Bevendo le stelle, si chiude la stagione di AIS Monza e Brianza
Racconti dalle delegazioni
12 luglio 2024

La stagione 2023/24 di AIS Monza e Brianza si chiude a fine giugno e, complice la comune passione per la bolla d’Oltralpe, lo si fa degustando alcune delle più brillanti espressioni di champagne, accompagnati dall’estro e dalla grande competenza di Guido Invernizzi.
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«Lo champagne è lo champagne». Inizia così, con un assioma che ha del tautologico, la serata di un Guido Invernizzi perfettamente a suo agio nella veste del mattatore. «Chiaramente ci sono spiegazioni tecniche» prosegue, «ma se chiedete agli enologi artefici di quei grandi vini, vi risponderanno sempre così: noi in champagne abbiamo tre cose, histoire, terroir, e passion».
Non è una serata come le altre. Fine giugno 2024, volge al termine una grande stagione nella delegazione di Monza e Brianza. Gli onori di casa, come sempre, spettano al Delegato e Antonio Erba, questa sera, ha un’inflessione orgogliosa nella voce. «Dal 27 gennaio a oggi», dice misurando le parole e scandendo lentamente le cifre, «abbiamo messo insieme ottantasette eventi, coinvolgendo più di 4.000 soci».
Ci sta, quindi, che sia appagato e, possiamo dirlo, la sua soddisfazione è quella di tutto il gruppo che alle sue spalle lavora ormai cinque (se non sei) giorni a settimana per proporre, a una comunità di appassionati che nella città brianzola si è fatta compatta e attivissima, un enorme numero di occasioni per approfondire, studiare ed essere curiosi di ciò che riguarda il mondo-vino.
Proprio per suggellare una grande stagione, si è scelto di avere ospiti Guido Invernizzi e il suo estro e di maneggiare con cura una degustazione a dir poco stellare.
Dall’incipit d’apertura il nostro relatore prende dunque il via, lungo un viaggio che, nelle successive tre ore, spazia in lungo e in largo attraverso il vasto universo dello champagne, snocciolando numeri, storie e dati tecnici con il consueto mix di competenza e goliardia, che fa davvero volare le lancette dell’orologio.
Quel fiume in piena che è l’aneddotica di Guido Invernizzi sballottola lungo le rapide i kayak le ottantasei persone presenti in sala, ma qualche boa d’ancoraggio per fortuna c’è. Sono i sette vini in assaggio, che puntellano e intervallano la bella esposizione.
Di seguito vi riportiamo, per ciascuno di essi, gli appunti di degustazione convinti che ogni appassionato di vino debba almeno una volta assaggiare bottiglie come queste, capaci di fissare benchmark assoluti in termini qualitativi.
La degustazione
Champagne Cristal 2015 – Louis Roederer
60% pinot noir, 40% chardonnay provenienti in parti eguali dai vigneti de “la Rivière”, “la Montagne” e de “la Côte” situati nei Comuni di Verzenay, Verzy, Beaumont-sur-Vesle, Aÿ, Avize, Mesnil-sur-Oger e Cramant. Vendemmia tra il 7 il 20 settembre 2015. Un quarto del vino è affinato in legno. Non è stata svolta la malolattica. Dosaggio di 7 g/l.
La veste cromatica, con «leggere note roselline, di oro antico leggermente contaminato da una punta di rosa», tradisce la percentuale prevalente di pinot noir. Il perlage è fine e persistente, con una velocità di ascesa media. Avvicinandolo al naso, il calice restituisce un quadro olfattivo archetipico, «da champagne». Guido ci invita a prestare attenzione alla perfetta consonanza di intenti di pinot noir e chardonnay e al leggero tocco di micro-ossigenazione dato dalla frazione passata in legno. I profumi sono effettivamente da manuale e vanno dalla scorza di agrume, alla pesca, al ribes e al lampone, seguiti poi da limoncello e da una nota di crosta di pane. Invernizzi sottolinea la «freschezza limonosa», quasi da marmellata di agrumi su una fetta biscottata, che fa percepire «l’evoluzione del lievito, facendo sembrare il vino più giovane di quello che è in realtà».
Assaggiandolo, il Cristal ha una freschezza dirompente, accompagnata a una sapidità perfettamente dosata. La beva è incisiva, di grande eleganza e personalità, e la persistenza è al limite dell’infinito. Tornano in retrolfazione le sensazioni odorose sentite al naso.
Champagne La Grande Dame Brut 2015 – Veuve Clicquot
90% pinot noir, 10% chardonnay da vigne situati in otto storici cru aziendali selezionati nel parco vigne di oltre 390 ettari. Sosta sui lieviti per almeno sette anni. Dosaggio di 6 g/l.
Il colore inganna o, per meglio dire, evidenzia la magistrale tecnica di cantina di Veuve Clicquot, che ha permesso la pressoché totale assenza di estrazione di materiale polifenolico dal pinot noir: differenza dal Cristal, infatti, qui non c’è alcun accenno rosa. La cromia è di un giallo paglierino splendente, quasi da Blanc de Blancs.
L’intelaiatura olfattiva è piuttosto intricata, fatta di accenni agrumati, nespola, susina e albicocca, ribes e fragolina di bosco, poi sentori di biscotto e di fiori bianchi, oltre a una mineralità gessosa. Nonostante i sette anni passati sui lieviti, c’è solo una leggerissima nota di pasticceria, davvero sfumata.
In bocca è da subito verticale e tagliente, sapido, molto più diretto del Cristal e molto meno assertivo. «Un vino senza fronzoli, che va direttamente all’obiettivo e che rappresenta il territorio» da cui proviene, chiosa Guido, «più giovane all’assaggio di quello che si poteva pensare dopo averne sentito il naso».
Champagne La Grande Année 2015 – Bollinger
Assemblaggio di 11 cru, con una prevalenza del 60% di pinot nero di Verzenay, Aÿ e Mareuil-sur-Aÿ e del 40% di chardonnay di Chouilly e Avize. Fermentazione alcolica in botti di rovere e affinamento per almeno otto anni con sigillatura con tappo naturale. Dosaggio di 8 g/l.
Colore di un bell’oro giallo brillante. Al naso i profumi sono di frutta gialla matura - chiari i sentori di banana e pesca - seguiti da miele di acacia, pan grillé e ciliegia, fino a rimandi di pasticceria che richiamano la «delizia al limone di Salvatore De Riso», mitico pasticcere di Tramonti. Guido si ferma un attimo e ci invita a fare altrettanto: «sentite come è diverso questo vino a livello di mineralità al naso rispetto a La Grande Dame: là più gessosa, qui più polverosa, molto meno evidente e prorompente».
Assaggiando questo Bollinger, il nostro relatore esclama deciso «il flipper direbbe game over!»: è infatti molto più giovane di quello che il naso lascia presagire. Se questo è infatti più maturo e con una mineralità meno austera, all’attacco di bocca «è un’esplosione di saliva sapida, verticale, diretto, più opulento e muscolare de La Grande Dame». Aromaticamente è «crunchy» tanto si esprime su note di frutta ancora croccante. Un vino che conquista, «ogni suo muscolo è cesellato».
Champagne Grande Cuvée 171eme édition – Krug
45% pinot noir, 37% chardonnay e 18% meunier. La vendemmia del raccolto 2015 si è svolta tra il 31 agosto e il 21 settembre. Fermentazione separata per singola parcella e svolta in barrique da 205 litri. No malolattica. Il vino è stato assemblaggio per il 42% con vino di riserva composto da 131 vini di 11 diverse annate, il più giovane dei quali risale al 2014 mentre il più vecchio al 2000. Affinamento di circa sette anni.
Al quarto vino Guido Invernizzi non vuol più soffermarsi sulla tonalità del colore, prediligendo invece magnificare «la vivacità e la sanità» dello stesso. Portando il bicchiere al naso, la passione per Krug si fa irresistibile e incontenibile: «il mio maestro Luigi Moio dice sempre che quando in un vino hai trovato il quinto, sesto o settimo profumo, o l'hai già detto o l'hai inventato. Ecco, adesso noi cominciamo a sciorinare fiori, frutti, ramarri e pipistrelli ma… sentite il naso di questo vino, è eccezionale!». In effetti, è un quadro olfattivo ampio, di ciliegia, banana, frutta tropicale, pinolo, mandorla, uva passa, miele, babà al rum, panettone, torrone, un anfiteatro a circondare una mineralità soffusa e distesa. «Questo è un naso incredibile, questo è il naso di Krug».
Assaggiandolo, Guido – e noi con lui – trova la definitiva conferma della grandezza di questo Champagne: «se l'armonia è la coerenza occhio-naso-bocca, questo vino è armonico; se l'equilibrio è la piacevolezza di beva e che le parti morbide e le parti dure vadano d'accordo, questo vino è equilibrato; se questo vino è buono distinto ottimo ed eccellente, questo vino è eccellente. E se c'è un vino, ancora più degli altri, che lo abbino a tutto ma che non lo abbino a niente, è questo, perché questo è un vino che ha una completezza per cui tu puoi veramente berlo da solo come aperitivo o prima d'andare a dormire. È fantastico».
Champagne Plénitude 2 Vintage 2006 - Dom Pérignon
Cuvée di nove villaggi Grand Cru sia per lo chardonnay che per il pinot noir. La vinificazione avviene in acciaio per mantenere uno stile piuttosto riduttivo. Guido Invernizzi lo definisce la «quintessenza di ciò che mi aspetto da uno champagne che è stato tra i quindici e i diciotto anni sui lieviti».
Cromaticamente, l’abito di questo Champagne è dorato, anche se «non so se è una suggestione, ma pare avere gli ultimi due secondi di vita del verdolino». La vivacità è impressionante, di grande brillantezza.
Il Dom Pérignon, dice Guido, «ti frega perché, se non lo conosci, pensi che abbia fatto legno. Ecco ciò che l’enologo ha voluto fare, ha voluto distillare l’evoluzione del tempo in assoluta assenza di legno». Al naso, rispetto al Krug, c’è più sottobosco, sentori di terra e fungo, una terziarizzazione pulita, nitida, ammiccante, «nulla di svanito, niente vinavil, vernice, colla o mastice». Aprendosi, arrivano sentori di miele e una piacevole freschezza balsamica.
In bocca ciò che subito colpisce è la straordinaria sapidità, della stessa stoffa di quella de La Grande Dame, ma ancora più incisiva. La freschezza è guizzante, tanto che Guido convintamente definisce questo P2 «pronto e non maturo, perché ha una possibilità di evoluzione nel tempo di anni».
Champagne Dom Ruinart Blanc de Blancs 2010 – Dom Ruinart
100% chardonnay proveniente esclusivamente da vigneti Grand Cru, per il 90% della Côte des Blancs (Le Mesnil-sur-Oger, Avize, Chouilly e Cramant) e per il 10% dalla Montagne de Reims (Sillery). Fermentazione alcolica in tini di acciaio inox termoregolati, poi malolattica, tiraggio con tappi di sughero, dégorgement manuale, 12 anni di invecchiamento sur lattes. Dosaggio 4 g/l.
«Verdolino da quattordici anni, senza colpo ferire». Al naso pesca, fiori bianchi, scorza d’agrume, gelatina di limone, leggera speziatura. In questo Champagne la «mineralità è gessosa, con una polverosità di naso che si avvicina a La Grande Dame».
Il palato è strutturato, con una bella muscolatura, «è gesso ed equilibrio perfetto tra acidità e sapidità. Persistenza infinita».
Champagne Extra Brut Vintage 2009 – Billecart-Salmon (in jéroboam)
40% pinot noir, 33% chardonnay, 27% meunier. Vinificazione in grandi i tini, dopo l'assemblaggio e la presa di spuma, affinamento per 9-10 anni in bottiglia sur lies nelle cantine di gesso della Maison prima del dégorgement. Dosaggio 4 g/l.
Bere Champagne da una jéroboam non è esperienza frequente. Il vino ha grande lucentezza cromatica. È un mix tra agrume schioppettante e gesso, con una salinità che arriva nitida anche al naso, di «eleganza estrema». Assaggiandolo, è evidente che «strutturalmente è un vino più magro rispetto a Bollinger, Krug e Dom Pérignon, idealmente più vicino al Cristal e a La Grande Dame. Al gusto è perfetto e, soprattutto, giovane (didatticamente, pronto) perché ha ancora molto da dare. Anche se la sua gittata temporale appare inferiore ai vini precedenti, questo Billecart-Salmon, dall’alto dei suoi 15 anni di vita ha ancora la sua storia da raccontare, e lo fa come una grande piacevolezza di beva, evidentemente aiutata dal grande formato.
La conclusione di questa serata e, insieme, della bella stagione 2023/24 di AIS Monza e Brianza, è sugellata da una grande torta condivisa con tutta la sala. Il nostro ringraziamento va a Guido Invernizzi, per aver condotto magistralmente una degustazione davvero stellare e per aver messo, è il caso di dirlo, la ciliegina sulla torta della lunga carrellata di eventi della nostra Delegazione.
Ci rivediamo a settembre!