Collio: storia, ponca e grandi vini

Diego Sburlino ha portato nella sede di AIS Milano una delle denominazioni italiane più celebrate dagli appassionati e degustatori esigenti: la DOC friulana Collio Goriziano. Le versioni da vitigni a bacca bianca sono un vessillo da esporre con orgoglio.

Florence Reydellet

«Non c’è un comprensorio bianchista italiano che non lo osservi con ammirazione». Le parole di Diego Sburlino - sommelier, degustatore e relatore AIS di origine friulana - sono la migliore introduzione alla grandezza dei bianchi del Collio Goriziano. Non poteva dunque mancare un approfondimento sul territorio e la sua denominazione presso la sede di AIS Milano.

Una mezzaluna di colline estesa su 7.000 ettari di cui 1.500 vitati, al confine con la Slovenia: a nord-est la abbracciano le Valli del Natisone, dorsale meridionale delle Prealpi Giulie, e a sud digrada nella Piana Isontina. Questo è il Collio Goriziano, una terra di frontiera; un crocevia di patrimoni culturali, tradizioni e lingue, dove coabitano elementi friulani, austriaci e sloveni. Fortunatamente, «è abitato da una gente tenace che […] ha un culto speciale per il vino» per dirla con Giovanni Comisso. Così, il Collio deve parte dei suoi vitigni alla Serenissima Repubblica di Venezia, alcune innovative tecniche di produzione alla casa d’Austria e l’introduzione dei terrazzamenti (i cosiddetti “ronchi”) alla Società Agraria Teresiana. La storia recente e contemporanea ha poi accresciuto le quotazioni della vitivinicoltura del comprensorio, consegnandole un ruolo di centralità nella mappa dello Stivale. E ciò lo si deve anzitutto alla fondazione del Consorzio Collio (1964) e all’approvazione della DOC (assurta a denominazione nel 1968). Oggi il Consorzio raggruppa 350 aziende, 130 imbottigliatori per un totale di 7 milioni di bottiglie prodotte.

A ben guardare, il DNA del Collio è toccato dalla grazia. In primis, per merito della matrice, la ponca (anche conosciuta come flysh): un terreno formatosi milioni di anni fa, caratterizzato da sedimenti marini composti da strati alternati di argilla e arenaria, ricchissimo di minerali. Calcare, silice, ferro, potassio conferiscono al suolo una struttura compatta ed eccellente quanto a capacità di drenaggio. «Tutte le uve se ne avvalgono, ma le bacche bianche ne traggono maggior profitto», sottolinea Diego Sburlino. Non secondario, è il ruolo del clima. Le brezze mitigatrici dal Golfo di Panzano (insenatura dell’Alto Adriatico), i venti freddi da nord e i venti caldi da sud (scirocco), le estati clementi, sono tutti elementi che contribuiscono all’ottimo ciclo biologico delle viti. Infine, il patrimonio ampelografico. Non è certo una novità rilevare che nel Collio prevalgono i vitigni a bacca bianca (rappresentano nientemeno che l’80,6% della produzione): agli antichi autoctoni come friulano, ribolla gialla, malvasia istriana o ancora picolit, si affiancano una bella quota di internazionali da tempo integrati nel panorama locale (sauvignon blanc e chardonnay in primis). Il territorio non perde però la vocazione anche per la produzione di vini rossi: non mancano naturalmente le uva a bacca scura come cabernet sauvignon, cabernet franc, merlot e pinot nero.

La degustazione

Al netto delle ovvie variabili - dove più, dove meno -, pienezza e sapidità sono stati gli aspetti salienti dei Collio a DOC da noi degustati: sei campioni di assoluto interesse per i bevitori attenti.

Collio DOC Bianco 2017 - Cantina produttori di Cormons
Zona di produzione: Cormons

60% friulano, 25% malvasia, 15% ribolla gialla (come da tradizione)

Paglierino con sfumature dorate. Profumi articolati, di grande pulizia. Vediamo spuntare le erbe di campo, la ginestra, i chiodi di garofano e l’impronta del cedro. Complessità e stratificazione di sapore in bocca, mentre un guizzo giovanile restituisce nel retrogusto cenni fioriti. Tecnicamente preciso.

Collio DOC Ribolla Gialla 2017 - Le Rajade
Zona di produzione: Dolegna del Collio

Paglierino acceso, compatto. A tutta prima un po’ respingente al naso per via della riduzione. Poi si apre a “coda di pavone”, per dirla con Veronelli: erbe amare, albicocca, pepe bianco e un idrocarburo deciso ma non debordante. La presa gustativa si destreggia bene; qua e là è in debito di freschezza ma per converso la salinità infonde ritmo e tensione. Finale di media estensione con echi minerali.

Collio DOC Ribolla Gialla 2016 - Humar
Zona di produzione: San Floriano

Paglierino brillante con lampi dorati. Olfatto immediatamente godibile e un filo esibizionista, che gioca su sentori di frutta maturissima e spezie dolci. Significativa la ricchezza strutturale in bocca: la grassezza palatale rimane sorretta da una buona freschezza che rilancia in fondo note saline. Nell’insieme un quadro interessante che incita al riassaggio.

Collio DOC Malvasia La Mont-Brach 2016 - Bracco 1881
Zona di produzione: Brazzano

Paglierino luminoso. In un primo momento impera il brodo, ma fortunatamente l’aria lo emenda da ogni approssimazione aromatica: si affacciano poi pepe nero, fiori di ginestra e frutta a polpa gialla. Senso dell’equilibrio e delle proporzioni all’assaggio. L’abbraccio glicerico trova nella marcata e caparbia sapidità un buon contrappunto; il sostegno della freschezza permette un assaggio verticale e bilanciato. Rimane durevolmente nel retronasale. Insomma, ampio, saporito e gustoso.

Collio DOC Bianco Col Disòre 2015 - Russiz Superiore
Zona di produzione: Russiz

40% pinot bianco, 35% friulano, 15% sauvignon, 10% ribolla gialla

Brillante colore dorato. Sentori mielosi, resina di benzoino, un’allusione minerale e una nota di trucioli sono i primi termini che vengono in mente. La gustativa è morbida, bilanciata da ottima dotazione sapido-fresca. Il sapore tituba un po’ nella progressione e lascia affiorare nel finale reminiscenze mielose.

Collio DOC Sauvignon Riserva 2013 - Russiz Superiore
Zona di produzione: Russiz

Dorato energico alla vista. Precisione del dettaglio al sorso: porge sentori di albicocca secca seguiti da salvia, e vaniglia, e un carattere ossidativo che rammenta la mela grattugiata. Profilo di beva gradevolmente dissetante disposto in prevalenza sulla componente sapida, con media freschezza e persistenza. Un Sauvignon ancora vitale e di espressione autentica.