Ca’ del Bosco: il mito che non ti aspetti
Racconti dalle delegazioni
02 ottobre 2025

Il racconto appassionato di Federico Bovarini, miglior sommelier della Lombardia 2023 e da due anni Hospitality Manager di Ca’ del Bosco, ha svelato alla platea di AIS Monza e Brianza la storia di una cantina che non è solo azienda, ma capitolo fondamentale della storia enologica italiana. Un viaggio dentro un’icona della Franciacorta, tra memoria, tecnica e calici capaci di emozionare.
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Le radici di un sogno
Tutti conoscono Ca’ del Bosco, o almeno pensano di conoscerla. È uno di quei nomi che evocano immediatamente la Franciacorta, le grandi bollicine italiane, le etichette iconiche. Ma appena si mette piede in azienda, succede qualcosa di sorprendente. Come ci racconta Federico Bovarini, uno dei volti che si occupa dell’accoglienza in cantina, la frase che più si sente pronunciare è: «Non pensavo che dietro alle vostre bottiglie ci fosse tutto questo!». E in effetti, dietro a Ca’ del Bosco non ci sono solo vigne e cantine. C’è una visione. Una storia di passione, di coraggio e – soprattutto – di trasformazione.
Tutto comincia nel 1964, quando Anna Maria Clementi, madre di Maurizio Zanella, acquista una piccola casa di 40 metri quadrati a Erbusco, immersa in un bosco di castagni. Un rifugio di pace, lontano dal caos di Milano. Qualche anno dopo, nel 1968, il padre Albano Zanella – industriale e spirito intraprendente – inizia a produrre vino in quella stessa zona - la suggestiva valle del Lupo - con l’aiuto della famiglia Ganossi. È un inizio semplice, quasi rustico, ma pieno di promesse. A dare la svolta sarà proprio Maurizio, classe 1956. A soli sedici anni, a causa dei risultati scolastici deludenti, i genitori decidono di mandarlo in campagna “per punizione”, nella casa di famiglia immersa nei boschi di Erbusco. Ma sarà proprio quel distacco dalla città a mettere le radici di un’intuizione destinata a cambiare tutto. L’anno dopo, a diciassette anni, parte per una gita in Borgogna insieme ad alcuni produttori locali. È lì che avviene la rivelazione: rimane folgorato non solo dal vino, ma da ciò che rappresenta. In una delle prime cantine visitate acquista tre bottiglie di Romanée-Conti, spendendo tutti i soldi che la madre gli aveva affidato per il viaggio. Una di quelle bottiglie è ancora conservata nella cantina aziendale, come simbolo di quell’inizio. In quel momento capisce che il vino non è solo una bevanda: è cultura, racconto, identità. Tornato a casa, Maurizio ha un’idea tanto semplice quanto rivoluzionaria: anche la Franciacorta può produrre vini di altissimo livello, non copiando la Francia, ma raccontando la propria terra. Così, chiede un prestito, coinvolge il padre, e comincia a studiare il metodo classico.
Accanto a sé, chiama menti brillanti. Una su tutte: Andrée Dubois, ex chef de cave di Moët & Chandon, che abbandona la sicurezza di una grande maison francese per scommettere sul sogno di un ragazzo italiano. Sarà l’inizio della vera rinascita qualitativa di Ca’ del Bosco. Dopo la scomparsa prematura di Dubois, il testimone passa a Stefano Capelli, ancora oggi alla guida tecnica della cantina, con la stessa visione e sensibilità. Determinante nella storia dell’azienda è stato anche l’incontro con Luigi Veronelli. Amico, mentore, ambasciatore, Veronelli non amava guidare e si faceva accompagnare in auto da Maurizio nei migliori ristoranti, dove Zanella presentava i suoi vini a cuochi e sommelier, facendo nascere legami e opportunità.
Nel 1994, un altro passo importante: l’ingresso nel Gruppo Santa Margherita della famiglia Marzotto, che oggi detiene il 50% dell’azienda. È l’inizio di una fase di consolidamento e internazionalizzazione. Maurizio resta presidente e anima creativa, ma ora Ca’ del Bosco ha una struttura in grado di portare i suoi vini in tutto il mondo. È il connubio tra imprenditorialità e sogno che garantisce solidità senza intaccare l’identità.
La vigna è il cuore: dalla biodiversità alla “spa del grappolo”
Oggi Ca’ del Bosco è un colosso della qualità. Dai 13 ettari iniziali, si è arrivati a 290 ettari di vigneti condotti in regime biologico certificato, sparsi in dieci comuni diversi della Franciacorta. Un mosaico agricolo, dove ogni parcella racconta un frammento di terroir: suoli morenici, calcarei, argillosi. Nessuna uniformità, nessuna standardizzazione. Solo rispetto per la varietà e per il ritmo della natura. Tutti i vigneti sono coltivati con un’attenzione maniacale alla sostenibilità. Tra le viti convivono boschi, siepi, zone d’ombra e biodiversità. Non è solo un approccio agricolo, è una filosofia di vita: custodire il paesaggio, rispettare il tempo lungo della vite, limitare l’intervento umano.
Anche in cantina, l’approccio è unico e radicale. Ca’ del Bosco è stata la prima azienda in Italia a introdurre un sistema di lavaggio dei grappoli. La “spa del grappolo” è un vero e proprio rituale: i grappoli vengono immersi in vasche d’acqua purissima in movimento, poi asciugati con delicatezza e infine pressati dolcemente. Il risultato? Vini più puliti, più puri, con meno bisogno dell’utilizzo della chimica.
La fermentazione avviene sia in acciaio che in legno, con grande cura nel preservare l’identità delle uve, e i mosti beneficiano di un innovativo sistema a caduta (flying tank). Prossima novità dal 2026, un tappo di sughero futuristico, dal quale è stata eliminata ogni traccia di ossigeno residuo e che dovrebbe prolungare la vita del vino di almeno 6-8 anni.
Tutto è pensato per una sola cosa: ottenere vini che siano specchio perfetto del loro territorio, senza compromessi, senza forzature. Il risultato sono bollicine che uniscono rigore tecnico e anima poetica.
La degustazione
Franciacorta DOCG Cuvée Prestige Extra Brut 47ª edizione
79,5% chardonnay, 19% pinot nero, 1,5% pinot bianco. Assemblaggio di tre annate 2022-2021-2020: 76% vini vendemmia 2022, 21% vini riserva 2021, 3% vini riserva 2020. Tiraggio: da aprile a giugno 2024. Affinamento sui lieviti: in media 25 mesi. Dosaggio alla sboccatura: apporto in zuccheri pari a 1 gr/l.
Nasce nel 2005 con l’idea di essere la cuvée di ingresso dell’azienda. Nel 2011 si afferma la sua personalità e si crea l’edizione (in quel momento solo Krug e Ca’ del Bosco fanno le edizioni) che vuole sottolineare come ogni release porti con sé sfumature interpretative diverse: ogni edizione è una nuova versione del blend, riflettendo la vendemmia, le riserve, le condizioni particolari ogni anno. L’edizione 48 vedrà l’assemblaggio delle annate 2021-2022-2023.
Il colore è dorato e brillante. Il naso è semplice e immediato: note di fiori bianchi, agrumi freschi, mandorla e un accenno di crosta di pane. È l’unico prodotto che non fa alcun passaggio in legno. Al palato è fresco e immediato con un bell’equilibrio tra acidità e morbidezza, chiusura sapida e pulita.
Franciacorta DOCG Brut Satèn Vintage Collection 2020
85% chardonnay, 19% pinot bianco. Tiraggio: maggio 2021. Affinamento sui lieviti: in media 48 mesi. Dosaggio alla sboccatura: apporto in zuccheri pari a 0,5 gr/l.
Splendido dorato intenso di bella vivacità. Al naso è fresco: frutta a polpa bianca, fiori d’acacia, leggeri cenni tropicali e una sfumatura burrosa da cui si deduce subito che è passato nel legno. In bocca è molto fresco e rivela una bella acidità. Finale sapido e pulito.
Franciacorta DOCG Extra Brut Vintage Collection 2019
65% chardonnay, 30% pinot nero, 5% pinot bianco. Tiraggio: maggio 2020. Affinamento sui lieviti: in media 48 mesi. Dosaggio alla sboccatura: apporto in zuccheri pari a 1,5 gr/l.
Il colore cambia rispetto ai precedenti e nel dorato si fa strada una lieve nota di ottone. Nel bouquet prevale una speziatura che tende alla dolcezza, vaniglia, cioccolato bianco e frutta esotica matura e uno sbuffo di origano e timo essiccato. In bocca è potente ma elegante, rotondo; lascia il palato pulito. Persistente. Un extra brut che mette d’accordo tutti.
Franciacorta DOCG Dosage Zéro Vintage Collection Noir 2016
100% pinot nero. Tiraggio: 15 aprile 2017. Affinamento sui lieviti: 8 anni e 5 mesi. Dosaggio alla sboccatura: nessuna aggiunta di zuccheri. Produzione di 7000 bottiglie.
Il naso è elegantissimo: sambuco, cipria, sfumature balsamiche e leggermente mentolate, salvia, camomilla. In bocca è piacevole e delicato con una vena tannica appena accennata che dona carattere. È il vino più elegante degustato finora.
Franciacorta DOCG Annamaria Clementi Riserva 2016
82% chardonnay, 15% pinot nero, 3% pinot bianco. Tiraggio: 18 aprile 2017. Affinamento sui lieviti: in media 8 anni. Dosaggio alla sboccatura: nessuna aggiunta di zuccheri.
Calice dai riflessi dorati e luminosi. Al naso il profumo di miele d’acacia rincorre quello della nocciola tostata, agrumi canditi, vaniglia. L’assemblaggio viene fatto con vini di 100 barrique diverse. Le sfumature della frutta a polpa gialla (susina, pesca) si perdono nella parte balsamica (pepe bianco). Il sorso è fresco, elegante, e il finale è lunghissimo, profondo, di rara eleganza.
Franciacorta DOCG Extra Brut Rosé Annamaria Clementi Riserva 2016
100% pinot nero. Tiraggio: 20 aprile 2017. Affinamento sui lieviti: in media 8 anni. Dosaggio alla sboccatura: apporto in zuccheri pari a 1 gr/l.
Corallo, luminoso, ha un naso elegante leggermente affumicato con sentori di cuoio, ma anche di frutti rossi e melagrana, fragoline di bosco, pompelmo rosa e leggere note speziate di pepe rosa. Note di panificazione. Al palato è avvolgente e raffinato, la bolla carezza il palato mentre la freschezza dona tensione; chiusura salina ed elegante.
La serata volge al termine lasciando ai partecipanti una consapevolezza chiara: degustare i vini di Ca’ del Bosco non è mai un semplice assaggio. È entrare in una visione, quella di Maurizio Zanella; è attraversare, calice dopo calice, il paesaggio vibrante della Franciacorta; è toccare con mano la perfezione di un metodo che unisce rigore tecnico e anima. Un’esperienza che va ben oltre il vino: è un racconto da bere.
Foto di Gaia Bottacci