Australia. La ricerca della verità
Racconti dalle delegazioni
07 luglio 2025

L’Australia, il continente diametralmente opposto a noi, è noto come “Nuovo Mondo” in tema di vino. Ma, se nell’immaginario comune pensiamo a una produzione modernista dove il vino è costruito per essere opulento, ricco e grasso, rimarremmo stupiti di quanto la realtà si discosti da tale modello.
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«L’Australia è un continente che stupisce per mille motivi, per i colori, per gli immensi spazi, per la particolarità della flora e della fauna, per l’unicità dei panorami, per la stagionalità opposta alla nostra». Così ha esordito Maurizio Dante Filippi, miglior sommelier d’Italia nel 2016, grande conoscitore e frequentatore dell’Australia e, soprattutto, del suo lato vinicolo.
Il continente australiano ha una estensione 24 volte superiore a quella dell’Italia, in presenza di una popolazione che corrisponde a un terzo di quella italiana. A oggi gli ettari vitati sono 143.000, pari a una produzione di 13 milioni di ettolitri di vino, per un valore totale di 1,01 miliardi di dollari australiani. Solo il 40% del vino prodotto viene consumato in loco, mentre il resto viene esportato, principalmente, nel Regno Unito, negli Stati Uniti e in Cina.
La classificazione delle zone vitivinicole è molto semplice e si basa sulle Geographical Indication (GI). Definite nel 1996, corrispondono a zone molto ampie, suddivise in regioni e sotto-regioni, all’interno delle quali è possibile coltivare la vite. A maggior tutela del consumatore e della qualità del vino prodotto, esiste una norma, l’“Integrity Label”, che obbliga il produttore a indicare sulla retro-etichetta, con la massima precisione, ogni caratteristica del vino merito all'annata, alla varietà o all'indicazione geografica.
Le regioni del vino sono: la Western Australia, nella zona di Perth, che copre il 7% della produzione totale; la South Australia, nella zona di Adelaide e dintorni, che copre il 52% della produzione; Victoria (15%); la New South Wales (24%); la South Eastern Australia, situata nel Queensland e rappresentata da due sole zone vinicole (1% della produzione); infine, la Tasmania, dove la coltivazione si può definire quasi impossibile per il clima troppo freddo (1% della produzione).
I vitigni più diffusi sono lo syrah/shiraz, il cabernet sauvignon, il merlot, il pinot nero, lo chardonnay, il sémillon, il riesling e il sauvignon blanc.
I produttori australiani possono utilizzare sia il termine syrah che shiraz. Partendo dal presupposto che il vitigno è sempre lo stesso, ci sono tre motivazioni per scegliere prevalentemente il nome syrah. Una di carattere commerciale, che mira a produrre vini sempre più delicati, pur mantenendo una certa complessità, utilizzando la tecnica di vinificazione della Côte Rôtie francese, che prevede una fermentazione mista di uve bianche e rosse. Un’altra riguarda la provenienza del vitigno. Tutti i vini derivanti da vitigni di provenienza medio-orientale vengono chiamati Shiraz, mentre quelli derivanti da vitigni di origine francese, Syrah. La terza riguarda la scelta di alcuni produttori, che utilizzano per il loro Syrah una tecnologia più moderna, per differenziarsi dagli Shiraz prodotti nella zona di Barossa molto ricchi in volume, corpulenza, struttura, dolcezza ed estrazione.
Per quanto riguarda lo chardonnay, tra i cloni utilizzati, va ricordato il gingin, di origine antica, più comunemente piantato a Margaret River, che conferisce ai vini una particolare aromaticità, con una struttura e una sapidità leggermente inferiore rispetto ai cloni francesi.
Tutti sappiamo che la viticoltura del Vecchio Mondo è imperniata sul concetto di terroir, che identifica l’insieme delle caratteristiche agronomiche, climatiche, pedologiche, ambientali e antropologiche e che dona ai vini una caratteristica unica e identificabile, tipica di una determinata regione o zona. Il Nuovo Mondo si basa invece sul concetto di varietalism, che identifica un prodotto, il vino, derivante da un vitigno che non ha origine nel territorio dove è coltivato. In sostanza non ci si basa sulle tradizioni, ma sulla possibilità di espressione dei vitigni. In realtà, chi conosce l’Australia fa fatica a chiamarla Nuovo Mondo, perché grandi sono la sua tradizione e la sua storia. In Australia ci sono zone che risalgono a 4,4 milioni di anni fa, vi si trovano le prime tracce di Ominidi e le più antiche tracce di Homo Sapiens. L’arrivo dei progenitori degli aborigeni risale a circa 65.000 anni fa. Fu il popolo aborigeno a coniare il concetto di pangkarra, che racchiude tutto ciò che è compreso nel concetto di terroir, ponendo un’attenzione particolare alla vita che si trova nel terreno. Purtroppo, l’Australia diventa Nuovo Mondo a causa della colonizzazione. Gli inglesi, che sbarcarono il 26 gennaio 1788 nella zona dell’attuale Sydney, non accettarono l’antica tradizione australiana e cercarono, in ogni modo, di cancellare la cultura aborigena.
L’Australia stupisce anche perché, ad oggi, tutti i vigneti sono a piede franco. L’epidemia di fillossera, portata dai colonizzatori, colpì solo lo stato di Vittoria che attuò un rigido programma di pulizia dei terreni, lasciandoli incolti per dieci anni, prima di reimpiantare le viti.
La degustazione
Azienda di 30 ha (15 ha a chardonnay, 12 a pinot noir e 3 a meunier), sita nella zona di Pipers River, nel Nord della Tasmania. Metodo tradizionale, detto tasmanoise. Alcol: 12% vol. Da bere tra il 2023 e il 2030.
Colore giallo paglierino, con riflessi dorati e con una bella luminosità. Bollicine molto fini. Al naso si apprezzano note fruttate di susina gialla, pesca bianca e albicocca in una fase di perfetta maturità e di erbe aromatiche fresche. In bocca la carbonica appare perfettamente integrata; il vino regala una grande freschezza, con note di cedro, bergamotto, erbe primaverili e clorofilla, seguite da sbuffi di crema pasticcera e torta mimosa e da un accenno di lievissima speziatura dolce. La sapidità è quella di un sale iodato, con lunga persistenza e una chiusura leggermente amaricante.
Azienda sita nella South Australia, nella regione di Eden Valley. Il vigneto, impiantato nel 1961, è un cru e appartiene alla parte più antica dell’intera tenuta. Terreni poveri, sabbiosi e rocciosi. Vendemmia manuale in più passaggi. Fermentazione delle singole partite con lieviti indigeni. Assenza di interventi sia in vigna che in cantina. Affinamento in acciaio sulle fecce fini per alcuni mesi. Alcol 12% vol. Potenzialità evolutiva: almeno 15 anni.
Colore giallo paglierino tenue e molto luminoso. Bella consistenza. Da un punto di vista olfattivo il vino è estremamente invitante ed esprime note vegetali selvatiche, ancora ricche di clorofilla e componente linfatica, che virano a note floreali di ranuncolo, nasturzio, camomilla ed elicriso. All’esame gustativo il vino presenta una direzione perfettamente netta, esprime una grande acidità che non stimola più di tanto la salivazione, ma consente un’accelerazione del gusto e permette una lunghissima persistenza. È un vino di luce, di altezza, di sostanza e di solidità.
Azienda sita nella South Australia, nella regione di Adelaide Hills, sub-regione Piccadilly, caratterizzata da grandi escursioni termiche. Singolo vigneto Karridale. Vendemmia manuale. Fermentazione alcolica parte in acciaio e parte in grandi botti. Permanenza sulle fecce fini per almeno sei mesi. Solfiti aggiunti solo per evitare la fermentazione malolattica. Assemblaggio e imbottigliamento a dicembre. Alcol: 12,8% vol.
Colore giallo paglierino, con riflessi verdolini. Il naso esprime la fragranza del varietale, con note di vegetali da orto, fieno di montagna, succo di frutta di pesca gialla e susina bianca, con un piccolo accenno al mango e al melone bianco in piena maturità e una lieve nota lattica di banana e burro fuso. In bocca il sorso è vivace, dinamico, rotondo, fresco e soprattutto sapido, con una sfumatura quasi salmastra. Bella lunghezza gustativa.
Azienda sita nella New South Wales, nella Hunter Valley. Vigneto Short Flat dove le viti più vecchie risalgono al 1923. Coltivato a secco su terreno sabbioso e molto drenante.
Colore giallo paglierino molto delicato e luminoso. Il naso ci fa pensare a una percentuale di vinificazione in legno, anche se non dichiarata, che ammorbidisce la parte olfattiva e fa intuire a una fase primaria di ossidazione, con note di buccia di mela lasciata all’aria, di banana sbucciata e tagliata, di pesca ammaccata; a queste si accompagnano note floreali di ginestra e tarassaco appassito, di malva fresca, fruttate di melone giallo e pesca tabacchiera, vegetali di resina e di aghi di pino, con sbuffi di pietra bianca di fiume leggermente bagnata, di marmo e di gesso. La complessità olfattiva è veramente straordinaria e la qualità è sorprendente perché, nonostante l’ampiezza, il vino non dà segni di prepotenza in nessuna delle sue componenti. In bocca il vino è avvolgente senza essere grasso, rimanendo molto sottile e fresco, lasciando la bocca asciutta. L’espressività si espande e racconta nuovamente tutte le sensazioni già sentite al naso. Chiusura estremamente pulita e fresca.

Azienda sita nella Western Australia, nella regione di Margaret River. Vendemmia principalmente manuale, tra la fine di gennaio e l’inizio di febbraio. Fermentazione con soli lieviti indigeni, in barrique. Fermentazione malolattica svolta per il 60%. Affinamento per sette mesi e mezzo in barrique vecchie (96%) e nuove (4%). Alcol: 12,5% vol.
Colore giallo dorato, molto luminoso. Bella consistenza. Il naso esprime note di frutta gialla e di fiori di acacia, gelsomino e sambuco leggermente appassiti, ma soprattutto una componente vegetale aromatica, di fieno asciutto e una piacevole parte amaricante, sul finale, di mandorla e nocciola non tostata. La bocca ci regala un sorso pieno, dolce, accattivante, morbido e coinvolgente, accompagnato e integrato da una grande acidità dinamica e briosa. Lunga persistenza.
Azienda sita nella South Australia, nella regione di Barossa. Selezione dei migliori vigneti della regione, che hanno un’età compresa tra i 17 e i 40 anni, e un’altitudine tra i 200 e i 320 m s.l.m. La particolarità del terreno permette una bassa produttività con ricchezza e struttura tannica impressionanti. Vinificazione tradizionale con separazione delle singole parcelle. Affinamento in barrique di rovere francese. Alcol: 14,3% vol.
Colore rosso rubino impenetrabile. Bella consistenza. Il naso è immediatamente varietale, dove spiccano le spezie, sandalo, incenso e patchouli, accompagnate da pepe e coriandolo che donano accelerazione e freschezza, e a note di bacca di vaniglia, il tutto accompagnato da sentori di frutti rossi, ciliegia e fragolina di bosco ben mature e da note resinose di macchia mediterranea. Va aggiunta una nota empireumatica, che lega tutte queste sensazioni in un condimento di leggera tostatura, e una parte eterea, di ceralacca e di iodio. A livello gustativo il vino regala, oltre a tutta la parte tattile che racconta di un tannino perfettamente maturo e integrato, grandi dinamicità, eleganza e volume; riempie la cavità orale senza essere prepotente e muscolare. Il finale è un fiocco di dolcezza, di ciliegia marasca ben matura che richiama quasi il succo dell’Amarena Fabbri.
Azienda sita nello stato di Victoria, nella regione Yarra Valley. Singolo vigneto di 12 ha, con due diversi cru e tre cloni, posto a 240 m s.l.m., con esposizione nord e nord-est. Terreno di basalti e argille rosse. Vendemmia manuale a grappolo intero (15% dell’assemblaggio) e diraspato, ma ad acino intero, con sosta a freddo per 4 giorni prima della fermentazione. Fermentazione alcolica in piccoli contenitori di rovere o di acciaio aperti, per 10-14 giorni. Fermentazione malolattica svolta naturalmente. Affinamento in barrique (20% nuove) per 9 mesi. Imbottigliato per gravità, senza filtrazione. Alcol: 13,5% vol.
Colore rosso rubino scarico e luminoso, con nota evolutiva sull’unghia. Consistente. Il naso è sorprendente ed esprime note di frutta rossa fresca, erbacee di macchia mediterranea e di salvia, floreali di rosa, glicine e iris e speziate di vaniglia e anice stellato. La bocca è decisamente piacevole, con una perfetta corrispondenza gusto-olfattiva. Il tannino è molto gentile ed elegante, e bella la freschezza.
Azienda sita nello stato di Victoria, nella regione Yara Valley. Il vigneto, dal quale nasce l’azienda nel 1969, è impiantato a cabernet sauvignon e malbec. Il merlot e una piccola parte del cabernet sauvignon provengono da vigneti impiantati nel 1990, in terreni confinanti. Il petit verdot deriva da vigne un po’ più giovani. Vendemmia manuale alla quale segue un’accurata cernita degli acini del cabernet, mentre le altre varietà sono fermentate ad acino intero. Fermentazione alcolica in contenitori da 500 litri, con interventi manuali due volte al giorno. Il cabernet ha una lunga permanenza sulle bucce. Affinamento separato in barrique (40% nuove) per 15 mesi e successivo assemblaggio. Alcol: 13,5% vol.
Colore rosso granato fitto. Consistente. L’esame olfattivo ci regala note fruttate e vegetali, con un leggero richiamo verso la foglia di pomodoro e di peperone. L’esame gustativo esprime una bellissima corrispondenza gusto-olfattiva e un tannino delicato e ben bilanciato con freschezza e sapidità.