Bellavista Vigna Convento SS. Annunciata - La verticale

Una degustazione verticale di sei annate di Bellavista Curtefranca DOC Vigna Convento SS. Annunciata, un grande chardonnay franciacortino nato nel 1991 dall’incontro tra il Priore del Convento, Padre Sebastiano Barrieri, il giovane enologo di Bellavista Mattia Vezzola e il produttore Vittorio Moretti.

Stefano Vanzù

Storie di Vigna incontra ancora, sempre con molto piacere, uno dei più famosi enologi italiani, Mattia Vezzola che, in una serata da ricordare, il 21 Settembre ci ha fatto scoprire ed apprezzare sei annate di uno chardonnay nato in un angolo di Franciacorta, benedetto dalla natura ed esaltato dal lavoro e dalla passione degli uomini.

Mattia Vezzola esordisce ricordando con commozione ed affetto la figura di Padre Sebastiano Barrieri, Priore del Convento dell’Ordine dei Servi di Maria che nel 1960 riprende possesso dell’Abbazia costruita nel 1449 sulla sommità del Monte Orfano, un isolato rilievo prealpino che emerge dalla pianura al margine sud-occidentale della Franciacorta in provincia di Brescia.

Padre Barrieri, teologo, matematico ed appassionato di viticoltura, riconosce la particolarità dei vigneti, all’epoca abbandonati, presenti sul lato esposto a sud del Monte Orfano e con i suoi Confratelli li recupera ed inizia a produrre vino.

I risultati, però, non sono soddisfacenti: il vino prodotto dai Servi di Maria è acido e “scorbutico”, poiché, come scoprirà in seguito il team guidato da Mattia Vezzola, presenta una concentrazione davvero troppo elevata di SO2, dell’ordine di ben 240 mg/lt.   

I Frati riconoscono che per produrre un vino che rispecchi degnamente questo eccezionale “cru” servono competenza ed esperienza, e le individuano nelle persone di Vittorio Moretti, titolare dell’Azienda Bellavista e del suo enologo Mattia Vezzola.     

Le vigne dei Servi di Maria si trovano sul lato meridionale del Monte Orfano, una collina isolata nella pianura bresciana che delimita per 5,4 km il margine sud-occidentale della Franciacorta, con una superficie di circa 4,8 km² ed altezza massima di 452 mt. s.l.m.; formatosi approssimativamente 5 milioni di anni fa, è un rilievo di origine tettonica (quindi diverso dalle colline moreniche di origine glaciale dei vicini laghi di Iseo e Garda) costituito da conglomerato, una roccia sedimentaria con elementi arrotondati, che in alcuni punti presenta una concentrazione di calcare del 30%, limite oltre il quale la vite non può attecchire.

Nel versante esposto a sud del Monte Orfano, dove si trovano i terreni dei Frati, il clima è mediterraneo, completamente diverso rispetto alle zone di Franciacorta situate a nord del monte: questo aspetto, oltre all’eccezionalità del luogo, non sfugge a Vittorio Moretti e Mattia Vezzola che, dopo aver ricevuto nel 1991 i vigneti in affitto dai Servi di Maria, coinvolgono nel progetto di riqualificazione del luogo l'Università di Milano ed il Professor Attilio Scienza che, per l'occasione, isola alcuni cloni particolarmente aromatici di chardonnay e li destina all'impianto.

Lo chardonnay allevato oggi nei 5,45 ettari gestiti da Bellavista deriva da 350 piante scelte fra le circa 10.000 messe a dimora dai Frati dal 1960 poiché, come spiega Mattia Vezzola, l’identità di un vino proviene da quella del suo vitigno mediante una rigorosa selezione genetica delle viti presenti sul territorio individuato. Si tratta di un processo molto lungo in quanto una selezione di viti può durare per circa 40 anni, pertanto un nuovo impianto sullo stesso terreno si avrà solo dopo 40-45 anni dal primo.

Il team di lavoro condotto da Mattia Vezzola individua nell’appezzamento un albero di fico che lo divide in due parti e identifica due suoli, diversi anche se complementari. Le due particelle, vendemmiate ed elevate separatamente, danno vita ad una piccola cuvée di vino fermo che unisce armonicamente la freschezza tipica delle regioni settentrionali con i profumi intensi del Mediterraneo.

Caratteristiche comuni dei Bellavista Curtefranca DOC Vigna Convento SS. Annunciata sono un anno in botte, un anno in bottiglia e nessuna addizione per proteggere il mosto che viene lasciato decantare naturalmente.  Appassionato e coinvolgente, Mattia Vezzola ci regala altre interessanti considerazioni su come si possa creare un vino di alta qualità che esalti e renda riconoscibili le caratteristiche del terroir dal quale è nato.

In merito alla gestione della vigna, apprendiamo che un vigneto inizia a produrre un vino con qualità costante dopo 20-25 anni dall’impianto, che una vite dà uve di qualità se non viene stressata per la produzione e se affonda le sue radici in profondità nel terreno per ricavarne tutti gli elementi minerali presenti naturalmente (che saranno poi trasferiti nel vino).

Infine, a suo avviso, è opportuno lasciare le foglie cresciute spontaneamente sulla pianta, per proteggere i grappoli dal sole intenso, in modo che l’aumento degli zuccheri negli acini avvenga naturalmente e non forzatamente come concentrazione per disidratazione.

Un’ultima riflessione ci spinge a domandarci come si possa definire “grande” un vino: è sicuramente essenziale l’apporto della tecnologia, ritenuta indispensabile per mantenere la costanza della qualità di un vino, ma sono fondamentali la filosofia, l’idea, il processo ponderato che ha portato a “fare” quel vino da quel terroir. 
Un grande vino è tale se mantiene la sua qualità costante a lungo nel tempo e per apprezzarlo pienamente dobbiamo conoscere la sua storia, il luogo in cui dimorano le vigne e gli uomini che con passione, conoscenza ed esperienza lo hanno creato.   

La degustazione verticale ci permette di apprezzare sei annate di altrettanti Bellavista Curtefranca DOC Vigna Convento SS. Annunciata, tutti 100% chardonnay:

1) Annata 2012 - 13,5% vol. 

Un vino nato in un’annata caratterizzata da una vendemmia calda, il 16 Agosto, ma con precipitazioni abbondanti (1.100 mm di pioggia, circa il doppio della normalità). Colore giallo paglierino intenso, compatto e vivace, consistente, al naso è intenso e complesso con profumi di fiori bianchi, frutta a pasta bianca, nocciole, mandorle e una tipica nota minerale dovuta al terreno. Di qualità eccellente, al palato è sapido (evidente per la forte salivazione che genera in bocca) e persistente.

2) Annata 2009 - 13,5% vol. 

Una vendemmia anticipata al 13 Agosto, in un’annata molto soleggiata ma con una raccolta quantitativamente scarsa, ha definito un vino di colore giallo paglierino con riflessi dorati, compatto, cristallino tendente al brillante. All’esame olfattivo si avvertono profumi legati ad un’evoluzione rispetto al 2012, con apporti di frutta tropicale eleganti e non esagerati, sentori di pesca, speziati e di gesso. In bocca è molto equilibrato, fresco e richiama cedro ed agrumi.

3) Annata 2007 - 13,5% vol. 

Un altro anno con vendemmia anticipata al 13 Agosto, in un’annata molto calda e una raccolta scarsa per un Curtefranca giallo paglierino tendente al dorato, profumi intensi e molto fini di frutta matura, fichi secchi, frutta candita e cioccolato bianco. Al palato la sapidità è presente, ma più delicata rispetto alle annate 2012 e 2009.  

4) Annata 2004 - 13% vol. 

Una delle migliori vendemmie degli ultimi anni in Franciacorta, caratterizzata da una fioritura tardiva e vendemmia il 13 Settembre. Vino di colore giallo paglierino, brillante e consistente, al naso è ampio, intenso e complesso, con sentori di rosa e albicocca disidratata. In bocca è morbido e fresco, come stato evolutivo lo definiamo pronto ma con possibilità di ulteriore evoluzione.   

5) Annata 2002 - 13,5% vol. 

Una vendemmia complicata, protrattasi sino al 9 Settembre, ha definito un vino giallo paglierino brillante tendente al dorato che all’esame olfattivo rivela melograno, frutta disidratata, nespole e una nota affumicata. Sorprendente al palato, dove sono evidenti sapidità e freschezza pur trattandosi di un bianco di ben 18 anni.

6) Annata 2000 - 14% vol. 

Le uve vendemmiate il 6 Settembre hanno dato un vino di colore giallo paglierino brillante, quasi completamente dorato, compatto e consistente. Al naso fatica un po' ad aprirsi, ma poi si rivela estremamente fine e molto aggraziato, intenso e complesso con note di fiori bianchi, agrumi, pesca, lemongrass e latte di mandorla. In bocca è morbido ed avvolgente, donando un piacere di beva di rara bellezza.

Le considerazioni finali evidenziano un tratto comune ai sei vini degustati, perché hanno tutti “la schiena dritta” ovvero dimostrano quella costanza nella qualità evocata dal Produttore e inoltre:

  • I profumi diventano più marcati nelle annate più vecchie rispetto alle giovani.
  • Nei vini del 2004, 2002 e 2000 la pienezza è confermata sia al naso che in bocca.
  • Le annate 2012, 2009 e 2007 sono già aromaticamente eccellenti, ma potranno esprimersi ancor meglio nei prossimi anni.