Brunello di Montalcino, appunti sparsi di un master indimenticabile

Alessandra Marras ha portato il Brunello a Monza e, di riflesso, i monzesi a Montalcino. Tre incontri, venticinque vini, un excursus impressionante che ha mappato le numerose variabili che concorrono a rendere questo vino un emblema di potenza, eleganza e profondità gusto olfattiva.

Giuseppe Vallone

Se non siete stati tra coloro che erano seduti in sala ad ascoltare Alessandra Marras parlare di Montalcino, beh, non pensiate di ritrovare qui quel che lei ha profuso in quasi dieci ore di Master. È infatti impossibile, oltreché ingeneroso, provare a mettere per iscritto tutte le sensazioni, le emozioni, le parole e i silenzi, le olfazioni e gli assaggi che, con Alessandra, abbiamo vissuto in un trittico di incontri davvero stellare e inedito per la delegazione di Monza e Brianza.

È però doveroso lasciare traccia dei tanti – o pochi, punti di vista! – appunti buttati giù durante un viaggio durato venticinque assaggi. Con qualche informazione di carattere generale che, memore l’avvertimento della nostra relatrice, vuole essere soltanto un’indicazione di massima delle peculiarità e dei caratteri propri delle diverse zone di produzione del Brunello di Montalcino. Ché le variabili in gioco, a influenzare l’anima di ogni bottiglia prodotta in ciascun quadrante, sono talmente tante che è davvero forzato provare a incasellare ogni zona in determinate caratteristiche precostituite.

Un patrimonio storico e culturale

Le prime testimonianze scritte sul Brunello risalgono al XVI secolo, ma è nel 1888 che Clemente Santi produce il primo Brunello moderno. La denominazione Brunello di Montalcino DOCG è stata la prima in Italia ad ottenere il riconoscimento nel 1980, grazie alla lungimiranza dei produttori locali e alla qualità del vino.

Con circa 9,4 milioni di bottiglie vendute nel 2022, il Brunello di Montalcino è oggi un campione di notorietà sia in Italia che all’estero, esportando oltre il 60% della produzione. I principali mercati includono Stati Uniti, Canada e Germania, con una crescente presenza in Cina, Brasile e Russia.

Il Territorio di Montalcino

Situato a 43° 3' 38'' Nord e 11° 29' 20'' Est, Montalcino (5843 abitanti) si erge su un paesaggio variegato che spazia dai 120 ai 662 m s.l.m., influenzato dalla vicinanza al Monte Amiata (1734 m) a sud-est, al mare 40 km a ovest e agli Appennini, 95 km a nord-est. Il territorio comunale si stende su oltre 24.000 ha, di cui soltanto 3600 destinati alla vigna, mentre oltre il 50% è bosco.

La produzione del Brunello di Montalcino DOCG si concentra su 2100 ha in un'area di 243,62 km², con un terroir che combina biodiversità, suoli calcarei, argillosi e sabbiosi, nonché un clima mediterraneo asciutto con influssi continentali. Ogni versante e altitudine offre condizioni uniche, dando vita a vini distinti per profumi, acidità e struttura.

Le caratteristiche del suolo e il clima

I suoli di Montalcino si suddividono in diverse tipologie, che possono incidere su qualità e caratteristiche del vino. Sempre tenendo a mente che si tratta di una delle tante variabili atte a definire il carattere finale di un Brunello rispetto a un altro, possiamo dire che:

  • suoli sabbiosi danno generalmente vini eleganti, floreali e sottili;
  • terreni calcarei portano ad acidità vivace e frutti fragranti;
  • terreni argillosi svilupperanno struttura robusta e colori intensi e, talvolta, frutti più scuri.

Il clima mediterraneo garantisce estati asciutte, inverni miti e elevate escursioni termiche, ideali per favorire la maturazione delle uve e la conservazione degli aromi. Ciò detto, sono molto diversi i microambienti climatici che vanno a crearsi dati i diversi orientamenti dei versanti, la marcata modulazione delle colline e l’elevato scarto altimetrico. Tutti fattori che, mescolandosi tra loro e con gli altri elementi in rassegna, creano un vero puzzle di difficilissima mappatura.

Il vitigno e il disciplinare di produzione

Il Brunello di Montalcino è prodotto esclusivamente con uve sangiovese grosso, noto localmente come Brunello, un vitigno camaleontico che riflette profondamente il territorio. Secondo il disciplinare di produzione della DOCG, il vino deve essere:

  • affinato per almeno 2 anni in botti di rovere e 4 mesi in bottiglia (6 per le riserve);
  • immesso sul mercato a partire dal 1° gennaio del quinto anno dalla vendemmia (sesto per le riserve).

La raccolta delle uve avviene a mano, e il disciplinare impone rese limitate per ettaro per garantire la qualità.

Ogni produttore di Brunello ha una propria filosofia e approccio, ma alcune pratiche comuni includono fermentazione spontanea con lieviti indigeni, lunga macerazione per estrarre colore e tannini e l’affinamento in botti di rovere di Slavonia o francese, che varia da produttore a produttore in termini di durata e dimensione delle botti.

I versanti e una possibile carta di identità di ciascun Brunello

  1. Versante nord-ovest

Protetto dal bosco, è un quadrante caratterizzato dalla bassa presenza di produttori, anche per via delle condizioni a volte impervie: terreni argillosi, arenacei e scistosi, meno ore di luce solare rispetto alle altre zone, temperature più fresche con conseguenti difficoltà di maturazione delle uve, rischio di gelate primaverili.

Possibili caratteristiche dei vini: freschi, sottili ed eleganti, anche in annate più calde.

  1. Versante nord-est

Tramontana, umidità, precipitazioni, sono le caratteristiche di questo quadrante, dove le uve tendono a maturare più tardi.

Possibili caratteristiche dei vini: austeri, rigidi, possono chiedere più tempo per maturare. Si distinguono per sottigliezza dei profumi e freschezza.

  1. Versante estremo nord-est - Torrentieri

Terreni compatti e argillosi.

Possibili caratteristiche dei vini: più tannici e corposi.

  1. Montosoli

Clima fresco, suoli di roccia calcarea galestrosa.

Possibili caratteristiche dei vini: finezza dei tannini, aromi inebrianti, sapidità. Potenza e intensità, senza dimenticare la notevole eleganza.

  1. Centro

Altitudini medie tra le più alte della denominazione, suoli di varia natura (arenaria, scisto, calcare, marna e galestro). Clima fresco ed elevate escursioni termiche.

Possibili caratteristiche dei vini: intensità di aromi, complessità, eleganza e longevità. Acidità naturalmente elevata e tannini potenti. Da attendere per il massimo splendore.

  1. Versante sud-est

Lunghe giornate di sole, costante ventilazione, temperature più calde rispetto al quadrante centrale, suoli eterogenei (combinazione di marne, scisti, arenarie e argille), influenza del Monte Amiata.

Possibili caratteristiche dei vini: equilibrio tra eleganza e potenza. Sapidità, freschezza, longevità, pigmentazione talvolta più fitta. Tannini rotondi e fini.

  1. Versante sud-ovest - Tavernelle

Possibili caratteristiche dei vini: la maggiore altitudine rallenta la maturazione delle uve, consentendo alle stesse di acquisire complessità gustativa attraverso un processo di maturazione lungo e lento, preservando la freschezza del sorso.

  1. Versante sud – sud-ovest

Le temperature medie sono più elevate e minori sono le precipitazioni. I suoli variano dalla sabbia all’argilla, con intersezioni calcaree alle quote più elevate.

Possibili caratteristiche dei vini: le alte temperature, la maturazione relativamente rapida e anticipata delle uve, possono disegnare vini più prontamente accessibili, di struttura, ricchi di alcol e, in alcune annate, contenuta acidità.

La degustazione

Durante i tre incontri, dedicati al territorio, alla genesi del Brunello e al rapporto che questo ha con il tempo, Alessandra ci ha proposto la degustazione di 25 vini: un 2020 in anteprima, quindici 2019, poi 2014, 2012, 2010, 2006, 2004, 2001, due 1999 e un 1998.

A costo di andar lunghi, ci pare doveroso riportarvi qui tutti gli assaggi (in rigoroso ordine di apparizione), vuoi per lo splendido ed esaustivo affresco del Brunello di Montalcino che ne deriva, vuoi perché attraverso gli appunti che seguono ciascun lettore potrà trovare conferma o smentita dei caratteri appena riportati, a sottolineare – ancora una volta – l’irrimediabile mutevolezza d’animo che rende grande questo vino. Per completezza e trasparenza, va detto che Alessandra ha condotto tutte le degustazioni rigorosamente alla cieca, svelando soltanto al termine di ogni incontro nomi e ubicazioni di vini e cantine.

  1. Brunello di Montalcino DOCG 2019 – Castello Tricerchi

Nord

Il castello è stato costruito sulla Via Francigena dalla famiglia Tricerchi, intorno alla metà del XV secolo. Dal 1812 la proprietà di circa 400 ha è in mano alla famiglia Squarcia. Sono 13 gli ettari vitati, per una produzione annua di circa 70.000 bottiglie.

Vino prodotto da due vigne, del Castello e del Velo, poste a 290 m s.l.m. su terreni a medio impasto con argilla calcarea e sabbia. Fermentazione con lieviti indigeni, lunga macerazione in vasche d’acciaio. Maturazione in botte di rovere di Slavonia di 15 e 20 hl per almeno 30 mesi, ai quali seguono 8 mesi di affinamento.

Colore quasi trasparente, luminosissimo. Naso elegante, di cipria e petalo di rosa, radice, incenso ed erbe officinali. Al palato ha un gusto asciutto e un tannino di personalità, con una salinità spinta e una gustosa componente acida. Esuberante.

  1. Brunello di Montalcino DOCG 2019 – Capanna Cencioni

Montosoli

Giuseppe Cencioni, nel 1957, acquistò – da ex mezzadro – Capanna in zona Montosoli, iniziando a produrre e a imbottigliare vino con i figli negli anni ’60. Oggi l’azienda è in mano al nipote Patrizio e dal 2012 ad Amedeo. Sono 65 gli ettari di proprietà, di cui 25 vitati, per una produzione di circa 70-80.000 bottiglie annue, di cui meno della metà a Brunello.

Carminio compatto, appena sgranato ai bordi. Naso compresso, scuro, profondo, di frutto nero fragrante, sottobosco, bastoncino di liquirizia e china. All’assaggio ha un discreto corpo, un tannino ben impostato e integrato con la parte acida. Con la sua austerità suggerisce di lasciargli tempo.

  1. Brunello di Montalcino DOCG 2019 – Albatreti

Centro

Albatreti “è” Gaetano Salvioni, una vita nell’arte e un destino che ha incrociato la tradizione contadina della sua famiglia. Dopo la gelata del gennaio 1985, la proprietà familiare venne quasi del tutto abbandonata, fatto salvo un minuscolo appezzamento di 0,15 ha. Nel 1999 acquistò con in cognati un vigneto appena attiguo, di 2,5 ha a sangiovese, a cui aggiunse altri due ettari negli anni successivi. Nel 2009 esordì il Brunello qui in assaggio. Oggi la proprietà, 5 ha di cui 1,7 a Brunello, è passata nelle mani di Peter Kern, patron di Expedia.

Il vino viene prodotto a due passi dal paese, a sud ovest tra i 400 e 500 m s.l.m.. Fermentazione in acciaio e poco più di tre anni in botti di rovere francese.

L’aspetto luminoso di media fittezza preannuncia un quadro olfattivo di prugna sunsuit, bacca di ginepro e menta. L’assaggio prosegue perfettamente il naso, coerente negli aromi, elegante, croccante e intensa, con un tannino maturo e una freschezza cesellata.

  1. Brunello di Montalcino DOCG 2019 – Podere Il Cocco

Centro

Il nome della proprietà proviene dal condottiero tardo medievale Ser Cocco Salimbeni. Nel 1955 Giovanni iniziò la produzione, oggi guidata – da ormai quasi venticinque anni – dal nipote Giacomo, che l’ha plasmata come un’entità “viva”, che possa cioè consentirgli di «pensare, progettare e vivere bio». Dei 6 ha complessivi, la metà è vitata. Sono 10.000 le bottiglie annue, di cui 6300 a Brunello.

Il Brunello in assaggio è prodotto sul passo del Lume Spento, a 600 m s.l.m. a circa 3 km dal centro storico di Montalcino, su suoli sabbioso-limosi. Fermentazione con lieviti indigeni in vasche d’acciaio, maturazione di circa 3 anni in tonneau di rovere francese e in botti austriache da 500 litri.

La veste carminio è discretamente fitta per la tipologia. I profumi sono di iris, violetta, pepe nero, susina dolce, visciola. In bocca questo vino gioca un campionato a sé: tannino setoso, sorso acidulo a richiamare i profumi vagamente asprigni sentiti al naso, struttura leggera.

  1. Brunello di Montalcino DOCG 2019 – Azienda Agricola SanCarlo

Sud-ovest

Fondata nel 1965 da Fulvio Marcucci e Renata Macchetti, conta oggi 13 ettari di estensione, di cui soltanto 3 vitati. Sono 6000 le bottiglie annue di Brunello, alle quali si affiancano 5000 di Rosso di Montalcino.

Vino prodotto a Tavernelle, in località San Carlo, a 400 m s.l.m., su suoli misti sabbia-limo-argilla. Fermentazione in vasche d’acciaio a temperatura controllata, poi maturazione di 4 anni di cui tre in botti di rovere di Slavonia da 30 hl. Affinamento di 8 mesi in bottiglia.

Concentrazione cromatica notevole, che precede un naso di frutto, caffè, cioccolato e menta, ciliegia, radice, china e rosmarino. Al palato è… buono: nel sorso, apparentemente semplice, c’è un’innata profondità e un perfetto equilibrio gustativo.

  1. Brunello di Montalcino DOCG 2019 – Terre Nere

Sud-est

La famiglia Vallone, di origine siciliana, si è legata a Montalcino, dapprima con Salvatore e poi con Pasquale che, nel 1996, decise per il salto dalla banca alla vigna. Il Brunello di Montalcino di Terre Nere nasce nel 2002 e, oggi, la produzione annua si affida su 10 ha vitati sui 15 complessivi della proprietà. Di questi, nove ettari sono a sangiovese e uno a cabernet sauvignon.

Il vino nasce da vigne di circa 20 anni a Castelnuovo dell’Abate, a 280 m s.l.m. su galestro. Fermentazione spontanea e 30 giorni di macerazione in tini d’acciaio, poi 36 mesi in botti di rovere di Slavonia da 30 e 50 hl, seguiti da almeno 6 mesi di bottiglia.

Granato con primi accenni aranciati, di luminosa vivacità. Naso ferruginoso, salmastro, da pasta frolla appena appena salata, mora di rovo, eucalipto, gocce di distillato. In bocca è un vino d’impatto e struttura, dal tannino smussato. C’è l’alcol, il sale, gli aromi balsamici e di tabacco combusto. 

  1. Brunello di Montalcino DOCG Costa di Monte 2019 – Tenuta di Sesta

Sud

Il nome dell’azienda viene dalla pietra miliare (detta “sesta”) presso cui sorgeva la Pieve di Santa Maria in Sexta e le origini, qui, sono davvero risalenti nel tempo. Per stare più vicini ai nostri, di tempi, valga l’inizio di Giuseppe Ciacci con il suo Brunello, nel 1966. Oggi sono Giovanni e i figli Andrea e Francesca a gestire una proprietà di 200 ha, di cui 30 a vigneto e, in particolare, 13,07 a Brunello di Montalcino. La produzione annua è di 150.000 bottiglie.

Il vigneto che dà vita a questo vino si trova a 350 m s.l.m., vicino all’azienda, su suoli poveri e poco profondi, ma ricchi di galestro e alberese. Fermentazione alcolica e malolattica in acciaio, maturazione di 30-36 mesi in botti di rovere di Slavonia da 20-30 hl, seguiti da 15 mesi in bottiglia.

Alessandra prende il Brunello di Montalcino di Tenuta di Sesta come aspetto archetipico del modello in degustazione: la luminosità è mirabile e la trasparenza media. Rabarbaro, prugna, viola, cipria e caramella mou sono i primi descrittori di un naso «dolce, dalla paradossale sensazione tattile». In bocca questa “dolcezza” si fa rotondità, accostata a una grande acidità e a gustosi aromi di arancia e chiodo di garofano. Il tannino ha la giusta incisività, risultando perfettamente fuso nel sorso.

  1. Brunello di Montalcino DOCG 2019 – Argiano

Sud-ovest

Le radici di Argiano affondano nel 1500 e hanno incrociato, nel 1992, la traiettoria di un’altra nobile famiglia del vino italiano, quella della contessa Noemi Marone Cinzano, che ne divenne proprietaria. Nel 2018 il Brunello Tenuta d’Argiano è stato insignito del riconoscimento di “miglior vino del mondo” da Wine Spectator, con conseguente abbaglio dei riflettori degli appassionati, specie stranieri. La proprietà è oggi estesa su 135 ha, di cui 60 a vigneto (40 dei quali a sangiovese). La produzione annua, di 350.000 bottiglie, è per circa un terzo a Brunello.

Il vino nasce dalla selezione delle migliori uve sangiovese delle Tenuta, da vigneti da 55 a 12 anni tra i 280 e i 310 m s.l.m. su terreni marnosi e argillosi. Fermentazione in acciaio e cemento naturale per tre settimane, con malolattica in cemento. Maturazione di 30 mesi in botti di rovere di Slavonia e francesi di diversa capacità.

Tanto colore nel calice, carminio appena granato di splendida lucentezza. L’approccio olfattivo è scuro, di mirtillo selvatico, ribes, melograno e arancia sanguinella, zenzero e noce moscata. L’assaggio è una processione di sale, tannino, aromi agrumati, acidità e struttura.

  1. Brunello di Montalcino DOCG 2019 – Canalicchio di Sopra

Montosoli

Fondata nel 1962 da Primo Pacenti, nel 1966 ha immesso sul mercato il primo Brunello di Montalcino. Dal 2001 in azienda è attiva la terza generazione, che conduce 19 ettari complessivi in località Canalicchio e Montosoli, per una produzione annua di circa 70.000 bottiglie.

Il Brunello qui in degustazione nasce da vigneti sul versante nord-est di Montalcino, a 300 m s.l.m.. Il cru Canalicchio ha terreni argillosi, ricchi di magnesio, ferro e manganese. Il Montosoli, invece, è galestroso e dalla tessitura franco-argillosa, con elevata presenza di limo. Fermentazione in acciaio a temperatura controllata, maturazione di 36 mesi in botti di rovere di Slavonia da 25 e 50 hl.

Colore «tipico», naso di ciliegia croccante, melograno, chiodi di garofano, ruggine e di un’intrigante nota autunnale. L’assaggio è austero e al contempo armonico, di grande freschezza e sapidità, ricco di aromi: tabacco, caffè, bastoncino di liquirizia, note officinali.

  1. Brunello di Montalcino DOCG 2019 – Podere Le Crete - Giuseppe Gorelli

Nord-Est

Dopo l’esperienza in Le Potazzine, Giuseppe Gorelli, 42 vendemmie alle spalle, decide di dare vita nel 2017 a Podere Le Crete, il suo progetto personale. Sono 6,3 gli ettari vitati, condotti in locazione; di essi, poco più di un ettaro è a Brunello, al quale si aggiunge un altro ettaro acquistato nell’estate 2023. Le bottiglie annue sono circa 26.000.

Vigne poste sul versante nord-est di Montalcino, in località Canalicchio, su terreni argillosi con mescolanze di galestro. Fermentazione spontanea su lieviti indigeni, tini e botti di rovere di Slavonia, sulle bucce per 40-45 giorni. Seguono oltre tre anni in botti di rovere di Slavonia e francesi di diverse dimensioni tra 15 e 35 hl.

Il calice è luminoso e di discreta fittezza, dalla bella veste carminio. Il quadro olfattivo, inizialmente ritroso, con il passare dei minuti si apre su note di agrumi, fiori, rosmarino ed effluvi balsamici. In bocca, poi, propone stuzzicanti aromi di mirtillo e china, di arancia e rimandi terrosi, donando un sorso composto e solido, dal tannino di liquirizia. Insomma, un vino «buono, buonissimo».

  1. Brunello di Montalcino DOCG 2019 – Le Potazzine

Centro

Fondata nel 1993 da Giuseppe Gorelli e Gigliola Giannetti, oggi Le Potazzine è guidata da quest’ultima e dalle figlie Viola e Sofia Gorelli. Sono 5,5 gli ettari totali, di cui 3 a Brunello, per 35.000 bottiglie annue.

Vigne poste in località Le Prata (507 m s.l.m. a sud-ovest) e La Torre (420 m s.l.m. a sud-est), su terreni galestrosi con ferrettizzazione. Fermentazione spontanea di 42 giorni senza controllo della temperatura, poi 42 mesi in botti grandi da 30-50 hl.

Negli appunti troviamo scritto: «bellissima luce». Il naso, poi, si apre sul pot-pourri di fiori, genziana, mirtillo, mora di rovo, oliva in salamoia. Al palato è serbevole e al tempo stesso potente, elegante, con il tannino saporito e raffinato. Ha grande carattere e grande beva.

  1. Brunello di Montalcino DOCG 2019 – Il Marroneto

Centro-Est

È stato Giuseppe Mori a fondare, nel 1974, il Marroneto, guidato oggi dal figlio Alessandro e dal nipote Iacopo. I vigneti, circa 8 ettari, sono in località Madonna delle Grazie, a 400 m s.l.m. su sabbione di mare misto a minerali, nei pressi del centro storico di Montalcino, e la produzione annua si attesta sulle 40.000 bottiglie. Fermentazione spontanea in tini di rovere da 40 hl, maturazione in botti di rovere da 26 hl per 42 mesi.

Trasparente alla vista, la tela olfattiva tratteggia chinotto, cola, elicriso, tamarindo, pepe bianco e rosa rosa. L’assaggio mette in evidenza, dapprima, un tannino elegante, poi emerge la struttura tutta e il grande equilibrio. Salino, ha tutto al posto giusto.

  1. Brunello di Montalcino DOCG Ciliegio 2019 – La Màgia 

Sud-est

Fondata nel 1979 da Martin Schwartz, dal 2011 è guidata da Fabian, studi all’Istituto Agrario di San Michele all’Adige. Sono 15 gli ettari vitati a sangiovese in un unico appezzamento iscritto a Brunello (50.000 bottiglie annue). Le uve del vigneto in assaggio arrivano dal vigneto Ciliegio, in frazione Sant’Antimo, a 400-450 m s.l.m. su terreni sabbiosi in superficie e argillosi sotto i 20 cm. Fermentazione in troncoconici di legno e tonneau nuovi di rovere francese. Maturazione di 36 mesi in tonneau nuovi (80%) e di secondo passaggio (20%), poi 8 mesi in bottiglia.

Il colore di questo vino è vividissimo, carminio con tratti rubino. Il naso appare invece leggermente più evoluto, con sentori di funghi secchi, pepe, prugna disidratata, scorza di arancia secca, ciliegia sotto spirito e «mandarino sul calorifero». L’assaggio è caldo, gustoso, ricco di aromi di bacca di sambuco, cenere e arancia.

  1. Brunello di Montalcino DOCG Piero 2019 – Talenti 

Tavernelle

Pierluigi Talenti ha creato l’omonima azienda agricola nel 1980, passandone il timone al nipote Riccardo nel 1999. I vigneti, estesi su 22 ha (16 a sangiovese), si trovano presso l’antico podere “Pian di Conte” in località Sant’Angelo in Colle, a 410 m s.l.m. su terreni dalla tessitura franco-argillosa ricchissimi di galestro. Macerazione e fermentazione alcolica in tini d’acciaio, poi 24 mesi in tonneau di rovere francese e lungo affinamento in bottiglia. Il vino in degustazione è prodotto in 3500 bottiglie, delle circa 100.000 totali dell’azienda.

Il colore carminio è integro e fitto. L’intelaiatura olfattiva è preziosa, di lavanda secca, erbe officinali da vermouth, cipria, caffè, sottobosco e crosta di pane. L’assaggio è appagante, fruttato, giovanissimo, con un tannino «ben trattato», pieno e appagante. Sorso lunghissimo.

  1. Brunello di Montalcino DOCG 2019 – L’Uccelliera

Sud-est

Dieci ettari vitati a Castelnuovo dell’Abate, per 85.000 bottiglie prodotte. L’areale si trova a sud-est di Montalcino ad altimetrie comprese tra i 150 e i 350 m s.l.m. su suoli argillosi-calcarei, sabbiosi e galestrosi, ricchi di minerali e scheletro. Fermentazione spontanea lunga 25-30 giorni, maturazione in botti di rovere francese e di Slavonia per minimo 24 mesi, poi almeno 6 mesi di bottiglia.

Veste granata, al naso è balsamico e giocato sulle note di erbe officinali, chinotto, viola secca, spezie piccanti, visciola e rosmarino. Gustoso all’assaggio, emergono la spiccata saporosità e il tannino mordace, con più frutto rispetto al naso. Beva di una certa complessità, chiama ricche pietanze o un buon salotto con focolare.

  1. Brunello di Montalcino DOCG 2001 – Biondi Santi

Centro

Biondi Santi “è” il Brunello di Montalcino. Lo è stato per decenni e, ancora oggi, con la proprietà dal 2016 in mano a Epi Group della famiglia Descours, rappresenta un punto di riferimento per la denominazione. Tenuta Il Greppo conta 32 ettari a 560 m s.l.m. vitati e cica 80.000 bottiglie prodotte annualmente. Il sangiovese grosso alla base di questo vino è il clone BBS11 (Brunello Biondi Santi 11), individuato e selezionato da Biondi Santi alla Tenuta Il Greppo negli anni ’70. Le piante hanno un’età compresa tra i 10 e i 25 anni. Affinamento di 36 mesi in botti di rovere di Slavonia.

Il mix granato-aranciato è vivace e profondo. Al naso fungo, prugna secca, cerino, fichi secchi, torba e oliva. L’assaggio è tutto di grandissima evoluzione: tannino grintoso ma lievissimo, struttura importante, polvere di caffè, freschezza cesellata. Impressionante.

  1. Brunello di Montalcino DOCG 2020 – Conti Costanti

Centro

Dei Costanti ci sono notizie risalenti alla metà del Cinquecento. Si parla di vino, invece, già dall’Ottocento e dal 1983 è Andrea Costanti a portare avanti la tradizione di famiglia. Dieci gli ettari vitati sui 25 di proprietà, 60.000 le bottiglie prodotte. 

Il vino in assaggio è un’anteprima, da uve al Colle al Matrichese, tra i 310 e i 440 m s.l.m. su suoli molto poveri organicamente, ricchi di galestro. Fermentazione in acciaio per 14-21 giorni, maturazione in botti di rovere di Slavonia di 30 hl di 13-15 anni e in barrique.

Veste cromatica integra e luminosa. Marasca, iris, un vago cenno salmastro, iodio, arancia fresca, legno di sandalo e incenso. Assaggio fresco e croccante, con tannini ben posizionati e già a fuoco. Il sale e l’aroma di rosa appassita rendono la beva invitante.

  1. Brunello di Montalcino DOCG 2014 – Fattoria dei Barbi

Est

Famiglia senese che affonda le sue radici al XII secolo e che, dal 1352, è installata a Montalcino. Oggi l’azienda conta 223 ettari di estensione totale, di cui 66 a vigneto. Sono 800.000 le bottiglie prodotte, di cui un quarto a Brunello. La guida è saldamente in mano a Stefano Cinelli Colombini, classe 1956, che cura anche il locale Museo della Comunità di Montalcino e del Brunello, nel quale si trovano veri e propri cimeli storici.

Uve provenienti da Località Podernovi, su suoli di galestro e alberese a 300-500 m s.l.m.. Fermentazione lunga 16-17 giorni, maturazione in legni da 225 litri e 15 hl, poi passaggio in botti più grande e infine 4 mesi in bottiglia.

Carminio sgranato al bordo. Il naso, leggero e sottile, è cangiante, di tabacco, cedro candito, castagna e alloro. In bocca ha una freschezza sobria e una beva piacevolmente intensa e persistente.

  1. Brunello di Montalcino DOCG 2010 – Le Chiuse

Centro

Simonetta Valiani, nipote di Tancredi Biondi Santi, è la fondatrice di Le Chiuse, 8 ettari vitati con selezione massale proveniente dalla Tenuta Il Greppo. La produzione annua è di 30.000 bottiglie.

Terreni argillosi calcarei a 330 m s.l.m.. Fermentazione in vasche d’acciaio e macerazione di 19 giorni. 36 mesi di invecchiamento in botti di rovere di Slavonia da 20 hl. In bottiglia dal giugno 2014.

Approccio di caffè, radici, china, tracce ferrose e sottobosco umido. È ampio nei suoi propositi d’evoluzione, con rimandi al «fiore di montagna seccato dentro un libro». Al palato è disteso, rarefatto, di freschezza tratteggiata e sottile; è un ricamo delicato e al contempo profondo.

  1. Brunello di Montalcino DOCG Poggio alle Mura 2012 – Banfi

Sud-ovest

John e Harry Mariani, una fortuna fatta con il lambrusco d’America (“the italian Coca Cola”, venduta a decine di milioni di casse negli anni ’80), nel 1977 decisero di investire in Italia, alla ricerca di un appezzamento vasto, perché ampia doveva essere la produzione, contigua e scenica, perché «non si potevano deludere gli occhi degli americani». Si affidarono all’enologo Ezio Rivella e, dal 1978, iniziarono gli acquisti a Montalcino, arrivando ad avere, nel 1983, 2830 ha tutti tra loro contigui. Oggi la famiglia Mariani è alla terza generazione, con Cristina Mariani-May, e vanta un parco vitato di 800 ha per una produzione annua di 10 milioni di bottiglie.

Il Poggio alle Mura nasce da una selezione dei vigneti aziendali individuati come i più vocati (Banfi fa zonazione dal 1980) su sedimenti continentali argillosi di colore rossastro. Fermentazione in tini Horizon a temperatura controllata, poi maturazione di almeno 30 mesi in botti di rovere francese da 60 e 90 hl (per il 40%) e in barrique (60%).

Calice aranciato e vivido, che porta con sé un naso di piena evoluzione: pocket coffee, note iodate, fico secco, rimandi balsamici, mallo di noce. Dalla sala si alzano suggestioni odorose verso il profilo olfattivo di illustri protagonisti enoici, dal Barolo chinato al Pedro Ximenez. La bocca, come il naso, richiede tempo: è composta, signorile e profonda, fresca e dal gusto lungo.

  1. Brunello di Montalcino DOCG 2004 – Baricci

Montosoli

Nello Baricci, fratello di latte di Franco Biondi-Santi, insieme alla moglie Ada – sposata nel 1946 – diede vita nel 1955 alla sua azienda vinicola, acquistando un minuscolo appezzamento a Montosoli. Fu il primo firmatario tra i soci fondatori del Consorzio, il 26 aprile 1967 e la sua bottiglia di Brunello, nel 1980, poté fregiarsi della fascetta a DOCG n. 0000000001. Dodici ettari di proprietà, cinque vitati per 30.000 bottiglie, il 40% a Brunello e il resto a Rosso di Montalcino.

Il Podere Colombaio, a Montosoli, è composto da 6 parcelle contigue tra i 240 e i 290 m s.l.m. su terreni marnosi, fossili marini, scisti, quarzi e galestro. 20 giorni di fermentazione con lieviti indigeni, poi 36 mesi di invecchiamento in botti da 20 e 40 ettolitri. 8 mesi in bottiglia.

Carminio dai luminosi bordi granati. Naso evoluto su note agrumate, di chinotto e cola, poi chiodo di garofano, noce moscata, cuoio, sottobosco e after eight. La bocca è un’esplosione di gusto, che riproponendo la profondità olfattiva, si inchina a un’imponente struttura fresco-acida.

  1. Brunello di Montalcino DOCG Riserva 2006 – Fuligni

Centro

Donna Maria Flora Fuligni è un totem a Montalcino. Figlia del fondatore Giovanni Maria, dal 1971 ha guidato l’azienda di famiglia e, alle sue spalle, ha 78 vendemmie di gloriosa esperienza. Oggi la tolda di comando è nelle mani del nipote Roberto Guerrini Fuligni. Sono cento gli ettari della proprietà, 15 dei quali vitati. 60.000 le bottiglie prodotte.

Le uve arrivano dalle vigne più vecchie sulla collina di Montalcino, in località “I Cottimelli”. Fermentazione in acciaio e maturazione per il 25% in tonneau di rovere di Allier da 5 hl e per il resto in botti di rovere di Slavonia da 20-30 hl. Affinamento in acciaio e bottiglia per 8 mesi.

Naso rarefatto, sottile, con note alcoliche più immediatamente percepibili, e un fiore indovinabile ancor prima del frutto. Spezie orientali, liquirizia ed elicriso arricchiscono il quadro. In bocca il tannino è compiuto, elegante, l’assaggio è da manuale e al contempo pieno d’anima.

  1. Brunello di Montalcino DOCG 1999 – Col d’Orcia

Sud-ovest

Proprietà decisamente estesa, 540 ettari di cui 149 vitati, per una produzione annua di circa 800.000 bottiglie. Col d’Orcia è il terzo produttore di Brunello e la più grande azienda vinicola biologica della Toscana. Il Conte (titolo nobiliare dato al nonno negli anni Quaranta per i servizi resi al mondo del vino) Francesco Marone Cinzano, sul punto, è solito dire che «pensiamo e agiamo come un piccolo produttore, quindi diciamo che siamo il più grande dei piccoli produttori».

Vigne in località Sant’Angelo in Colle, a 300 m s.l.m., su suoli tendenzialmente sciolti, poveri in argilla e ricchi di calcare e scheletro. Fermentazione sulle bucce per 18-20 giorni, poi 4 anni di maturazione, di cui 3 in botti di rovere di Slavonia e Allier da 50 e 75 hl. Sei mesi in bottiglia.

Inizialmente un po’ ritroso, questo Brunello di venticinque anni fa, con il passare dei minuti, squaderna la complessità gusto-olfattiva che gli è propria: miele di castagno, fico disidratato, dattero, liquirizia nera, caramello sono solo alcuni dei profumi che compongono lo splendido naso. L’assaggio è in grande spolvero, pieno, ritmato, dal tannino perfetto comprimario e ricchissimo di aromi, tanto in continuità con il naso, quanto in aggiunta ad esso.

  1. Brunello di Montalcino DOCG Riserva 1999 – Fattoi

Tavernelle

Ofelio Fattoi, fondata l’azienda nel 1965, quattordici anni dopo ha proposto sul mercato il suo primo Brunello. Oggi la guida è nelle mani dei figli Leonardo e Lamberto e della nipote Lucia. Sono 70 gli ettari della proprietà, di cui 30 a bosco e 12 a vigneto (8 a Brunello). La produzione annua è di circa 80.000 bottiglie, meno della metà a Brunello. 

Sabbie e argille plioceniche in località Capanna, a 350 m s.l.m.. Macerazione di 15-20 giorni, fermentazione in acciaio, maturazione di almeno 6 anni, di cui 3 in botti di rovere da 40 hl e tonneau di rovere francese. Almeno 6 mesi in bottiglia.

Prugna disidratata, sentori balsamici, mora e mirtillo. Palato sapidissimo, gustoso, dal tannino di velluto. Che dire, in gran forma e buonissimo.

  1. Brunello di Montalcino DOCG Riserva Poggio al Vento 1998 – Col d’Orcia 

Sud-ovest

L’ultimo vino di questo splendido viaggio. Lo degustiamo in silenzio, ne assaporiamo evocazioni che ci portano indietro di oltre un quarto di secolo. I profumi sono nitidi, l’assaggio materico. Un vino che è un viaggio, nello spazio e nel tempo.