Bellavista trilogy. Pas Operé in verticale

Racconti dalle delegazioni
20 febbraio 2024

Bellavista trilogy. Pas Operé in verticale

Cinque annate del Pas Operé di Bellavista, cantina protagonista di un tris di serate organizzate da AIS Brescia. Si parte con il dosaggio zero. Tutto il sapere di svariate vendemmie al servizio del prodotto incaricato di esprimere nel calice identità, territorio, savoir faire e longevità.

Diego de Vargas

Risulta spesso molto complicato trovare le parole per introdurre una cantina, un vignaiolo o una famiglia di agricoltori enologici, i loro prodotti. Rifuggire i clichés, cogliere nel segno, trovare il modo di tracciare al meglio il profilo descrittivo.

Quello che può sembrare un esercizio complesso in generale, diventa un traguardo oltremodo ambizioso, quando si tratta di introdurre Bellavista. Ragion per cui, meglio ripartire dalle cose semplici. In fondo è stata proprio la somma di processi di eccellenza a generare una leggenda.

Riparte da qui la delegazione di AIS Brescia, con la sua ricca programmazione 2024, che vede quale apripista di eccellenza una delle realtà franciacortine più blasonate e riconosciute. E come cerimoniere sceglie Nicola Bonera che dettaglia aspetti delle annate e aneddoti celati in decenni di fantastiche esperienze. Nicola, inoltre, è legato a doppio filo all’annata 2004, millesimo che diede i natali alla versione riserva dello spumante bresciano, introdotta sul mercato proprio nell’anno che lo vede laurearsi campione italiano, il 2010.

L’Azienda

Fondata nel 1977 da Vittorio Moretti, audace pioniere del Metodo Classico italiano, Bellavista ha scritto un capitolo indimenticabile nella storia dell'enologia italiana. Situata nel cuore delle colline bresciane, questa cantina è stata da sempre devota all'arte di creare vini spumanti che incarnano l'eleganza e la raffinatezza.

Il percorso di Bellavista ha radici profonde nella sua terra, la Franciacorta, dove le vigne godono di un clima privilegiato e di un terroir che dona carattere alle uve, selezionate con cura. Fin dall'inizio, la cantina si è impegnata a produrre vini di alta qualità, contribuendo a rendere l’areale un'icona enologica. 

In ogni bottiglia di Bellavista si cela la storia di una cantina che ha scritto il proprio destino nel mondo del vino italiano, portando avanti la passione e l'arte di creare vini spumanti che si distinguono per la loro complessità, eleganza e unicità. Un viaggio nell'anima di Bellavista è un viaggio nella tradizione enologica italiana, guidato dalla ricerca incessante della perfezione.

Oggi, Bellavista è riconosciuta a livello internazionale come una delle cantine più prestigiose d'Italia. 

Prestigio maturato grazie alla coerenza con cui la maison ha sempre osservato i valori fondanti la visione di Vittorio Moretti. Coerenza enologica della vite a dimora nei suoli franciacortini, libera di esprimersi in potenza, complessità e longevità. Coerenza di mercato, affermazione di un prodotto di assoluta eccellenza, senza compromessi.

Savoir faire

Negli anni Bellavista ha segnato la storia della Franciacorta in diversi modi. In particolare, ha creduto nel potenziale di questa terra, ha creduto nelle sue uve. Ha investito in strutture al tempo stesso storiche ed innovative. L’enologia gentile, le selezioni parcellari, l’utilizzo sapiente dei legni e la maestria nella creazione delle cuvée. Solida l’alleanza col tempo, fondamentale al processo di affinamento, per il raggiungimento di profondità e attraenza.

Tutto senza compromessi! Qualità dei materiali, ricercatezza. I vetri riconoscibili tra centinaia, eleganti ed armoniosi. Il prodotto, nel pieno della sua espressività. La Famiglia, completamente dedita alla missione intrapresa dal Patron. Zero compromessi come il prodotto protagonista di questa serata: il Pas Pperé.

Paradossale che il modo per raggiungere la qualità assoluta senza compromessi preveda un’infinità di attenzioni. Ecco, quindi, che pas operé è un obiettivo, per raggiungere il quale, si necessitano di operazioni di selezione nei migliori appezzamenti storici, tra viti over 30, privilegiate da esposizioni soleggiate. Minuziose attenzioni nell’attesa e nella creazione della cuvée tra pinot nero e chardonnay, segreti di longevità ed evoluzione, piacevole oggi, sorprendente nel tempo.

Degustazione 

Godiamone in cinque diverse declinazioni. Apriamo con la 2017 degustiamoli senza annunciarle.

2017 - Rilucente oro chiaro. Toni mielosi e fiori di acacia cedono il passo a frutta dolce e pungente, come l’albicocca, la nespola. Al palato si apre vellutato, appagante ed avvolgente. Declina frutti tropicali succosi e maturi, agrumi canditi e preziose tostature esotiche. Intrigante altalena tra maturità d’alveare e sapidità lacustri.

- Giallo intenso di ottima lucentezza. Perlage carezzevole, ammaliante. Al naso dispiega una trama vegetale capitanata da te verde, timido e sottile, maltato. L’ingresso al palato è deciso da pera abate matura, biancospino e note lievemente marsalate, velatamente torbato.

- Generoso! Il sole nel calice. Profumi maturi di crème brûlée e pasticceria secca. Tracce di zafferano rimandano ad una annata piovosa. Al sorso di buona freschezza e clamorosa persistenza. Protagonista la mela ed il mandarino, si accompagnano di frutta secca e papaya candita. Sorprendente.

- Vino satellite, lunare. Cede qualche punto di intensità cromatica rispetto ai compagni di batteria. Austero e sommesso propone un floreale delicato cinto da pietre bianche. All’assaggio sprigiona una notevole freschezza balsamica. Mandorle tostate e semi di lino vengono arricchite da un amaretto sbriciolato.

- Ritorniamo ai toni caldi del sole. Giallo carico dal perlage sottile e cadenzato. L’olfatto si rivela su toni di ossidazione importanti. Salmastro, torbato. Il sorso è deciso, ricco, restituisce sensazioni vicine alla liquirizia, all’anice.  

I sentori riconducibili al mondo delle api sono stati un po’ il filo conduttore della degustazione. Due attori protagonisti in questo senso, il legno ed il lungo affinamento, rendono questi vini implicitamente ammiccanti.

Ed ecco le annate, non dichiarate, nel calice:

1° 2004 – Temperata e regolare nel decorso vegetativo; buoni dati di acidità alla raccolta. Tipicizzante.

2° 2002 – L’inverno rigido segna un germogliamento da falsa partenza; millesimo in recupero senza mai decollare.

3° 2005 – conta fino a tre e poi il sole marca la stagione primavera-estate; ancor meglio per l’escursione giorno-notte. Notevole!

4° 2003 – Annata storta. Solo la sapiente mano dell’uomo ha saputo trarne il meglio.

Come sempre, ci troviamo a ringraziare AIS Brescia per l’opportunità di avere avanti a noi questi magnifici calici, sapientemente serviti dalla precisa e puntale brigata di servizio e raccontati con entusiasmo dall’apprezzatissimo Nicola Bonera.

A presto, per il racconto della seconda serata, approfondimento sui millesimati di casa Bellavista e non mancate venerdì 16 febbraio per il gran finale! In line-up anche l’iconico Meraviglioso, millesimo dei millesimi, cuvée di 6 annate storiche, tra la 1984 e la 2002.