Bordeaux. L’annata 2015 tra Libournais e Médoc

Dal fascino senza tempo di una lingua di terra strappata alle acque da antichi dominatori fuori sede, le emozioni di un vino che ha determinato il paradigma qualitativo dell’enologia “classica”. Bordeaux è sempre Bordeaux, sprigiona profonde emozioni, finemente tessute da terra e tradizione.

Diego de Vargas

Suggerimento musicale: The Ballad Of Butter Beans – Man Man

Città cosmopolita, incontro di genti da tutti i luoghi di rilievo socioeconomico, attraverso secoli di storia, caratterizzati da intrighi di palazzo, domini strategici ed un ruolo da protagonista nel commercio mondiale. Bordeaux, capoluogo dell’attuale Nuova Aquitania, è da sempre porto di incontro di molti caduti nell’irresistibile fascino dei vini qui prodotti. Ecco che Bordeaux, il vino, approda presso praticamente tutte le sedi del potere, fin dal basso medioevo. Ancora oggi l’areale produttivo più conosciuto, più chiacchierato, che ha reso i suoi vitigni autoctoni i più vinificati al mondo, Bordeaux non ha bisogno di presentazione ed anche i vini, parlano da soli, basta ascoltare.

Ma come spesso accade i precursori stilistici guardano con diffidenza al cambiamento. Da un lato si sentono forti del percorso che li ha portati ad essere un riferimento assoluto, dall’altro, l’attestazione di un’espressione di successo indiscusso e reiterato, porta inevitabilmente ad un appiattimento della curva di crescita, ad un fisiologico rallentamento nella rivisitazione dei processi. Ecco forse che la regione ha guardato con diffidenza alle nuove tendenze che vedono protagonisti vini di struttura compiacente ed alcolicità discrete. Ad ogni modo quando i presupposti ti vedono su di una terra di elezione per contesto pedoclimatico puoi concedere anche un piccolo vantaggio temporale.

Ed ecco affacciarsi al mercato Bordeaux di concezione moderna, freschi ed innovativi, ammiccanti rinnovate antiche tecniche produttive ed anche per questo i consumatori di nuova beva. Ovviamente si tratta di aperture piuttosto che di sconvolgimenti radicali ma, la batteria di questa sera, vede tra i suoi protagonisti territori rinomati e blasonati interpreti, offrendo una lettura moderna dell’offerta bordolese.

Le difficoltà della zona non si esauriscono con una dissertazione ambiziosa sui mercati enologici contemporanei. Ormai da anni si devono considerare gli effetti del cambiamento climatico e le complicazioni annesse ai vitigni a bacca rossa che hanno reso leggendario il nome di Bordeaux nel mondo, in particolare il merlot con la sua peculiare maturazione precoce. È risultato necessario accelerare la selezione di nuovi vitigni da introdurre quanto prima nel vigneto del capoluogo aquitano ragion per cui, con decorrenza millesimo 2019, fanno la loro comparsa le prime timide tracce di sei nuove varietà. Questo per traguardare un futuro quanto più prossimo, dove cabernet e merlot lasceranno un po’ di spazio a nomi nuovi come touriga nacional, marselan, castets, arinarnoa, per il comparto delle uve rossa e due a bacca bianca, alvarinho e liliorila. Cambiamenti graduali abbiamo detto, che prevedono l’impianto di nuovi vigneti fino ad un massimo del 5% dell’intera superficie vitata dello Château, la possibilità di comporre il blend finale del vino entro il 10% ed è consentito nella sola appellazione Bordeaux.

Climate change, new customers clusters, new trend… tutte sfide imprescindibili del presente che, per un prodotto come il vino, è già futuro.

La degustazione

Affrontiamo questa traversata sulla 2015 salpando dal Libournais. Territorio a nord della Dordogna dove le condizioni ambientali permettono concentrazioni eleganti e lungimiranti. 

Château Le Grave 2015 – Pommerol
85% merlot, 15% cabernet franc; raccolta manuale, cernita ottica, fermentazione in vasche inox e cemento per 3-4 settimane; macerazione ed estrazione dolce e controllata (delestage, cappello sommmerso).

È un rosso rubino caldo e vivace a colorare il bicchiere di apertura. Ammaliante nelle rifrazioni purpuree. Naso classicamente Libournais, espressione delle uve maggiormente diffuse qui, il merlot, assoluto dominatore ed il cabernet franc, comprimario affiatato. È un profilo speziato e torrefatto, dolce e stimolante. Fave di cacao tostate, chiodi di garofano e pepe verde, esprimono potenza ed evoluzione. Frutti scuri in confettura riconducibili al merlot ed un erbaceo tra aromatiche essiccate e vegetale chiama in causa il cabernet franc. L’assaggio è deciso. Di rilevante struttura e goloso. Prugne mature, more, cannella su di un tappeto di foglie autunnali. Tannino dolce ed avvolgente.

Château La Gaffelliere 2015 - Premier Grand Cru Classé, Saint-Émilion
70% merlot 30% cabernet franc; raccolta manuale in piccole cassette riposte in celle refrigerate per preservare l’integrità del frutto. Vinificazione parcellare in inox termoregolato, travasi per gravità. Malolattica per il 75% in acciaio ed il resto in legno; 15 mesi in barrique, 50% di legno nuovo.

Rubino purpureo, profondo e vivace. Avvolgente nei profumi, frutta maturo, spezia educata, tostature eleganti. Raffinata espressione ammaliante che ci trattiene all’olfattivo, scandagliando complesse sensazioni balsamiche. Sorso caldo e materico, intessuto su confettura di mora e foglie di alloro. Delicati sbuffi di legni orientali accompagnano sentori terrosi ed erbacei. Tannino carezzevole, sostiene una notevole e piacevole persistenza.

Dirigendoci vero il Médoc incontriamo altre quattro rinomate AOC frutto del lavoro di altrettanti storici Château. I suoi terreni magri e drenanti, il clima mite ed il maggior numero di ore di luce di tutta l’area ne fanno ettari vocati al cabernet sauvignon.

Château Ferriere 2015 – Troisième Grand Cru Classé en 1855, Margaux
Agriculture Biologique, en conversion Biodynamique (DEMETER et BIODYVIN). 63% cabernet sauvignon, 33% merlot, 4% petit verdot. Vigne di 45 anni, raccolta manuale e vinificazione parcellare in vasche di cemento e legni di vario taglio. Affinamento in barriques, nuove al 40%, per 18 mesi.

Colore intenso, rosso rubino caldo ed impenetrabile. Alla rotazione lenti movimenti di tenace consistenza. All’olfatto palesa note che ci portano in una cioccolateria, burro di cacao, fave di cacao tostate, aromi inseguiti da foglie di tabacco oleose ravvivati da una mineralità di grafite ed inchiostro. Sorso fresco e vibrante, piccoli frutti rossi turgidi e croccanti dinamizzano l’intensa persistenza. Ribes ed amarene ravvivano un tannino vellutato e deciso. Un susseguirsi di variazioni sul tema prolunga l’esperienza gustativa alternando torrefazioni a scure balsamiche sensazioni.

Château La Lagune 2015 - Troisième Grand Cru Classé, Haut-Médoc
65% cabernet sauvignon, 30% merlot, 5% petit verdot; vinificazione in vasche di acciaio inox termoregolate con selezione parcellare; fermentazione di 3-4 settimane con rimontaggi e delestage. Maturazione in barrique.

Rosso rubino intriso di materia colorante. Limpido e buio. D’impatto il frutto scuro, mora e prugna addolcite da sentori di cioccolato al latte. Serioso, vira verso direzioni di tostature importanti e frutta secca. Divertente il ricordo di una caramella toffee menta e liquirizia. Il gusto è pieno, la bocca pervasa da un equilibrata bilaterale, alterna frutti maturi e succosi a sapida freschezza. Ancora la nocciola e gli anacardi riprendono tostature croccanti ravvivate da una speziatura mentolata. Tannino setoso e durevole.

Château Phélan Ségure 2015 - Saint-Estephe
53% cabernet franc, 47% merlot, fermentazione in vasche di acciaio inox termoregolate con frequenti rimontaggi e delestage, malolattica svolta in parte in legno ed in parte in acciaio; 18 mesi in barriques di formati diversi, 55% legno nuovo.

Mattonato il rubino antico che si presenta agli occhi, di ottima consistenza. Attacco al naso di stampo vegetale, erbaceo e pirazinico. Frutta scura in confettura e fiori appassiti danzano tra spezie e dolci di vaniglia e cardamomo e pungenti come pepe nero e zenzero. Felice accostamento ad alcuni te di tempra e aromaticità. In bocca si rivela lungimirante. Ricco e complesso su di una struttura tannico sapida. Calda persistenza di mora selvatica, timo e selce.

Château Clerc Milon 2015 – Cinquième Grand Cru Classé, Puillac
51% cabernet sauvignon, 34% merlot, 13% cabernet franc, 1% carmenère, 1% petiti verdot; mantenimento del vigneto in lotta integrata, vigne vecchie, fermentazione in acciaio e maturazione per 16/18 mesi in barriques, 40% di nuova fattura.

Granato screziato da riflessi rubino violacei di struttura. Naso raccolto e raffinato. Amaretti tra la frutta matura di ciliegie e more, aromi empireumatici, vaniglia e liquirizia. L’ingresso al palato è sui blocchi. Pochi secondi a seguire si concede in un sorso sontuoso che rivela armonie di confetture mature, toni scuri da cacao e caffè, spezie scure, pot-pourri di fiori scuri essiccati. Trama tannica elegante, di potenza e granitica a sostenere un finale sapido e mutevole.

E sulle note di Clerc Milon si congeda questa magnifica degustazione orizzontale di grandi vini di Bordeaux. Come anticipato, la grande macchina produttiva di una delle zone vinicole col maggioro know-how può anche trovarsi in ritardo, ma la tradizione di lungo corso non può far altro che essere di supporto a qualsiasi cambiamento, che in quest’area mira a consolidare una tradizione di successi.

Qualità espressa nel calice e supportata per l’evento da un fine dicitore quale è Mariano Francesconi, da un’ottima squadra di servizio in grado di valorizzare la degustazione con scelte di attenzione e precisione e da tutta la squadra di lavoro di AIS Brescia alla quale va un ringraziamento per l’occasione di spessore alla quale abbiamo partecipato.