Christoph Künzli, un’eredità raccolta, un retaggio in divenire

Racconti dalle delegazioni
19 dicembre 2023

Christoph Künzli, un’eredità raccolta, un retaggio in divenire

La rassegna “A tu per tu con il produttore” di AIS Monza Brianza si è arricchita di un nuovo capitolo. Il vice delegato Adriano Dalla Villa ha duettato con Christoph Künzli, vero baluardo della viticoltura dell’Alto Piemonte, in un racconto tra presente, passato e futuro.

Giuseppe Vallone

La storia di Christoph Künzli è ormai nota agli appassionati del vino, in particolare a tutti coloro che sono innamorati dell’Alto Piemonte e di quella piccola enclave che porta il nome di Boca. Non può certo tacersi, però, che si tratti di un vissuto denso di avvenimenti, il più importante dei quali – almeno per quel che ci riguarda – è stato l’incontro con Antonio Cerri, negli anni ’80 l’ultimo vignaiolo presente a Boca.

Nel parlare con Adriano Dalla Villa - due voci che durante la serata si sono alternate e fuse con perfetta sincronia – Künzli ha ripercorso quelle tappe, tracciando traiettorie che di volta in volta si sono intrecciate con i 7 calici co-protagonisti del nostro convivio.

Un dialogo che ha restituito un racconto sfaccettato, ricco di passaggi dalle intense sfumature emotive, e dal quale è scaturita l’immagine di un uomo, di un vignaiolo, oggi sì conscio della posizione raggiunta e del ruolo – e del peso – che gioca all’interno di una rediviva quanto scattante Denominazione, ma al contempo altrettanto consapevole di un percorso – l’eredità Cerri – imboccato, percorso ma tutt’altro che giunto al termine.

La degustazione

Vino bianco βιαηκΩ 2022
100% erbaluce (greco novarese). Pressatura con pressa verticale a grappolo intero, nessun raffreddamento in fermentazione, sosta sulle fecce fini fino all’imbottigliamento, solforosa 50mg/l, vinificazione in botte grande e cemento.

Il colore verdolino del calice, di particolare lucentezza, è preludio di una giovinezza di profumi e sapori. Naso sottile, di mela renetta e fiori di campo e con sfumature di salvia e rosmarino. All’assaggio è immediatamente sapido, di una salinità pietrosa che arricchisce una vibrante acidità. Durezze che ben si sposano con la sfericità propria di tutta la beva, una cremosità che Christoph rivela di aver ricercato per la sua personale interpretazione del vitigno.

Vino rosso Maggiorina 2022
Croatina, nebbiolo, vespolina più altre 10 varietà, allevate a maggiorina in impianti risalenti agli anni ’10 del Novecento. Vendemmia e vinificazione delle diverse varietà senza distinzione.

Il fulgido rubino, di riflessi violacei, invita ad avvicinare il bicchiere. Nel farlo, è immediata l’intensità dei profumi, la loro croccantezza, di lampone e marasca, con note di pepe verde e accenni vegetali rinfrescanti. È gioviale e ammiccante, e in bocca si propone gagliardamente sul frutto, con un tannino lieve che si energizza grazie all’ottima leva fresco-sapida. Vino amichevole, da pasto.

Vino rosso Piane 2020
100% croatina. 

Christoph è particolarmente orgoglioso di questo vino, una croatina in purezza all’ombra del Monte Rosa che sa esprimere in perfetto connubio i caratteri scuri propri del vitigno uniti alla sapidità minerale derivante dal sottosuolo porfirico. Nel raccontarci il vino, indugia sulla levità del tannino, spiegandoci che è frutto sì della brevissima macerazione, ma soprattutto della comprensione della vigna e di come questa si comporta e si svolge durante l’anno, sì da avere come base di partenza uve perfettamente mature, vendemmiate dopo il nebbiolo.
Il colore è impenetrabile, ancora in parte violaceo. Il quadro olfattivo ne è ideale prosecuzione sensoriale, così scuro, di mora di rovo, di chiodo di garofano e cannella, di effluvi balsamici. Al palato prosegue: la marasca va in tandem a una vaga pungenza eterea, di gocce di distillato, poi rosa rossa e spezie dolci. Il tannino c’è e si sente, ma è pulito e ben fatto; ancora una volta, si svolge a braccetto con la sapidità, che caratterizza la beva e dona al vino un apparente peso specifico più lieve delle croatine oltrepavesi.

Vino rosso Mimmo 2019
75% nebbiolo, 20% croatina, 5% vespolina. Maturazione di 24 mesi in botte grande.

Christoph ci spiega che il nome “Mimmo” è un omaggio a una «grande e cara persona che ha collaborato con noi nella crescita qualitativa di questi anni». 
Pensato come un vino di facile approccio, così effettivamente si mostra e non ne fa un limite, bensì una virtù. Via di mezzo tra la Maggiorina e il Piane, squaderna profumi di rosa rossa, ribes, ciliegia in confettura, pepe verde e accenni vegetali. Al palato è esuberante, schioccante, di soddisfacente complessità. Senza dubbio un vino di grande bevibilità, che ricorda – con le parole del nostro ospite, «il vino della festa domenicale di cinquant’anni fa».

Boca DOC 2019

85% nebbiolo, 15% vespolina. Le uve provengono da diversi vigneti: uno, di 30 anni, di 0,4ha sulla Traversagna (Prato Sesia) a 400-450 m s.l.m.; un altro di 0,3ha alle Piane, di più di 50 anni e posto a 420-470 m s.l.m.; poi ancora un nuovo impianto (1998-2004) in alcune delle zone più vocate di Boca (Mottosergo, Meridiana, Valvecchi e Traversagna). Fermentazione e macerazione sulle bucce per 30 giorni in un tino aperto di legno da 25hl e in tini aperti di acciaio da 20hl con follature manuali per 1-2 volte al giorno. Lieviti indigeni. Dopo la pressatura, malolattica spontanea (in primavera) e permanenza in botti grandi di rovere di Slavonia da 20-28 hl per 36-48 mesi. Segue affinamento in bottiglia per un anno.

Portare il calice al naso equivale a entrare nel negozio di uno speziale: pepe verde, chiodo di garofano, erbe medicinali, pot-pourri, poi smalto, frutta in confettura e cenni agrumati. In bocca è sapido, anzi oltre: saporito. Di persuasiva avvolgenza, di nobile equilibrio, con un tannino smussato e nitido. È un vino di struttura, eppure non ne fa sfoggio smaccato, la mostra – tanto al naso quanto soprattutto alla beva – con sobria eleganza. 
Dopo qualche minuto l’affresco olfattivo si arricchisce di una particolare complessità floreale e fruttata, con nitidi sentori di arancia rossa e financo di glutammato. 

Boca DOC - 2006
85% nebbiolo, 15% vespolina.

Diciassette anni sfoggiati con grazia. Il granato di cui si veste il calice si mostra di luminosa vividezza e il compendio olfattivo è proprio di un naso plissé, intenso sui profumi di cola, liquirizia, fiori recisi, arancia rossa, frutta in composta, after-eight e pepe nero. Al palato è una carezza: il tannino un soffio, l’acidità una filigrana, è un vino rotondo e diffuso, stereofonico, colare. Di infinita persistenza.

Boca DOC – Campo delle Piane 1990
85% nebbiolo, 15% vespolina.

Gli occhi di Christoph si illuminano, quando vedono il vino scorrere nel calice; e la sua voce si fa un soffio, appena incrinata, quando principia a raccontarne la storia. Annata 1990, vendemmiata e prodotta dal suo maestro Antonio Cerri - il suo punto di riferimento, «a cui tendo da sempre», ci dice, «ma che non so se mai raggiungerò» - e imbottigliata proprio da Christoph nel 1998, a un anno dalla scomparsa di Cerri, per il tramite di un’azienda agricola costituita ad hoc, La Meridiana, oggi scomparsa.
L’approccio a questo vino di 33 anni è giocoforza attendista, meditativo, quasi intimorito, di certo curioso. A partire dal colore – un granato tendente all’arancio nient’affatto spento – ci parla del rispetto del tempo e del suo svolgersi. Il naso è la cartina di tornasole di come l’evoluzione possa intendersi nella più patrizia delle sue accezioni, con note balsamiche, di erbe aromatiche, di caramella mou, di tè, albicocca disidratata, caffè e cioccolato. Lo zenit degustativo lo raggiungiamo, però, al palato: il vino entra discreto, con una leggera pungenza, ma poi è un crescendo sensoriale di una sapidità gustosa e di una freschezza sottile ma ininterrotta. 
Un vino senza peso, di sola anima.

Ascoltare Christoph Künzli è stato emozionante. I suoi esordi, l’incontro-rivelazione con Antonio Cerri, il rapporto che sviluppò dapprima con lui e poi con il territorio, l’inattesa ma ferrea volontà di “salvare” Boca e il suo vino sono l’ennesima testimonianza del fatto che la passione guida l’animo umano. Con l’importante corollario che se questa passione tende al bello, ad arricchirsene siamo tutti noi.