Che cosa c'è di nuovo in Franciacorta?

Racconti dalle delegazioni
15 dicembre 2016

Che cosa c'è di nuovo in Franciacorta?

Ce lo racconta Nicola Bonera, apprezzatissimo Relatore AIS, miglior Sommelier d'Italia 2010 e –last but not least!- bresciano DOC. Chi dunque meglio di Nicola per illustrarci la nouvelle vague delle terre franciacortine?

Marco Agnelli

Franciacorta

Franciacorta come nome di un territorio, ma anche di un metodo di rifermentazione in bottiglia senza necessità di ulteriori specificazioni. Il termine basta dunque a se stesso per trasmettere terroir e filosofia produttiva. Ci troviamo nella provincia di Brescia, in un areale situato a sud del lago di Iseo, con un paesaggio caratterizzato da colline dolci con qualche terrazzamento.
Questa sera in sala quattro progetti di aziende giovani, fresche, innovative. Imprenditori con meno di quarant'anni a rappresentare la “nuova” Franciacorta, desiderosi di dare voce al loro territorio anche attraverso angolazioni leggermente differenti rispetto quelle più classiche.


Si apre dunque con 1701, di Silvia e Federico Stefini. Azienda attiva dal 2012, certificata sia biologica che biodinamica.
Sullerba, vino sur lie, 100% Chardonnay. Una proposta decisamente inconsueta: si tratta di un prodotto vinificato in anfora, rifermentato in bottiglia con il mosto dell’anno successivo, non filtrato e non sboccato. Nota immediata di polpa bianca, foglie, erbe, agrume, frutto acido a cui si accompagna una bella e stimolante freschezza in bocca.

Franciacorta Rosè Brut DOCG 2012, 100% pinot nero. Macerazione sulle bucce per 5-6 ore. 30 mesi sui lieviti. Melograno, tabacco, ricordi vegetali di carota e sedano essiccati. Sapidità, croccantezza, lunghezza da mezzofondista e comportamento, in bocca, quasi da vino rosso.

Il secondo progetto della serata è raccontato da Joska Biondelli dell’omonima Cantina Biondelli. Realtà anche questa piuttosto giovane, con prima vendemmia nel 2010. L'azienda lavora in biologico su cinque vigneti in totale. 
Franciacorta Satèn DOCG 2013, 100% chardonnay. Frutta secca in evidenza, ben innestata su impianto erbaceo-floreale. Struttura aerea, mediamente potente, con facile ed appagante bevibilità. Sensazioni vellutate, non c'è spigolosità, grazie ad un'effervescenza briosa ma al tempo stesso ben educata.

"Première Dame" Franciacorta Brut DOCG millesimato 2011, 100% chardonnay. Gioca la sua espressività sulle note di evoluzione dello chardonnay, con molta attenzione ad evitare sentori di ossidazione. Non dosato, senza aggiunta di solfiti. Al naso pasticceria, apertura sul lievito, pasta di mandorle, marzapane, spaziatura, spunti vegetali. In bocca fresca acidità agrumata.

Giovanni Arcari ci parla di due aziende: Arcari+Danesi e Solouva. Giovanni racconta che, dopo alcuni anni di esperienza nel mondo del vino nasce una nuova idea l'idea di fare Franciacorta. Il metodo Solouva parte da uva tecnologicamente matura, senza aggiunta saccarosio per innescare la rifermentazione in bottiglia, che è invece determinata da addizione di mosto congelato. Con l'applicazione di questo modello emerge nei vini principalmente il frutto maturo.
“E se il metodo Solouva diventasse il metodo Franciacorta?”. “Sarebbe un sogno, oltre a essere quell’ulteriore elemento che renderebbe inutile ogni confronto con qualsiasi altro metodo classico” (Giovanni Arcari per Intravino, 2015).
L'area FranciacortaFranciacorta Satèn DOCG 2012, Arcari+Danesi
, 100% chardonnay. Sensazioni olfattive fruttate e dolci. Le note di lievito e pan brioche si avvertono in bocca, non al naso. Buona lunghezza e acidità molto piacevole.


Franciacorta DOCG Dosaggio Zero S.A Solouva, 100% chardonnay. Percezione che indica più evoluzione rispetto al precedente. In bocca banana, frutto maturo, ananas, sensazione di avvolgenza.


Chiude quindi la serata la presentazione del progetto Monte Alto di Alberto Tribbia e Davide Conter. Due ragazzi molto giovani, che con tanto entusiasmo e altrettanta voglia di mettersi in gioco lasciano il loro precedente lavoro per dare vita a questa nuova realtà, che nasce nel 2014. Azienda situata sul suolo calcareo-argilloso del Monte Alto, da cui prende il nome. Di imminente uscita le bollicine, al momento la gamma aziendale comprende, suddivisi tra la DOC Curtefranca e la IGT Sebino, due vini bianchi e tre vini rossi, due dei quali in degustazione questa sera.
Barbera IGT Sebino 2015, 100% barbera: nota croccante, piacevole vinosità e sentori caratteristici del vitigno. Frutto rosso carico e macerato, e poi un accenno di speziatura. Buono il tannino, ben percepibile.

"Càlem" IGT Sebino 2014, 50% nebbiolo, 50% cabernet sauvignon: prevalgono le caratteristiche della gioventù, con il legno ancora in assestamento. Ben centrato in bocca, agile e con una bella bevibilità.

Una serata interessante, molto istruttiva. Realtà innovative, fresche, esuberanti che coniugano l'amore per il territorio con il desiderio e l'entusiasmo di proporlo in modo nuovo. Sentiremo parlare per molti anni di questi giovani produttori, possiamo scommetterci!

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