Campania in giallo

Un paio di occhiali dalle lenti gialle, una buona dose di curiosità e un calice in mano. Basta poco per partire insieme a Guido Invernizzi e Nicola Matarazzo alla scoperta dei “gialli” della Campania. Un viaggio da nord a sud tra le colline del Sannio, i suoli vulcanici del Vesuvio e la Costa di Amalfi e del Cilento in collaborazione con Sannio Consorzio Tutela Vini, Consorzio Tutela Vini Vesuvio e Consorzio Vita Salernum Vites.

Valeria Mulas

Se leggendo il titolo della Masterclass “Campania in giallo” la vostra mente è volata alla serie investigativa della più nota signora del piccolo schermo, non preoccupatevi perché anche per la serata, condotta con il noto brio da Guido Invernizzi - relatore e commissario di esami AIS - insieme a Nicola Matarazzo – economista e direttore del Consorzio Tutela Vini Sannio – è servito lo stesso piglio investigativo. Vitigni autoctoni in parte semi-sconosciuti e aree territoriali molto diverse sono stati gli elementi che ci hanno fatto compagnia durante la masterclass.

Ma andiamo con ordine, indossiamo i nostri occhiali alla John Lennon con le lenti gialle e partiamo alla scoperta di questa misteriosa Campania.

Sannio

Iniziamo dalla provincia di Benevento, nel cuore dell’Appennino Sannita, che rappresenta la prima zona di produzione vitivinicola della Regione con i suoi diecimila ettari vitati, oltre un milione di ettolitri di vino prodotto, tre denominazioni di origine e una indicazione geografica per più di sessanta tipologie di vini. Una terra, in altre parole, disegnata dal vigneto. Qui il ruolo delle Cooperative sociali è stato determinante per la crescita dell’intero comparto. Ancora oggi, in Italia, 6 bicchieri su 10 arrivano proprio dalle Cooperative rappresentando, quindi, una grande risorsa di sviluppo sociale del territorio.

Considerando le sole uve gialle della vasta biodiversità che la Campania sta sempre più valorizzando, nella degustazione alla cieca che ci ha coinvolti, il primo vitigno che incontriamo è la falanghina del Sannio, un biotipo ammesso in tutto l’areale della provincia di Benevento, che ha visto una crescita del 300% in soli dieci anni, a dimostrazione di quel lavoro culturale e di valorizzazione sui vitigni autoctoni in cui la Campania è maestra. Si tratta di una tipologia di falanghina con un grappolo molto più allungato rispetto a quello dei Campi Flegrei, da cui si differenzia anche per la maggior acidità. Un vitigno, in generale, che è il più diffuso in Campania per la sua versatilità e per la sua riconoscibilità all’assaggio, con la sua impronta varietale di mela, banana, fiore di limone ed eucalipto, così come ci insegna Luigi Moio nel suo libro, Il respiro del vino.

Falanghina del Sannio DOP Helza Exquisitus Spumante Metodo Classico – Cantina Pietreionne
falanghina 100%
Manto paglierino, luminoso e fine perlage per questo primo calice che ci mostra una falanghina spumantizzata dai sentori di mela, scorza di cedro, crosta di pane croccante e biscotteria. Palato di immediato ritorno aromatico grazie all’impatto di scorza di agrume. Estrema la piacevolezza di beva nella sua semplicità e agilità, con un finale leggermente amaricante. Perfetto per un aperitivo in compagnia. Dosaggio brut e 12 mesi di affinamento sui lieviti.
 
Taburno Falanghina Del Sannio Vendemmia Tardiva DOP Donnalaura 2022 - Masseria Frattasi
falanghina 100%
Di colore paglierino scarico, questo secondo vino ha nelle note esotiche la sua più calda espressione. La banana accompagnata dalla scorza di agrumi, dai fiori d’arancia e dalla vaniglia sono le principali sfumature del corredo odoroso del Donnalaura, che al palato regala aromi di mandarino e kumquat, con piccoli sbuffi balsamici e ritorni sulla banana. Morbido e fresco allo stesso tempo, persiste lungamente sul fruttato. Vino ottenuto da piante dai 45 ai 120 anni prefillossera, con affinamento in barriques di rovere francese per alcuni mesi e maturazione in bottiglia.
 
Falanghina Del Sannio Sant’Agata Dei Goti DOC Vigna Segreta 2020 – Mustilli
falanghina 100%
Sant’Agata dei Goti è il borgo medievale arroccato su una montagna di tufo che vede la nascita, proprio grazie a Leonardo Mustilli, della prima bottiglia di Falanghina, nel 1979. Fino ad allora la Campania era nota per le cultivar internazionali utilizzate soprattutto per i vini da taglio o venduti sfusi. A Leonardo Mustilli si deve, inoltre, la prima vera ricerca sull’uva falanghina, piantata a Bonea, in una piccola isola di coltivazione. Vigna Segreta è un vero e proprio cru che dona un vino di colore paglierino dai riflessi dorati e dai sentori eleganti, fini, quasi austeri. Minerale e gessoso, ha profumi che ricordano le foglie del tè, l’uva spina e piccoli frutti rossi rinfrescati da note di salvia. Entra come un velluto accarezzando inizialmente il palato per poi lasciare spazio ai sali e all’acidità, in una fluida rincorsa espressiva. Un vino attraente ed attrattivo.
 

Vesuvio

Cuore pulsante della Campania è il suo vulcano dormiente dove le vigne, insieme alle altre coltivazioni, si estendono fino a circa 700 m s.l.m. in quei suoli ricchi di potassio accarezzati dalle brezze marine e dai venti montani, in un microclima ideale per l’agricoltura. Due le macroaree identificabili: Monte Somma, quale area originaria e più antica, e il Vesuvio nato dall’eruzione del 79 d.C.; in entrambe le vigne sono a piede franco, grazie proprio alla presenza della sabbia e dei lapilli vulcanici. Alcune viti sono anche centenarie e vengono riprodotte per propaggine interrandone un tralcio.

Catalanesca del Monte Somma IGT Katà 2022 – Cantine Olivella
catalanesca 100%
Vitigno presente solo in questa zona e già dalla fine del 1400, la catalanesca ha probabilmente origine spagnola. Considerata da sempre come uva da tavola, è stata ufficialmente ammessa alla vinificazione solo nel 2006 con la sua registrazione nel Registro Nazionale delle Varietà di Vite. Il calice è un profluvio di fiori bianchi, miele di acacia, fiori d’arancio, con suggestioni marine, di salvia e albicocca. Al palato è ampio, sapido, con una freschezza fluidificante e ritorni agrumati e di albicocca.
 
Vesuvio Caprettone DOC Vesuvite 2021 – Cantine Villa Dora
caprettone 100%
Per molto tempo confuso con la coda di volpe bianca, il caprettone è, insieme al piedirosso, la cultivar più diffusa nell’areale del Vesuvio, anche se usato per lo più nell’assemblaggio della DOC Lacryma Christi del Vesuvio Bianco. Il nome probabilmente deriva dalla forma del grappolo che ricorda la barba di una capra ed è stato iscritto nel Registro Nazionale delle Varietà di Vite solo nel 2014. Vendemmiato leggermente in anticipo, è adatto alla spumantizzazione. Il calice in degustazione apre su sentori intensi di zolfo e pietra focaia, poi esprime l’albicocca matura insieme a sbuffi di ginestra, di zafferano e a note affumicate. Al palato il vino è persistente nelle sue varianti di carbone e di selvatico, pieno e muscolare.
 
Vesuvio Lacryma Christi Bianco Superiore DOC Vigna Lapillo 2020 – Sorrentino Vini
caprettone, falanghina, greco
Il Lacryma Christi, ci racconta Guido Invernizzi, deve il suo nome alla leggenda che vuole Lucifero ladro di un pezzo di Paradiso, mentre viene cacciato dal cielo. Così quando Dio riconobbe nel Golfo di Napoli il pezzo di Paradiso rubato, pianse dando vita ai vigneti del Lacryma Christi. La denominazione prevede sia la versione rossa, a base piedirosso e aglianico, sia la bianca con il caprettone, la falanghina, la coda di volpe, la verdeca e il greco in proporzioni variabili. Vigna Lapillo è un vino che sorprende con le sue sfumature odorose di frutta matura, ananas, pesca noce succosa e di fiori gialli uniti a sentori minerali, salmastri e salini. In bocca l’aroma di ananas croccante è prevalente e si allunga insieme alla sapidità dirompente in una nota di alga marina.
 

Costa di Amalfi e Cilento

Scendiamo verso sud per affacciarci nel principato di Salerno dove nasce la prima e più importante Scuola di medicina d’Europa nel IX secolo, grazie all’unione delle nozioni greco-latine, arabe ed ebraiche. Questo patrimonio culturale si mischia a quello ambientale. Qui il Parco Nazionale del Cilento e del Vallo di Diano rappresenta un’importantissima riserva di biodiversità che, unita alla bellezza paesaggistica della Costiera Amalfitana, ci dà una piccola idea della grandezza di questa terra. Un territorio molto vasto (è la prima provincia della Campania per numero di comuni) ed eterogeneo, con uno sviluppo per lo più su colline anche di notevole pendenza. Qui la vite, con esemplari spesso prefillosserici e centenari, si arrampica anche in vigne la cui viticoltura prende a buon titolo il nome di “eroica”.

Colli di Salerno IGP Quartara 2020 – Lunarossa Vini
fiano 100%
Un vino estrattivo, vinificato con una lunga macerazione sulle bucce (3-4 mesi), di colore giallo paglierino pieno e deciso dai riflessi dorati. Apre su note di frutta candita, albicocca e zenzero disidratato, con sfumature smaltate e fumé. Al palato rivela la sua natura con aromi di mela matura e albicocca. Piacevole e attraente, colpisce per la sua originalità.
Fermentazione in giare interrate (quartare) e affinamento in botti di legno di diverse misure per circa 12 mesi.
 
Costa d’Amalfi DOC Furore Bianco Fiorduva 2021 – Cantine Marisa Cuomo
ripoli 40%, fenile 30%, ginestra 30%
A Furore, sottozona della DOC, i vitigni autoctoni si aggrappano alla roccia, letteralmente sdraiandosi a picco sul golfo di Salerno e resistendo all’azione del tempo e ai cambiamenti climatici. Troviamo nell’ottavo calice ben tre di questi antichi vitigni, vinificati con la consulenza sapiente di Luigi Moio qui, in veste di enologo. Un vino preceduto ormai dalla sua fama che ha permesso allo stesso tempo un grande sviluppo per l’areale tutto. Colore vivido con riflessi dorati, per il Fiorduva che fermenta circa tre mesi in barriques di rovere e colpisce i nostri sensi con intense note marine di bagnasciuga, alghe, fiori di ginestra e ancora pesca e agrumi. Bocca finissima, gustosa, fresca e sapida, con il mare che ritorna in note calcaree e allunghi su agrumi e fiori.
 
Cilento Fiano DOP Pietraincatenata 2020 - Luigi Maffini
fiano 100%
Ancora un giallo paglierino vivissimo per questo Fiano che affina in barriques per circa 4 mesi. Al naso il calice rivela intensi profumi di fiori di cappero, di anice, di pesca, di albicocca e di susine gialle mature. La bocca non si nega: piena e fascinosa, risponde con aromi caldi e salini allo stesso tempo. Lunga la persistenza sulla frutta, anche esotica, e sul cappero, per questo vino sapido e fresco, muscoloso e con un grande potenziale di invecchiamento.
 

Il nostro viaggio finisce, ma come spesso accade grazie ad AIS, questa serata apre a nuovi desideri di partenze per conoscere luoghi, persone e vini molto più da vicino.