Bolivia, i vini che vengono dal cielo

Insieme a Guido Invernizzi, i soci di AIS Brescia sono stati trasportati attraverso sette vini in Sudamerica, alla scoperta di un’areale vitivinicolo sconosciuto ai più, ma ricco di sorprese: la Bolivia.

Giovanni Sabaini

Se la viticoltura sudamericana è conosciuta nel mondo è prevalentemente grazie ai vini di Cile e Argentina, che giocano indiscutibilmente la parte del leone sia dal punto di vista degli ettari complessivi dedicati alla vite, sia da quello della qualità che se ne ottiene. Eppure, in questo contesto, c’è un Paese che, seppur in condizioni non semplici, può e vuole dire la sua.

La Bolivia è costretta ad una viticoltura che va ben oltre il concetto di eroico per come intendiamo questo termine in Italia, poiché le viti sono coltivate sulle Ande ad un’altezza che varia dai 1800 ai 3200 metri sul livello del mare. Non a caso la struttura produttiva è composta per lo più da micro e piccoli produttori che coltivano sia varietà internazionali, sia vitigni locali.

Per secoli l’uva è stata utilizzata principalmente per la produzione del Singani, distillato di Moscato d’Alessandria, e, a tutt’oggi, un impressionante 48% rimane dedicato alla produzione di questa bevanda locale. Oggi, però, la situazione sta rapidamente cambiando. L’appeal del vino ha raggiunto anche le vette boliviane, così come le più moderne tecniche produttive, e questo ha fatto sì che in molti intuissero le potenzialità di questo territorio. Oltre al già citato Moscato d’Alessandria, o Zibibbo, hanno iniziato a diffondersi anche diversi altri vitigni internazionali, come il Sauvignon Blanc, il Syrah, il Cabernet Sauvignon e, più di ogni altro, il Tannat. Quest’ultimo, grazie alla sua buccia spessa, riesce a resistere facilmente all’intenso irraggiamento solare cui le piante sono sottoposte a queste altitudini, dando risultati straordinari sia in termini di qualità che di quantità. 

Sarebbe, però, un errore pensare che l’intero Paese possa dedicarsi all’attività vitivinicola. Anche qui, come in qualsiasi altra nazione del mondo, solo alcune aree sono particolarmente vocate. In primis quello che è riconosciuto oggi come, il “distretto del vino” boliviano, ovvero la Valle di Tarija, che più di tutti ha conosciuto la diffusione dell’enoturismo, grazie soprattutto alla sua “Ruta del Vino y Singani de Altura”.

Non va, però, assolutamente dimenticata la Valle de Cinti (sita tra i 2200 e i 2600 mslm), area e denominazione che hanno come obiettivo la tutela della viticoltura tradizionale e dei vitigni locali. Qui, infatti, si lascia che le piante di Negra Criolla, Moscato di Alessandria e Vischoqueña (un incrocio dei primi due), crescano per quello che la vite è in realtà, ovvero un rampicante. Certo, il sistema di allevamento della vite maritata non rappresenta la totalità della coltivazione, ma ciò non ne riduce in nessun modo l’estremo fascino.

La degustazione

Vischoqueña Blanc de Noir 2022 – Bodega Jardin Oculto
100% vischoqueña

A dispetto dell’appellativo “blanc de noir”, abitualmente utilizzato per i vini spumanti, qui ci troviamo di fronte ad un vino fermo dal colore giallo paglierino leggermente opaco e con riflessi oro rosa, che rimandano alla vinificazione in bianco di un vitigno a bacca rossa. L’impatto olfattivo è su richiami netti di lievito di birra e pasta in lievitazione, per poi aprirsi su note di succo di limone e un tocco iodato. Il sorso è di grande freschezza citrina, di ottima corrispondenza gusto olfattiva, ma con l’aggiunta di una sfumatura tannica e di un finale leggermente amaricante su note di erbe officinali.

Sauvignon Blanc 2022 – La Concepcion Wineries and Vineyards
100% sauvignon blanc

Giallo paglierino estremamente pulito. Un’interpretazione del tutto lontana dai Sauvignon Blanc cui siamo avvezzi nel Vecchio Continente. Non si trovano, infatti, le note verdi, acerbe, quasi aspre che spesso caratterizzano i “nostri” Sauvignon Blanc. Al naso rivela, infatti, note che virano sulla rosa appassita, sulla polpa di pesca gialla matura e un finale di pompelmo rosa. La vena fresca è impressionante e rivela una componente agrumata che sfugge all’olfatto e che caratterizza il sorso per tutta la sua durata.

Moscatel de Alejandria 2022 – Bodegas Magnus
100% moscato d’Alessandria

Splendida versione di quella che è, di fatto, l’uva nazionale boliviana. Nato su vigne coltivate oltre i 2000 metri, il colore vira già verso il dorato. Al naso, però, non risulta esuberante, piuttosto trova buona complessità nella famiglia dei sentori fruttati: le note più marcanti sono quelle del litchi, della banana, dell’ananas maturo e, sullo sfondo, di leggera camomilla. Il sorso rimane sulle note della frutta tropicale, ma chiude aggiungendo un curioso tocco di zenzero.

Cepas de Altura Syrah 2020 – La Concepcion Wineries and Vineyards
100% syrah

Bel rosso carminio, lucente, con qualche riflesso che strizza l’occhio al granato. Il ventaglio di profumi parte dalla polpa di frutto rosso, in primis la fragola, per poi lasciare spazio al pepe e ad un tocco finale di cacao in polvere. Al palato è vellutato, scorrevole, di estrema piacevolezza anche grazie alla leggera parte tannica che dà equilibrio e struttura ad un sorso altrimenti giocato principalmente sulla freschezza.

Cepas de Altura Cabernet Sauvignon 2020 – La Concepcion Wineries and Vineyards
100% cabernet sauvignon

Nel calice si mostra con una bella veste rosso rubino intenso, di buona carica cromatica. Naso giocato sul tipico peperone rosso, poi si apre su toni di confettura di mora e di leggero fumé. L’impatto palatale ricorda il talco mentolato, poi il centro bocca torna a ricordare il frutto di bosco, per poi chiudere di nuovo sul balsamico. Con ogni probabilità, il passaggio in legno sistema le asperità tanniche che, in effetti, non risultano evidenti al sorso.

Syrah Cabernet Sauvignon 2019 – Bodegas Magnus
73% Syrah, 27% cabernet sauvignon

L’indicazione cromatica è già quella di un vino evoluto, su toni mattonati. Eppure, la direzione olfattiva è quella della freschezza in tutti i sensi possibili, dalla nota erbacea e vegetale a quella della polpa di amarena, per poi finire su un ricordo speziato di cannella. Al palato il tannino gioca un ruolo importante per la sua presenza estremamente elegante, forse mitigato dalla grande acidità. L’impressione è di essere di fronte ad un vino dalle grandissime potenzialità evolutive.

Cepas de Altura Tannat 2021 – La Concepcion Wineries and Vineyards
100% tannat

Grandissima carica cromatica su tonalità rubino-violacee. All’olfatto risulta fin da subito evidente il contributo di un legno presumibilmente nuovo, data l’evidente nota empireumatica unita a liquirizia e cioccolato fondente, che non riescono, però, a nascondere la bacca scura della frutta di bosco come mora e mirtillo. Da un tannat in purezza ci aspetterebbe un tannino graffiante, invece, forse per il contributo del legno in affinamento, forse per la grande freschezza tipica del vino d’alta quota, il sorso risulta morbido, un abbraccio fruttato al palato più accomodante di quanto ci si potesse attendere.

Una degustazione ricchissima di sorprese, dunque, e un argomento complesso magistralmente trattato da un relatore d’eccezione come Guido Invernizzi. Grazie ad AIS Brescia e alla sua squadra per un’altra serata perfetta.