Conte Vistarino: aristocratica eccellenza

Una giornata da ricordare, in un’atmosfera senza tempo, dove si esalta il pinot nero. Per il ciclo “Incontri, vini e storie”, appuntamento da Conte Vistarino, storico e nobile produttore dell’Oltrepò Pavese.

Mauro Garolfi

È una domenica mattina limpida, fredda e soleggiata nella Valle Scuropasso. L’inverno sta per lasciare il passo alla primavera e noi giungiamo, poco prima delle 10, all’altezza di Rocca de’ Giorgi.
Per il ciclo di appuntamenti “Incontri, vini e storie” di AIS Pavia, la visita di oggi, domenica 6 marzo 2022, è a casa di Conte Vistarino, storico e nobile produttore dell’Oltrepò Pavese.  

Ottavia Giorgi di Vistarino, erede di una tradizione famigliare secolare, accoglie gli ospiti: trenta appassionati desiderosi di scoprire e approfondire una realtà che, nel corso del tempo, ha saputo essere magistrale interprete del pinot nero, in varie forme, calandolo in un territorio d’eccellenza qual è l’Oltrepò Pavese, coi suoi ritmi, il suo clima, i terreni, le esposizioni, in modo da cogliere e valorizzare l’essenza dell’uno e dell’altro, vitigno e areale, in autentica, proficua e pregiata simbiosi.

Il racconto parte da lontano, dalla casata nobiliare Giorgi di Vistarino, su questi territori da secoli, con l’agricoltura come costante punto di riferimento. Ottavia ricorda le ultime generazioni, procedendo a ritroso, fino ad arrivare all’avo che, nel 1850, piantò, primo in Oltrepò Pavese, il pinot nero, da cui ottenne, nel 1865, il primo metodo classico.

La proprietà è estesa su 826 ettari, dei quali 102 vitati, 65 a pinot nero; buona parte della superficie è boschiva. Le vigne si situano tra i 250 e i 500 m slm, in un clima piuttosto freddo, con elevate escursioni termiche, adatto alla coltivazione del pinot nero. L’elevata biodiversità e una costante attenzione alla sostenibilità sono espressi come fiori all’occhiello di questa realtà. 

Su quest’area vasta sono presenti ben trentacinque cascine, un tempo inserite nella dinamica della mezzadria, oggi ancora conservate, alcune in via di ristrutturazione, vero patrimonio storico e culturale da preservare. Per secoli l’azienda è stata agricola a tutto tondo, con varie colture presenti, tra cui, oltre alla vite, cereali e frutta, e l’allevamento di bestiame.
Oggi la voce vino è quella dominante, ma ci troviamo di fronte a qualcosa di più di un’azienda, bensì a uno stile di vita: siamo al cospetto del tramandarsi di una tradizione, con uno sguardo proiettato, fiducioso, al futuro.

La Villa

Basta attraversare la strada per entrare nel parco all’inglese che ospita Villa Fornace.  Edificata a fondovalle a partire da metà Settecento, quando venne abbandonato il castello di Rocca de’ Giorgi, la villa è in stile francesizzante, anche e soprattutto per l’influenza di un’antenata transalpina, e nasce come villa delle delizie, rispondendo alla nuova esigenza dei nobili di vivere diversamente le proprie abitazioni rispetto ai secoli precedenti: non più arroccati in castelli, in luoghi difficilmente accessibili per ragioni difensive, bensì a fondovalle, in luoghi facilmente raggiungibili dagli ospiti in visita.

La villa presenta una caratteristica forma a U, in cui la parte centrale costituisce il nucleo storico di metà Settecento, mentre a inizio Ottocento furono costruite le ali laterali.
Aperta eccezionalmente per la giornata di oggi, si svela, nella sala principale, come uno scrigno in cui dipinti, stucchi, pavimenti, balaustre, decorazioni, mobili, tappeti, divani raccontano un meraviglioso viaggio nel tempo e nella storia.

L’orangerie, poco distante nel parco, è in fase di restauro e nella visione di Ottavia potrà diventare uno spazio ricettivo e funzionale alla promozione del vino. Una particolarità è la presenza di un vinodotto sotterraneo tra cantina e villa; l’idea di Ottavia è, in futuro, di poterlo riaprire e rendere visitabile.

La Cantina

Riattraversiamo la strada, torniamo al punto di ritrovo e ci dividiamo qui in piccoli gruppi per visitare la cantina. Gli edifici sono stati recentemente restaurati, in piena continuità storica con le origini e con una particolare attenzione all’ambiente - un esempio interessante è rappresentato da grondaie “intelligenti” che consentono il riutilizzo dell’acqua piovana.

Addentrandoci negli spazi ampi, moderni, puliti, ambiente ideale per il processo di vinificazione, siamo guidati dai collaboratori dell’azienda alla scoperta dei vari passaggi che conducono alla creazione di un vino e delle strumentazioni utilizzate. Dalle vasche di fermentazione in acciaio, alle presse per i vini bianchi, ai tini in cui fermentano i cru, alle diraspapigiatrici, per arrivare ad alcuni strumenti particolarmente all’avanguardia, che permettono un controllo accurato e preciso dell’uva che giunge qui dalla vendemmia.

Si accede poi ad una zona adibita a vero e proprio museo, ricco di memorabilia della famiglia: abbigliamenti d’epoca, oggetti vari di vita quotidiana, tra cui una lavatrice a pedali di inizio Novecento, cimeli vari e fotografie che ritraggono componenti della famiglia e foto di nobili, regnanti in visita, che spesso abbinavano gli incontri al piacere di condividere una battuta di caccia, disciplina tuttora praticata e voce ancora importante nel bilancio della tenuta.

Si scende quindi alla splendida barricaia, dove cataste e botti plasmano la magia di un luogo ricco di emozione, in cui la bellezza liquida riposa e attende. Da antiche vasche in cemento sono stati ricavati eleganti caveau, ove sono conservate bottiglie di varie annate, che scrivono una sorta di diario di famiglia.

Un dettagliatissimo plastico mostra ai visitatori l’intera proprietà, con le sue vigne, le sue suddivisioni e i tre diversi cru che danno vita ai tre pinot nero di massima distinzione di Conte Vistarino: Bertone, Pernice, Tavernetto.
Il racconto si conclude addentrandosi proprio nel concetto di cru, con le sue sfaccettature e peculiarità e nell’idea di eccellenza come costanza della qualità.

La Degustazione

Oltrepò Pavese Metodo Classico Pinot Nero DOCG - 1865 Dosaggio Zero – Millesimato 2015
pinot nero 100%; 60 mesi sui lieviti; sboccatura maggio 2021.

Dal perlage aggraziato e fine, il naso rivela una freschezza viva e una poliedrica complessità in cui risaltano una pregevolissima nota di crosta di pane accompagnata da sentori di pasticceria e di fiori di campo.
Il sorso è pieno nella delicatezza della struttura, la carbonica, distintiva, è fine ed esalta la gradevolissima freschezza, perfettamente integrata con le note sapide e con una morbidezza presente e godibile.

Oltrepò Pavese Riesling DOC – Ries – 2016
riesling 100%

Al naso apre su note agrumate, poi svela sentori di banana, ananas e fiore giallo, proseguendo su ricordi di erbe aromatiche, tra cui salvia e rosmarino, chiudendo con delicate note minerali di plastica e di gomma bruciata, in un quadro di elegante complessità. 
In bocca è pieno, caldo, decisamente sapido, quasi finemente salato, di grande freschezza e bevibilità.

Pinot Nero dell’Oltrepò Pavese DOC – Costa del Nero – 2020
pinot nero 100%; 80% in vasche d’acciaio, 20% proveniente dai 3 cru, in barrique per 1 anno.

Naso d’impatto: intensissimo di frutta rossa, ciliegia e mora, e note di speziatura dolce, tra cui emerge una delicata vaniglia.  Il profilo rivela un equilibrato apporto del legno e si fa spazio una nota speziata di pepe nero. Il sorso è pieno, caldo, morbido e si completa in una piacevole, delicata e discreta persistenza.

Pinot Nero dell’Oltrepò Pavese DOC – Tavernetto – 2017
pinot nero 100%; cru Tavernetto; 1 anno di barrique e 1 anno di bottiglia.

Intenso al naso, svela subito il frutto rosso macerato, per aprire poi a note floreali di viola e iris e a ricordi balsamici. Un’elegante speziatura, dove si distinguono vaniglia e pepe nero, e un dosato sbuffo etereo completano un quadro olfattivo complesso. Al gusto è caldo, di piacevole morbida trama, equilibrata a freschezza e tannino. 

La degustazione è stata accompagnata da un light lunch a base di: salame e coppa dell’Azienda Agricola Il Tizzo; formaggi di capra dell’Azienda Agricola Il Boscasso; caramelle di magro burro e salvia.