Australia e Nuova Zelanda: pregi e qualità dei vini “dell’altro mondo”
Un viaggio intrigante attraverso i vini del Nuovo Mondo in compagnia di Guido Invernizzi, appassionato e competente ricercatore di curiosità enoiche da farci conoscere.
RUBRICHE
Se c’è un relatore che ha la capacità di saper interpretare stili e tendenze del vino andando oltre le frontiere nazionali, senza preconcetti e animato da un’innata curiosità enoica, questo ha un nome e un cognome precisi che i sommelier di Milano e della Lombardia ormai conoscono molto bene: Guido Invernizzi.
Anche questa volta il suo viaggio per farci conoscere più da vicino, bicchiere in mano, vini di paesi lontani dalla nostra tradizione enologica, ha centrato l’obiettivo, infondendo, quasi certamente, nella maggior parte di noi curiosità e desiderio di conoscenza.
La cultura vitivinicola neozelandese e australiana è di origine inglese. Sono stati gli inglesi, infatti, a portare i vitigni internazionali francesi in queste lontane regioni dalla tradizione ancora molto giovane. Fino alla metà del ‘900 si producevano prevalentemente vini liquorosi “simil Sherry”. Solo negli ultimi anni la qualità del prodotto è cresciuta in maniera esponenziale grazie ai consistenti investimenti per la ricerca in campo enologico.
La Nuova Zelanda è formata da due isole principali, l’isola nord e l’isola sud e da altre piccole isole minori, la più grande delle quali è la Stewart Island. Il clima è più freddo a sud, poiché ci troviamo nell’emisfero australe; temperato e quasi subtropicale a Northland, nell’estremo nord; più fresco e perturbato a Central Otago dove vengono allevate, con risultati straordinari, le vigne più a sud del mondo. In Australia la viticoltura è diffusa prevalentemente nel sud-est anche se esistono delle eccellenze nel sud-ovest, nella zona di Margaret River; clima caldo o mediamente caldo d’estate e freddo d’inverno.
In Nuova Zelanda e in Australia, così come nel Sudafrica e in Argentina, i terreni sono molto più antichi di quelli del Vecchio Continente; di natura molto composita, risalgono all’epoca precambriana, almeno 900 milioni, un miliardo di anni fa.
In Nuova Zelanda c’è una netta prevalenza di uve a bacca bianca, con il sauvignon blanc che rappresenta il 62% del totale vitigni coltivati; seguono in classifica il pinot nero (15%), chardonnay, pinot gris, merlot, riesling, syrah e cabernet sauvignon. Marlborough è la zona più produttiva (69% del totale). In Australia, invece, si coltivano prevalentemente chardonnay, syrah e cabernet sauvignon.
Il primo vino degustato è neozelandese e proviene dalla zona di Marlborough, paradiso terrestre della vite caratterizzato da abbondanza di sole e luce, temperature moderate e forti escursioni termiche diurne, condizioni ideali per esprimere grandi profumi, accentuare il varietale del frutto e mantenere un’acidità sferzante. In questa zona si producono i più grandi sauvignon blanc del mondo, che possono degnamente competere con i Sancerre e i Pouilly Fumé della Loira, anche se si esprimono su toni differenti. Ciò è principalmente dovuto al tipo di terreno e alle molecole presenti nella buccia dell’uva. I terreni della Loira sono calcarei, bianchi e ricchi di fossili marini, mentre quelli di Marlborough sono glaciali e dolomitici, con assenza di fossili. La buccia del sauvignon blanc neozelandese contiene prevalentemente pirazine e norisoprenoidi che danno al vino note verdi, agrumate, floreali e fruttate; la buccia del sauvignon della Loira, invece, è molto ricca di mercaptani, contenenti amminoacidi solforati che conferiscono al vino note minerali e sulfuree.
Marlborough Sauvignon Blanc 2017 – Black Cottage
Pressatura soffice. Vinificazione in acciaio. Colore giallo paglierino scarico, con note verdoline. Al naso non c’è il tipico sentore di “pipì di gatto” e mancano le note minerali, quasi sulfuree, dei sauvignon della Loira. Qui ci sono note fruttate, erbacee e vegetali (agrume, pompelmo, cetriolo, sedano e asparago). In bocca si percepiscono sentori di scorza di pompelmo e note erbacee; media è la sapidità mentre l’acidità è prorompente. Vino con grande potenzialità di invecchiamento.
Col secondo vino ci spostiamo in Australia e precisamente nella zona di Margaret River, caratterizzata da un clima continentale, con inverni lunghi e freddi ed estati calde, dalla media piovosità; anche le escursioni termiche, dovute alla lontananza dalla costa, sono molto importanti. Il terreno è duro, sassoso e perfettamente drenante. Si dice che il clima sia simile a quello di Bordeaux, ideale per la produzione di grandi chardonnay e cabernet sauvignon. Si producono anche ottimi semillon, sauvignon blanc e riesling.
Western Australia Riesling 2018 – Mad Fish
Vinificazione solo in acciaio. Il colore è giallo paglierino, più carico di quello del vino precedente. Il naso è complesso, con note di idrocarburo, naftalina e trielina, sentori di pesca matura e di fiore giallo. La bocca rivela una grande acidità e la mineralità si esprime con una sapidità polverosa. Anche questo è un vino dotato di grande potenzialità di invecchiamento.
Torniamo ora in Nuova Zelanda per degustare un vino prodotto con uva pinot gris, vitigno molto adattabile e allevato un po’ ovunque, nell’isola nord, a Marlborough e a Central Otago.
Central Otago Pinot Gris 2016 - Amisfield
Criomacerazione delle uve; permanenza di 8 mesi sui lieviti; vinificazione in acciaio. Colore giallo paglierino scarico, con qualche sfumatura rosa. Il naso è fine, floreale di fiori gialli e fruttato di pesca noce, con leggere note tostate e di frutta secca; dopo qualche minuto di permanenza nel bicchiere affiora una piacevole nota di caramella al miele. La bocca esprime una sapidità quasi carbonatica, non ha note salmastre o amaricanti, ha ottime acidità e persistenza.
Restiamo in Nuova Zelanda per passare al quarto vino prodotto con uva pinot nero. Questo vitigno ha poco colore, medio tannino e buona acidità, difficile da allevare e vinificare; predilige il clima freddo.
Marlborough Pinot Noir 2016 – Cloudy Bay
Fermentazione in acciaio per 3 settimane e affinamento in barrique di rovere francese per 12 mesi. Colore rosso rubino scarico e vivace. Al naso si percepiscono croccanti note fruttate di mora, lampone e mirtillo, accompagnate da note speziate e balsamiche. In bocca si apprezza una buona acidità e un tannino fine e setoso, con gusto leggermente amaricante. Ottima corrispondenza gusto-olfattiva. Non ha la muscolarità di alcuni pinot neri di Borgogna, ma è comunque un ottimo prodotto.
Torniamo nuovamente in Australia per degustare il quinto e il sesto vino entrambi provenienti dalla zona di Barossa, syrah e cabernet sauvignon in purezza, rispettivamente.
Barossa Valley Shiraz The Barossan 2016 – Peter Lehmann
Affinamento in barrique francesi per 12 mesi. Colore rosso rubino con riflessi violacei. Il naso ha una speziatura meno marcata rispetto a quella dei syrah francesi. Ci sono note di frutta matura, amarena, cioccolato e cacao, sentori iodati e di erbe officinali quali rabarbaro, timo e genziana. La bocca è piena, rotonda, vellutata e speziata, con sentori di caffè, note mentolate e di frutta matura.
Cabernet Sauvignon Bin 407 2015 – Penfolds
Affinamento per 12 mesi in barrique francesi e americane. Colore rosso rubino scuro, profondo e vivace. Al naso si apprezzano sentori di pipa spenta, tabacco, frutti rossi e peperone. In bocca troviamo note fruttate, di pelle, cuoio, cigar box, di torrefazione e sentori erbacei. La bocca è fine con un tannino ben presente e più pregnante di quello del pinot nero e del syrah precedenti.
E per finire, una piacevole sorpresa che dimostra come il sauvignon blanc neozelandese possa, con l’invecchiamento, continuare a darci grandi emozioni.
Marlborough Sauvignon Blanc 2009 – Saint Clair
Colore giallo dorato carico e brillante. Olfattivamente complesso con note di frutta secca, frutta gialla matura in confettura e vagamente fumé. Scomparse le note verdi erbacee e il pompelmo della gioventù, in bocca si apprezza ancora la grande acidità e la ricomparsa di una leggera sfumatura di pompelmo. È un vino perfettamente integro dopo 10 anni!