Chardonnay: eclettico e versatile al servizio del viticoltore

Racconti dalle delegazioni
07 novembre 2023

Chardonnay: eclettico e versatile al servizio del viticoltore

Si è trattato di un vero e proprio giro del mondo quello messo in scena da Luisito Perazzo che, parlando di chardonnay, ha condotto i soci di AIS Brescia attraverso le varie interpretazioni di un vitigno in grado di dare enormi soddisfazioni ad ogni latitudine.

Giovanni Sabaini

Abbiamo ancora negli occhi il meraviglioso viaggio che Luisito ci ha regalato solo pochi mesi fa grazie al sauvignon blanc e alle sue sfaccettature e, sebbene con presupposti diversi, la serata dedicata allo chardonnay nel mondo vuole ripercorrere le orme di un format assolutamente azzeccato, che consente agli appassionati di avvicinarsi a realtà che, altrimenti, sarebbero pressoché irraggiungibili. In una sola serata si è arrivati, infatti, a toccare ben sette diverse nazioni attraverso nove grandi vini. Ma partiamo dall’inizio.

Qual è l’origine dello chardonnay? 

Dal punto di vista geografico la sua diffusione parte del Maconnais, nella bassa Borgogna, in cui si può persino trovare un paese col suo nome, mentre dal punto di vista ampelografico pare che lo chardonnay sia il frutto di un incrocio spontaneo tra pinot noir e gouais blanc (vitigno a bacca bianca di origine incerta, ma certamente molto diffuso nel medioevo al confine tra Francia centro-settentrionale e Germania sud-occidentale). Dal medioevo fino alla fine del XIX secolo, la diffusione sul territorio francese è molto ampia, anche grazie alle scelte di alcuni pionieri della viticoltura, come il famigerato Dom Perignon, artefice dello sradicamento in Champagne di molti vitigni a bacca rossa in favore di quelli a bacca bianca. Lo chardonnay è, inoltre, l’immaginario trait d’union tra il pre e il post fillossera: se, infatti, in molti casi, l’arrivo della fillossera ha fatto da spartiacque tra la dismissione di molto uve e l’inizio della coltivazione di altre, non è stato così per lo chardonnay, la cui duttilità ha continuato ad essere apprezzata e riconosciuta fino ai giorni nostri.

Presente in tutto il mondo

Oggi, tra i vitigni qualitativamente significativi, lo chardonnay è il più coltivato al mondo. La principale ragione della sua versatilità è la facilità di attecchimento dal punto di vista agronomico. Sono pochi, infatti, i climi e i terreni che “spaventano” lo chardonnay, ma c’è un altro elemento che questo vitigno non teme: il tempo. È molto frequente trovare vini estremamente piacevoli in gioventù, così come spesso ci si trova dinnanzi a espressioni di chardonnay cui il tempo ha donato eleganza e complessità. Va detto, inoltre, che, mentre spesso si tende a pensare che rese abbondanti abbassino inevitabilmente la qualità dell’uva, non sempre è così con lo chardonnay che, in zone come la champagne e nelle sue migliori annate, riesce a far coincidere vendemmie di qualità eccelsa con rese di tutto rispetto.

In Italia, però, bisogna attendere gli anni Settanta perché Giulio Ferrari decida di piantare volontariamente lo chardonnay in Trentino, convinto di poter ottenere gli stessi risultati che dava in Champagne. Prima di quegli anni, se in alcune zone del Bel Paese si trovava lo chardonnay era soltanto perché veniva confuso con il pinot bianco, ma la crescita impetuosa di alcune denominazioni come Franciacorta e Trento Doc sono state trainanti per l’espansione dello chardonnay su tutto il territorio nazionale.

Lombardia e Trentino, dunque, ma anche Alto Adige, Friuli, Veneto, Piemonte, Valle d’Aosta, Toscana e Sicilia le regioni in cui la presenza di chardonnay è significativa.

In Europa, oltre a Francia e Italia, sono Austria e Spagna gli altri stati che ottengono i risultati migliori, ma non mancano prodotti di ottima qualità anche in Grecia e nei paesi dell’est.

Fuori dall’Europa le migliori interpretazioni si trovano negli USA (New York e California), Cile, Argentina (Mendoza, da cui proviene uno dei cloni più diffusi sul pianeta), Australia, Nuova Zelanda (soprattutto Hawkes Bay e Martinborough) e Sudafrica.

Le principali caratteristiche

In linea generale i vini da chardonnay si possono inquadrare in uno spettro cromatico che vira dal giallo paglierino con riflessi verdolini al giallo dorato in fase evolutiva.

A livello olfattivo è estremamente interessante notare come, nella loro evoluzione, si possa associare una famiglia di profumi all’età del vino a prescindere dalle zone di produzione e dalla vinificazione. Sono 5 le età evolutive nelle quali si può, grossomodo, incanalare questi vini: l’età della frutta, l’età del fiore, l’età delle spezie (che iniziano a farsi più evidenti intorno ai 4-5 anni), l’età del tostato e l’età del candito.

Al palato ci si trova spesso di fronte a vini morbidi, grassi, con buona acidità e un complesso sviluppo aromatico.

La degustazione

Chardonnay Acero Don Miguel Vineyard 2021 – Az. Marimar Estate (Sonoma County – California – USA)

L’acero nel nome non è la pianta, ma la traduzione in spagnolo di “acciaio”, unico materiale a contatto con il vino in tutto il processo di vinificazione. Paglierino con riflessi verdolini di bella luminosità. Note verdi, di erba aromatica, florealità delicata e accenni polverosi, quasi di gesso. La tessitura in bocca è leggera, ma la sapidità regala un sorso dal notevole allungo finale.

Kumeu River 2022 – Az. Kumeu River Estate (Auckland – Nuova Zelanda)

Paglierino di media fittezza. Impatto olfattivo su note molto boisé, vaniglia e arachide tostata su sfondo di frutta gialla matura. In bocca si rivela morbido, burroso, come a confermare il contributo massiccio del legno in vinificazione. Mantiene la parte fresca nonostante la percezione netta della parte alcolica.

Chardonnay 2022 – Az. Ktima Gerovassilou (Epanomi – Grecia)

Paglierino acceso con riflessi dorati. Il bouquet olfattivo spazia da sentori tropicali di mango e passion fruit ad accenni vegetali di asparago per poi chiudere su scorza di limone candita e accenni burrosi. In bocca è avvolgente, ma scorrevole, con un curioso accenno di zenzero e un finale di grande sapidità.

El Enemigo 2020 – Az. Bodega Aleanna (Mendoza – Argentina)

Dorato di bella luminosità e trasparenza. Naso giocato sulle sfumature della frutta secca, mandorla e nocciola, seguite da netta percezione salmastra. In bocca è leggermente astringente, fattore che limita la scorrevolezza, ma regala vigore al sorso.

Tara Ventisquero 2020 – Az. Viña Ventisquero (Valle del Maipo – Cile)

Paglierino quasi velato, rimanda alla possibilità di una mancata filtrazione. Si racconta al naso con fiori gialli freschi, pesca noce, accenni di timo e origano e sbuffi fumé. Grande acidità che regala estrema bevibilità, buona lunghezza in tutti gli aromi.

Chardonnay 2018 – Az. Domaine Villette (Arbois – Jura – Francia)

Paglierino con riflessi che rimandano all’oro. Netta la percezione di mela verde, seguita da sentori lattici leggermente pungenti e di lievito di birra. Leggero petillant sulla lingua, lieve astringenza tattile, ma grande verticalità.

Chablis 1er Cru Mont de Milieu 2020 – Az. La Chablisienne (Chablis – Borgogna – Francia)

Grande luminosità in un manto paglierino di media fittezza. Il naso è accomodante, pulitissimo, orientato su banana e pesca gialla con un finale tra il minerale e il floreale di tiglio e mimosa. Al palato tradisce giovinezza, restando leggermente chiuso, pur in un contesto di estrema rotondità e importante struttura.

Gran Vino Coleccion 125 2020 – Az. Bodega Chivite (Navarra – Spagna)

Giallo dorato di bella vivacità. Naso estremamente originale di miele millefiori, nocciola tostata, agrume che ricorda il bergamotto, con qualche ricordo di spezia dolce. In bocca torna la parte affumicata a confermarci il contributo del legno in vinificazione, finale sapido con ricordo di polvere di caffè.

Fond Marin 2017 Authentique Wine Cellars – Az. Keeler Estate Vineyard (Oregon – USA)

Brillante giallo dorato. Il bouquet olfattivo si apre sulla frutta gialla matura, lasciando lentamente spazio a sentori boisé perfettamente integrati e una chiusura sulla foglia di tabacco. Come per il terzo campione, ritorna in bocca l’aroma di zenzero. Non cerca l’esuberanza, ma nella sua finezza regala grande persistenza.

Un volo intorno al globo che si chiude negli States, là da dov’era partito. Un doveroso grazie va a Luisito, un pozzo di sapere da cui è sempre un piacere attingere, e a tutto il gruppo di lavoro di AIS Brescia.