Brunello di Montalcino Il Colle. La verticale
Terzo e ultimo appuntamento dell’anno con i produttori e ancora una volta è una donna del vino ad essere protagonista: dopo la Valtellina di Isabella Pelizzatti e la Sicilia di Arianna Occhipinti, ci si ferma a metà strada, nella Toscana di Caterina Carli. E anche nel modo di presentarsi Caterina si colloca a metà strada tra il garbo di Isabella e la vitalità di Arianna, con la sua schiettezza tutta toscana
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La famiglia Carli nel 1972 acquista una proprietà agricola a Montalcino, in località "Il Colle al Marchese", da cui ha origine il nome dell'azienda. A occuparsene è il padre di Caterina, notaio di professione e viticoltore per passione, che alterna il lavoro in studio alla guida del trattore. La superficie vitata è di tre ettari, situati nella parte alta della collina con esposizione a nord-est. Tutte le annate di Brunello in degustazione questa sera provengono da questa vigna, la più vecchia, che è anche quella da cui hanno origine i vini più eleganti e fini, con profumi delicati. L'azienda si espande infatti nel 1999 acquistando altri quattro ettari di vigne nella parte bassa della collina, con esposizione a sud-est. La prima annata di Brunello di Montalcino della famiglia Carli è del 1977.
Il mastro di cantina è il mitico Giulio "Bicchierino" Gambelli, astemio dal naso infallibile, signore indiscusso del Sangiovese, scomparso nel 2012, che viene giustamente considerato uno dei padri fondatori del Brunello (per approfondimenti "Giulio Gambelli - L'uomo che sa ascoltare il vino" di Carlo Macchi, Veronelli Editore).
Le sue scelte e la sua filosofia sono state adottate in pieno dalla famiglia Carli, e Caterina oggi non può che sentirsi orfana dei suoi preziosi consigli, che ha sempre seguito da quando, nel 2001, ha iniziato a occuparsi della cantina, lasciando il suo lavoro di commercialista. La sua figura ritorna spesso nei ricordi e nelle citazioni che ripercorrono la storia di questa cantina vinicola.
A partire dal motto: "In cantina non si fa nulla!", sinonimo di una produzione il più possibile naturale, che parte dal concetto che il vino nasce in vigna e che se si lavora bene non c'è nulla da correggere. Anche senza essere ufficialmente etichettata come azienda di prodotti biologici, in vigna ci si limita a trattamenti di rame e zolfo e in cantina non si utilizzano lieviti aggiunti, ma si attende la fermentazione spontanea con lieviti naturali. Per la vendemmia del 2014 la macerazione sulle bucce è durata ventiquattro giorni, arrivando infine a una gradazione di 13,3°. Potature e diradamenti in agosto portano la resa per ettaro a 40/50 quintali, ben al di sotto del limite di 70 imposto dal disciplinare. La produzione d'uva di uno dei sette ettari è stata declassata da Brunello a Rosso di Montalcino, che passa un anno in botti di rovere da 30 o 50 quintali, per arrivare a produrre circa 8000 bottiglie l'anno.
Il Brunello riposa invece almeno quattro anni nelle stesse botti di rovere.
Come sempre in queste occasioni, il grande buffet, preparato dai Cucinieri del ristorante One-Off Appetizer, è un omaggio alla terra di origine del vino, in questo caso la Toscana: schiacciatina toscana, panzanella con pomodoro fresco, cipolla e rapanelli, insalata di farro vegetariana, caciottina toscana e pecorino di Pienza, prosciutto crudo toscano, lardo di Colonnata, finocchiona, crostini di pane toscano ai fegatini, fagioli dell'occhio all'uccelletto.
In accompagnamento viene servito un Rosso di Montalcino - 2012 - 14° che, come tutti i vini della serata, è un Sangiovese in purezza, della varietà denominata localmente Brunello o Sangiovese grosso. Fresco, corposo, con un tannino giovane ma gradevole, sicuramente destinato a migliorare col tempo, ma da subito apprezzabile.
Ad eccezione dell'ottimo Rosso di Montalcino servito come aperitivo, tutti i vini in degustazione appartengono alla storia antica dell'azienda "Il Colle", quando a lavorarci era il padre di Caterina. Alla domanda di come sia possibile che una cantina non molto grande abbia ancora un numero elevato di bottiglie delle annate più vecchie, la risposta di Caterina è molto semplice "Il mio babbo non faceva il vino per venderlo, ma per il piacere di farlo e poi berlo!".
Si comincia con un Brunello di Montalcino - 1992 - 13°, da una annata giudicata non bella, in cui si è rischiato di buttare via più della metà del raccolto, l'unico vino a non essere classificato Riserva. Il naso si presenta impetuoso e molto elegante. Da una annata che è stata pronta abbastanza presto e per la quale si temeva un invecchiamento precoce, è nato un vino che si rivela longevo e ancora fresco, con una buona acidità. Il tannino è rotondo ed elegante, su tutte spicca una nota balsamica.
Si passa quindi a un Brunello di Montalcino - Riserva 1985 - 13°. In questo casi siamo in presenza di una annata giudicata a cinque stelle per clima e condizioni. Il naso è più potente e intenso del precedente. Spiccano fortemente le note terziarie di cuoio e liquirizia. Tannino dalla finezza esemplare. Il carattere è completamente diverso dal vino che lo ha preceduto: è un vino che non è stato pronto prima del 2000, che ha ormai quasi vent'anni, ma del quale si intuiscono le grandi potenzialità residue e che si esprimerà al meglio nei prossimi anni. In bocca emergono le note terrose e una nota eterea di cera. Grande vino.
Si continua con un Brunello di Montalcino - Riserva 1981 - 13°. Annata non facile, classificata con tre stelle. Al naso appare intenso e complesso. In bocca si avverte una dolcezza splendida e una nota di amarena, disturbate da una leggerissima nota ossidativa, che compromette in parte il piacere della degustazione. Probabilmente non potrà andare oltre i sei o sette anni di ulteriore invecchiamento.
Da notare che tutti i Brunello prodotti fino al '95 arrivano a una gradazione di 13°, dal '95 in poi la gradazione è salita a 13,5°, per crescere di un altro mezzo grado e arrivare a 14° a partire dal 2003.
Si conclude con un Brunello di Montalcino - Riserva 1979 - 13°. Già al naso si intuisce quanto sia straordinario questo vino dalla grande potenza e intensità. Spiccano le note di tostatura e di terreno, quasi di sottobosco, le note minerali e una nota ematica. L'eleganza è impressionante. In bocca la persistenza è lunghissima, con il ricordo di una nota ferrosa molto piacevole. E' il sangiovese che si esprime ai suoi massimi livelli, decisamente un vino armonico e, insieme all'annata '85, il più apprezzato della serata.
La degustazione prosegue abbinando i quattro vini con un piatto di costine di maiale e cavolo nero alla toscana, cibo che anche se mangiato alle 23 non presenta problemi visto che è bagnato da vini di ottimo livello. Per finire, insieme al caffè, una fetta di castagnaccio.
Sono i produttori che fanno il vino. Loro hanno la terra, i vigneti e le cantine, io sono solo un semplice assistente, un artigiano che ha fatto tanta gavetta.
Giulio Gambelli
Il Sangiovese: più di tanto non dà ma ha un carattere e dei profumi particolari che lo rendono unico. Per ottenere questi risultati l'invecchiamento è importante anche se bisogna rinnovare spesso il legno. Apprezzo la barrique ma quando non è preponderante: la cosa migliore è fare l'assemblaggio tra botte grande e una parte di barrique.
Giulio Gambelli
Sia benedetto chi per primo inventò il vino che per tutto il giorno mi fa stare allegro
Cecco Angiolieri
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