Bolgheri a Cremona

Il 23 ottobre presso l’enoteca “Emporio vini e sapori” di Cremona, è andata in scena la Doc Bolgheri, con una degustazione di cinque campioni dell’annata 2010. Cinque prodotti per far conoscere piccole realtà che nulla hanno da invidiare alle più “blasonate”.

Camilla Guiggi

Serata Bolgheri Ais CremonaIl primo vino in degustazione è stato Vespero Rosso di Tenuta Sant’Agata, una piccola proprietà di 3 ettari, di cui 1,3 vitati, situata nei pressi della via Bolgherese vicino al Castello Segalari. Il proprietario Massimo Bacchetta, cremasco d’origine e presente in sala, con grande passione e in modo assolutamente tradizionale, produce 2 vini: un bianco e un rosso. Tenuta Sant’Agata è in fase di conversione all’agricoltura biologica ed otterrà la Certificazione nel corso del 2013.

Il Vespero rosso 2010 Igt è un assemblaggio di Syrah e Cabernet Sauvignon, affinato 12 mesi in barriques; rosso rubino con profumi accattivanti, ribes, lampone, sottobosco con una grande mineralità. In bocca colpisce la sua freschezza. L’acidità richiama gli agrumi e rende snella la beva così come agevole l’abbinamento con i prodotti tipici toscani.

Il secondo vino in degustazione è stato il Varvàra di Castello di Bolgheri. Le origini della cantina risalgono al 1200, fin da allora proprietà della famiglia dei conti della Gherardesca. Nella seconda metà del 1700 vennero effettuati restauri e migliorie al palazzo con la costruzione delle cantine e, circa un secolo dopo (1895), fu modificata la facciata del Castello, con la realizzazione della torre così come ancora oggi essa appare. Il Castello di Bolgheri, con i suoi terreni circostanti, è pervenuto, per successione, dalla contessa Alessandra della Gherardesca alla figlia contessa Franca Spalletti Trivelli, sposata con il conte Clemente Zileri Dal Verme. Oggi l’azienda, diretta dal figlio Federico Zileri Dal Verme, si estende per una superficie di 130 ettari, di cui 50 vitati. Il Varvàra è un blend di Cabernet Sauvignon, Merlot, Petit Verdot e Syrah e affina 12 mesi in barriques. Si presenta come un vino di estrema eleganza. Il primo naso è fruttato: prugna, mora, mirtillo per poi aprirsi su note terziarie di tostato, spezie dolci e cioccolato. Il finale è pulito, lineare ed elegante come le sue origini.

L’Adèo (Bolgheri DOC Rosso) è prodotto da Campo alla Sughera di proprietà della famiglia Knauf, possessori anche di varie cave di gesso. Da qui il nome del loro Bolgheri Superiore “Arnione”: l’ovulo di alabastro, cuore del gesso di qualità pregiata già lavorata dagli Etruschi. Adèo, al contrario, è il nome di un saggista greco del III a.C. scrittore di un saggio sull’enologia.

Serata Bolgheri Ais CremonaUn “blend” di Cabernet Sauvignon e Merlot, affinato per dodici mesi in barriques di rovere francese; bouquet di frutta a bacca nera in composta con sfumature di visciola e cassis. Interessante la nota minerale e una leggera nota vegetale con un finale di sottobosco quasi balsamico.  Un vino elegante e di buona struttura.

Con il Volpolo passiamo a Podere Sapaio, azienda nata nel 1999 dalla passione per il vino di Massimo Piccin. Nato a Vittorio Veneto, spinto dall’amore per il vino e conquistato dalla zona, ha acquistato, inizialmente, un terreno di 10 ettari, con annesso casale situato nella campagna castagnetana. Oggi Podere Sapaio ha raggiunto un’estensione di 40 ettari suddivisi fra i Comuni di Castagneto Carducci e Bibbona, di cui 25 ettari destinati a vigneto. L’obiettivo è di ottenere grandi vini, sotto la cura del noto enologo Carlo Ferrini, che coniughino potenza, eleganza e longevità. E proprio queste sono le caratteristiche del Volpolo: Cabernet Sauvignon, Merlot e Petit Verdot, 14 mesi di affinamento in barriques. Un bouquet intenso con note di evoluzione ben integrate ad un tutto frutto; un mix intrigante che va dalla mora alla cannella, dal mirtillo al cioccolato per poi virare su note di cuoio e macchia mediterranea. Un vino ideale per abbinarlo alla cucina della zona, come, ad esempio, con delle pappardelle al cinghiale o dei crostini di beccaccia.

Infine, l’ultimo vino in degustazione: il Bruciato di Tenuta Guado al Tasso. La Tenuta, che in epoche passate faceva parte di terre feudali, apparteneva alla storica famiglia dei conti della Gherardesca. I terreni, verso il 1930, vennero ereditati da Carlotta della Gherardesca Antinori, madre di Piero Antinori. La superficie attuale è di oltre 1.000 ettari così ripartiti: 300 destinati a vigneto, mentre i restanti sono coltivati a grano, girasoli e ulivi, compreso il bosco della “Macchia del Bruciato”, dove vengono allevati allo stato semibrado maialini di cinta senese. Bruciato è un assemblaggio di Cabernet Sauvignon, Merlot, Syrah e altre varietà a bacca rossa, con un affinamento di 10 mesi in barriques. Un bouquet estremamente elegante e fine. Delicatamente fruttato con note di spezie dolci. Nessuna spigolatura, lineare con una bella corrispondenza gusto olfattiva. Un vino che richiama elegantemente il territorio.

Una serata perfettamente riuscita con vino dall’accento livornese; vini che raccontano un territorio ricco di storia che parte dagli Etruschi per passare dalla consacrazione del Sassicaia e arrivando alle circa 54 aziende presenti sul territorio.

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