Bollicine Eretiche a Bergamo, quando il Metodo Classico è autoctono
Singolare e interessante la serata di approfondimento che si è tenuta presso il Ristorante Al Carroponte di Bergamo del patron e sommelier Oscar Mazzoleni, con la quale la delegazione bergamasca chiude in bellezza l’intensa stagione 2015
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Una degustazione sui generis di sei Metodo Classico da vitigni autoctoni italiani tenuta completamente alla cieca da un vero appassionato del genere, il relatore Ettore Paladino, che ha permesso al pubblico presente di capire fino in fondo le caratteristiche organolettiche dei vitigni, senza lasciarsi condizionare da alcun pregiudizio sulla provenienza e sulle varietà. E' un dato di fatto che il Metodo Classico da vitigni autoctoni abbia migliorato enormemente la qualità media di produzione su tutta la penisola, trainato dalle grandi, storiche produzioni di Franciacorta, Trento e Oltrepò Pavese. Lungo tutto lo stivale le caratteristiche geologiche e morfologiche del terreno, i climi differenti e l'enorme varietà ampelografica, creano infatti le condizioni ideali per la produzione di Metodo Classico dalle caratteristiche sostanzialmente differenti da quelli prodotti con vitigni internazionali.
È il caso del primo spumante degustato, prodotto con Erbaluce di Caluso in purezza. Un vitigno molto versatile, l'Erbaluce, che viene prodotto nel Canavese sin dal XV secolo come vino fermo, passito e spumantizzato. Le colline moreniche del Canavese hanno, d'altra parte, caratteristiche eccezionali rispetto ad altre zone del Piemonte, a causa della presenza di calcare e substrati di origine marina, che conferiscono un'importante spalla acida ai vini prodotti, oltre alla lunga sapidità, che permette di riequilibrarne il gusto nella versione passita, e di essere un vitigno autoctono estremamente vocato per la spumantistica.
1968 Cuvée Tradizione, Azienda Orsolari, Millesimato 2009: 100% Erbaluce. Paglierino scarico, fine e persistente il perlage. Minerale al naso, con note di erbe di campo che lasciano spazio alla frutta verde. In bocca emerge la mineralità e la freschezza misurata, forse non completamente espressa. Note: fermentato prima in botti di legno poi rifermentato in bottiglia. Lo spumante passa 60 mesi sui lieviti.
Anche il Verdicchio dei Castelli di Jesi, il secondo spumante degustato alla cieca, è estremamente versatile, sia per le tipologie prodotte (spumante, passito, fermo) che per le potenzialità di invecchiamento. Dai vini da pronta beva, a quelli di maggiore complessità e serbevolezza, il Verdicchio è un vitigno eclettico che viene declinato nella versione spumantizzata, sia col Metodo Martinotti che Classico, coprendo trasversalmente gusti e palati differenti. Gli ampelografi discutono ancora sulla sua parentela genetica col Trebbiano di Soave e di Lugana (Turbiana), coi quali ha ragguardevoli analogie.
Cuvée Luigi Ghisleri, Azienda Colonnara: 100% Verdicchio dei Castelli di Jesi. Giallo paglierino intenso, con buona luminosità. Perlage fine. Al naso stupisce per l'intensità, con aromi di erbe di montagna, mentuccia e qualche lieve nota minerale sul fondo. In bocca ha buona morbidezza, con intensa sapidità minerale e un inaspettato retrogusto di mandorla in chiusura. Note: almeno 30 mesi sui lieviti.
Tra le ragioni che possono influenzare incredibilmente le caratteristiche organolettiche dei vini, ci sono i suoli di origine vulcanica, molto porosi e composti da tufi e basalti, con ricca presenta di ferro, magnesio ed altre sostanze minerali. E' questo il caso dei Monti Lessini, vicino a Soave, dove la Durella esprime chiaramente questa impronta vulcanica, in particolare al naso, per lasciare in bocca le tipiche note minerali, supportate da un'eccezionale acidità. Non a caso, in passato, la Durella veniva utilizzata come uva da taglio per dare freschezza ai vini fermi, mentre negli ultimi decenni è stata riscoperta la sua potenzialità come vitigno da spumantizzazione.
Dama del Rovere - 24 mesi: 100% Durella. Giallo paglierino. Naso avvolgente di scorza di lime, leggeri soffi di cedro e ricordi di mentolo. In bocca vince decisamente la piacevole e ben integrata freschezza.
Eccezionale vinificato nella sua versione classica in rosso, il Nerello Mascalese può dare grandi sorprese nella sua versione in bianco. E' quanto accaduto all'assaggio del quarto vino alla cieca, anche se - ad onor del vero - qualche sospetto che potesse trattarsi di un vitigno a bacca rossa è emerso tra gli ospiti, a causa di quelle note di frutta rossa al naso che ne tradivano la tipologia. D'altra parte il Nerello Mascalese è ricco di antociani, tannini e buona acidità, caratteristiche che emergono in maniera lampante nelle versioni spumantizzate dell'Etna. Anche in questo caso il terreno vulcanico è responsabile della sua incredibile mineralità espressa sia al naso che in bocca.
Murgo Extra Brut: 100% Nerello Mascalese. Paglierino carico con lungo perlage e buona brillantezza. Al naso è complesso, con aromi di crosta di pane, nocciola, piccoli frutti rossi (ciliegia) e bouquet di fiori. In bocca si percepisce la struttura del vitigno, con buona freschezza e lunga persistenza.
Conosciuto come l'uva pane per la sua buccia sottile e delicata, il Bellone è un vitigno tipico laziale, presente in particolare nella zona dei Castelli Romani. Vitigno di origine antichissima, citato anche da Plinio, rientra in moltissime denominazioni della regione, per lo più come uva da taglio, anche se in questi ultimi anni ne è stata riscoperta la versatilità tanto che sono iniziate interessanti sperimentazioni sia con Metodo Classico, che Martinotti. I terreni più adatti per la coltivazione del Bellone sono quelli di origine vulcanica.
Kius Millesimato 2012- Azienda Marco Caripineti: 100% Bellone. Giallo paglierino, con tenui sfumature dorate. Naso complesso, con piacevoli aromi di frutta gialla e crosta di pane. In bocca colpisce la persistenza e la perfetta corrispondenza gustativa dei profumi percepiti al naso. Note: 24 mesi sui lieviti. Il vino è certificato biologico.
L'ultimo spumante degustato è un assemblaggio di due vitigni autoctoni sardi, la Vernaccia di Oristano e il Nuragus. Entrambi di origine antichissima, potrebbero essere stati importata dai Fenici, anche se alcuni studiosi ritengono più verosimile che la Vernaccia, in particolare, provenga dalla Spagna. Il Nuragus dà vini fruttati e beverini, tanto che è il vitigno da taglio più esteso in Sardegna, secondo solo al Vermentino.
Marzani Riserva - Cantine Deidda: giallo carico brillante con sfumature dorate. Bollicine numerose, fini e persistenti. Naso complesso con note ossidative conferite dal tipo di maturazione. In bocca emergono dei sentori retro nasali di mallo di noce. Persistente. Note: il vino matura in botti scolme e in bottiglia per almeno 24 mesi, a contatto coi lieviti. Percentuale di vitigni non dichiarati in etichetta.
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