Aspettando Vinitaly 2019

Vinitaly, insieme al Merano Wine Festival, è la fiera del vino più importante d’Italia. Guido Invernizzi, novarese di nascita, noto e apprezzato relatore, ci ha accompagnato idealmente fra gli stand, alla ricerca di “curiosità”, cioè di prodotti un po‘ diversi da quelli dei grandi nomi dell’enologia italiana.

Daniela Recalcati

Siamo partiti dall’Umbria, regione con un ricco patrimonio artistico, culturale, religioso e spirituale. La tradizione vitivinicola umbra, che risale all’epoca degli Umbri e in seguito dei Romani, non si è persa nel buio medievale, ma anzi è progredita grazie alla straordinaria cultura vitivinicola dei monaci che, in nome della religione, dovevano ottenere il meglio di tutto quello che era sacramentale, fra cui anche il vino. Considerato che l’Umbria è chiamata il “cuore verde d’Italia” proprio perché gode di una stupenda condizione pedoclimatica è palese che qui è possibile fare viticoltura di qualità. Di questa regione abbiamo assaggiato il grechetto di Todi, vitigno sensibile alla botrite, che ha una buona resistenza al freddo invernale, alle gelate primaverili e alla peronospora, e si adatta bene ai terreni collinari, tendenzialmente pesanti, anche leggermente calcarei. 

Assisi Grechetto DOP Masseo 2016 – Azienda Agribose (Monastero di Bose)

Grechetto di Todi 100%; fermentazione in barrique di rovere francese e frequenti batonnage per circa 6 mesi. Giallo dorato vivace, al naso si percepiscono note fruttate di pesca gialla e mela golden, floreali di sambuco e una fine nota speziata di pepe bianco e di tabacco dolce. La bocca è fresca e sapida, con accenni di scorza di agrume e di tabacco. Ottima persistenza.

Proseguendo nel nostro viaggio, ci siamo spostati in Calabria. Terra spettacolare sia da un punto di vista geografico, con le catene montuose delle Serre, della Sila e dell’Aspromonte e gli 800 km di coste ioniche e tirreniche, sia da un punto di vista storico, artistico, culturale ed enogastronomico, con le sue vestigia di civiltà greca, minoica e micenea. Da questa terra abbiamo assaggiato il pecorello, vitigno che predilige l’allevamento poco espanso, ad alberello o a cordone speronato. Ha una buona tolleranza alle avversità climatiche e alle principali fitopatologie, ma soffre la siccità e la salinità dei terreni.


Il relatore

Val di Neto IGT Bianco Grisara 2011 – Azienda Ceraudo

Pecorello 100%, allevato a cordone speronato su una collina antistante al mare, su terreno calcareo con stratificazioni sabbiose, molto drenante. Vitigno praticamente esclusivo del cosentino. Fermentazione e affinamento in acciaio e bottiglia. Colore giallo dorato carico e vivace. Il naso ha una grande mineralità, con note di carbone e idrocarburo, salmastro, con sentori di frutta secca, miele e zucchero filato. In bocca non ha una grandissima acidità, ma è molto sapido, in cui si ritrova l’idrocarburo nella retrolfazione.

Ci spostiamo in Piemonte, in provincia di Alessandria, per assaggiare l‘albarossa. È un vitigno ottenuto nel 1938 dal Prof. Giovanni Dalmasso, incrociando il nebbiolo di Dronero, vitigno autoctono delle Alpi piemontesi, con il barbera. Dà vini di grande struttura, buona acidità, con ottimo profilo aromatico e polifenolico.

 

Piemonte DOC Albarossa 2013 – Azienda Bricco dei Guazzi

Albarossa 100%, allevato a Guyot su terreno marnoso calcareo, prodotto in un “bric” o cru a Olivola.

Macerazioni delle vinacce in acciaio per una settimana, con frequenti rimontaggi; malolattica svolta; affinamento in barrique per 6 mesi, poi in botte grande da 30 hl per altri 12 mesi e successivamente in bottiglia per almeno 4 mesi. Colore rosso rubino con riflessi violacei. Al naso sentori di frutti neri, mirtillo e mora, leggera speziatura di pepe nero e verde, buona nota balsamica e iniziali profumi di sottobosco. In bocca si percepisce una grande acidità, con note di ribes, scarsa sapidità e un tannino non invadente. Ottima persistenza.

 

Arriviamo in Campania, nella zona del casertano dove si trova l’IGP Roccamonfina che ha il nome di un vulcano spento da migliaia di anni. Abbiamo assaggiato il cecubo, uno dei vini più antichi della storia, che nasce dall‘assemblaggio di piedirosso, primitivo e abbuoto. Il piedirosso, spesso usato in uvaggio con l’aglianico per smorzarne le durezze, vinificato in purezza, ha un piacevole profumo floreale di viola. Il primitivo ha una buona carica tannica, una media acidità, è ricco di colore e alcol e si presenta rotondo e morbido. L’abbuoto dà un vino di colore rubino intenso, con sentori di piccoli frutti rossi e di cacao, di buon corpo e molto tannico.

Roccamonfina IGP Cecubo 2012 – Azienda Villa Matilde

È il top di gamma dei rossi dell’azienda, che si trova a Cellole nel casertano e che si dedica allo studio dei vitigni storici. Piedirosso 30%, primitivo 25% e abbuoto 45%, coltivati su terreno vulcanico con buona dotazione di fosforo e di potassio. Raccolta e selezione delle uve a mano; fermentazione del mosto con le vinacce per una settimana; malolattica svolta; affinamento in barrique di Allier per 12 mesi, nuove per un terzo. Colore rosso rubino carico che vira al granato. Naso complesso con note eteree, di sottobosco, fungo, muschio e foglie bagnate, sentori di cioccolato al latte e di tabacco. In bocca ci ha sorpreso per l’importanza del tannino setoso, le spiccate acidità e sapidità e la percezione di frutta matura, meno evidente al naso.


I viniSiamo arrivati in Abruzzo, ad Atri, nelle colline teramane. L’Abruzzo è una regione di grande tradizione storica, culturale ed enologica. Il clima è mediterraneo con buona escursione termica giorno-notte e ventilazione costante da brezze appenniniche. Qui troviamo il montepulciano, vitigno autoctono abruzzese, vigoroso, con maturazione tardiva, un alto contenuto di polifenoli totali e una buona acidità. Si ottiene un vino rustico, ma che in invecchiamento può dare straordinaria complessità, grande struttura ed eleganza. È un vitigno versatile, in grado di dare ottimi rosati freschi, sapidi e fruttati e dei formidabili passiti.

Montepulciano d’Abruzzo Colline Teramane DOCG Adrano 2010 – Azienda Villa Medoro

Montepulciano d’Abruzzo 100%. Terreno argilloso calcareo. Allevamento a Guyot. Macerazione sulle bucce per 25 giorni; fermentazione alcolica in acciaio; malolattica completamente svolta in barrique. Affinamento in barriques nuove di Allier per 12 mesi e in bottiglia per 6–8 mesi circa. Colore cupo e profondo, rubino tendente al granato. Al naso sentori di frutta sotto spirito e di liquirizia, balsamico con note smaltate e di cera, su base mentolata. In bocca si apprezza un tannino talcato, la frutta sotto spirito, il cioccolato. Grande persistenza e corrispondenza gusto–olfattiva.

Ci siamo spostati in Sardegna, a Sant’Antioco, per assaggiare Il carignano, un vitigno vigoroso, con buona resistenza ai venti salmastri che dà vini dall’ottima potenzialità di invecchiamento, con buona acidità e media tannicità.

Carignano del Sulcis Riserva DOC Is Arenas 2010 – Azienda Sardus Pater

Carignano del Sulcis 100%. Terreni sabbiosi a piede franco, vicinissimi alla costa. Viti di oltre 80 anni allevate ad alberello. Fermentazione in acciaio per 15 giorni; affinamento in barrique di Allier per 10 mesi e in bottiglia per 6 mesi. Colore rosso granato. Il naso è evoluto, con note di frutta cotta, mirto e cioccolato. In bocca non ha una grande acidità, ma una marcata sapidità, con un tannino medio.

Per concludere, una sorpresa finale per festeggiare il compleanno di Guido e ringraziarlo di cuore per la sua capacità di trasmettere la curiosità nei confronti del vino. E non poteva che essere una bolla d’oltralpe! 

Champagne brut Tradition Premier cru – Raineteau Grimet

Pinot meunier 60%, pinot noir 30%, chardonnay 10%. Proviene da Chamery nella Montagne de Reims. Naso pulito con nota minerale e gessosa e con sentori di ribes. In bocca è sapido, si apprezza succo di ribes su una base salina. Vino dotato di struttura e leggiadria.