Côte Chalonnaise e Maconnais

Una serata che ha lasciato il segno, quella che ha concluso in bellezza i cinque appuntamenti sulla Borgogna promossi da Ais Monza e Brianza, in collaborazione col ristorante Il Chiodo di Usmate. “La più bella tra tutte” - secondo Guido Invernizzi, per l’alto livello dei vini scelti da Stefano Cesana, patron del locale, che ha permesso di scoprire come la Côte Chalonnaise e il Maconnais abbiano grandi vini ancora poco conosciuti.

Giordana Talamona

 

Ais Monza - Borgogna Quinto IncontroCosì, aspettando il prossimo appuntamento di martedì 28 sul “Condrieu e Chateau Grillet, alla scoperta delle migliori espressioni del Viognier”, che si terrà nuovamente al Chiodo di Usmate, non rimane che spiegare perché questa serata abbia destato tanto interesse.

La Cote Chalonnaise e il Maconnais sono due zone della bassa Borgogna, meno note e blasonate della vicina Cote Beaune e della lontana Chablis, nei cui territori si possono trovare, ugualmente, vini di grande eleganza e finezza.

Prima sorpresa, dunque. Vini meno famosi, quindi meno cari, il cui pregio va riscoperto nel bicchiere. Indicazione decisamente di non poco conto per chi voglia apprezzare un grande vino della Borgogna senza spendere un occhio della testa.

Ad onor del vero un tempo la Cote Chalonnaise, in particolare, era conosciuta per la produzione di vini mediocri, ma col tempo questa nomea è completamente scomparsa tanto che alcuni prodotti hanno ottenuto anche la denominazione di Premier Cru. 

 La Cote Chalonnaise  è lunga circa 35 chilometri e larga 7, con un clima mediamente più caldo rispetto alle altre zone della Borgogna. La maturazione delle uve, quindi, avviene in anticipo, anche se la posizione delle vigne, coltivate fino a circa 450 m slm, mitiga un po’ le alte temperature.

Il territorio è diviso a metà dalla faglia di Saint Desert creando due terreni molti diversi, come lo sono i vini delle due zone. Al di sopra della faglia il terreno è prevalentemente calcareo, con esposizione ad est, mentre al di sotto il terreno diventa marnoso, con esposizione sud-est e in alcuni tratti sud-ovest, sino ad arrivare all'estremo confine col Beaujolais. 

Il paese di Bouzeroz, posto proprio al di sopra della faglia di Saint Desert ha una propria Aoc, il Bourgogne Aligoté Bouzeroz, vino piacevole dalle delicate note floreali e fruttate che può sopportare un discreto invecchiamento grazie, non solo all'acidità propria del vitigno, ma alla fermentazione malolattica ad un breve passaggio in legno che gli conferiscono corpo e struttura. 

Le zone di Montagny e Rully, grazie al terreno marnoso, sono particolarmente vocate per la produzione dello Chardonnay, mentre a Mercury e Givry si coltiva principalmente il Pinot Noir.

A sud della Cote Chalonnaise si trova il Maconnais, zona in cui si produce la più alta quantità di vini bianchi di tutta la Borgogna. Il vino più noto del territorio è senza dubbio il Poully-Fuissé, anche se esistono numerose Aoc minori, come il Saint Véran, (terreno siliceo, simile a quello della Valle della Loira), o il Viré Clessé, la preferita da Invernizzi (terreno marnoso-oxfordiano e calcareo-batoniano), considerate molto interessanti, con un ottimo rapporto qualità-prezzo.

A Macon si possono produrre sia bianchi che rossi, mentre l'Aoc Macon-Villages si riferisce esclusivamente ai bianchi. Nella Cote Macconais meridionale, a causa della presenza di granito nel terreno, mal sopportato anche dallo Chardonnay che generalmente si adatta bene a tutte le zone, è coltivato il Gamay, vitigno con cui si fa il Beaujolais.

La fortuna del Macconais, seppur minore rispetto ad altre zone della Borgogna, è legata non solo al suo terroir, ma all'influenza dei monaci benedettini della vicina Abbazia di Cluny. I monaci occuparono le migliori zone del Macconais e di  tutta la Cote d'Or creando, tra il IX e il XV secolo, una fitta rete di affiliazione con altri monasteri ed abbazie europee. In questo modo non solo preservarono la coltivazione della vite dalle continue invasioni barbariche, ma costituirono un centro di riferimento per la diffusione e lo sviluppo delle tecniche agricole.

Insomma, come si sarà capito, quello del 19 maggio è stato un incontro ricco di sorprese che ha chiuso meravigliosamente i cinque appuntamenti sulla Borgogna che, sera dopo sera, calice dopo calice, hanno svelato le mille sfaccettature dell'affascinante mondo vino, facendoci dire, una volta in più, “c'è ancora molto da scoprire”. 

Durante la serata Guido Invernizzi ha tenuto la degustazione guidata dei seguenti vini:

Macon-Pierreclos – Tri de Chavigne – Guffens – Heynen – 2009: colore paglierino brillante, con buona consistenza. Al naso sprigiona immediatamente un delicato profumo di banana, intervallato al fiore del sambuco, e via,via note speziate date dal legno. Un bouquet elegante dove il passaggio in legno non ha coperto il varietale del vitigno, ma semmai l'ha esaltato. Note tostate in chiusura. In bocca è sapido e fresco. Fine.  

Saint-Véran – Vigne de Saint Claude – Verget – 2007: colore paglierino intenso. Naso elegante, molto minerale, con richiamo di scorze di mandarino e citrino. Ritornano la banana matura, le spezie dolci e la caratteristica tostatura. Si percepisce una nota quasi affumicata. Elegantissimo in bocca, sapido, con aroma di ardesia che richiama la mineralità olfattiva. Equilibrio pressoché perfetto  tra durezze e morbidezze.

Rully Premier Cru – Eric de Suremain – 2005: giallo paglierino. Al naso è opulento e grasso, ben diverso dagli altri. Scompaiono le note agrumate, la banana e la tostatura. In questo vino si sentono delle chiare note di burro. Perfetta corrispondenza naso-bocca con in più una piacevole freschezza e sapidità.

Viré Clessé – Cuvée E.J. Thevenet – Domaine de la Bongran – 2004: bellissimo colore dorato brillante. Potente, molto complesso, con soffi di banana stramatura, confettura di pesca, albicocca disidratata, burro, miele, erbe aromatiche. Minerale con traboccanti note di idrocarburi. Sorso caldo, avvolgente, fine ed elegante. Sapido.

Una delle massime espressioni tra gli Chardonnay del mondo”, secondo Guido Invernizzi.  

Macon Villages – Cuvée Botrytis – Domaine de la Bongran – 2001: oro brillante. Naso di notevole eleganza, con un ventaglio olfattivo sontuoso di zafferano, frutti tropicali, agrumi canditi, spezie dolci che rincorrono le pesce sciroppate e il miele. In bocca dolce, elegante, bilanciato dalla perfetta freschezza.    

Il prossimo appuntamento si terrà martedì 28 giugno e vedrà protagonista il “Condrieu e Chateau Grillet, alla scoperta delle migliori espressioni del Viognier”.

Si degusteranno i seguenti vini:

-    Condrieu – Terres Roties – J. P. Brun – 2008

-    Condrieu – Cote Chèry – André Perret – 2007

-    Condrieu – Cote Chatillon – Domaine de Bonnefond – 2006

-    Condrieu Les Chaillees de l'Enfer – Georges Vernay – 2008

-      Chateau Grillet – Neyret-Gachet – 2005

La serata sarà abbinata a una cena tipica della zona.

Info: tel. 039674275

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