca. Un vino giocato sulla piacevolezza e sull’eleganza piuttosto che sulla forza e sulla potenza.
 
Caluso DOCG Vigna Crava 2020 - Carlo Gnavi
100% erbaluce
La storia della cantina Gnavi è indissolubilmente legata a Caluso e alle sue colline moreniche, dove risiedono anima e cuore dei vitigni erbaluce. Questo vino proviene dalla storica Vigna del Bric che ha un’età media di oltre 60 anni, in regione Crava, a Caluso. Il terreno è sabbioso di origine morenica, la fermentazione avviene in acciaio, l’affinamento è dapprima in acciaio per 4 mesi e poi, per altri 4, in legno, seguiti da 18 mesi in bottiglia. Il colore è molto vivo, un giallo paglierino con una bella intensità “bruciata”. Il profumo è fine, con note minerali seguite da un ricco sentore floreale, di frutta bianca matura, di erbe aromatiche e balsamiche. In bocca la sapidità è sorretta dalla freschezza, che allunga la nota di liquirizia ed erbe officinali.